Diventa apprendista del pasticcere, impara a creare dolci che rispettavano la natura e gli animali. Le sue mani, prima dure e pronte per la corsa, ora sono molto abili nella creazione di opere d'arte commestibili.
Ma c'è una condizione: Argo può lavorare solo nelle notti di luna piena, quando la sua umanità emerge.
Il pasticcere non fece mai domande, si limitò semplicemente ad osservare il cambiamento in silenzio. Così, mentre la foresta lo reclamava, Argo trovava una tregua momentanea nel calore del forno e nel profumo delle torte appena sfornate. Era come se, per poche ore al mese, potesse mettere da parte la sua eterna lotta interiore e diventare qualcos'altro: un lupo che allietava il mondo degli uomini.
Durante una notte particolarmente calma, mentre Argo e il pasticcere lavorano fianco a fianco nel laboratorio, il vecchio uomo si ferma un momento per osservare il lupo trasformato, con uno sguardo pensieroso.
“Argo,” dice il pasticcere, mentre decora una crostata con delicate fettine di mela, “C'è qualcosa che dovresti sapere.”
Argo, immerso nella preparazione di un impasto, alza lo sguardo verso di lui, incuriosito.
“Vedi,” continua il pasticcere, “molti pensano che la natura di un lupo sia selvaggia, imprevedibile, persino pericolosa. Ma io ho sempre creduto che, in fondo, la natura di ogni lupo non sia poi così diversa da quella degli esseri umani... almeno degli esseri umani buoni.”
Argo rimane in silenzio, ascoltando attentamente. Il pasticcere prosegue, la sua voce è piena di saggezza e malinconia: “Gli esseri umani buoni e i lupi hanno un rispetto innato per il proprio branco, per la famiglia e per la natura che li circonda. Proteggono i loro cari e vivono secondo le leggi naturali, senza brama di potere o distruzione. Tu, Argo, anche se ora sei sospeso tra due mondi, hai ancora questa purezza.”
Argo si ferma per un istante e riflette su quelle parole; da quando aveva iniziato a trasformarsi, aveva sempre percepito una distanza tra la sua natura selvaggia e la nuova umanità che sentiva crescere dentro di sé. Ma ora, con ciò che il pasticcere gli ha comunicato si sente meno solo.
“Tuttavia” continuò l'uomo con un'espressione cupa “ci sono esseri umani che non sono come te, né come me. Sono malvagi. Usano la loro intelligenza per fare del male, per distruggere, per ferire altri esseri umani e persino gli animali. Sono quelli che vogliono assoggettare gli altri esseri viventi, cacciano per divertimento, sfruttano la natura senza pietà. Sono quelli che non ascoltano il cuore, ma solo la violenza.”
Il pasticcere sospirò, guardando fuori dalla finestra, verso la foresta. “Non tutti gli uomini sono degni di fiducia. Il cacciatore che ti ha morso, Argo, non è un'anomalia. È uno di tanti che vede il mondo come qualcosa da dominare, non da proteggere.”
Argo sente una fitta nel petto. La figura del cacciatore che lo aveva trasformato in ciò che era ora gli torna alla mente. La ferocia di quell'attacco, il morso che lo aveva condannato a questa esistenza incerta, gli fa ribollire il sangue nelle vene.
“Eppure,” aggiunge il pasticcere con un sorriso dolce e speranzoso “anche tra noi esseri umani ci sono coloro che usano bene i talenti.”
"Sì" annuisce il pasticcere "Ma non tutti. C’è ancora tanta bontà negli esseri umani, quanto c’è forza per la sopravvivenza negli animali. La tua lotta non è solo tra uomo e lupo, Argo, è una battaglia tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra la tua nuova umanità e il desiderio di restare fedele a te stesso."
Argo abbassa lo sguardo sulle sue mani umane, capaci di creare dolci con una minuziosità sorprendente, ma anche pronte a graffiare e combattere per la sopravvivenza. Sente ancora il richiamo del lupo, ma ora c’è anche qualcos'altro: la consapevolezza che il mondo umano è molto più complesso di quanto avesse mai potuto immaginare.
Il pasticcere lo osservò attentamente. "Quello che fai qui, con le tue mani, è una scelta di bontà. Anche se sei un lupo, la tua anima può capire ciò che molti uomini non comprendono: la pace, la compassione. La cucina può sembrare una cosa semplice, ma è un modo per fare del bene. Non dimenticare che, anche nel caos del mondo, puoi scegliere di essere una forza positiva."
Argo annuisce lentamente. Sente che il pasticcere ha ragione e per la prima volta, quella notte, comprende che la sua nuova vita, per quanto confusa, gli sta offrendo una scelta: usare la sua forza e la sua nuova umanità per portare dolcezza in un mondo che troppo spesso conosceva solo l’amarezza.
“Come ti chiami buon uomo? Scusa per non aver mai chiesto il tuo nome. Noi lupi non usiamo fare domande.”
“Mi chiamo Yanco.”
“Esiste un modo per diventare per sempre esseri umani?”
“Si, è possibile.” I due parlarono a lungo quella notte.
Un’altra volta, Argo decide di portare un po' della sua nuova passione alla sua famiglia. Aveva passato settimane nel laboratorio del pasticcere, imparando a creare ogni tipo di leccornia che rifletteva la sua crescente comprensione del mondo umano. Aveva preparato una piccola selezione di biscotti fatti con cura, dolcificati con sciroppo d'agave; li porta al branco, curioso di condividere il suo lavoro con Maya e i suoi cuccioli, Lucky e Pepe.
Maya lo accoglie con il consueto misto di affetto e preoccupazione, percepisce ancora quella strana energia che negli ultimi tempi emanava da lui. "Hai qualcosa con te?" chiede, notando il sacchetto di tela che Argo porta tra i denti.
Argo annuisce e lo posa a terra, spingendolo verso di lei con delicatezza. "Ho imparato a fare queste cose. Voglio che le proviate."
Maya annusa i biscotti con cautela. "Cos'è questo odore dolce?" Lucky e Pepe si avvicinano subito, curiosi e affamati, annusano il contenuto del sacchetto. Senza attendere, il piccolo Pepe afferra un biscotto con le sue piccole zampe e lo addenta.
"Mmmh, buono!" esclama Pepe, con la bocca piena. Lucky lo imita, assaporando i dolci, mentre Maya osservava con sospetto.
Dopo pochi istanti, i cuccioli iniziano a scuotere la testa e a grattarsi la bocca con le zampe. "Papà, la bocca fa male!" si lamenta Pepe.
Maya li guarda preoccupata. "Argo, non penso che questo cibo faccia per loro."
Argo sente il cuore stringersi. Era così orgoglioso di ciò che aveva imparato, ma non aveva considerato che il loro sistema digestivo, da lupi, non era adatto per quel tipo di alimentazione. "Non volevo farvi del male," disse con voce bassa, gli occhi pieni di colpa.
Maya gli si avvicina, le sue parole sono morbide ma decise: "Apprezzo quello che stai cercando di fare, Argo, ma noi non siamo fatti per questo. I lupi non mangiano dolci, non sono come gli umani."
Argo si accascia a terra, sconfitto. "Volevo condividere qualcosa con voi... qualcosa di nuovo, che ho imparato tra gli uomini."
Maya gli lecca gentilmente il muso. "Non devi diventare uno di loro per stare con noi. Sei ancora parte del branco. Non possiamo ignorare la nostra natura."
Le parole di Maya lo colpiscono nel profondo; Argo si rende conto che, pur avendo trovato un nuovo scopo nelle notti di plenilunio, non può abbandonare la sua vera natura. Guarda il cerchio della luna che disegna un’aura luminosa tutt’attorno a sé e sembra osservare il suo dilemma.