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Autore: ELIOTbynight    23/09/2009    4 recensioni
[…] L’idea che tutto finisse lì mi terrorizzava. Oltre al pensiero che la morte dei miei genitori sarebbe rimasta un mistero mi spaventava anche la sensazione di non avere più quella band miracolata al mio fianco. Non poteva dirmi di no. Se l’avesse fatto non mi sarei data pace. - Lucy, ti rendi conto che se ti accontentassi smuoverei mezzo mondo?- Annuii sempre più convinta. Sarei stata disposta a tutto pur di concludere la faccenda fino in fondo. Non me ne fregava niente di fan indignate, trambusti vari o che altro. Solo una cosa mi importava: la verità che doveva essere scoperta. - Siccome deduco che non smetterai di farmi impazzire finché non avrò acconsentito … - Quelle parole mi fecero sperare. - … d’accordo.- Esultai saltellando intorno a David con una tale felicità che a momenti avrei dato una festa. - A una condizione!- Mi bloccai e lo guardai con disappunto. - La cosa deve finire entro una settimana! Non di più!- Sospirai di sollievo e con la tenerezza dei bambini abbracciai le gambe del manager. - Grazie, signor Jost … - […]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
UNA SCONOSCIUTA VERITÀ

 “Ho fretta di sapere!”


Sapevo che probabilmente sarebbe stato inutile parlare con quei poliziotti, ma volevo essere completamente certa dell’accaduto.
- Scusi, signor poliziotto!-
L’agente in divisa abbassò lo sguardo verso di me, decisamente stupito della mia audacia.
- Siete venuti per l’incidente?- domandai.
“Ditemi di no, vi prego. Ditemi che è tutto finito …” pensavo ansiosa.
- Sì, piccola, siamo qui per l’incidente d’auto che c’è stato ieri pomeriggio … Perché me lo chiedi?-
- Non ditemi che mamma e papà sono ancora vivi!!!- esclamai presa dall’agitazione.
Perché? Perché quegli agenti erano lì? Cos’era successo?
- Lucy! Lucy, calmati, per favore … - disse Bill mettendo le mani sulle mie spalle per tranquillizzarmi.
- Vogliate scusarci, non sappiamo cosa le sia preso … - fece Tom ai due uomini facendomi alzare gli occhi al cielo.
“Simpatico come sempre, eh?” pensai con ironia.
- Non preoccupatevi, è tutto a posto.- disse l’altro agente guardandomi con disappunto.
Poi si rivolse a me:
- Mi dispiace moltissimo, ma i tuoi genitori sono deceduti veramente … -
La mia malinconia venne subito sostituita da un inaspettato stupore, appena l’altro agente pronunciò queste parole:
- … Probabilmente, però, non si è trattato di un incidente.-
Tom, Bill, Georg, Gustav e io nell’ordine, dicemmo:
- Eh?
- Che cosa?-
- Come?-
- Ripeta!?-
- Sta scherzando, vero??-
- Non scherziamo affatto, signori … - rispose il primo poliziotto.
- Chiediamo scusa, la notizia ci sconvolge … Potete spiegarvi meglio?- domandò gentilmente Gustav.
- Certamente.-
Non sapevo cosa aspettarmi, ma una cosa era sicura: ero parecchio agitata.
- Vedete, dalle nostre indagini abbiamo dedotto che molto probabilmente, dato che l’automobile era a posto e l’uomo al volante stava bene, è stata l’altra auto a venirle addosso.-
Di colpo ricordai. Le macchine erano due. Quindi non era colpa di papà che guidava, ma di chi era alla guida dell’altra auto!
- E chi c’era alla guida dell’altra auto?- domandò Bill quasi al posto mio.
- C’era una ragazza molto giovane, che adesso si trova in ospedale nel quartiere qui vicino … -
- Andiamo a trovarla!- esclamai girandomi verso i ragazzi.
- Che cosa? Ma Lucy, non la conosci neanche!- replicò Gustav.
- Voglio sapere se è stato veramente un incidente o se l’ha fatto apposta! Per favore … -
Gli agenti mi diedero ragione:
- Seguite il consiglio della bambina. E’ probabile che sia stata tutta colpa della ragazza, dato che anche la sua auto era a posto.-
Vidi i Tokio Hotel sospirare scambiandosi occhiate rassegnate.
- E va bene, piccola … Ma se non scopriamo niente di importante chiudiamo la questione, d’accordo?- disse Bill.
- Ok, ma adesso andiamo. Ho fretta di sapere!-
Mi stupivo da sola di quanto potessi essere determinata, ma c’era un motivo ben valido. Volevo sapere se i miei genitori erano morti per colpa di quella ragazza o si era trattato solo di un incidente.
Ci incamminammo in una direzione, mentre sentivo i due poliziotti spettegolare sulle capigliature dei gemelli.
Stavamo per raggiungere l’ospedale, quando Tom mi chiese:
- Lucy, sei sicura di quello che fai? Insomma, sei veramente convinta che sia stata colpa di questa ragazza che stiamo per vedere?-
- Siamo qui appunto per scoprirlo!- risposi seccamente dirigendomi verso la porta girevole.
Mentre gli altri chiedevano informazioni alla segretaria seduta nell’atrio, mi resi conto che in fondo non ero poi così sicura di voler conoscere la verità. Forse la tristezza mi stava giocando un brutto tiro e mi illudevo su qualcosa di infondato. Mi stavo sbagliando? Stavo commettendo un errore madornale facendo perdere tempo ai ragazzi che non c’entravano niente?
- Andiamo, Lucy!- fece Georg invitandomi a seguirli.
No, dopotutto non c’è niente di male a volerne sapere di più. Una piccola visita da questa ragazza misteriosa e la cosa sarebbe finita lì … Forse.
Entrammo nell’ascensore e guardai Bill premere il numero 4. Sospirai ansiosa: cosa mi avrebbe aspettato?
Improvvisamente sentii Georg accarezzarmi la nuca, accovacciato vicino a me.
- Via quella faccia triste, dai! Vedrai che tutto si risolverà … Promesso!-
Finalmente incrociai i suoi magnifici occhi verdi. Dal tipo serio e misterioso che avevo visto all’inizio non mi sarei aspettata un incoraggiamento efficace come quello. Sorrisi e dentro di me lo ringraziai.
Il dlong dell’ascensore arrivato a destinazione mi spaventò. “Coraggio, Lucy, finalmente saprai la verità!” mi ripetevo fissandomi i piedi.
Arrivammo alla camera dove stava la ragazza che si era scontrata con i miei genitori. Il cuore mi batteva forte. E perché, poi? Cosa avrei potuto dirle, che sospettavo di lei? Che ero venuta da lei anche se non la conoscevo per darle la colpa di una tragedia che non ha colpevole?
Perché il panico non la piantava di perseguitarmi? Perché non smettevo di tremare pur sapendo che ero venuta lì per una stupida idea infantile dovuta alla depressione?
- Vuoi entrare prima tu da sola, Lucy?- domandò Bill interrompendo l’interrogatorio a cui mi stavo sottoponendo.
Entrare da sola? Oh, no, non se ne parlava neanche. Senza la benefica presenza di quell’assurda band non avrei avuto il coraggio di spiccicare una sola parola.
Ma poi, constatando che entrare tutti insieme poteva essere traumatico per la ragazza, annuii e appoggiai la mano sulla maniglia, infreddolita per l’ansia.
Deglutii e finalmente, con uno sforzo immane, tirai giù la maniglia piano piano. Prima di spingere la porta per entrare, però, mi girai preoccupata verso i ragazzi.
Dopo un’occhiata rassicurante da parte di tutti loro mi decisi ed entrai facendo il minimo rumore possibile.
Sul lettino era adagiata una giovane ragazza dai capelli color bronzo scuro, lunghi più o meno fino alle spalle. La corporatura slanciata era avvolta in un lenzuolo bianco, teneva la mano sinistra sulla pancia e un ginocchio piegato.
Subito dopo aver richiuso la porta aprì gli occhi e girò leggermente la testa verso di me, scrutandomi con un delicato paio di occhi castani.
- Ciao … - mormorò cordialmente vedendomi taciturna.
Non ebbi la forza di muovere un muscolo, era già tanto se riuscivo a guardarla in faccia.
- Hai sbagliato stanza?- sussurrò gentilmente.
Feci no con la testa e mi decisi a fare qualche passettino verso di lei.
- La mia mamma e il mio papà sono morti nell’incidente che hai appena avuto … - sparai tutto d’un fiato.
La sua espressione si intristì improvvisamente e lei si mise lentamente a sedere aiutandosi con le braccia, facendomi notare che quello destro era fasciato fino al gomito.
Sull’orlo delle lacrime disse:
- Oh, mio Dio … Ho investito i tuoi genitori … Credimi, mi dispiace infinitamente … -
Mi avvicinai e appoggiai le manine sul lettino.
- Intendi dire che è stato un incidente e che non è stata colpa tua?- domandai con un filo di voce.
- Non ho detto questo … - rispose in un soffio.
Ebbi un attimo di smarrimento. Che cosa significava? Di che cosa si trattava veramente?
- Sei venuta qui da sola?-
- No … Sono venuta con i Tokio Hotel … - risposi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Con chi? … Stai scherzando?-
- Affatto. Te li vado a chiamare … -
Era arrivato il momento di chiarire le cose e parlare seriamente. E io non ero la persona adatta per farlo. Queste erano cose da adulti.
- Venite dentro!- li incitai.
Sapevo che lei sarebbe rimasta stupita di vedere quel famosissimo gruppo.
- E tu … Tu come conosci i Tokio Hotel??- domandò fissandomi a bocca aperta.
- E’ una storia lunga. Adesso siamo venuti qui per parlare con te di una cosa più importante.-
Bill si sedette sulla sedia più vicina al lettino, Georg e Tom rimasero in piedi appoggiati al muro e io mi accomodai sulle ginocchia di Gustav, seduto su una sedia nell’angolo della stanza.
- Inizio col dire che non c’è nulla di personale.- fece Bill un po’ imbarazzato. - E’ la piccola Lucy che ha voluto parlare con te.-
- Capisco … Di certo non sarebbe potuta venire da sola, giusto?-
- Giusto.-
Cominciavo a rendermi conto che non sapevo effettivamente cosa ci facevo lì. Né perché avevo ingiustamente immischiato i Tokio Hotel nella faccenda.
E dalla domanda che mi fece Tom direi che se n’erano accorti tutti …
- Allora, Lucy, che cos’è che effettivamente desideri sapere?-
Ecco. Lo sapevo. Zero assoluto. Qualcosa già mi aveva detto che sarei arrivata a fare scena muta.
Però non dimenticai che era ancora tutto da vedere. Le parole della ragazza non erano passate indifferenti.
- Ehm … Posso sapere che cosa intendevi prima?- dissi rivolgendomi a lei.
La vidi turbata dalla mia domanda, quasi non volesse rispondere.
- E che cosa ha detto lei che tu non hai capito?- mi domandò Bill.
- Ha detto che le dispiace per i miei genitori, ma quando le ho chiesto se è stato un incidente la risposta non l‘ho capita … -
- E’ che non posso parlare … - fece timidamente la ragazza suscitando la curiosità generale.
- Perché???- esclamai.
La vidi stringere i pugni con l’atteggiamento di chi non sa cosa fare. Tutto a un tratto mi passò in testa l’idea che poteva essere qualcosa di davvero importante anche per lei.
- Io … Non so se … - biascicò lei a denti stretti.
- Non sai se fidarti di noi?- fece Tom leggermente irritato.
Mi chiedevo la stessa cosa. Era brutto da pensare, ma non avevamo potuto fare a meno di notare che lei non si fidava.
- Ma noi non abbiamo niente contro di te, devi crederci … - disse Georg cercando di convincerla.
Ma lei non mollava. Dalla sua espressione si capiva che non era certa di voler affidarsi a noi.
Doveva parlare, metterci al corrente di ciò che non sapevamo. Almeno per me era di vitale importanza.
Mi armai di coraggio e feci:
- Devo sapere tutta la verità! E’ importante!-
- La piccola Lucy ha ragione.- disse Gustav. - E’ evidente che qualcosa o qualcuno ti impedisce di rivelare tutto, ma stai tranquilla perché noi ti aiuteremo.-
La ragazza si mordicchiò l’unghia ancora un po’ nervosa. Ma qualcosa stava cambiando, la stavamo convincendo.
- Ti prego … - la supplicai facendo la voce triste.
Finalmente lei fece un respiro profondo e mormorò:
- D’accordo … Vi dirò tutto … -



ringraziamenti:
layla the punkprincess: già... Prima o poi Lucy si renderà conto di ki è Tom veramente... Baciiiii t.v.b.!!!!
NICEGIRL: grazie del commento! ^^
MissQueen: parole sante socia!!! *annuisce e applaude* kuss tvtb

può darsi ke per i prossimi capitoli tarderò un po'....
.... beh, meglio tardi ke mai, no? =D

un abbraccio
by Eliot
;D
   
 
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