Cara me stessa,
ho bisogno di qualcuno con cui parlare, e forse la persona più adatta sono io. Non cerco validazione né parole che mi confortino. No, ho solo bisogno di svuotare il cuore, di dare forma a questo peso che porto dentro. Questo dialogo, per quanto unilaterale, ha uno scopo: parlare a chi può davvero ascoltarmi. E oggi, quella persona sono io.
Mi è stato detto, più volte, che vivo troppo nel passato. Anche oggi. “Tiri fuori cose di due secoli fa, amore, solo perché vuoi litigare e non hai nulla di attuale da tirare dentro.” Forse è vero. Forse ha ragione. Ma se fosse qualcos’altro? Se fosse perché, in quel momento preciso del passato, non ho ricevuto ciò di cui avevo bisogno?
Sono una persona ansiosa, e l’ansia mi tiene per mano ovunque vada. Dammi una bozza e io te la trasformerò in un romanzo, in un complotto, in un saggio dettagliato. Analizzerò ogni parola, ogni intonazione, ogni espressione, e costruirò mille possibilità. Non lo faccio per voglia, ma perché è così che funziono. Mi piacerebbe lasciar andare tutto, archiviare quei pensieri come si fa con i file dimenticati su un computer, ma per me non funziona così.
E se…?
Il mio terapista dice che "e se" non sono parole mie. Dice che è Ansia che parla per me, e che il primo passo per placarla è riconoscere che lei non sono io. Fa parte di me, sì, e probabilmente resterà sempre una compagna di viaggio, ma non è ciò che mi definisce. Cosa so di per certo, è che non avrei dato spazio a nessun "e se" nel suo cuore, per amore.