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Autore: Milly_Sunshine    16/11/2024    2 recensioni
Inghilterra, anni '50 - Lord Winterport è il ricchissimo titolare di una ditta che commercia tessuti, per la quale Miss Crystal lavora come segretaria. Quando la sede aziendale viene evacuata, il titolare sposta temporaneamente i propri uffici nella propria residenza, Sadness Garden, dove peraltro sta ospitando un ampio numero di parenti più o meno stretti. Quando annuncia di essere stato vittima di un tentato avvelenamento e di avere cambiato, di conseguenza, il proprio testamento per quella ragione, accade quanto di più prevedibile: un delitto. La vittima, tuttavia, non è Lord Winterport e questo rimescola, e non di poco, la situazione. Per fortuna Miss Crystal è dotata di un grande talento per l'investigazione: sarà una corsa contro il tempo per impedire altre vittime, ma non sarà facile, quando tutti hanno molto da nascondere. // Miss Crystal è comparsa in altre indagini, ma questa è una vicenda a sé stante, peraltro vuole rappresentare il suo primo caso. // 62'000+ parole totali.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le indagini di Miss Crystal'
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[MISS CRYSTAL OSSERVA DELLE INCOGRUENZE]

Non fu difficile comprendere quale fosse la ragione per cui Lord Winterport avesse invitato me, Gabriel McKay e Albert Harris a unirci a lui e ai suoi parenti per la cena. Ovviamente avrebbe evitato di convocare me e il signor Albert, se avesse avuto una scusa valida per rivolgere l'invito al solo signor McKay. Fingendo di non essere particolarmente interessata, ascoltai ogni singola parola e mi feci una mia idea, piuttosto chiara. I pettegolezzi su una passata relazione tra la signora Alexandra e il signor Gabriel erano fondati e non solo, il menzionare quel passato legame non era considerato tabù, o quantomeno Lord Winterport non lo considerava tale.
Rimasi piuttosto sorpresa da quel dettaglio: il Lord si era opposto così strenuamente a un matrimonio tra McKay e la nipote, mi sembrava incoerente che parlasse apertamente di quel passato ormai dimenticato. Mi domandai dove volesse andare a parare, con quelle allusioni, ma non riuscii a giungere a una conclusione. Sembrava seriamente legato alle due nipoti, per quale ragione tirava fuori argomenti che potessero mettere in imbarazzo una delle due?
Se la fine della cena fu piuttosto turbolenta, quello che venne dopo fu fin troppo tranquillo. Perfino Norman e Charlotte Winterport sembravano ben più calmi di quanto si fossero mostrati poco prima. Avrei voluto scambiare qualche opinione con la signora Gloria Green, ma non fu possibile. Non rimase mai sola troppo a lungo e lo stesso Lord Winterport le si avvicinò. Ammetto che, con la scusa di guardare una fotografia in una cornice appesa alla parete, mi avvicinai parecchio e li sentii dibattere a proposito dello stato civile della signorina Alice.
Non mi limitai a origliare. Anzi, potrei dire che quella fu l'attività secondaria. Nello scatto era ritratto in scala di grigi un giovane Lord Winterport accanto a un uomo dai travolgenti occhi chiari. Non che fossi attratta dagli sguardi maschili, ma quello colpiva. Dietro di loro, una porta sulla quale su una targhetta, visibile soltanto per metà, svettava il logo della ditta di tessuti. Era un bellissimo omaggio nei confronto di Alfred Smith ricordarlo e tenere una sua fotografia nel soggiorno, esposta agli sguardi degli ospiti. Non avevo idea di che rapporto ci fosse stato tra lui e Winterport, ma tutto faceva pensare che andasse oltre alla sola collaborazione professionale.
Mi ordinai di non vaneggiare pensando al passato. Albert Smith era morto da ventiquattro anni, all'epoca ero solo una bambina che imparava a tenere in mano una matita. Qualunque cosa stesse per accadere, quell'uomo non aveva alcuna rilevanza. Dovevo decidere come agire, se attendere che la signora Green si liberasse oppure se rimandare tutto all'indomani. Dovevo recarmi nuovamente all'ufficio postale e a svolgere altre commissioni, ma sarei riuscita senz'altro a ritagliarmi un po' di tempo.
Si stava facendo tardi. Lord Winterport si allontanò dalla sala da pranzo con il maggiordomo, quindi avrei potuto avvicinarla, ma non ebbi il tempo di cogliere l'attimo. Nonostante ci fossero ormai molti meno presenti - avevo notato come il signor Gabriel si fosse allontanato poco dopo la signora Alexandra, con i due seguiti soltanto in un secondo momento dal marito di lei - Gloria Green si mise a impartire ordini alla cameriera Jackson, forse per chiederle di prepararle la stanza per andare a dormire.
Vissuta sempre in una terra di mezzo tra i ricchi e i poveri, faticavo a comprendere come queste grandi signore non fossero in grado di ripiegare la coperta del letto, prima di andare a sdraiarsi, ma avessero la necessità che a svolgere una simile azione fosse la popolana squinternata di turno. Io salii e feci tutto da me.
Mi preparai, ma era ancora presto per prendere sonno. Scrissi un biglietto alla signora Green, pregandola di presentarsi in cucina la mattina successiva alle dieci e trenta, lo infilai in una busta, poi uscii in corridoio, dopo avere indossato una vestaglia di tartan al di sopra della camicia da notte.
Vidi la cameriera Jackson che usciva dalla stanza della Green e le chiesi se la signora fosse presente. Negò, quindi le chiesi di lasciarle la busta sopra al comodino. Attesi che avesse fatto il proprio dovere e che fosse scesa al piano di sotto per mettermi a curiosare in giro. Invece di tornare nella mia stanza, infatti, mi diressi verso l'ala successiva, da cui provenivano delle voci.
La signora Green stava conversando con Alice Byron e, tra di loro, avvertivo una certa tensione, nonostante stessero parlando di romanzi.
«Hai mai letto di una vittima che riusciva a scanparla?» stava chiedendo la Green.
La signorina Alice rispose: «Non ho mai letto nulla di tutto ciò, ma è anche vero che non leggo romanzi polizieschi. Perché perdere tempo con letteratura da quattro soldi per inseguire misteri fittizi, quando si possono approfondire misteri che appartengono alla nostra realtà? La Sfinge per esempio...»
«Sì, Alice, conosco perfettamente la tua passione per l'Egitto» ribatté la signora Gloria, «Ma faresti bene a dedicarti anche a qualche argomento più leggero, di tanto in tanto.»
«Non ai romanzi polizieschi, questo è certo» obiettò la signorina Alice. «Hai sentito anche tu il discorso che ha fatto mio zio. Perché dovrei leggere di avvelenamenti vari, quando queste cose tremende succedono anche nella realtà?»
«Sarebbe davvero così tremendo?»
«Cosa?»
«Se qualcuno avvelenasse tuo zio.»
«Non scherzare, Gloria! Se è vero che io e mia sorella siamo le sue eredi, e che al cugino ha lasciato solo l'argenteria e dei soprammobili, saremmo le prime a essere sospettate.» La signorina Alice abbassò la voce, ma non abbastanza affinché non la udissi. «Certo, forse il mio spasimante uscirebbe allo scoperto e si proporrebbe di testimoniare a mio favore...»
«Giusto, lo spasimante» ribadì la signora Gloria. «Non hai proprio idea di chi sia? Eppure deve essere qualcuno che è qui, in questa casa, oppure qualcuno che la frequenta.»
«È tutto un viavai di fattorini che vengono a consegnare i prodotti più disparati» replicò la signorina Alice. «Penso che chiunque potrebbe introdursi nella mia stanza senza farsi notare.»
«Quelle parole non sembravano scritte da un fattorino.»
«Neanche dal parente o dall'ospite medio di un Lord! Non ce lo vedo un nobile o aspirante tale che scrive simili sconcerie.»
La signora Gloria esclamò: «Quanto erano eccitanti, però, quelle sconcerie!»
Le due donne risero insieme, anche se poi la signorina Alice osservò: «È meglio abbassare il tono, qualcuno potrebbe sentirci.»
«Ed eccitarsi a propria volta?»
«Perché no?»
La signora Gloria rise di nuovo, prima di affermare: «Dovresti cercare di incontrarlo, quel tuo spasimante segreto. Se solo fosse bravo con le azioni quanto lo è con le parole, forse ti decideresti ad abbandonare il tuo status di zitella e capiresti che c'è molto di più. Sai, Alice, il sesso è la cosa migliore che possiamo fare nella vita!»
Avrei voluto dissentire. Non c'era niente di più eccitante del risolvere un caso di omicidio. Non che avessi mai fatto né l'una cosa né l'altra, ma l'incastrare un assassino era di gran lunga un pensiero ben più intrigante del coito.
La signorina Alice Byron non dissentì, ma si limitò a fare notare all'amica: «Anche tu potresti darti da fare, invece di limitarti a questi consigli.»
«Oh, no» esclamò la signora Gloria. «Non intendo riprendere marito.»
«Non è necessario che tu riprenda marito» puntualizzò la signorina Alice.
«Vedo che stai iniziando a diventare audace e sfrontata come il tuo amante» ribatté la signora Gloria. «Che cosa ti scriveva, nella sua ultima missiva?»
Recitò alcune frasi che preferisco non riportare. Compresi che le due non avevano alcuna intenzione di riprendere a parlare di avvelenamenti, che fossero reali o espedienti della narrativa poliziesca, quanto piuttosto di allusioni esplicite che forse avrebbero condotto entrambe a concludere quella giornata dedicandosi all'autoerotismo.
Tornai indietro, ma invece di dirigermi verso la mia stanza andai invece verso il piano superiore. Vi era la stanza di Gabriel McKay, la quale aveva la porta accostata. Chissà, magari stava scrivendo delle lettere. Possibile che fosse l'autore dei messaggi a luci rosse che la signorina Alice stava ricevendo? Non credevo che fosse così audace, in più non ero affatto convinta che fosse interessato alla sorella della signora Alexandra - anche se l'essere un'ereditiera avrebbe incrementato a dismisura l'interesse di qualsiasi uomo destinato altrimenti a lavorare per vivere.
Mi nascosi dietro una colonna, quando udii dei passi. Vidi il signor Daniel Johnstone in veste da camera avviarsi verso la porta del signor McKay. Quella era una svolta interessante. Mi domandai sia cosa avesse in mente sia quale potesse essere la reazione di McKay. Questo non parve disturbato dalla sua visita, anzi, lo fece entrare. I due richiusero la porta alle loro spalle e ne dedussi che dovessero discutere di affari. Del resto Johnstone era un parente acquisito di Lord Winterport e un giorno avrebbe messo le mani sull'azienda. Tornai quindi al piano di sotto, certa che fosse giunto il momento di ritirarmi. L'indomani sarebbe stata una lunga giornata, nel corso della quale avrei potuto finalmente parlare con la Green. Sarebbe stato difficile non avvampare ripensando al suo discorso con la signorina Byron, ma mi sarei sforzata al massimo, ripetendomi la regola aurea: il sesso è per ragazze, l'investigazione è per vere donne.
L'incontro avvenne all'orario stabilito in cucina. Lord Winterport non sospettò le ragioni del mio allontanamento e, anzi, mi pregò di lamentarmi con le cameriere perché queste mettevano troppo limone nel tè. Una simile problematica, ai suoi occhi, poteva meritare un lungo comizio con le svampite che se ne occupavano, quindi potevo concedermi una pausa con la Green senza che ci fosse alcuna rimostranza da parte sua. In caso contrario, sarebbe stato difficile spiegargli che avevo discusso con la signora Gloria di fatti che lo riguardavano da vicino.
Fortunatamente la cucina era deserta. Le cameriere dovevano essere tutte intente a origliare, mentre era probabile che la cuoca avesse approfittato del tempo che la separava dall'ora di pranzo per recarsi all'esterno. Era il giorno in cui veniva il giardiniere e si vociferava che ne fosse particolarmente affascinata.
«Vi ringrazio per essere venuta, signora Green» la accolsi, sedendomi al tavolo. «Non avremo molto tempo a disposizione, per cui andrò dritta al punto.»
La signora Gloria si sedette di fronte a me.
«Posso immaginare di cosa vogliate parlarmi.»
«Non ne sono certa» ammisi.
«È molto semplice» ribatté la mia interlocutrice. «Ieri sera c'eravate anche voi, quando Lord Winterport ha iniziato a parlare del proprio testamento.»
«Sopravvalutare i testamenti è uno dei mali che affliggono il genere umano» sentenziai. «Mi rendo conto che il denaro è un grande catalizzatore di attenzione, ma non dovrebbe distogliere da tutto il resto. Per esempio, ieri il Lord vi ha fatto un discorso molto interessante... o sbaglio?»
«A cosa vi riferite?»
«Al fatto che, a suo dire, la signorina Alice dovrebbe prendere marito.»
«Oh.»
«Vi chiedo scusa, ovviamente, per la mia invadenza, ma non ho potuto fare a meno di sentire. Mi sembra piuttosto significativo, non vi pare?»
La signora Green obiettò: «Cosa ci sarebbe di così significativo? Lord Winterport desidera avere una discendenza e il fatto che Alice si sposi può garantirgli ciò che vorrebbe.»
«La signorina Alice ha trentadue anni» chiarii. «Se Lord Winterport fosse stato così interessato a vederla sistemata, come mai preoccuparsene soltanto adesso? Potrebbe essere troppo tardi ormai, la signorina Byron potrebbe non desiderare affatto il matrimonio. Non vi insospettisce il suo comportamento?»
La signora Gloria Green abbassò lo sguardo.
«Sì, devo ammettere che sono stata piuttosto sorpresa del discorso che Lord Winterport mi ha fatto ieri sera. Non per l'età di Alice, quanto piuttosto perché ha sostenuto che, chiunque sia il marito, gli andrebbe bene. Mi ha perfino detto che dovrei esortarla, spingerla in quel senso. Sembra quasi compiaciuto dall'idea che sua nipote possa arrangiare un matrimonio segreto con uno squattrinato. Non è quello che mi aspetterei da Lord Winterport, specie sapendo che ha impedito ad Alexandra di sposare un onesto lavoratore come il signor Gabriel McKay. Non mi spiego proprio un simile atteggiamento. Di solito questi ricconi bisbetici non fanno altro che intromettersi nelle decisioni dei parenti, perfino in quelle sensate. Allora perché spingere Alice verso una scelta che non ha senso alcuno?»
«Dite bene. È come se Lord Winterport stesse uscendo dal personaggio. Non vi sembra un dettaglio di cui si dovrebbe tenere conto?»
«In vista del delitto?»
Sussultai.
«Come dite, signora Gloria?»
«Siete convinta che Lord Winterport verrà assassinato.» Quella della Green non era una domanda, quanto piuttosto un'affermazione. «Come vi ho già detto, non sempre tutto è come sembra, non sempre la vittima designata muore come ci si può aspettare. Sarebbe tutto troppo semplice, non credete? E poi, ve lo dico perché provo simpatia nei vostri confronti, non dovreste desiderare che accada qualcosa di grave. Va bene, il vostro sogno è indagare su un delitto... e allora perché non ve ne andate a cercare uno già commesso? Non so, avete mai pensato all'idea di fidanzarvi con un agente di Scotland Yard o con un investigatore? Potrebbe esservi utile per coronare il vostro sogno.»
Non si sbagliava. Chissà, sarei stata disposta ad accettare un fidanzamento o addirittura un matrimonio, se fosse stato per una giusta causa? Non ne ero del tutto convinta... e poi non sarebbe stata una buona idea. Non avevo mai avuto a che fare con Scotland Yard, ma i loro agenti avevano una reputazione che li precedeva e avevano la malsana abitudine di scambiare per morti naturali quelli che erano stati in realtà efferati delitti. Per quanto questo offrisse ottime probabilità di risolvere il caso al loro posto, non ero certa di essere pronta ad affiancare anche nella vita uno di costoro.
Mi affrettai a rassicurare la signora Green prima che si facesse malsane idee su di me: «Non ho il desiderio di vedere un delitto commesso davanti ai miei occhi. Eppure so che esistono investigatori dilettanti che hanno la malasorte di incappare per pura casualità in un numero incredibile di crimini commessi accanto a loro. Più volte mi sono ritrovata a pensare che potrei essere una di quelle persone. Se così fosse, non voglio farmi cogliere impreparata.»
«Non voglio essere scortese nei vostri confronti, ma la mia impressione è che questo desiderio sorga dal non avere mai visto nulla se non l'Inghilterra» affermò la signora Gloria. «Al massimo vi sarete spinta fino alla Scozia, oppure nel Galles. Però non siete mai stata né nelle Colonie, né a visitare ciò che il mondo ha da offrirci. Trovatevi un altro impiego, fatevi ingaggiare come segretaria personale o come dama di compagnia da qualche vecchia incartapecorita che trascorre tutto il proprio tempo viaggiando. In quel modo potrete visitare il nostro meraviglioso pianeta e non avrete più bisogno di viaggiare con la fantasia. Per esempio, se aveste la fortuna di dovere accompagnare una Lady in Egitto...»
«Scusate se ho l'audacia di interrompervi, ma non vedo ragioni per cui nell'Egitto non dovrebbe essere possibile un delitto» replicai, con fermezza. «Anzi, sarebbe proprio il luogo ideale nel quale commettere un assassinio, per un malintenzionato. Non avrebbe grosse difficoltà a far credere che ci sia di mezzo la maledizione di qualche faraone, non credete? Così, anziché dare la caccia a uno spietato criminale, si finirebbe per dare la caccia a una mummia. Il colpevole avrebbe modo di guadagnare tempo e darsi alla macchia.»
«Credete alle maledizioni di faraoni e mummie?»
«No.»
«Fate male a non credere alle maledizioni, Miss Crystal. Esistono le maledizioni, da sempre, e non bisognerebbe sottovalutarle. Io stessa sono convinta che chi si è macchiato di azioni infamanti prima o poi pagherà per quello che ha commesso.»
Annuii.
«Si tratta della giustizia terrena. O, se proprio vogliamo spingerci oltre, della giustizia divina.»
La signora Gloria mi guardò divertita.
«La giustizia divina sì, la giustizia dei faraoni no?»
«L'idea che un entità suprema che non possiamo vedere ci giudichi non è totalmente e insindacabilmente incompatibile con la realtà. Temo di non potere dire lo stesso dell'affermare che il cadavere mummificato di un faraone egizio esca dal proprio sepolcro per andarsene in giro alla luce del sole ad ammazzare in maniera truculenta persone a caso che si sono macchiate di crimini nei quali, essendo vissuto migliaia di anni fa, non ha il benché minimo coinvolgimento, il tutto senza essere visto e udito da chicchessia.»
«Le vostre parole sono una conferma del vostro acume, Miss Crystal.»
Quelle parole mi sorpresero e non poco.
«Cosa intendete dire?»
«Non escludete a priori ciò di cui non avete elementi per giudicare l'esistenza o l'inesistenza. Al contempo siete categorica contro tutto ciò che è assolutamente irrealistico. Questo farebbe di voi un'ottima investigatrice. Badate bene, però, che le maledizioni non sono soltanto quelle di mummie e faraoni. Chi ha commesso crimini pagherà, in un modo o nell'altro. Però chi commette crimini non se ne rimane solo, a vivere come un eremita. Chi è circondato di persone, può trascinare a picco con sé chi gli sta vicino, oppure fare del male a chi tenta di fermarlo. È da questo che voglio mettervi in guardia. Siete sicura che sia positivo esporsi a certi pericoli? Non sarebbe meglio una vita più tranquilla, su un piroscafo accanto a una vecchia signora insopportabile e dispotica, ma con la quale potrete visitare l'Africa e l'Asia?»
Decretai, con fermezza: «Ho imparato a diffidare delle vecchie signore insopportabili e dispotiche. Non hanno nulla da invidiare ai bisbetici Lord. Hanno le stesse identiche probabilità di essere assassinate.»
La signora Gloria annuì.
«Da questo punto di vista, non avete tutti i torti.»
«A proposito dei Lord, devo tornare assolutamente da Winterport, mi sono già assentata fin troppo a lungo. Si starà chiedendo che fine ho fatto.» Mi alzai in piedi. «Credo che il nostro scambio di vedute sia stato molto interessante. Concordate con me, signora Gloria?»
La Green non rispose. Aveva abbassato lo sguardo sul tavolo e lo fissava come se non ci fosse nulla di più interessante sulla faccia della Terra.
Uscendo dalla cucina, mi imbattei nella cameriera Livingstone. La pregai di mettere meno limone nel tè, dato che Lord Winterport si era lamentato, e di riferire il messaggio anche alle sue colleghe. Quando raggiunsi il mio datore di lavoro, un minuto più tardi, finsi di essere stata impegnata fino a quel momento in una lunga ramanzina al personale di servizio e mi guadagnai la sua approvazione.
«Siete così efficiente, Miss Crystal. È un vero peccato che, quando riaprirà la sede aziendale, non potrete più occuparvi di queste importanti questioni.» Lord Winterport sospirò. «Pazienza, ne farò a meno. Adesso torniamo sulle nostre lettere. Dobbiamo ancora scrivere al nostro partner commerciale nelle Indie orientali.»
Lavorammo sia prima sia dopo l'ora di pranzo. Consumai il pasto in cucina insieme ai miei colleghi, il signor McKay e il signor Harris. Al termine del pasto, quest'ultimo iniziò a fare domande piuttosto audaci, incurante delle cameriere che andavano avanti e indietro e che senz'altro avrebbero captato succulenti pettegolezzi da condividere con tutto il resto del personale.
«Scusate l'invadenza, signor McKay, ma ieri sera sono stato piuttosto colpito dai discorsi di Lord Winterport.»
Il signor Gabriel non parve turbato.
«Che cosa vi ha colpito nello specifico?»
«Il fatto che abbia acconsentito al matrimonio tra sua nipote Alexandra e il signor Johnstone, quando voi vi siete visto rifiutare il suo consenso. Come mai questa disparità di trattamento? Eppure Johnstone svolgeva lo stesso lavoro vostro.»
Gabriel McKay fu piuttosto vago, nel replicare: «La signora Alexandra era ancora molto giovane e indecisa. Io stesso devo essermi mostrato indeciso.»
Il signor Albert Harris azzardò: «Per caso vi siete pentito della vostra indecisione?»
«No.»
«Non vi urta vedere la vostra vecchia fiamma sposata con un altro?»
«Per quanto possa sembrarvi strano, non è nulla che mi sconvolga.»
«Nemmeno adesso? Mi rendo conto di come si possa rinunciare a una donna, ma è molto più difficile rinunciare al suo patrimonio. Alexandra Johnstone verrà a ereditare quasi la metà degli averi di Lord Winterport. Anzi, diciamo pure la metà, perché il contentino per il signor Norman e la signora Charlotte non importa a nessuno. Chi può desiderare l'argenteria quando Winterport possiede così tanto?»
«Non sono in vendita, signor Harris» rispose Gabriel McKay, «Di conseguenza non mi lascio comprare. Il matrimonio con Alexandra Byron sarebbe stato un ottimo affare, ma non si può vivere di soli affari. Insieme al denaro vengono altre seccature. Inoltre, per vivere senza lavorare, bisogna anche avere un modo alternativo per impiegare il proprio tempo.»
Albert Harris sorrise.
«Sono certo che, se io sposassi un'ereditiera come la signorina Alice, sarei perfettamente capace di trovare una maniera alternativa per ingannare il tempo. Mi immagino a visitare le piramiri, o magari a discendere il Nilo a bordo di un piroscafo...»
I due parlavano tra loro, ma d'altronde, essendo seduta allo stesso tavolo, non doveva essere escluso a priori che io potessi intervenire nella conversazione. Ritenni quindi opportuno dichiarare: «Sono convinta che l'Egitto sia un Paese affascinante, ma non sarà esagerato comportarsi come se fosse l'unico luogo al mondo degno di essere visitato?»
«Avete ragione, signorina» convenne il signor Harris, «Ma si dà il caso che ad Alice Byron interessi l'Egitto. Chi sarei io per smentirla, qualora divenissi il suo consorte? A comandare, nella coppia, è chi possiede il denaro e io non ho nulla a parte i risparmi del mio stipendio. Già sarebbe difficile, per me, ambire alla mano di una signorina ricca come lei, figurarsi se non mi andassero bene le mete predilette dei suoi viaggi!» Si rivolse al signor Gabriel: «E voi, McKay? La pensate allo stesso modo?»
Non avrei saputo dire se questo fosse sincero o meno, quando affermò: «Non sposerò mai la signorina Alice, quindi non vale la pena di portare avanti questo discorso.»
«Suvvia, siate sincero» lo esortò l'altro. «Chi non si sposerebbe con la signorina Byron?»
Il signor Gabriel scosse la testa con fermezza.
«Amo già un'altra persona.»
«Oh, la signora Alexandra» dedusse il signor Harris. «Effettivamente sposare proprio la sorella di lei potrebbe non essere l'ideale, meglio puntare a un'altra signorina ricca. Oppure sperare. Chissà, un giorno i coniugi Johnstone potrebbero divorziare e...»
«Non credo che i coniugi Johnstone divorzieranno» rispose il signor McKay, con più decisione di quanto mi aspettassi da lui. «Credo che sia inutile parlare del mio potenziale matrimonio, quando sembra ormai scontato che non prenderò moglie. Perché, piuttosto, non vi preoccupate del futuro di Miss Crystal?»
«Onestamente non mi sembra il caso di essere invadente con la signorina. Anche se, devo ammetterlo, secondo me farebbe bene ad approfittare della propria vicinanza con Lord Winterport per...» iniziò il signor Harris, prima di essere interrotto dal collega.
Il signor McKay insinuò: «Pensate per caso che dovrebbe puntare a farsi sposare da uno dei parenti del Lord? In effetti sarebbe un colpo di gran classe, ma l'unico parente uomo è il signor Norman, il quale è già sposato con quella pittrice bislacca. Temo che per Miss Crystal non ci siano possibilità di riuscire in un simile intento. E per cosa, poi? Per l'argenteria e dei soprammobili brutti? È già una fortuna che non ci siano teste di cervo impagliate, in questa casa.»
«Veramente» osservò il signor Harris, «Non parlavo di un parente. È vero, Lord Winterport intende lasciare tutto alle due nipoti, ma le cose potrebbero cambiare se prendesse moglie.» Mi guardò negli occhi, mentre mi domandava: «Avete mai pensato di sposare il Lord? Va bene, ha quarant'anni in più di voi, potrebbe essere un padre piuttosto in là con gli anni, se non addirittura vostro nonno, ma ha il denaro, un'azienda fiorente e questa meravigliosa dimora. Sareste sistemata a vita e, se considerate che non gli resterà molto da vivere, potreste svoltare completamente.»
Non riusco tuttora a capacitarmi delle teorie ridicole che le persone sono in grado di formulare quando si tratta di matrimoni che vorrebbero combinare. In quella situazione fu molto difficile mantenere un tono calmo e cordiale. Un conto era il suggerimento della signora Green di sposarmi con un investigatore o con un agente di Scotland Yard in modo da potere indagare su un delitto, ma l'idea del signor Albert Harris rasentava il ridicolo.
«Non intendo sposarmi con il titolare» mi limitai ad affermare. «Ho con lui un rapporto puramente professionale e per me è tanto anche spingermi a stare qui, in questa casa.»
«Eppure il Lord sembra molto soddisfatto di come vi siete posta con il personale di servizio. Mi è giunta voce che vi siate lamentata per suo conto del troppo limone nel tè.»
«Non mi sembra segnale dell'imminente nascita di un amore.»
Il signor McKay intervenne: «Su questo devo dare ragione alla signorina. Al momento nulla lascia pensare che Lord Winterport voglia sposarla. Se non si è mai sposato finora, perché dovrebbe farlo a settant'anni?» Abbassò la voce. «Credo sia maggiormente preso dal denaro e dall'arricchirsi sempre più. Prendere moglie lo distrarrebbe dal suo principale obiettivo. Siete d'accordo con me, Miss Crystal?»
Fui piuttosto sincera, quando gli risposi: «Quando ho accettato il lavoro presso la ditta di Lord Winterport, l'ho fatto per occuparmi del centralino e della reception, svolgendo anche altre mansioni per sostituire la mia collega. Non ho accettato quel lavoro per psicanalizzare il nostro titolare o intromettermi nella sua vita privata. Non abbiamo mai discusso della sua opinione a proposito del matrimonio e non mi sono mai preoccupata di indagare in altro modo quale fosse la sua attitudine in proposito. Mi dispiace, signor McKay, ma non posso aiutarvi. Quello che so è che, di certo, non sarò io sua moglie, se mai un giorno dovesse averne una. Né ho la più pallida idea di come possa cambiare il proprio testamento, qualora dovesse sposarsi. Mi sembra molto desideroso di lasciare il proprio patrimonio alle due nipoti e, per qualche motivo, anche ai loro mariti, qualora dovesse succedere qualcosa a queste... e senza che una delle due sia sposata. Posso capire che provi affetto per il signor Johnstone, ma è quantomeno curioso che anche l'ipotetico marito della signorina Alice si sia già procacciato lo stesso privilegio.» Toccava a me comportarmi in maniera sfacciata, a quel punto. «Per caso Lord Winterport sta combinando un matrimonio tra la signorina e uno di voi due?» Mi rivolsi nello specifico al signor Gabriel: «Vuole forse ripagarvi per non avervi concesso di sposare la signora Alexandra?»
Gabriel McKay scosse la testa.
«Siete fuori strada, Miss Crystal. Forse Lord Winterport vuole semplicemente dimostrare di essere largo di vedute. Ci sono tanti uomini del suo calibro disposti a diseredare parenti sulla base dei coniugi che scelgono, o addirittura di come amano passare il tempo, anche qualora si dedicano alle passioni più innocue. Se non ci fossero Alexandra e Alice, sono certo che Winterport avrebbe lasciato al signor Norman almeno una quota del proprio patrimonio. E questo, nonostante disprezzi sia la musica a cui si dedica suo cugino, sia la pittura che appassiona invece la moglie di costui.»
Il signor Harris non sembrava particolarmente convinto, ma proprio in quel momento la cameriera Livingstone iniziò a sparecchiare la tavola, rendendo del tutto impossibile proseguire la nostra conversazione. In più di lì a poco dovevamo tornare tutti e tre al lavoro. Nel mio caso, dovevo farmi accompagnare presso l'ufficio postale. Quel dibattito con i miei due colleghi poteva considerarsi ufficialmente terminato.

   
 
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