CASI UMANI
Appena entro nel cortile della villa di mio fratello, vengo assalita da Wendy. Non assalita in senso metaforico, proprio in senso letterale! La moglie hippy di Dorian, vestita tutta rose e fiori, mi salta addosso in un goffo tentativo di abbracciarmi e io perdo l’equilibrio. Grazie al Cielo dietro di me è appena arrivato il mio gemello che mi tiene la schiena dandomi il tempo di riprendermi.
-Come sono contenta di vederti!- Mi strilla Fiorellini nell’orecchio perforandomi un timpano.
Io, ovviamente, non rispondo. In questi casi, c’è solo una regola che vale: sorridi e annuisci, sorridi e annuisci.
-Da tanto tempo non vieni a farci visita. Ti sei ripresa dalla febbre della settimana scorsa?- Continua Raggio di Sole.
Io sorrido e annuisco.
-Mi sbaglio o il mese scorso eri andata in viaggio in Canada? Com’è? Mi dicono sia freddissimo.- Strilla Vestiti Neon cinque ottave sopra del normale.
Io sorrido e annuisco.
-Dorian, caro, la porteresti dentro? Tesoro, vuoi un bicchiere d’acqua fresca?- Chiede lo Spaventapasseri Vivente.
Io… Sono tentata di mandarla a quel paese e barricarmi in casa in compagnia del buon vecchio whisky, ma sorrido e annuisco.
Finalmente la fidanzata di Peter Pan se ne va lasciandomi sola con mio fratello.
-Come stai?- Mi chiede abbracciandomi. Io ricambio la stretta, in fondo è da molto che non ci vediamo e un po’ mi mancavano le sue coccole.
-Bene, fratellone. Tu? Ancora convinto della Barbie versione hippy che hai sposato?-
Lui ride di gusto. Sa che non smetterò mai di prenderlo in giro.
-Lasciala stare Morg, lo sai com’è fatta. È una persona adorabile e non dimenticarti che diventerà la madre di tua nipote.-
-Ah, quindi è davvero una femminuccia?-
-Sì, sapevo che la notizia ti sarebbe piaciuta.-
-Pretendo il diritto di prenderla in consegna qualche settimana. Almeno vivrà un po’ con sua zia che le insegnerà qualcosina della vita che non centri con rose, farfalle e uccellini canterini.-
Ride ancora. Forse non ha capito che io non stavo affatto scherzando. Meglio così, lo scoprirà da solo.
-Ora andiamo, mamma non starà nella pelle dalla voglia di vederti.- Dice.
-Mamma?! C’è pure lei?!-
-Pensavi non sarebbe venuta?-
-No, ma di sicuro non ero pronta per incontrarla.- Dico un po’ a disagio.
Spero solo che non mi faccia qualche domanda sul mio lavoro, perché non saprei proprio cosa risponderle… A Dorian invece, dirò tutto. Sono anni che voglio sputare il rospo con lui, ma rimando sempre. Oggi è il giorno giusto. Sono stanca morta di non potergli dire niente e continuare ad accampare scuse.
Raggiungiamo gli altri invitati in giardino e, in mezzo alla folla, scorgo Elowen Campbell, la mia migliore amica. Lei è l’unica altra persona oltre ad Alex che sa tutto di me.
-El!- La salutò correndole incontro.
-Morg! Che gioia rivederti.-
Io e lei, in verità, ci vediamo spessissimo, ma tutte le altre persone presenti non lo sanno per ovvie ragioni: nessuno sa che sono una ladra. Io e Elowen siamo diventate amiche per lavoro. Un giorno stavo rubando alcuni gingilli in un negozietto in centro quando ho visto una ragazza che faceva uguale. Ci siamo guardate scrutandoci a vicenda, abbiamo sorriso e, una volta fuori, siamo andate a bere insieme. Dopo l’ho presentata a Dorian e gli è subito piaciuta. Elowen è diventata una presenza fissa nella nostra famiglia e ormai è come una sorella per me. Lei mi aiuta con i colpi più grandi e, insieme, siamo praticamente inarrestabili.
L’abbraccio. Lei, mio fratello, i miei genitori e Alex sono le uniche persone che abbraccio volentieri. Aggiungiamoci anche mio fratello e le mie sorelle maggiori perché fanno parte del nucleo famigliare ristretto, ma le altre persone è meglio se non mi toccano. Odio essere toccata.
Mi guardo intorno nel disperato tentativo di identificare i parenti insopportabili e scappare non appena si avvicinano, ma è troppo tardi: sono stata troppo lenta, cavolo! Qualcuno che evidentemente non mi conosce bene mi tocca una spalla. Sarà fortunato se avrà ancora la mano a fine festa.
-Morgan? Sei proprio tu?-
Vengo stritolata in un abbraccio-polpo, una di quelle strette che neanche un machete può rompere e che solo i parenti più fastidiosi e irritanti sanno dare. Insomma, una vera tortura medioevale.
Riesco a voltarmi di qualche grado per osservare in faccia il viso della mia prossima vittima e constato che non dovevo venire: è mia cugina. Per la precisione è una delle mie cugine. Dietro di lei ce ne sono altre quattro o cinque, impossibile dirlo, che aspettano il loro turno per stritolarmi.
Sento la voce di Elowen che ride in sottofondo e gli sghignazzi di Dorian che sa quanto detesto quella banda di rimbecillite da quando sono nata. Già allora tiravo loro i capelli biondi e finissimi così forte da strapparli. Erano bei tempi quelli…
Quando il gioco Stritoliamo-la-Cugina-Sfigata finisce, mi giro verso di loro e le guardo come si guarda un’escrezione canina, o perlomeno vorrei. Probabilmente ho stampato in faccia un sorriso forzato, ma mentre guardo El le trasmetto con gli occhi tutta la mia sofferenza. Lei capisce al volo. E brava Elowen!
-Scusate- dice alle bionde idiote -io e Morgan dobbiamo immediatamente andare… a fare le nostre congratulazioni a Wendy.-
La guardo come se fosse la somma salvatrice venuta a dirmi che la mia permanenza sul mondo mortale è finita e che posso tornare dagli angeli. Ci dirigiamo il più lontano possibile dalle alte ragazze dalle chiome ossigenate. Mentre ci incamminiamo nell’angolo più remoto del giardino per stare sole, dobbiamo schivare due zii invadenti, tre cuginetti di cinque anni, cinque o sei amiche di Wendy e qualche altra persona che sto meglio se non incontro.
Osservo la gente. Mi è sempre piaciuto guardare le persone: i vestiti, il comportamento, la voce… tutte cose interessanti che attirano la mia attenzione. La prima persona che vedo è una donna sulla sessantina vestita in modo così assurdo che il Cappellaio Matto sarebbe fiero di lei. Indossa una maglietta verde fluo sulla pancia sporgente, dei jeans blu sbiadito un po’ troppo lunghi per le sue gambe tozze, un pile azzurro evidenziatore con le rifiniture in arancione acceso e una giacca a vento blu elettrico foderata in nero. Alle dita porta numerosi anelli d’argento e una collana d’oro penzola sotto il mento lasciando intravedere una fede dorata attaccata alla catenella. La seconda persona che attira la mia attenzione, è una ragazza sui venti anni che porta in braccio un cagnolino. Ad essere precisi è il cane che mi manda in confusione. È un chihuahua più piccolo del normale con il pelo dipinto di viola a macchie bianche. Il collare è rosa shocking puntellato di diamanti in vetro. Scodinzola come se fosse la creatura più felice al mondo mentre una mano candida e affusolata lo accarezza svogliatamente. Mi stupisce che non abbia una borsetta tra i denti o dei mocassini in pelle. Un tempo doveva essere stato un cagnetto dal pelo bianco immacolato, ma adesso assomigliava allo Stregatto versione topo. Perché è questo che sono i cani così piccoli e brutti: topi. C’è un’altra persona in questa festa che attira la mia attenzione sul modo di vestire: mia sorella maggiore Kayla. Indossa un completo rosso sgargiante mentre i capelli sono raccolti in una crocchia piena di boccioli di rose rosse. Sulla stoffa delle maniche sono cuciti tanti cuori di un rosso porpora, leggermente più scuro di quello del vestito. Le scarpe sono due tacchi dodici rossi con un grande fiore rosso granata davanti. Per completare il tutto ha scelto di portare una borsetta d’orata con una corona dipinta sopra. Sembra la Regina di Cuori. Manca solo il Bianconiglio e giurerei di trovarmi nel bel mezzo di Alice nel Paese delle Meraviglie.
-Morg. Morg. Morgan!-
La voce di El mi riscuote e sento le sue dita stringersi attorno al mio braccio. Sta guardando alla mia destra, gli occhi puntati su mio fratello che si avvicina insieme a mia madre. Per una frazione di secondo penso di eclissarmi e scomparire nel nulla come nei cartoni animati lasciando un PUF! Scritto dentro una nuvoletta di fumo, ma ci metto troppo a formulare il pensiero e sento il fiato di mia mamma sulle mani.
-Signorinella, pensi sempre di poter fuggire alla famiglia, eh?-
-No, mamma.-
-Hai una vaga idea di quello che ho passato non riuscendoti a chiamare né a vedere?-
-No, mamma.-
-Dovresti prendere esempio da tua sorella, lei sì che sa come far felice una povera madre.-
-Sì, mamma.-
Le risposte migliore quando vuoi evitare le discussioni sono i monosillabi.
-Bene! Allora ce l’hai un po’ di sale in quella zucca vuota che ti ritrovi!-
Eh no, adesso è troppo. Sta esagerando.
-E tu hai una vaga idea di quello che si prova a venire paragonati sempre alle sorelle maggiori?! Te lo dico io: no! Tu sei la maggiore della tua famiglia e non hai la minima idea di cosa voglia dire. Tua sorella di qua, tua sorella di là… basta!- Esplodo.
Sento Dorian sghignazzare. Abbiamo già fatto questa discussione come minimo duemila volte.
Vedo mia mamma diventare paonazza e penso che il colore del suo viso assomiglia molto a quello dell’abito di mia sorella. Così adesso è pure contenta: ha preso esempio da Kayla.
Esprime tutto il suo disappunto in un poco elegante sbuffo. Ha preso di nuovo Dorian sotto braccio e sta per ripartire, ma fermo mio fratello semplicemente toccandolo sulla spalla. Lui si gira e in una frazione di secondo capisce che ho bisogno di lui.
-Mamma, vai avanti tu, io ti raggiugo tra poco.- Dice. Io lo guardo, riconoscente. È il momento di dirgli tutto.
Quando mia madre è sparita tra gli ospiti, tiro mio fratello per un braccio finché non arriviamo in un angolino appartato dove nessuno può sentirci.
-Che c’è Morg?-
-Diciamo solo che dobbiamo parlare. Anzi, devo parlare.-
Inizio il mio racconto da quando sono andata a vivere da sola e ho iniziato a fare i primi furti. La sua espressione, durante tutta la storia, passa varie fasi: confuso, incredulo, arrabbiato, scioccato fino a stabilizzarsi con una faccia che contiene tutti questi stati d’animo insieme. Resta zitto e pensieroso per qualche minuto. Minuti che per me equivalgono a intere ere geologiche. Alla fine parla.
-Sorella, sangue del mio sangue, perché cavolo non me lo avevi detto prima, dannazione?! Sarebbe stato molto più facile coprirti, invece pensavo che non volessi più vedermi o robe così. Brutta idiota che non sei altro, non hai pensato alla salute mentale di tuo fratello gemello?! Imbecille!- Sbraita.
Incasso la sfuriata. Lui si volta verso Elowen e continua.
-E tu sapevi tutto?-
Elowen abbassa la testa un po’ in segno di assenso, un po’ per nascondere l’imbarazzo che ha stampato in volto.
-Fantastico, sono circondato da deficienti! Avrei potuto aiutarvi, merda! Ma voi no, sia mai fidarsi di qualcuno.-
-Dorian, non te l’ho detto perché pensavo che ti saresti arrabbiato…-
-No! Hai scelto la tua vita, una vita avventurosa. Certo, avrei preferito che facessi un lavoro onesto, ma di me ti puoi fidare. Ci sono altre persone che lo sanno?-
-Sì, solo Alexander. Diciamo pure che ‘La Gemma’ è composta da tre elementi, non sono solo io.-
Poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Se me lo avessero predetto, avrei riso di cuore al solo pensiero. Mi abbraccia.
-Grazie D.- Dico con la faccia premuta sulla sua spalla.
-Era da tanto che non mi chiamavi ‘D’.-
Ridiamo insieme.
Torniamo dagli invitati e adesso sono tranquilla e serena anche se aspetto in ogni istante un agguato da qualche parente rompiscatole.
Io e El parliamo del più e del meno, del per e del diviso, insomma, un po’ di tutto finché non esauriamo gli argomenti.
Poi arriva l’Inferno dantesco. Non so se esiste un girone apposta per tormentarmi, ma nel caso si chiama Wendy.
-Ciao ragazze!- Esordisce con la sua vocetta da soprano. -Vi divertite?-
-Sì Wendy, grazie. Festa magnifica.- Dico con il miglior tono gaio che riesco a evocare da dentro di me.
-Oh, davvero? Ci tenevo tanto a sapere che è apprezzata.-
Guardo il pancione enorme di mia cognata.
-Quando nasce la marmocchia?- Chiedo con reale interesse.
-Oh, tra una settimana circa.-
Mi stupisco parecchio, non mi ero resa conto che il tempo fosse passato così in fretta. Ciò vuol dire anche che devo pensare velocemente a un regalo da fare. Lo troverò.
-Come la chiamerete?- Chiedo.
-Siamo molto indecisi tra Lily, Ivy, Destiny, Hope e Maeve.-
Passo in rassegna i significati dei nomi che mi ha detto: giglio, edera, destino, speranza e pianta velenosa. So che è una hippy nata, ma non immaginavo così tanto.
-Dorian quale preferisce?- Chiedo.
-Lui opta per Maeve o Destiny, ma preferisce di gran lunga Maeve.-
-E tu?-
-Ah, io vorrei tanto chiamarla Hope.-
Ti pareva…
-Tutti molto belli, ma mi ritrovo a dar ragione a mio fratello: Maeve è fantastico.-
Chiudo la conversazione il più velocemente possibile e corro da mio fratello. Per la seconda volta oggi lo prendo per un braccio e lo trascino via.
-Torno subito, la famiglia chiama.- Lo sento dire a dei suoi amici.
-Dorian! Come osi permettere a tua moglie di chiamare tua figlia, mia nipote, ‘speranza’?!-
-Morg, non è ancora decis…-
-No, apri bene le orecchie: o la chiamate Maeve, oppure mi troverò costretta a correre all’anagrafe e cambiare io stessa il suo nome.-
-Anche a me piace Maeve, ma…-
-Taci! Se le opzioni sono giglio, edera, destino, speranza e pianta velenosa, fai almeno in modo che la scelta ricada su pianta velenosa.-
-Lo sai com’è fatta Wendy…-
-So che è una Barbie hippy in crisi di mezza età, ma non immaginavo che scaricasse tutto questo su vostra figlia.-
-Tranquilla Morg, vedrai che tra una settimana avremo una Maeve Lewis nuova di zecca.-
-Lo spero per la tua incolumità fisica.- Dico seriamente.
Torno da Elowen a passo di marcia. La raggiungo, prendiamo un whisky insieme e, dopo altre due ore di sopportazione, decidiamo di abbandonare la festa.
Io torno nella mia nuova abitazione, casa di Alex, lei torna nella sua villa.
-Come sono contenta di vederti!- Mi strilla Fiorellini nell’orecchio perforandomi un timpano.
Io, ovviamente, non rispondo. In questi casi, c’è solo una regola che vale: sorridi e annuisci, sorridi e annuisci.
-Da tanto tempo non vieni a farci visita. Ti sei ripresa dalla febbre della settimana scorsa?- Continua Raggio di Sole.
Io sorrido e annuisco.
-Mi sbaglio o il mese scorso eri andata in viaggio in Canada? Com’è? Mi dicono sia freddissimo.- Strilla Vestiti Neon cinque ottave sopra del normale.
Io sorrido e annuisco.
-Dorian, caro, la porteresti dentro? Tesoro, vuoi un bicchiere d’acqua fresca?- Chiede lo Spaventapasseri Vivente.
Io… Sono tentata di mandarla a quel paese e barricarmi in casa in compagnia del buon vecchio whisky, ma sorrido e annuisco.
Finalmente la fidanzata di Peter Pan se ne va lasciandomi sola con mio fratello.
-Come stai?- Mi chiede abbracciandomi. Io ricambio la stretta, in fondo è da molto che non ci vediamo e un po’ mi mancavano le sue coccole.
-Bene, fratellone. Tu? Ancora convinto della Barbie versione hippy che hai sposato?-
Lui ride di gusto. Sa che non smetterò mai di prenderlo in giro.
-Lasciala stare Morg, lo sai com’è fatta. È una persona adorabile e non dimenticarti che diventerà la madre di tua nipote.-
-Ah, quindi è davvero una femminuccia?-
-Sì, sapevo che la notizia ti sarebbe piaciuta.-
-Pretendo il diritto di prenderla in consegna qualche settimana. Almeno vivrà un po’ con sua zia che le insegnerà qualcosina della vita che non centri con rose, farfalle e uccellini canterini.-
Ride ancora. Forse non ha capito che io non stavo affatto scherzando. Meglio così, lo scoprirà da solo.
-Ora andiamo, mamma non starà nella pelle dalla voglia di vederti.- Dice.
-Mamma?! C’è pure lei?!-
-Pensavi non sarebbe venuta?-
-No, ma di sicuro non ero pronta per incontrarla.- Dico un po’ a disagio.
Spero solo che non mi faccia qualche domanda sul mio lavoro, perché non saprei proprio cosa risponderle… A Dorian invece, dirò tutto. Sono anni che voglio sputare il rospo con lui, ma rimando sempre. Oggi è il giorno giusto. Sono stanca morta di non potergli dire niente e continuare ad accampare scuse.
Raggiungiamo gli altri invitati in giardino e, in mezzo alla folla, scorgo Elowen Campbell, la mia migliore amica. Lei è l’unica altra persona oltre ad Alex che sa tutto di me.
-El!- La salutò correndole incontro.
-Morg! Che gioia rivederti.-
Io e lei, in verità, ci vediamo spessissimo, ma tutte le altre persone presenti non lo sanno per ovvie ragioni: nessuno sa che sono una ladra. Io e Elowen siamo diventate amiche per lavoro. Un giorno stavo rubando alcuni gingilli in un negozietto in centro quando ho visto una ragazza che faceva uguale. Ci siamo guardate scrutandoci a vicenda, abbiamo sorriso e, una volta fuori, siamo andate a bere insieme. Dopo l’ho presentata a Dorian e gli è subito piaciuta. Elowen è diventata una presenza fissa nella nostra famiglia e ormai è come una sorella per me. Lei mi aiuta con i colpi più grandi e, insieme, siamo praticamente inarrestabili.
L’abbraccio. Lei, mio fratello, i miei genitori e Alex sono le uniche persone che abbraccio volentieri. Aggiungiamoci anche mio fratello e le mie sorelle maggiori perché fanno parte del nucleo famigliare ristretto, ma le altre persone è meglio se non mi toccano. Odio essere toccata.
Mi guardo intorno nel disperato tentativo di identificare i parenti insopportabili e scappare non appena si avvicinano, ma è troppo tardi: sono stata troppo lenta, cavolo! Qualcuno che evidentemente non mi conosce bene mi tocca una spalla. Sarà fortunato se avrà ancora la mano a fine festa.
-Morgan? Sei proprio tu?-
Vengo stritolata in un abbraccio-polpo, una di quelle strette che neanche un machete può rompere e che solo i parenti più fastidiosi e irritanti sanno dare. Insomma, una vera tortura medioevale.
Riesco a voltarmi di qualche grado per osservare in faccia il viso della mia prossima vittima e constato che non dovevo venire: è mia cugina. Per la precisione è una delle mie cugine. Dietro di lei ce ne sono altre quattro o cinque, impossibile dirlo, che aspettano il loro turno per stritolarmi.
Sento la voce di Elowen che ride in sottofondo e gli sghignazzi di Dorian che sa quanto detesto quella banda di rimbecillite da quando sono nata. Già allora tiravo loro i capelli biondi e finissimi così forte da strapparli. Erano bei tempi quelli…
Quando il gioco Stritoliamo-la-Cugina-Sfigata finisce, mi giro verso di loro e le guardo come si guarda un’escrezione canina, o perlomeno vorrei. Probabilmente ho stampato in faccia un sorriso forzato, ma mentre guardo El le trasmetto con gli occhi tutta la mia sofferenza. Lei capisce al volo. E brava Elowen!
-Scusate- dice alle bionde idiote -io e Morgan dobbiamo immediatamente andare… a fare le nostre congratulazioni a Wendy.-
La guardo come se fosse la somma salvatrice venuta a dirmi che la mia permanenza sul mondo mortale è finita e che posso tornare dagli angeli. Ci dirigiamo il più lontano possibile dalle alte ragazze dalle chiome ossigenate. Mentre ci incamminiamo nell’angolo più remoto del giardino per stare sole, dobbiamo schivare due zii invadenti, tre cuginetti di cinque anni, cinque o sei amiche di Wendy e qualche altra persona che sto meglio se non incontro.
Osservo la gente. Mi è sempre piaciuto guardare le persone: i vestiti, il comportamento, la voce… tutte cose interessanti che attirano la mia attenzione. La prima persona che vedo è una donna sulla sessantina vestita in modo così assurdo che il Cappellaio Matto sarebbe fiero di lei. Indossa una maglietta verde fluo sulla pancia sporgente, dei jeans blu sbiadito un po’ troppo lunghi per le sue gambe tozze, un pile azzurro evidenziatore con le rifiniture in arancione acceso e una giacca a vento blu elettrico foderata in nero. Alle dita porta numerosi anelli d’argento e una collana d’oro penzola sotto il mento lasciando intravedere una fede dorata attaccata alla catenella. La seconda persona che attira la mia attenzione, è una ragazza sui venti anni che porta in braccio un cagnolino. Ad essere precisi è il cane che mi manda in confusione. È un chihuahua più piccolo del normale con il pelo dipinto di viola a macchie bianche. Il collare è rosa shocking puntellato di diamanti in vetro. Scodinzola come se fosse la creatura più felice al mondo mentre una mano candida e affusolata lo accarezza svogliatamente. Mi stupisce che non abbia una borsetta tra i denti o dei mocassini in pelle. Un tempo doveva essere stato un cagnetto dal pelo bianco immacolato, ma adesso assomigliava allo Stregatto versione topo. Perché è questo che sono i cani così piccoli e brutti: topi. C’è un’altra persona in questa festa che attira la mia attenzione sul modo di vestire: mia sorella maggiore Kayla. Indossa un completo rosso sgargiante mentre i capelli sono raccolti in una crocchia piena di boccioli di rose rosse. Sulla stoffa delle maniche sono cuciti tanti cuori di un rosso porpora, leggermente più scuro di quello del vestito. Le scarpe sono due tacchi dodici rossi con un grande fiore rosso granata davanti. Per completare il tutto ha scelto di portare una borsetta d’orata con una corona dipinta sopra. Sembra la Regina di Cuori. Manca solo il Bianconiglio e giurerei di trovarmi nel bel mezzo di Alice nel Paese delle Meraviglie.
-Morg. Morg. Morgan!-
La voce di El mi riscuote e sento le sue dita stringersi attorno al mio braccio. Sta guardando alla mia destra, gli occhi puntati su mio fratello che si avvicina insieme a mia madre. Per una frazione di secondo penso di eclissarmi e scomparire nel nulla come nei cartoni animati lasciando un PUF! Scritto dentro una nuvoletta di fumo, ma ci metto troppo a formulare il pensiero e sento il fiato di mia mamma sulle mani.
-Signorinella, pensi sempre di poter fuggire alla famiglia, eh?-
-No, mamma.-
-Hai una vaga idea di quello che ho passato non riuscendoti a chiamare né a vedere?-
-No, mamma.-
-Dovresti prendere esempio da tua sorella, lei sì che sa come far felice una povera madre.-
-Sì, mamma.-
Le risposte migliore quando vuoi evitare le discussioni sono i monosillabi.
-Bene! Allora ce l’hai un po’ di sale in quella zucca vuota che ti ritrovi!-
Eh no, adesso è troppo. Sta esagerando.
-E tu hai una vaga idea di quello che si prova a venire paragonati sempre alle sorelle maggiori?! Te lo dico io: no! Tu sei la maggiore della tua famiglia e non hai la minima idea di cosa voglia dire. Tua sorella di qua, tua sorella di là… basta!- Esplodo.
Sento Dorian sghignazzare. Abbiamo già fatto questa discussione come minimo duemila volte.
Vedo mia mamma diventare paonazza e penso che il colore del suo viso assomiglia molto a quello dell’abito di mia sorella. Così adesso è pure contenta: ha preso esempio da Kayla.
Esprime tutto il suo disappunto in un poco elegante sbuffo. Ha preso di nuovo Dorian sotto braccio e sta per ripartire, ma fermo mio fratello semplicemente toccandolo sulla spalla. Lui si gira e in una frazione di secondo capisce che ho bisogno di lui.
-Mamma, vai avanti tu, io ti raggiugo tra poco.- Dice. Io lo guardo, riconoscente. È il momento di dirgli tutto.
Quando mia madre è sparita tra gli ospiti, tiro mio fratello per un braccio finché non arriviamo in un angolino appartato dove nessuno può sentirci.
-Che c’è Morg?-
-Diciamo solo che dobbiamo parlare. Anzi, devo parlare.-
Inizio il mio racconto da quando sono andata a vivere da sola e ho iniziato a fare i primi furti. La sua espressione, durante tutta la storia, passa varie fasi: confuso, incredulo, arrabbiato, scioccato fino a stabilizzarsi con una faccia che contiene tutti questi stati d’animo insieme. Resta zitto e pensieroso per qualche minuto. Minuti che per me equivalgono a intere ere geologiche. Alla fine parla.
-Sorella, sangue del mio sangue, perché cavolo non me lo avevi detto prima, dannazione?! Sarebbe stato molto più facile coprirti, invece pensavo che non volessi più vedermi o robe così. Brutta idiota che non sei altro, non hai pensato alla salute mentale di tuo fratello gemello?! Imbecille!- Sbraita.
Incasso la sfuriata. Lui si volta verso Elowen e continua.
-E tu sapevi tutto?-
Elowen abbassa la testa un po’ in segno di assenso, un po’ per nascondere l’imbarazzo che ha stampato in volto.
-Fantastico, sono circondato da deficienti! Avrei potuto aiutarvi, merda! Ma voi no, sia mai fidarsi di qualcuno.-
-Dorian, non te l’ho detto perché pensavo che ti saresti arrabbiato…-
-No! Hai scelto la tua vita, una vita avventurosa. Certo, avrei preferito che facessi un lavoro onesto, ma di me ti puoi fidare. Ci sono altre persone che lo sanno?-
-Sì, solo Alexander. Diciamo pure che ‘La Gemma’ è composta da tre elementi, non sono solo io.-
Poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Se me lo avessero predetto, avrei riso di cuore al solo pensiero. Mi abbraccia.
-Grazie D.- Dico con la faccia premuta sulla sua spalla.
-Era da tanto che non mi chiamavi ‘D’.-
Ridiamo insieme.
Torniamo dagli invitati e adesso sono tranquilla e serena anche se aspetto in ogni istante un agguato da qualche parente rompiscatole.
Io e El parliamo del più e del meno, del per e del diviso, insomma, un po’ di tutto finché non esauriamo gli argomenti.
Poi arriva l’Inferno dantesco. Non so se esiste un girone apposta per tormentarmi, ma nel caso si chiama Wendy.
-Ciao ragazze!- Esordisce con la sua vocetta da soprano. -Vi divertite?-
-Sì Wendy, grazie. Festa magnifica.- Dico con il miglior tono gaio che riesco a evocare da dentro di me.
-Oh, davvero? Ci tenevo tanto a sapere che è apprezzata.-
Guardo il pancione enorme di mia cognata.
-Quando nasce la marmocchia?- Chiedo con reale interesse.
-Oh, tra una settimana circa.-
Mi stupisco parecchio, non mi ero resa conto che il tempo fosse passato così in fretta. Ciò vuol dire anche che devo pensare velocemente a un regalo da fare. Lo troverò.
-Come la chiamerete?- Chiedo.
-Siamo molto indecisi tra Lily, Ivy, Destiny, Hope e Maeve.-
Passo in rassegna i significati dei nomi che mi ha detto: giglio, edera, destino, speranza e pianta velenosa. So che è una hippy nata, ma non immaginavo così tanto.
-Dorian quale preferisce?- Chiedo.
-Lui opta per Maeve o Destiny, ma preferisce di gran lunga Maeve.-
-E tu?-
-Ah, io vorrei tanto chiamarla Hope.-
Ti pareva…
-Tutti molto belli, ma mi ritrovo a dar ragione a mio fratello: Maeve è fantastico.-
Chiudo la conversazione il più velocemente possibile e corro da mio fratello. Per la seconda volta oggi lo prendo per un braccio e lo trascino via.
-Torno subito, la famiglia chiama.- Lo sento dire a dei suoi amici.
-Dorian! Come osi permettere a tua moglie di chiamare tua figlia, mia nipote, ‘speranza’?!-
-Morg, non è ancora decis…-
-No, apri bene le orecchie: o la chiamate Maeve, oppure mi troverò costretta a correre all’anagrafe e cambiare io stessa il suo nome.-
-Anche a me piace Maeve, ma…-
-Taci! Se le opzioni sono giglio, edera, destino, speranza e pianta velenosa, fai almeno in modo che la scelta ricada su pianta velenosa.-
-Lo sai com’è fatta Wendy…-
-So che è una Barbie hippy in crisi di mezza età, ma non immaginavo che scaricasse tutto questo su vostra figlia.-
-Tranquilla Morg, vedrai che tra una settimana avremo una Maeve Lewis nuova di zecca.-
-Lo spero per la tua incolumità fisica.- Dico seriamente.
Torno da Elowen a passo di marcia. La raggiungo, prendiamo un whisky insieme e, dopo altre due ore di sopportazione, decidiamo di abbandonare la festa.
Io torno nella mia nuova abitazione, casa di Alex, lei torna nella sua villa.