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Autore: memi    23/09/2009    10 recensioni
Si dice che siano cinque le fasi per superare un dolore.
Negazione Rabbia Contrattazione Depressione Accettazione
Lily Evans aveva sempre pensato fosse una stupidaggine, specie se abbinate ad esperienze più traumatiche che dolorose, almeno fino a quella mattina...
[Della serie: quando Lily capì di non poter stare senza James...
Primo tentativo di James/Lily.
E sì, primo approccio pre-Harry.]
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che siano cinque le fasi per superare un dolore.

Negazione Rabbia Contrattazione Depressione Accettazione

Lily Evans aveva sempre pensato fosse una stupidaggine, specie se abbinate ad esperienze più traumatiche che dolorose, almeno fino a quella mattina...

 

 

The 5 stages

 

 

 

#1: Negazione

Se avesse saputo cosa le sarebbe aspettato di prima mattina, Lily sarebbe rimasta di sicuro nel suo letto a dormire piuttosto che affrettarsi come una forsennata, facendo spola tra il baule e il bagno, per non fare tardi.

Ma quando aveva aperto gli occhi, svegliata da un capillare raggio di sole particolarmente dispettoso che aveva deciso di posarsi proprio sul suo viso, tutto ciò a cui aveva pensato era stato come e cosa dire a quel capoccione di James Potter per fargli perdere quell’insana abitudine di provarci con lei. Mettendo i piedi a terra, poi, si era concentrata piuttosto su che tipo di imbarazzante corteggiamento aspettarsi dal suddetto ragazzo, trovandosi alquanto indecisa se protendere più verso la stoica richiesta di un appuntamento – a cui lei avrebbe risposto un no secco, senza ulteriori ripensamenti – o su un qualche strampalato complimento del caso. E di sicuro, nell’indossare la divisa, non si era messa a dubitare sul modus operandi del suo più spietato corteggiatore, né sul filo che avrebbe seguito la giornata – spietato corteggiamento, colazione, lusinghe, lezioni, attenzioni, ronda e di nuovo spietato corteggiamento -.

Eppure, varcando la soglia della Sala Grande, il sentore di qualcosa di strano le era saltato addosso con la forza di un Troll, stordendola.

Ovviamente lui era lì, con la solita aria arrogante, i capelli indomabili e tutto il resto.

Ovviamente anche gli altri erano lì. Sirius Black alla sua destra, Remus Lupin dirimpetto e Peter Minus accanto a quest’ultimo. Tutto nella norma insomma.

Ovviamente lei aveva stretto a sé i libri di turno e si era preparata a rigare dritto verso il tavolo di Grifondoro, pronta all’attacco diretto che come sempre le veniva riservato.

E qui, proprio qui, era cascato l’asino.

Contravvenendo a qualsiasi aspettativa e a ben sei anni o poco più di ammirabile dedizione, James Potter aveva deliberatamente finto di non notarla neanche, mentre rivolgeva il suo rivoltante larghissimo sorriso all’indirizzo di Margareth Ferguson, la più superficiale, banale, noiosa Grifondoro della storia di Hogwarts.

Non che a lei importasse alcunché, comunque.

Anzi, il fatto che lui avesse finalmente deciso di votarsi ad altre gonnelle era da ritenersi quale fatto positivo per lei. Ah, niente più stupidi complimenti, niente più richieste d’uscita insieme, niente più inopportuni vaneggiamenti su loro due insieme... Era libera. Li-be-ra. Niente più il brutto muso di James Potter che la stressava a colazione, a lezione, a pranzo, in biblioteca, nel parco, a cena, durante le ronde. Niente di niente di niente di niente!

Avrebbe potuto frequentare chiunque avesse voluto senza esporlo al rischio di una magistrale vendetta da parte dello Squilibrato e della sua Gang. Avrebbe potuto uscire ad Hogsmeade senza essere pedinata, entrare ai Tre Manici di Scopa senza il rischio di ritrovarselo casualmente di fianco, parlare con qualche amico senza doverlo poi difendere dal Quartetto Di Boriosi E Antipatici. Beh, in verità c’era Remus Lupin che non era poi così male, e quel Peter Minus non sembrava né borioso né antipatico né altro, perciò a conti fatti poteva essere considerato più un Duetto Di Boriosi E Antipatici, ma vabbè.

Il punto era che, se Mister Sono Il Più Bello Di Hogwarts si fosse trovato un’altra a cui dedicare le proprie svenevoli attenzioni, avrebbe smesso di tormentarla e dopo sei lunghi anni e un po’, lei avrebbe potuto uscire dalla sua camera senza brutte sorprese per la via.

E questo era sicuramente un bene.

Se le fosse anche solo in minima, minuscola, microscopica parte interessato quel bamboccio figlio di papà, allora, ecco, sarebbe stato un problema. In quel caso, forse, avrebbe avuto di che preoccuparsene perché tutti quei ripugnanti sguardi languidi verso la Ferguson avrebbero potuto significare solo una cosa: lo stava perdendo. Allora sì che avrebbe fatto bene a lambiccarsi il cervello per tentare di mettere fine a quello scempio e riprenderselo, ma, grazie al cielo, non era quello il suo caso.

...no?

“Ovvio. Per forza. Sai che diavolo me ne frega di quello lì. Ma guardatelo, sorride come un imbecille! È stomachevole, figurati se mi può mai piacere uno così!” Decretò tra sé e sé sottovoce, mentre si accasciava, con la grazia di un elefante, sulla lunga panca in legno, a qualche posto vuoto di lontananza dai Quattro Dell’Apocalisse. “Non me ne frega un accidente, un bel niente. Anzi, sono contenta per lui che si è trovato una degna della sua stupidità! E felice per me di essermene liberata!”

Sì, era così.

Era felicissima come una Pasqua, davvero.

Non avrebbe saputo desiderare di meglio se avesse avuto la possibilità di esprimere un desiderio.

Non le importava un bel niente se quel montato di James Potter faceva l’idiota con quell’oca senza cervello di Margareth Ferguson.

Non provava altro, oltre che l’ebbrezza di sentirsi libera.

Nada. Zero assoluto. Niente di niente.

 

 

 

Negazione

#2: Rabbia

“Hai già visto la novità?” Le domandò Autumn Brooks non appena le fu di fianco, i capelli castani cadenti lungo le spalle e gli occhi marroni puntati su un punto preciso della tavola.

Per tutta risposta Lily scrollò le spalle, rastrellò la migliore espressione d’indifferenza e addentò con forza un pancake dal proprio piatto.

“Se stai parlando dell’idiota e della sua nuova conquista...” E strappò un morso con una tale furia che la sua migliore amica per un istante si ritrovò a temere di starle accanto. “...sappi che non mi può interessare di meno.”

“Beh.” Fece una smorfia risentita Autumn a quel punto, raddrizzandosi sulla panca con una calma studiata, i dubbi di qualche istante prima svaniti come sabbia al vento. “Veramente, pensavo potesse farti piacere.”

“Ovvio che me ne fa!” Ribatté subito la rossa, inforcando con una tale enfasi una fetta di bacon da provocare uno stridio di fondo tra la posata e il piatto in questione.

Come prima, non se ne curò affatto, troppo intenta a mostrarsi sollevata per pensare anche ad un inutile servizio da pranzo.

Con la coda dell’occhio scorse l’Imbecille allungarsi sul tavolo per raccontare qualcosa all’orecchio di Margareth, seduta accanto ad un paziente Remus, e, a giudicare da come lei sghignazzava selvaggiamente, doveva trattarsi anche di un qualcosa molto divertente. A quel punto, senza volerlo, si ritrovò a pensare all’entità di quel qualcosa, ma smise di farlo appena l’istante dopo. Conoscendolo, non doveva aver detto niente di più profondo che un’osservazione sul tempo.

“A me non sembra.” Osò insinuare Autumn dopo un’accurata riflessione, la quale non aveva smesso per un solo attimo di scrutarla in viso. “Voglio dire, per come ne hai sempre parlato, pensavi non vedessi l’ora di liberarti di lui.”

“E infatti è così, ti dico!” Confermò con trasporto Lily, impedendosi di guardare ancora in una certa direzione ben precisa. “Solo perché non salto sul tavolo e insceno il balletto della gioia, non significa che io non lo sia!”

“Sarà.” L’altra però non sembrava del tutto convinta. “È che mi sarei aspettata una reazione diversa da te, ecco.”

“Beh, scusa tanto se non è così!” La rimbeccò acida il Prefetto, intanto che una rabbia malcelata iniziava ad espandersi sempre di più dentro di lei. “Forse potrei mettermi ad urlare qui davanti a tutti i professori, andrebbe meglio per te?”

“Non volevo offenderti, Lily. Dico solo quello che penso. E se proprio lo vuoi sapere...”

“No, non voglio!”

“...penso che un po’ lui ti piaccia, tutto sommato.” Autumn non aveva neppure fatto finta di averla sentita, preferendo piuttosto continuare ad esporre il suo punto di vista con stoico coraggio, mentre recuperava una fetta biscottata e iniziava ad imburrarla.

In un decimo di secondo, gli occhi verdi di Lily si furono così sgranati che, se fosse stato un fumetto, si sarebbero già staccati dalle orbite.

Era sorda lei, o aveva sentito quello che pensava di aver sentito?!

“Lui cosa? Un Troll ti ha dato una botta in testa per caso? Quell’anfibio non potrebbe mai, mai, mai piacermi! Neanche fosse l’ultimo omuncolo sulla faccia della Terra. Mai, Autumn. È assolutamente fuori discussione e sai che ti dico? Al prossimo che prova ad insinuare una simile amenità lo affatturo al punto che persino sua madre stenterà a riconoscerlo!”

“Lily...”

“No, no, fammi parlare adesso! Vuole quella sciacquetta? Bene. Bene! Che se la prenda, sai che piacere!”

“Lily.”

“Ah, sono una splendida coppia d’imbecilli insieme e chissà, magari riescono a racimolare abbastanza materia grigia per tirare fuori un neurone.”

“Lily!”

“Che c’è?”

Di rimando, Autumn le fece un ampio gesto della mano, indicando in modo piuttosto palese la scolaresca già adunatasi per la colazione e gli sguardi che tutti, ma tutti tutti, tenevano incollati su di lei.

“Oh.”

Ad un tratto tutta la foga con cui si era accanita appena qualche attimo prima era completamente svanita, soppiantata dal peso della figuraccia commessa davanti a più di qualche paio di occhi. Persino la rabbia, che fino ad un secondo fa l’aveva talmente presa da farle credere che l’avrebbe accompagnata per sempre, era scivolata via, scemando nelle occhiate perplesse dei presenti. Non osò neanche girarsi da quella parte.

“Credo che...io...ci vediamo dopo.” Balbettò dunque, alla volta della sua migliore amica, prima di raccattare quel briciolo di coraggio ancora rimastole in corpo e dileguarsi all’istante dalla Sala Grande, ad un tratto divenuta paradossalmente troppo piccola perché riuscisse a starci ancora.

Era tutta colpa sua, maledetto James Potter!

 

 

 

Negazione

Rabbia

#3: Contrattazione

Strinse a sé le ginocchia, tuffandovi dentro il viso e affondandovi l’imbarazzo, mentre una cascata amaranto si dipanava sulle sue spalle.

Morgana, che figura grama aveva fatto! Proprio lei che era un Prefetto e avrebbe dovuto dare il buon esempio, si perdeva in assurdi sproloqui degni di un’ochetta della peggior specie sul ragazzo che aveva giurato di detestare sin dal loro primo incontro. Poteva finire più in basso di così?

Senza contare l’aggravante dell’equivocità della situazione, la quale, assieme all’acceso rossore che sapeva averle imporporato le guance, doveva aver scatenato pensieri maliziosi nella testa dei più. Probabilmente metà Hogwarts in quell’istante si era convinta che dopotutto lei, Lily Evans, era davvero innamorata di James Potter e che, se gli aveva dato tutti quei due di picche, era stato per la vanità personale di farsi corteggiare. E, sicuro, anche lui doveva rientrare in quella cerchia di geni!

Ma certo, erano anni che continuava a blaterare su alcuni presunti sentimenti d’amore di Lily nei propri confronti e adesso, seppure quale gesto inconsulto di un irrefrenabile attacco isterico, lei stessa aveva dato in un certo senso la prova della veridicità di tali supposizioni.

“Bella cretina, Lily, complimenti!” Singhiozzò tra le gambe, sperando e pregando di poter rimanere così all’infinito.

Magari se fosse rimasta abbastanza ferma, l’avrebbero scambiata quale complemento d’arredo e l’avrebbero lasciata sola per i suoi fatti. Chi parla con un mobile? Nessuno!

Merlino, non chiedeva poi questa gran cosa. Avrebbe posato bacchetta e calamaio per sempre, indossato i panni di una Babbana qualsiasi e fatto una vita eremitica, se fosse servito a cancellare quegli ultimi cinque minuti di follia. E sì, avrebbe sposato quello stupido di Vernon Dursley, il vicino della casa genitoriale, pur di poter tornare indietro nel tempo di quei pochi minuti che servivano affinché nessun fraintendente soliloquio uscisse dalla sua bocca.

Se solo avesse tenuto la bocca chiusa...non le importava neppure di lui!

Se solo Autumn l’avesse avvisata per tempo, anziché insistere solo sul nome...

Se solo avesse evitato qualsiasi insinuazione inappropriata e fuori luogo...

Se solo l’Idiota non avesse pensato di votarsi a quell’oca della Ferguson proprio quella mattina...

Se solo lei fosse rimasta nel letto, a dormire, anziché alzarsi...

Magari, ecco, adesso non desidererebbe tanto di poter scomparire.

Magari non si augurerebbe tanto di plasmarsi al mobilio fino a diventarne parte integrante.

Magari non nutrirebbe lieve forme di risentimento verso Autumn.

Magari non penserebbe con tanta enfasi di poter uccidere mezza Hogwarts per placare la maldicenza.

Magari non vorrebbe avere così disperatamente tra le mani Sua Deficienza James Potter per potergli riversare addosso tutto lo sdegno di ritrovarsi in una simile, allucinante situazione.

Ma era chiusa in un’aula desertica, con l’unica compagnia di oggetti inanimati, a desiderare l’oblio generale piuttosto che rialzarsi e affrontare i pettegolezzi che ne sarebbero scaturiti di certo...

E, cosa ben peggiore, una parte abbastanza consistente del suo cervello le gridava qualcosa che dava tanto la raccapricciante idea di suonare come gelosia.

Lei. Lily Evans. Di lui. James Sono-Il-Più-Figo-Di-Hogwarts Potter. Puah, assolutamente no.

No. No... No!

“Andiamo, ovvio che no!” Si ripeté sconvolta, ormai dimentica del pianto di poco prima.

Lei gelosa se quello Sbruffone iniziava ad interessarsi a Stupide Galline Qualunque?!

No no. Davvero. No.

“Evans, lo so che sei lì. Mi apri la porta, o devo buttarla giù?”

Lily alzò gli occhi al cielo, riconoscendo al volo il proprietario della voce.

“Ti prego, sposerò sul serio Vernon Dursley, ma mandalo via.” Pregò ad un Dio sconosciuto, supplichevole. “Via, mandalo via da qui! Farò tutto quello che mi chiederai, ma lui no. Tutti, ma non lui. Ti prego...”

“Okay, Evans, conto fino a dieci poi la butto giù. Uno. Due. Tre. Quattrocinqueseisette-”

Click.

James non ebbe bisogno di continuare oltre la sua velocissima conta. All’improvviso, difatti, la porta contro la cui esistenza si era accanito con forza si spalancò, rivelando la figura dolce e aggraziata di Lily Evans. Dolce relativamente, visto che salendo appena più su lungo il viso, era impossibile non notare l’espressione omicida ben impressa nelle iridi smeraldine.

Ingoiò amaro e si preparò alla furia, ma prima di poter anche solo pensare di dire qualcosa, lei lo aveva già trascinato dentro, richiudendo la porta dietro di loro.

Ad un tratto, come non era mai riuscito a fare in tutti quegli anni, erano solo loro due: James Potter e Lily Evans.

 

 

 

Negazione

Rabbia

Contrattazione

#4: Depressione

Lily lo fissava negli occhi, con la stoica fierezza di una leonessa e l’invidiabile coraggio di un Grifondoro, alla ricerca di un qualcosa d’imprecisato. Era come avere addosso l’intera commissione del Wizengamot e sapere di aver appena bevuto la pozione della verità, o come sostenere i M.A.G.O. completamente impreparati. Ecco, era così grosso modo che James si sentiva in quel momento: sotto esame.

Stava già iniziando a sudare sette camicie e a rivelare, senza che nessuno gli avesse chiesto ancora nulla, tutte i suoi più imbarazzanti segreti quando, tanto fugace quanto lo era stata l’intera faccenda, Lily distolse lo sguardo per andare ad accucciarsi in un angolo particolarmente scarno dell’aula.

Aveva poggiato la fronte contro le ginocchia e si teneva strette al petto le gambe, in una nuvola di un’inconfondibile rosso rubino.

Così su due piedi, del tutto impreparato a quella disarmante reazione, James si sentì piuttosto insicuro sul da farsi. Doveva abbracciarla? Dubitava che lei glielo avesse permesso senza poi contraccambiare con un pugno in pieno viso. Allora forse doveva confortarla? No, era più probabile che avesse combinato un ulteriore macello piuttosto. Ehm, doveva andarsene? Sì, e perdere così l’unica possibilità di rimanere effettivamente solo con lei?! Mai.

“Avanti, prendimi pure in giro.”

A debellare tutti i suoi dubbi ci pensò, grazie al cielo, la stessa Lily. Ma se avesse saputo cosa stava per dirgli, di sicuro James si sarebbe trattenuto dal ringraziare tanto facilmente il cielo.

“Sei venuto a cantare vittoria, no? Com’è che si dice in questi casi? Ah sì: te l’avevo detto. Bene, avevi ragione, contento? Me l’avevi detto!” Sciorinò per l’appunto, prima di abbandonarsi ad un sospiro scoraggiato. “Sono una stupida.” Singhiozzò, affondando ancora di più col viso nell’interno coscia.

A quelle parole James, che non c’aveva capito un piffero fino a quel momento, decise che sarebbe andato contro il suo codice cavalleresco rimanersene lì imbalsamato mentre la sua ragione di vita si profondeva in una serie d’insulti contro se stessa e pertanto, animato dal più straordinario animo nobile, le si avvicinò, scivolando al suo fianco tra lo stridio della suola delle scarpe contro il pavimento freddo.

“Tu non sei stupida, Evans.” Borbottò, goffo e imbranato come non mai.

“Sì, invece!” Lo contraddisse subito Lily, prima di scoppiare in un nuovo pianto isterico.

Si sentiva così depressa, adesso...

Perché si sentiva così depressa, poi?

Avvertì dei leggeri e sconclusionati tocchi sulla sua spalla e solo dopo un po’ capì che si trattava della mano di James.

“No, Lily, non sei affatto stupida.” Ribatté, con estrema convinzione.

“Ma sono inadeguata!”

“Inadeguata? A cosa?”

Se c’era una cosa di cui James fosse abbastanza certo in quel momento, era che le donne sarebbero state sempre un grosso punto interrogativo per lui.

“A tutto! A questo, a Hogwarts, alla magia... A tutto, tutto!”

“A me sembri la persona più adeguata del mondo, a dire il vero.”

Non aveva idea di quello che avesse detto ma, a giudicare da come Lily si fosse calmata, non doveva essersela cavata poi tanto male.

Sorrise, animato da un nuovo entusiasmo. “Diciamo che sei solo un po’, ehm, ostinata ecco.”

“Ostinata?” Ripeté tra le lacrime lei, ascoltandolo di cuore probabilmente per la prima volta dopo secoli di ingiustificate elusioni.

“Nel senso buono però!” Si affrettò ad aggiungere James, preoccupato di aver urtato la sua sensibilità.

Per le mutande di Merlino, era un orso con i discorsi!

“Voglio dire che sei tenace, ecco.” Si grattò il capo, mentre ponderava sul discorso da fare. “Cioè, anche tutta questa storia tra noi...”

“Non c’è nessun noi, Potter.”

“...lasciami finire, Lily. Quello che sto cercando di dirti è che sono sei anni e tre mesi che mi snobbi, realizzando un nuovo record storico, tra l’altro...”

Lei sghignazzò a quell’ultima affermazione ma, pur di non darglielo a vedere, affondò ancora di più nelle gambe.

“...e ti ostini a respingermi, ma alla fine...” Sospirò, rilassandosi, mentre l’ombra di un sorriso andava a delineargli le labbra. “...siamo sempre io e te, no?”

Era vero.

Non aveva bisogno di ponderarci sopra.

Lo sapeva, era vero.

Chiuse gli occhi, si asciugò le lacrime con il dorso della maglia e, finalmente, alzò la testa per puntare i suoi incredibili bulbi oculari verdi in quelli caldi e rassicuranti di lui.

“Hai gli occhi marroni.”

Era una domanda a trabocchetto?

“Beh, sì, lo so.”

“No, no, voglio dire che hai gli occhi più marroni che abbia mai visto.”

“Oh, ehm...grazie?” Sussurrò, azzardando.

Non era sicuro che fosse un complimento, né tanto meno era certo di aver capito le parole sconclusionate di Lily, ma vabbè...!

“Ho fatto una figuraccia.” Di nuovo la ragazza parve vittima di variazioni umorali pazzesche e, dal discorso sugli occhi di poco prima, passò al rimembrare la scena in Sala Grande.

“Ma no!” Tentò di minimizzare James, immediatamente, tamponando come meglio poteva pur di vederla sorridere. “Beh, solo un pochino.” Dovette tuttavia ammettere quando lei gli rivolse un’occhiata in tralice, palese.

Lily sospirò e, sfiduciata, poggiò il mento sulla cima delle ginocchia, prendendo a scrutare qualcosa d’indecifrabile dinanzi a sé.

“Margareth mi odierà.”

“Puoi sempre lanciarle contro un Confundus.”

“Non avresti dovuto...”

“Lo so. Mi dispiace.”

“Penseranno tutti che sono una scema.”

“Solo chi è tanto scemo da crederci.”

“Davvero?”

“Assolutamente!” Assicurò su due piedi James, una mano sul cuore e l’altra bene in vista.

Lily ridacchiò appena, di nuovo di buonumore, e lui, interpretando la cosa come un fattore positivo a suo vantaggio, si convinse che dopotutto avvolgerle le spalle con il proprio braccio non doveva essere poi tanto sbagliato.

Lo fece, trattenne il fiato e...

Lily Evans non gli aveva dato un pugno.

Lily Evans non gli aveva dato un pugno e si lasciava abbracciare da lui.

Lily Evans non gli aveva dato un pugno, si lasciava abbracciare da lui e aveva addirittura appoggiato la testa contro la sua spalla.

Per mille Elfi avvizziti, era forse morto e sbarcato in Paradiso?!

 

 

 

Negazione

Rabbia

Contrattazione

Depressione

#5: Accettazione

D’accordo, ammetteva che la situazione poteva risultare un tantino sconveniente vista dall’esterno. Loro due abbracciati – abbracciati, sì, non era così disperata da negare persino l’evidenza – in un’aula solitaria. Chiunque avrebbe pensato che erano lì per pomiciare, persino Peter l’Ingenuo Minus!

Ammetteva anche che, per onore di tutti gli anni trascorsi a fingere che lui non esistesse neppure, lei non avrebbe dovuto permettere una simile circostanza.

E sì, ammetteva finanche che dopotutto, molto molto molto in fondo...in fondo in fondo ecco, la cosa in qualche bislacco modo non le dispiaceva poi così tanto come avrebbe pensato.

Ma da qui a dire ci fosse qualcosa di più, ce ne correva di acqua sotto i ponti!

Per come la vedeva lei, aveva avuto un momento no, lui si era ritrovato lì e lei aveva ripiegato su di lui. Stop. Fine dei giochi.

Insomma, solo perché gli aveva permesso di abbracciarla a quel modo e, a sua volta, aveva poggiato il capo sulla sua spalla non voleva dire che le piacesse. Insomma, era sempre di James Io-Sono-Il-Miglior-Cercatore-Di-Tutti-I-Tempi-E-Gli-Altri-Mi-Fanno-Un-Baffo Potter che si stava parlando! Quella specie di fenomeno da baraccone che si divertiva a mostrare la propria arroganza sempre e comunque, specie se in sua presenza, per intenderci.

Non. Poteva. Piacerle. Uno. Così.

Era fuori discussione, non c’era storia, suvvia!

Era ridicolo. Ridicolo! Era James... Era solo James... Era sempre James.

Il pensiero la colpì con la forza prorompente di un Troll di montagna.

Non vi aveva mai fatto caso prima, o almeno non aveva mai voluto dargli troppo peso. Ma ora che la verità era saltata a galla da sola con una tale semplicità da disarmarla, non poteva negare che non fosse vero. Non poteva nascondersi dietro ad altre bugie, non più perlomeno.

“Santo cielo, sei tu!” Esclamò, prima ancora di riuscire a rendersene conto, gli occhi sgranati dal peso della consapevolezza.

Accanto a lei James, che aveva tenuto sott’occhio ogni minimo movimento del viso bellissimo della sua dea, corrugò la fronte a quelle parole.

“Sicuro che sono io! Chi altri dovrei essere sennò?” Si precipitò a domandare, temendo forse di aver mancato qualche passaggio fondamentale.

Per tutta risposta Lily sbuffò, eppure non sembrava arrabbiata, anzi. Ad occhio e croce James avrebbe detto che era felice. Sorpresa, anche, ma soprattutto felice.

“Intendevo che sei sempre tu. Sei continuamente tu! Sei...sei costantemente tu...”

Perché aveva la vaga impressione di non aver afferrato un tubo della conversazione?! Mah. Scrollò le spalle e, anziché rispondere ad una domanda che probabilmente una domanda infondo non era, preferì rafforzare un po’ di più la stretta sulle spalle di lei. Checché se ne dicesse, era abbastanza intelligente da sapere che, quasi sicuramente, non gli sarebbe capitata più nella vita un’altra occasione simile. Meglio approfittarne finché poteva.

“James?”

“Sì?”

Okay, forse aveva esagerato con l’iniziare a carezzarle i capelli. D’accordo che lei non aveva battuto ciglio fino ad allora, però-

“Avevi ragione tu.” Ritrattò. “Anzi, hai ragione tu. È che io non volevo vederlo, non volevo...non volevo capirlo, non volevo.”

Per quanto fosse felice di aver ragione finalmente per qualche cosa, soprattutto se ad ammetterlo era lei, James non poteva nascondere la propria perplessità sull’argomento di conversazione, né d’altro canto era propenso a farlo.

“Va bene, Evans. Di che diavolo stai parlando?”

“Di quello che hai detto prima!”

James fece mente locale, incuriosito. “Che hai fatto una figuraccia?” Aggrottò la fronte, confuso.

“Non quello! Cioè sì, anche quello in effetti. Ma il punto è un altro.”

Ecco, avrebbe tanto voluto saperlo anche lui quale fosse il punto...

“Hai presente la storia di noi? Che siamo sempre io e te alla fine?”

“Ah.”

Quel punto... Okay, era confuso. Era parecchio, parecchio confuso.

“Hai ragione.” Stabilì Lily, un bagliore di presa di coscienza che si allargava dagli occhi al viso, illuminandola. “Hai ragione, James. Ne hai sempre avuta!”

James?! Dov’era il Potter? Da quando lo chiamava per nome?

“Mi guardo indietro e sai cosa vedo?”

Scosse il capo, incapace di dire qualsiasi parola di senso compiuto, il cuore divenuto un amalgama inscindibile con lo stomaco.

“Io vedo...te!”

Era da pazzi, Lily lo sapeva. Ma come accidenti aveva fatto a non accorgersene prima?! Era lì, era davanti agli occhi, era così maledettamente lampante...

“Te, James. Il primo giorno qui, sul treno, in aula, in Sala Comune, durante le gite a Hogsmeade... C’eri sempre tu! E anche adesso...ci sei tu! Ci sei tu...”

Forse, ma forse, iniziava sul serio a capire.

Per istinto allungò una mano e, recuperando una ribelle ciocca di capelli fiammanti dal viso, gliela fermò con dolcezza dietro l’orecchio.

“Lo so, Lily.”

“Ma allora...”

Una nuova consapevolezza sembrava essersi affacciata davanti a lei, visto come sgranò gli occhi e dischiuse le labbra in una o perfetta.

James sorrise e, con un unico gesto fluido della sua mano sul mento di lei, la costrinse gentile a guardarlo.

“Ci sei arrivata, finalmente.”

Lily rabbrividì appena sotto il suono profondo della sua voce, ma non si ritrasse quando infine lui la baciò, coronando così il desiderio più bramato in assoluto e serbato per sei anni e tre mesi esatti, e, anzi, stupendosi di se stessa si ritrovò a buttargli le braccia al collo, con ardore.

Non era così difficile, dopotutto.

Bastava solo avere il coraggio di ammetterlo.

“La prossima volta che fai una cosa tanto stupida, ti castro.”

James ridacchiò, così felice che sarebbe potuto esplodere. “Devo preoccuparmi?”

“Considerala una promessa, Potter.”

“Consideralo fatto, Evans.”

 

 

 

The End

 

 

 

 

 

A/N

Non credevo di riuscire davvero a finirla. Ma ce l’ho fatta e, tutto sommato, non ne sono così nauseata come avrei pensato. Ho scoperto che lavorare con questi personaggi è estremamente stimolante per me, perciò aspettatevi qualche altra cosuccia su di loro! ^.-

Il fatto è che ultimamente James e Lily mi ossessionano, sul serio! Ho già trovato circa cinquecento idee da stendere nero su bianco per loro due e – credetemi – era da parecchio che non mi capitava, specie se su una nuova coppia. Ma tant’è, perciò niente.

Ad ogni modo, mi farebbe molto, moltissimo, immenso piacere sapere cosa ne pensate! Essendo la prima James/Lily che scrivo in assoluto, sarei molto curiosa di sapere se ho combinato tanti pastrocchi quanto penso. Mi lasciate una recensione? Please‼ *-*

Oh sì, prima che me ne dimentichi, l’idea è venuta fuori così, da un episodio di The O.C. che casualmente ho ritrovato in tivù. Quarta serie, mi pare, con Summer che tenta di superare il dolore per la morte di *spoiler* Marissa. Bene, in tale episodio faceva vedere lei e le cinque fasi del dolore di cui sopra in uno spaccato davvero molto ben riuscito a mio avviso (la Bilson è bravissima in quella scena!).

Ovviamente nessuno dei personaggi creati dalla Rowling mi appartiene, altrimenti adesso me ne starei su una nave al largo dell’Australia. Autumn Brooks e Margareth Ferguson, invece, sono il semplice parto della mia mente da fanwriter.

Beh, alla prossima gente.

Baci.

memi J

 

  
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