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Autore: YamaYuki    24/11/2024    0 recensioni
La principessa Cylean nel giorno del suo battesimo riceve la profezia di essere la predestinata alla Battaglia. Il destino però ha per lei in serbo qualcosa di molto particolare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la prima volta che incontravo la principessa Cylean da dopo la Battaglia. Avevo tergiversato a lungo, scivolando da motivazioni a scuse in un declino abbastanza imbarazzante, finché avevo dovuto affrontare la realtà dei fatti: stavo cercando di evitare questo momento. Raggiunta l’onestà intellettuale di ammettere la mia codardia, mi ci erano andate altre due settimane per portare i miei piedi davanti al cancello del palazzo.

La Battaglia era stata tutto. Avevamo lavorato e combattuto instancabilmente per anni per arrivare a quel punto, volevamo essere pronti e perfetti, nonostante il terrore che provavamo. Affrontare il Drago Norr’thi non era cosa da poco.

Salii la scalinata che portava al salone centrale del castello. Avendo solo ventiquattro anni, non avevo assistito alla profezia annunciata in quello stesso salone ventotto anni prima, ma ne avevo sentito così tanto parlare da potermela immaginare senza temere di sbagliare poi di molto.

 

La vecchia Graqizi era stata posseduta dallo Spirito dell’Eterno così intensamente che i suoi stessi lineamenti ne erano stati stravolti. Aveva annunciato che una grande minaccia avrebbe colpito il Regno, ma che l’infante avrebbe cresciuto dentro di sé la forza necessaria per distruggere ciò che andava distrutto. Un battesimo molto scenografico per l’allora neonata principessa, ben più indimenticabile dei fuochi d’artificio progettati dal re.

La vecchia Graqizi era sopravvissuta appena una settimana dopo quella devastante possessione, e durante i suoi ultimi sette giorni di vita era stata perlopiù a letto, sospirando ultime utili informazioni all’orecchio del re e del re soltanto. Questi, dopo che la potente fattucchiera aveva esalato l’ultimo respiro, aveva dato disposizioni precise e spaventose: la principessa Cylean custodiva in sé un potere millenario, che andava coltivato senza mai permettere che si sprigionasse se non durante la Battaglia che sarebbe venuta.

La piccola venne quindi isolata perché nulla la turbasse mai, vennero scelti con cura balia e maestri. Perfino il suo unico amico fu scelto dal re in persona, il piccolo Koopus, di appena un anno più grande della principessa.

Koopus venne cresciuto per essere l’amico, la guardia del corpo, il confidente, il guerriero perfetto e il servo fedele della sua principessa. Una vita completamente devoluta alla causa del Regno, in cui gli era stato insegnato tutto, tranne lo spirito critico di chiedersi se fosse ciò che voleva. Nonostante la sua cultura sopra la media e le sue tecniche di combattimento inarrivabili, il vero punto di forza di Koopus era l’autocontrollo, inscalfibile in ogni occasione. Era stato addestrato per ricevere ogni turbamento e defletterlo perché nulla turbasse la principessa, non il più piccolo cruccio.

Quando il Drago Norr’thi aveva dato segnali di essere in procinto di risvegliarsi, avevamo tutti capito che era quella la grande minaccia di cui aveva parlato la vecchia Graqizi. Da anni ormai il Regno si era organizzato con scuole per formare i futuri combattenti della Battaglia ed è così che venni reclutato, il migliore non solo del mio anno, ma degli ultimi dieci anni della mia Accademia.

Ero arrivato nella capitale consapevole di essere ancora lontano dalla vetta, eppure avevo passato ogni selezione, a volte con la forza, a volte con l’astuzia. L’ultima prova, la più terribile, era stata affrontare Koopus. Eravamo arrivati in venticinque a questo test finale e fummo molto sorpresi di scoprire che avremmo combattuto tutti insieme contro di lui, e non uno per volta. La sorpresa centuplicò quando avevamo scoperto che lo scopo non era batterlo, ma appena resistere in piedi per due minuti cronometrati. Koopus era comparso nell'arena camminando tranquillo, sembrava un ragazzo normale. Possibile che i venticinque migliori guerrieri del Regno, addestrati fin dalla nascita, non riuscissero a piegare un solo ragazzo?

Rimanemmo in piedi in tre. Sconfitti, ma in piedi. Ancora oggi non so dire se eravamo davvero i tre più forti o semplicementi gli ultimi nella lista mentale di Koopus da sconfiggere, e quindi il tempo era scaduto prima che lui si dedicasse davvero a farci secchi. Ricordo che l’avevo guardato in quei suoi occhi di carbone, non pareva eccitato né emotivamente coinvolto da quello che stava succedendo. Non era neanche sudato.

L’incontro con Koopus era stato in qualche modo l’opposto perfetto dell’incontro con la principessa. Non mi aspettavo nulla da lui, invece mi aveva sconvolto; mi aspettavo non so neanch’io cosa da lei, invece non era stato nulla. Mi ero chiesto a lungo come potesse essere una principessa, cresciuta per di più in quella maniera assurda. Mi ero trovato davanti una donna minuta, pallida, trascurabile. Era incredibile pensare che dentro di sé custodisse il più grande potere del Regno. A ricordarmi di continuo la sua potenza illimitata era l’atteggiamento delle persone intorno a lei, sempre gentili e nervose, con la tensione costante di rischiare di scatenare la sua furia incontenibile. Perfino Koopus aveva dato segni di una leggera ansia quando era in sua presenza.

 

Lasciai il salone verso la torre ovest pensando che non sarebbe importato a nessuno, quando una guardia mi sbarrò la strada.

«Siete qui per vedere… lui?». Era strano sentire un militare tentennare in quel mjodo.

«No. Sono qui per la principessa».

Sgranò gli occhi. Molto poco professionale da parte sua a dire il vero, ma essendo solo una guardia interna decisi di non infierire. «Lei si trova…».

«Lo so dove si trova» lo interruppi «Devo ricordarti che la conosco piuttosto bene?». Iniziava a irritarmi la sua incompetenza.

«No, no, prego. Scusatemi».

Si fece da parte con un profondo inchino del tutto fuori luogo. Mentre salivo i primi gradini della scala della torre ovest, pensai che il palazzo non si era ancora ripreso dagli scombussolamenti della Battaglia.

 

La Battaglia era stata il giorno più assurdo della mia vita, senza dubbio. Trovarsi faccia a faccia con un drago non è da tutti, poterlo raccontare è da nessuno o poco più. Ero in quel “poco più”. Il Drago Norr’thi era immenso, terrificante, ma in un certo qual modo anche magnifico. Nonostante il mio lungo addestramento per formarmi come un perfetto ammazza-draghi, avevo sentito un impulso improvviso a inchinarmi davanti a tanta possanza. C’era qualcosa che incuteva timore e anche rispetto in quella creatura così antica, sapiente e pericolosa.

Tuttavia non ero solo sul campo di battaglia e questo mi aveva permesso di non perdere la lucidità definitivamente. Richiamato all’ordine, mi ero schierato convinto di combattere, anche di morire in quel momento. Il Drago Norr’thi, però, si era fermato all’improvviso, fissando un punto oltre le mie spalle. Mi ero voltato e avevo visto arrivare la principessa Cylean, accompagnata dal fedele Koopus. Era splendida, con uno sguardo concentrato e feroce come non le avevo mai visto. Mi si era mozzato il respiro all’idea che infine le avrei visto usare il suo immenso potere e mi era parso che l’aria stessa si fermasse per un istante.

Infine il Drago Norr’thi in persona aveva parlato.

«Dunque eccoti. Ecco chi ha scelto lo Spirito dell’Eterno».

«Esatto» aveva tuonato la principessa Cylean «io sono la prescelta. Preparati a morire!».

A quel punto, l’inaspettato. Il Drago Norr’thi aveva tentennato. E poi aveva emesso un verso strano, profondo, che mi aveva fatto tremare le budella. Il Drago Norr’thi aveva riso.

«Non so chi sei, ragazzina» aveva aggiunto poi «ma ti conviene levarti di torno prima di essere travolta da me e dal prescelto».

Ci fu un momento di silenzio che sembrò durare un anno.

«Ma cosa…» avevo bisbigliato.

«Lui. Lui è il prescelto» il Drago Norr’thi stava indicando Koopus.

La principessa era scoppiata a ridere, con una risata così isterica che ci aveva gelato il sangue. Eravamo stati addestrati per temere i cambiamenti nel suo umore, nessuno l’aveva mai spinta a un tale livello di irritazione.

«Cosa vai blaterando, stupida lucertola» aveva urlato «Io sono la prescelta, la vecchia Graqizi ha scelto me, io ho dentro il potere infinito!».

«Ah, davvero?» aveva sorriso il Drago glaciale «Guardati dentro. Davvero hai quel potere?».

La principessa si era fatta pallida e tremante. «Ma la profezia… al mio battesimo…».

«Un infante nel salone» aveva sussurrato Koopus «Io c’ero al vostro battesimo. In fasce, portato da mia madre che voleva assistere a tutti i costi».

Dopo quell’epifania terrificante, i miei ricordi si facevano confusi. Il Drago Norr’thi aveva attaccato e in qualche modo Koopus l’aveva sconfitto. Avevo aspettato quel momento per tutta la vita e quando era arrivato ero troppo distratto da altri pensieri per prestarci attenzione. Dopodiché avevo perso conoscenza e quando mi ero svegliato ero nell’infermeria del palazzo. Ripresomi, ero tornato a casa avendo cura di non incontrare nessuno dei miei vecchi compagni d’avventura.

 

Ero davanti alla porta della camera della principessa Cylean. Sapevo che non era praticamente più uscita, mentre Koopus era diventato il cuore pulsante del Regno occupando figurativamente e fisicamente il centro del palazzo.

Bussai. «Cylean, sono io».

«Avanti» la sua voce era di una calma spaventevole.

Entrai, non ero mai stato lì. Sembrava la stanza di una bambina: sapevo che aveva occupato quella zona del castello solo da piccola, poi era stata spostata in un’altra area; evidentemente nessuno aveva toccato nulla dalla sua infanzia e lei aveva deciso di tornarci. Feci un passo avanti e sentii un rumore di vetri scricchiolare sotto la suola. Ritirai indietro il piede d’istinto e mi resi conto che c’era qualcosa di rotto a terra, ma che non l’avevo rotto io. Guardai meglio intorno a me. Moltissime cose giacevano distrutte in giro per la camera. Una furia violenta, ma del tutto umana, si era abbattuta fra quelle quattro mura, probabilmente diversi giorni addietro.

Alla finestra, integra ma con le tende sgualcite, sedeva su una sedia a dondolo Cylean. Era immobile e guardava fuori, difficile pensare che stesse davvero osservando qualcosa.

«Ciao» dissi piano. Non rispose. «Come stai?».

Una specie di singulto, un tentativo di risata sarcastica, la scosse facendo stridere la sedia a dondolo.

«Principessa…».

«Principessa cosa? Cosa?» mi interruppe. «Non c’è nessuna principessa qui».

«Sei sempre la principessa del Regno» provai a sostenere.

Si voltò verso di me per la prima volta. Ogni parola mi morì in gola davanti al suo sguardo, la rabbia sorda che il suo viso stravolto non riusciva né intendeva nascondere, le occhiaie nere, i capelli scarmigliati, la mascella contratta probabilmente da settimane.

«Sei stupido?» sibilò sottovoce. «Sei un cazzo di ritardato?».

Non avevo mai sentito una principessa usare turpiloquio, nemmeno in privato, tantomeno lei. «Sei sempre la figlia del re…».

Questa volta la sua risata si fece alta e isterica. «Il re! Mio padre il re! Come se a lui fregasse! Pensi che abbia mosso un dito verso di me? Pensi che gli cambi avere un legame di sangue con me? Ma tu lo sai che lui lo sapeva fin dall’inizio?».

Strabuzzai gli occhi e aprii la bocca senza riuscire a dire niente.

«Eh già!» continuò lei, sempre più isterica «Lui lo sapeva! L’ha sempre saputo! La vecchia Graqizi gliel’aveva detto prima di morire, bisbigliato chiaramente all’orecchio! Ma era troppo pericoloso dire al popolo che la sua preziosa figlia non valeva un cazzo, meglio convincere tutti che io fossi speciale, unica! Intanto tenersi vicino Koopus, dargli il vero addestramento mascherato da protezione verso di me e preparare il mondo intero a accoglierlo quando fosse stato il momento. Ecco perché doveva piacere a tutti qui dentro!».

Non sapevo cosa dire, ma sentivo che non era il momento di stare zitti. Mi pentivo così tanto di aver deciso di andarla a trovare, pur consapevole che era necessario. Nessuno vuole trovarsi in una situazione di merda, neanche sapevo che è la cosa giusta da fare.

«Beh» balbettai «forse la stai vedendo nel verso sbagliato. Hai passato tutta la vita costretta in un ruolo che non ti sei scelta. Ora sei finalmente libera».

Non seppi dire subito se avessi detto la cosa giusta o sbagliata, ma vidi la sua rabbia mutare e prendere la forma della tristezza.

«Libera. Lo dici come se fosse una cosa bella».

«Non lo è?».

Mi guardò dritto negli occhi, dritto nell’anima.

«La libertà è bella un sabato pomeriggio. È bella quando dopo una settimana di duro lavoro hai due ore di tempo per dedicarti a quello che vuoi. Quella è la libertà bella, che ti fa dire “vorrei che fosse sempre così”. Certo che lo vorresti, perché sai che non lo sarà. ma questo, questo vuoto, questo niente in cui sono adesso. Io non sono più niente, non so cosa sono».

«Puoi essere qualunque cosa».

«Ah sì? Allora voglio essere di nuovo la prescelta. Non posso, eh? Perché non è vero che possiamo essere qualunque cosa. Possiamo essere un numero molto limitato di cose, quelle poche che ci capitano per la via, e se ci portano via quelle allora non siamo niente. Ora posso scegliere se ritirarmi in campagna a bere té e allevare galline fino alla morte, oppure buttarmi da questa finestra e morire subito. Tolta la possibilità di essere l’unica cosa che potevo, mi resta scegliere il modo in cui morire».

«Non è vero. Puoi reinventarti. Studiare, cambiare».

«Ho trent’anni quasi, e il mio unico dono, il mio unico talento non era reale. Non ho niente dietro, niente davanti. Sono un atomo che galleggia in un universo vuoto, disinteressato al mio destino. Posso vivere o morire, non succederà nulla. Non ho motivo per essere niente».

«Puoi diventare qualunque cosa ora» insistetti.

Sospirò. «Non capisci. Non puoi capire» disse, il suo tono si era fatto di una tristezza gentile, quasi materna. «Tu sei stato cresciuto per essere un guerriero e sei diventato un guerriero. Non si tratta di quello che posso fare, si tratta di ciò che sono. Cosa sono io?».

Rimasi in silenzio. C’era qualcosa nella sua voce che mi bloccava, mi resi conto che non stavo capendo, non fino in fondo. Il suo mondo era crollato, ma non il suo mondo esteriore, quello si ricostruisce. Non era essere stata messa da parte nel suo ruolo di principessa né essersi resa conto che era stata presa in giro da suo padre per tutta la vita. Si era persa. Aveva perso se stessa e non si stava ritrovando più.

«È stato gentile a passare» disse dopo alcuni minuti di silenzio. Alzai lo sguardo su di lei chiedendomi di chi stesse parlando, ma stava parlando di me. Di me, ma non a me. Mi guardava come si guarda qualcuno da lontano, un quadro, un paesaggio. «Proprio gentile» disse ancora, poi si voltò e con lo stesso sguardo si rimise a guardare fuori dalla finestra, nella stessa posa in cui l’avevo trovata.

Non riuscii più ad avere la sua attenzione e dopo un po’ me ne andai.

Non la rividi mai più, né seppi niente di sicuro su di lei. Chi diceva che era morta, chi andata in un paese lontano, chi ancora rimasta chiusa in quella torre fino a che l’ultimo capello non le era diventato bianco. Poco cambiava, la principessa Cylean era morta a ventotto anni, durante la Battaglia contro il Drago Norr’thi.

   
 
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