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Autore: The_Storyteller    29/11/2024    0 recensioni
C'è gran fermento nel regno di Selvardita: a qualche mese dal suo ventunesimo compleanno la principessa Tessa deve trovare marito. La giovane sa che è giusto così, perché è così che vuole la tradizione; eppure, almeno per una volta nella vita, vorrebbe poter decidere il suo futuro.
Ma ciò che era iniziato come uno strano imprevisto cambierà le carte del destino: tra gli antichi boschi si nasconde un segreto secolare, nato dal sangue e dalla magia. Suo malgrado, Tessa si troverà di fronte a qualcosa di inaspettato, tanto affascinante quanto doloroso; e chissà che, quella stessa magia che un tempo aveva portato la morte, possa essere araldo di qualcosa di più bello.
Tra animali fin troppo intelligenti, stanze proibite e un giovane uomo tormentato dal passato, Tessa scoprirà che le apparenze ingannano e che l'amore si può trovare anche nelle circostanze più strane.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Fu un sussulto improvviso a svegliarla. Tessa si destò bruscamente, rendendosi conto solo in quel momento di essersi assopita durante il tragitto. Guardò fuori dal finestrino, disorientata, e scoprì di aver lasciato il terreno accidentato del bosco, mentre il sole di mezzogiorno splendeva alto nel cielo. Allungò lo sguardo verso il basso e, dove fino a prima c’erano terra e foglie, ora si estendevano ciottoli squadrati in perfetto ordine. 

Si girò un’ultima volta verso la foresta alle sue spalle, come se avesse voluto imprimersi nella mente le fronde degli alberi ormai lontani. Una lieve foschia circondava i tronchi al confine, dissipandosi poi al primo alito di vento. 

«Tornerò, Vahla. Salverò tuo nipote, fosse l’ultima cosa che faccio» mormorò a sé stessa, fissando le ultime tracce della Dama delle nebbie. 

 

Quando vide le mura del castello venne colta da un moto di commozione. Erano passati quasi cinque mesi da quando aveva dovuto lasciare la sua famiglia per ottemperare alla sua parte della prova dello sposo, ma a lei sembrò di essere stata via per anni. Ricordava ancora i volti rattristati della sua famiglia e del buon Baldassarre, e ricordava la propria preoccupazione per ciò che l’avrebbe aspettata nella dimora del suo fidanzato. 

Si mise una mano al petto, colta da una grande tristezza nel ricordare l’infausto destino di Bran. Accarezzò sovrappensiero il pugnale che le aveva regalato, nascosto all’interno del suo mantello, e la sua malinconia si trasformò in determinazione: “Andrà tutto bene, mio bel corvo”. 

La carrozza fece un’ultima curva e si fermò davanti a tre persone. La portiera si aprì e davanti a lei apparve il volto commosso di Baldassarre: «Bentornata, vostra Altezza» la salutò con un inchino. 

La ragazza non fece nemmeno in tempo a scendere dal predellino che venne immediatamente stretta in un forte abbraccio da sua madre. Rimase per un attimo interdetta, colpita da quel gesto d’affetto così inconsueto per il carattere solitamente mite della regina. «Mi sei mancata così tanto, bambina mia» la udì mormorare. 

Ricambiò l’abbraccio, e quando poi si sciolse dalla stretta vide il volto di Caterina rigato da lacrime di gioia. La regina le accarezzò il viso, osservandolo con attenzione: «Non hai idea di come sia stata in pensiero per te, ogni singolo giorno» continuò la donna. E a quelle parole gli occhi della ragazza ricaddero sul padre e una punta di amarezza guastò la gioia di quel momento; non poteva dimenticare l’ultima lettera del re, quando le aveva intimato di non scrivergli più se non per rivelargli eventuali punti deboli del giovane stregone. 

A malincuore si staccò dalla madre e raggiunse Ruggero, combattuta tra l’affetto e la rabbia: «Padre, sono tornata» disse con voce incrinata. Vide i suoi occhi lucidi e decise, per il momento, di non trattare la questione: allargò le braccia e abbracciò il genitore, venendo immediatamente stretta al suo petto. Ruggero trattenne un sussulto, quando le accarezzò la chioma castana: «Sono così felice di riaverti a casa».  

 

Una piccola folla di inservienti si era riunita all’esterno, ognuno desideroso di salutare la principessa. Ma una voce sovrastò tutte le altre: «Sorellina!» 

Ludovico la strinse in un abbraccio così forte che si sentì stritolare le ossa. La ragazza rise, cercando di riprendere fiato: «Ludo! Ti sono mancata così tanto?» scherzò, ma il suo cuore era colmo di gioia. 

Suo fratello la lasciò andare e la guardò da capo a piedi, come se non credesse veramente di averla davanti agli occhi: «Sono successe così tante cose, in questi giorni! Vieni, ti porto da Isabella» esclamò con allegria. 

Tessa si lasciò trascinare dal fratello, ma prima di entrare nel castello diede un’ultima occhiata dietro di sé, notando solo in quel momento che la carrozza incantata era ritornata silenziosamente nel bosco, dopo essere stata liberata del suo bagaglio. E con essa, pensò con mestizia, se ne andava l’ultimo legame con Bran. 

 

In ogni corridoio o stanza che passasse, c’era sempre qualcuno che la salutava con affetto, lieto che fosse tornata sana e salva. Tessa si sentiva commossa da tutte quelle dimostrazioni di devozione, tanto da lasciarla frastornata; e quando finalmente raggiunse la stanza della cognata, tirò un sospiro di sollievo per la quiete che vi trovò. 

Ludovico la portò vicino al letto, dove giaceva sua moglie. Quest’ultima girò appena il volto nella loro direzione e i suoi occhi chiari si riempirono di sorpresa: «Tessa... sei tornata» mormorò debolmente. 

La ragazza si avvicinò a lei e le prese le mani tra le sue: «Sì, Isa. Sono tornata» confermò, trattenendo le lacrime: vedere sua cognata viva e vegeta, dopo la terribile illusione di Dubhan, la rese più felice di quanto avrebbe immaginato. Guardò il suo viso pallido, dalle linee più dolci dovute alla gravidanza. E fu solo allora che notò una culla lì accanto, dalla quale partì un vagito. 

«Oh mio... Isa, Ludo, sono così felice per voi!» esclamò. Ludovico si avvicinò alla culla e prese tra le braccia un involto candido: «Vieni, piccina. Ti devo presentare la zia» sussurrò con amore. Pose il fagottino a Isabella, che lo strinse a sé dolcemente: «Tessa, questa è Fiammetta» disse con orgoglio. 

La principessa si avvicinò e vide una neonata dal colorito roseo. Alcuni ciuffi di capelli biondi spuntavano dalla cuffietta, mentre gli occhi azzurri si aprirono con difficoltà, ancora pieni di sonno. Tessa si sentì sopraffatta dalla commozione, mentre accarezzava con delicatezza una manina della piccola: «È bellissima! Com’è stato il parto?» 

Isabella rise: «Una faticaccia, mi ha fatto penare praticamente un giorno intero. E Ludo è addirittura svenuto!» 

Il principe si mise una mano sul petto, facendo il finto offeso: «Non è colpa mia! Sono un uomo sensibile che si preoccupa per la propria compagna!» si difese. Scosse il capo e diede un bacio a sua moglie, poi guardò la bambina: «Abbiamo aspettato così tanto per incontrarti, piccola mia...» mormorò, completamente rapito. 

La ragazza guardò i neogenitori mentre coccolavano la loro figlia, con gli sguardi pieni d’amore. E d’un tratto avvertì una nuova ondata di tristezza farsi strada dentro di sé, quando si ricordò le pozioni che aveva creato Bran per loro. 

 

***** 

Fu strano riabituarsi alla vita di tutti i giorni, ma la cosa che trovò più difficile fu riabituarsi alla gente. Prima della sua convivenza con Bran, alla ragazza sembrava normale la presenza di così tante persone all’interno del castello: ognuno di loro aveva il suo compito, da quello più umile dei servi a quello più importante di guardie e consiglieri, e tutti operavano con ordine come tante formiche. Ma dopo così tanto tempo passato da sola si sentiva quasi spaesata da tutta quella gente, e i momenti in cui riusciva a stare per conto suo erano praticamente scomparsi. Persino nel silenzio della biblioteca riusciva a percepire la presenza di Mengarda, anche se si trovava da tutt’altra parte. 

E proprio la bibliotecaria interruppe la sua lettura, quando la trovò concentrata su un vecchio tomo: «Altezza, mi dispiace disturbarvi, ma il sarto richiede la vostra presenza» l’avvisò. 

Tessa sospirò, infastidita da quell’interruzione, ma ringraziò comunque la donna. Abbandonò il libro che stava leggendo, ma fece solo pochi passi prima di fermarsi sul posto: «Mengarda, posso farvi una richiesta?» domandò. Sapeva che era rischioso, ma per il bene di Bran doveva farlo. 

La donna la guardò turbata, facendole cenno di continuare. La principessa le si avvicinò e le parlò a bassa voce, come se temesse la presenza di orecchie indiscrete: «Ho bisogno del vostro aiuto. Mi servono tutte le informazioni che riuscite a trovare su maledizioni, magia nera e magia del sangue. E nessuno deve saperlo, intesi?» 

Mengarda spalancò gli occhi, incredula, ma non disse nulla in contrario: «Fatemi indovinare. Riguarda il re di Kerdarach, giusto?» 

Tessa si lasciò sfuggire un sorriso, grata per la sua collaborazione: «Vi ringrazio. E mi raccomando, non lo deve sapere nessuno, specialmente mio padre» ribadì, prima di lasciare gli ampi corridoi della biblioteca. 

 

Trascorse tutto il pomeriggio da mastro Sebastiano, e quando il cielo si tinse di scuro si rifugiò nella stanza della cognata. Ancora troppo scossa per quello che era successo, aveva bisogno di calmarsi e di ragionare. E di ricevere consiglio da qualcuno che non fosse suo fratello o i suoi genitori. 

Isabella, con in braccio la figlia, la guardò con sorpresa: «Tessa? Che cosa succede?» 

La ragazza tirò su col naso e si lasciò cadere su una poltrona poco distante. Notò il suo riflesso in uno specchio, che le mostrò i propri occhi gonfi e arrossati. Si strofinò il volto, girandosi dalla parte opposta per non vedere più il suo doppione. 

Isabella appoggiò Fiammetta nella culla, coprendola con un lenzuolo, e invitò la cognata a raggiungerla: «Calmati, sorella mia. Qual è il problema?» 

Tessa sospirò pesantemente. Si alzò dalla poltrona e si sdraiò al suo fianco, e sentì le mani delicate della donna sfiorarle con affetto la testa: «Ho fatto una figuraccia da mastro Sebastiano» confessò. 

Rimase per qualche minuto in silenzio, mentre Isabella continuava ad accarezzarle il capo: «Ho fatto le prove dell’abito da sposa, e sono scoppiata a piangere come un’idiota» aggiunse, nascondendo il viso contro la sua spalla. 

«Non ti piaceva il vestito?» domandò lei. Tessa scosse il capo e la sua voce si incrinò leggermente: «Al contrario, è bellissimo. Di seta rossa, con decori floreali dorati e bianchi, e delle perle qua e là. Mi avvolge come un guanto, senza farmi sentire impacciata o rigida, ma quando mi sono guardata allo specchio...» 

«Sì?» la spronò. 

Nuove lacrime le scesero sulle guance, che asciugò prontamente: «Ho pensato che Bran non lo avrebbe mai visto». 

Isabella la lasciò sfogare, stringendola ancora di più a sé: «Tu lo ami, non è vero?» chiese. 

Lei annuì, sciogliendosi dall’abbraccio per guardarla in volto: «Non credo che amerò qualcun altro come lui: è così dolce, altruista. Si dedica anima e corpo a ogni cosa che fa, sempre mettendo gli altri prima di sé. E ha sofferto così tanto, e ancora adesso...» 

Un singulto interruppe il suo discorso, ma ciò che aveva detto bastò a Isabella per comprendere il suo tormento. 

 

Durante la cena cercò di essere più partecipativa e spensierata, ma Tessa non riuscì del tutto a nascondere la propria malinconia. E nemmeno più tardi, quando Agata cercò di tirarle su il morale mentre l’aiutava a prepararsi per la notte, il suo umore migliorò. 

Si sistemò sotto le coperte, avvolta nel buio del baldacchino. Udì il rombo lontano di un tuono, segno che stava arrivando una tempesta. “Come se non bastasse già la mia” pensò con sarcasmo. 

Chiuse gli occhi nel tentativo di dormire, ma la sua mente sembrava avere altri piani: rivide i vari momenti della sua convivenza con Bran, dai primi tentativi di conoscenza alle risate dei loro incontri, dal litigio di quella notte disgraziata al loro primo bacio, fino allo struggente addio di quella mattina. Sembravano essere passati anni, invece era successo tutto troppo in fretta.  

La sua immaginazione andò oltre, cambiando completamente scena. In quel momento si trovava in un non-luogo, un enorme spazio nero che si estendeva in ogni direzione, senza soffitto né pavimento. La ragazza non poté far altro che camminare senza meta, in attesa che succedesse qualcosa. 

E poi, d'un tratto, udì un lamento.  

Camminò ancora più velocemente, quasi correndo, finché non raggiunse una figura raggomitolata su sé stessa. 

«Bran!» lo chiamò, allarmata. Lo stregone era in posizione prona e tremava da capo a piedi, mentre si nascondeva la testa tra le braccia. Alzò di poco il volto, celandone l’altra metà. Guardò la principessa con disperazione, poi sussurrò una sola parola, così flebile che quasi non si sentì: «Aiutami...» 

Tessa si sentì una stretta al cuore, angosciata da quella visione. Corse verso di lui, ma all’improvviso delle raffiche di vento gelido la colpirono, taglienti come rasoi, e la allontanarono sempre di più dal giovane. Chiamò più e più volte il suo nome, angosciata dal suo stato, ma un urlo disumano fu la sua unica risposta. 

 

La ragazza si svegliò di soprassalto, boccheggiando per la mancanza d’aria. Si strinse con forza la camicia al petto, avvertendo un insopportabile peso comprimerle i polmoni. Scostò le tende del baldacchino e si alzò di scatto, continuando ad ansimare. Con passo incerto raggiunse la finestra e la spalancò, respirando con forza l’aria fredda della notte. Rabbrividì violentemente a causa del sudore che le faceva sentire ancora più freddo, ma dopo qualche respiro profondo riuscì a calmarsi. Guardò il panorama davanti a sé, riconoscendo a fatica il profilo del bosco a causa delle nubi temporalesche in arrivo. 

Stava per richiudere la finestra, quando uno strano riverbero attirò la sua attenzione: una specie di riflesso rossastro, come quello di un incendio, si alzava da un punto specifico nel profondo della foresta.  

E Tessa ebbe l’agghiacciante certezza che qualcosa di terribile fosse accaduto a Bran. 

 

***** 

«Dove hai intenzione di andare?» 

La principessa si morse la lingua, sbilanciandosi. Tolse il piede dalla staffa e guardò suo fratello. Deglutì a fatica, ma rispose con decisione: «Vado a vedere come sta Bran». 

Ludovico scosse la testa, frapponendosi tra lei e la sua cavalla preferita, Brezzalieve: «E pensi di lasciare il castello così, senza che nessuno ti faccia domande? Da sola?!» la interrogò. Tessa abbassò il capo con colpevolezza, stringendo con forza la briglia: «Ho un brutto presentimento. Ti prego Ludo, voglio solo assicurarmi che stia bene». 

Il principe la fissò con intensità senza dire nulla, ma infine sospirò: «Dammi il tempo di preparare il cavallo. Verrò con te» annunciò. 

Lei si sorprese, aspettandosi che il fratello la volesse fermare. Un timido sorriso le apparve sul volto, colmo di gratitudine: «Grazie, Ludo. Sei il fratello migliore del mondo». 

Lui scrollò le spalle, sistemando la sella su un sauro: «Lo faccio solo per assicurarmi che ritorni tutta intera. E quando papà ci beccherà – perché lo so che ci beccherà – almeno divideremo la punizione» si giustificò, per poi montare sul cavallo. Si scambiarono un cenno d’intesa e partirono al galoppo verso il bosco. 

 

I due fratelli stavano tenendo i cavalli al passo, facendo attenzione a eventuali asperità del terreno. Ludovico si guardava intorno con attenzione, cercando di nascondere un senso d’inquietudine: «Come fai a sapere che siamo sulla strada giusta?» 

Tessa controllò la bussola e la mappa raffazzonata che si era preparata prima, calcolando la direzione da prendere dalla sua camera. In quel momento l’ago stava puntando verso nord est, ma sapeva che la distanza era ancora parecchia. 

D'un tratto una lieve foschia apparve davanti ai due nobili, e presto prese le sembianze della Veggente. 

«Vahla!» la chiamò Tessa. L’ombra della donna era diventata ancora più trasparente dall’ultima volta che l'aveva vista, e il suo sguardo avvilito non prometteva nulla di buono. Senza dire nulla, la Dama delle nebbie si dissolse e si allungò davanti a loro come una scia, indicando la strada da percorrere. La principessa la seguì, ignorando lo sgomento del fratello: «Dopo mi devi spiegare un po’ di cose...» 

 

Proseguirono in completo silenzio, seguendo man mano la traccia azzurrognola del fantasma. L'inquietudine di Tessa non faceva che aumentare sempre di più, mentre mille e più domande le tormentavano la mente. Ad un certo punto la foschia scomparve, lasciandoli soli, ma qualcosa di più allarmante attirò l’attenzione della ragazza: «La barriera... Non c’è più». 

Davanti ai suoi occhi increduli, la radura si apriva senza più alcun confine, mostrando apertamente ciò che aveva nascosto per tutti quegli anni. La sua ansia aumentò ancora quando, dopo aver messo al riparo la giumenta nella rimessa, spalancò l’enorme portone di legno e venne accolta dal silenzio. 

«Bran? Sono Tessa!» disse ad alta voce. Si mosse a passo svelto oltre l’ingresso, percorrendo i corridoi ed esplorando ogni stanza. Tallonata da Ludovico, la ragazza setacciò prima le stanze al piano terra, ma non trovò nessuno. Cercò anche in cucina, sicura di trovare Quinn mentre si crogiolava davanti al camino, ma invece trovò solo silenzio; nemmeno gli utensili incantati reagirono alla sua presenza, giacendo immobili come normali attrezzi. 

Salì al piano superiore e controllò ogni spazio, chiamando ad alta voce lo stregone e i due famigli, fino a giungere nel laboratorio: la nebulosa che solitamente illuminava l’ampio spazio era scomparsa, e sul tavolo delle pozioni trovò numerose ampolle rovesciate. 

L'angoscia accompagnava ogni suo passo, quando non trovò nessuno neanche nella camera del re. Si mise le mani tra i capelli, ragionando su dove potesse trovarsi lo stregone. Poi si ricordò che mancava ancora una stanza da controllare. 

 

«Non sembra un bel posto» commentò Ludovico, mentre illuminava il corridoio sotterraneo con una lanterna. Tessa non rispose, concentrata nel mantenere la calma nonostante la tensione crescente. Continuava a pensare a come avrebbe aperto lo studio di Dubhan, ma un’altra terribile sorpresa l’accolse: la porta era completamente spalancata e pendeva da un cardine, come se fosse stata manovrata con violenza. 

Entrarono con cautela e davanti a loro si presentò uno scenario di completa devastazione: le sedie, la scrivania, ogni mobile era stato distrutto e sparpagliato nella stanza, come se fosse passata una tromba d’aria. Gli occhi della principessa saettarono verso l’arazzo, ridotto completamente a brandelli: persa la sua invulnerabilità, l'austera figura di Dubhan era stata fatta a pezzi con una tale ferocia, un tale odio, che la fece spaventare.  

La ragazza prese alcuni lembi del drappo, osservandoli turbata, quando d’un tratto Ludovico richiamò la sua attenzione. Il principe le mostrò altri pezzi di tessuto, più simile a vestiario, e delle grosse piume nere: «Non mi piace, sorellina. Non mi piace per niente» disse turbato. 

Tessa prese in mano gli scampoli, tremando appena. Il sogno che tanto l’aveva spaventata sembrava diventare sempre più reale, un presagio minaccioso su qualcosa di terribile accaduto fra quelle mura. 

Diede un’ultima occhiata allo studio distrutto, e mestamente uscì. Si arrese all’idea che Bran non si trovava al castello, o forse che si stava nascondendo apposta per non farsi vedere da lei. Delusa e preoccupata, seguì Ludovico all’esterno e recuperarono i cavalli. Guardò con tristezza la grande quercia che si stagliava in mezzo alla radura, testimone silente ed incurante di qualsiasi dramma fosse accaduto in quelle ore. 

Cavalcarono in silenzio, guidati ancora una volta dalla tenue foschia di Vahla, finché non giunsero davanti alle stalle. E lì, con le braccia incrociate sul petto, li stava aspettando Ruggero. 

«Te l’avevo detto che ci avrebbe beccato» bofonchiò il principe. 

 

***** 

Il primo spicchio di luna aveva fatto la sua timida comparsa nel cielo serale. Caterina aveva appena congedato la sua serva personale e si accomodò alla toeletta per il suo rito quotidiano: si tolse uno ad uno gli anelli che portava alla mano destra – un’onice, uno zaffiro e uno smeraldo – li baciò e recitò una breve preghiera per ognuno dei suoi figli, per poi riporli in un portagioie a loro dedicato. 

Si strinse la vestaglia sul petto e cominciò a pettinare i lunghi capelli scuri, pensando che era da un po’ di tempo che non si faceva fare un trattamento con malli di noce e corteccia di quercia. “Potrei farlo per il matrimonio di Tessa” rifletté. 

 

Era ancora sovrappensiero quando sentì la porta della camera aprirsi e, subito dopo, un forte sbuffo. «Quella ragazza mi farà impazzire» sospirò Ruggero, esasperato. Caterina si alzò e lo raggiunse, dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia: «Non essere troppo duro con lei. Ha passato così tanto tempo lontano da noi, dalle un po’ di tregua» lo consigliò. 

Il re scosse il capo, avvicinandosi alla scrivania. Prese una lettera e l’aprì, leggendo con uno sguardo corrucciato il messaggio che conteneva: 

 

Esimie Maestà, signore e signora di Selvardita, 

è con profondo rammarico che scrivo questa missiva. 

Mi duole informarvi che ho dovuto annullare il fidanzamento con vostra figlia, sua Altezza reale Tessa, a causa di gravi motivi di salute. 

Mi scuso profondamente per avervi creato eventuali difficoltà, e spero che possiate lasciare alla principessa il tempo di superare questo momento così delicato. 

Avrei soltanto una richiesta che probabilmente vi suonerà egoista e inopportuna, ma che invece è dettata soltanto dall’affetto che provo nei suoi confronti: vi chiedo di ascoltare vostra figlia, di ascoltare veramente ciò che desidera. 

Vi porgo i miei più sentiti omaggi 

Bran mag Dubhan, re di Kerdarach 

 

Si lasciò scappare un grugnito di disapprovazione e lanciò il pezzo di carta sulla scrivania: «Deve mettersi in testa che non rivedrà mai più quello stregone. E ho deciso che non andrà più in giro da sola, ma sempre accompagnata da una guardia. E, naturalmente, non dovrà mai più mettere piede nel bosco» dichiarò, prima di ritirarsi nel bagno privato. 

Caterina sospirò, ricordando la discussione tra suo marito e sua figlia, quando avevano scoperto che era andata a trovare lo stregone, e l’espressione sconvolta di quest’ultima. 

Si avvicinò alla scrivania per mettere al suo posto la lettera, ma quando prese la busta notò un altro pezzo di carta sporgere appena. Lo tirò fuori e trovò un’altra missiva del re stregone:    

 

Non so se leggerete quest’altra lettera, o se l’avrete già buttata tra le fiamme del camino. Ho bisogno di mettere per iscritto ciò che provo, anche se vi sembrerò ridicolo. 

La conoscenza di vostra figlia è stata la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la vita. È una ragazza dolce, intelligente, piena di empatia e compassione. Ha mostrato anche un lato fiero e coraggioso, rasentando a volte l’imprudenza, ma comunque capace di riconoscere i propri errori. 

E per la prima volta in vita mia mi sono innamorato. Questi mesi passati insieme a lei sono stati i più belli e intensi che abbia mai vissuto. Le sue parole, i suoi gesti, persino gli sguardi hanno fatto breccia nel mio cuore solitario, donandomi un calore e un affetto che non provavo ormai da troppi anni. 

E quando ho dovuto dirle addio, quel nuovo equilibrio si è irrimediabilmente spezzato, causandomi un dolore ancora più atroce di tutti i mali che mi hanno colpito finora. 

Perdonatemi la schiettezza, ma sento il bisogno di scriverlo: io amo Tessa. L'amerò per sempre, fino al mio ultimo respiro. 

Le auguro di trovare qualcuno di speciale che possa donarle tutto l’amore che io non posso più darle. 

Vi porgo i miei più cordiali saluti 

Bran 

 

Man mano che leggeva quelle parole piene d’amore, Caterina assunse un’espressione sempre più sorpresa. Rilesse più volte quelle parole un po’ tremolanti, scritte quasi con fatica. Cercò di ricordare l’aspetto del giovane, se avesse detto o fatto qualcosa di malvagio tanti mesi addietro, quando si era rivelato nella sua vera forma; ai tempi, il ricordo della morte di Ferruccio e la paura che qualcosa del genere potesse succedere alla sua unica figlia l’avevano terrorizzata, probabilmente offuscandole la capacità di giudizio. 

Ripensò a quando Tessa era corsa nella stanza di Isabella, dopo la prova dell’abito da sposa, e lei che le era andata dietro per consolarla. Ma poi si era fermata fuori dalla stanza, e inavvertitamente l’aveva sentita parlare dei suoi sentimenti nei confronti dello stregone. 

E per la prima volta, da quando era iniziata la prova dello sposo, ebbe il tremendo dubbio che stessero facendo la scelta sbagliata per Tessa.

   
 
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