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Autore: OrnyWinchester    30/11/2024    1 recensioni
Quando le onde del mare sostituiscono i verdi prati e i maestosi castelli si trasformano in navi imponenti, nel regno di Albione i cavalieri della Tavola Rotonda non sono più valorosi guerrieri a cavallo, bensì abili e temerari marinai che solcano i mari alla ricerca di avventure.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 16 - I libri parleranno di noi
 
Il porto non era mai stato così silenzioso. Anche le acque, dopo un iniziale tumulto, si erano acchetate e lambivano la costa con un movimento dolce e lento, riflettendo dolore e solitudine, mentre una sottile nebbiolina scendeva sulle banchine di legno logoro. Quel giorno, nessuna nave entrava o usciva dal porto, come se il mare condividesse la tristezza che si avvertiva tutt’intorno.
I Marinai della Tavola Rotonda giunsero dal molo, oltrepassando l’Excalibur, la nave che era più di una casa per loro, e si fermarono nel punto dove il mare incontrava la terra, inondandola eternamente con le sue lacrime.
«Siamo qui oggi per rendere omaggio a un amico, a un fratello, a cui dobbiamo molto.» iniziò Leon, fissando a turno tutti i suoi compagni presenti.
«Un marinaio valoroso di cui non dimenticheremo il grande gesto…» aggiunse Elyan.
«… di cui non dimenticheremo il coraggio e la compassione…» continuò Galvano.
«… e il cuore generoso.» gli fece eco Parsifal.
«Ha dato la sua vita per la nostra missione, per recuperare la Coppa della Vita e per metterci tutti in salvo.» disse Merlino tra le lacrime.
«Oggi ci troviamo in questo luogo per celebrare la vita e il sacrificio di Lancillotto. Oggi piangiamo la nostra perdita, ma da domani sarà il suo ricordo a fare luce nei nostri cuori, scacciando le tenebre del dolore. Il mare è come un ponte tra i mondi. La memoria di coloro che amiamo vive nella profondità delle sue acque.» osservò Artù, con la voce rotta dall’emozione. «Lancillotto era il simbolo di tutto quello che noi rappresentiamo. La sua lealtà, la sua tenacia e il suo spirito indomito ispiravano ogni giorno ciascuno di noi. Ha affrontato nemici temibili e ha superato prove difficili, non per la gloria personale, ma perché credeva nei nostri ideali e li difendeva in qualunque circostanza.»
Una pausa nel suo discorso consentì al vento fresco di spirare sul molo, portando nella mente di tutti i marinai immagini e ricordi passati del loro amico.
«Dobbiamo onorarlo, vivendo secondo i valori che lui ha incarnato. Il suo esempio deve essere d’ispirazione per tutti noi.» continuò il capitano. «Oggi tutti noi ci uniamo nel giuramento di continuare la sua opera, proteggendo quelli che non possono farlo da soli e combattendo per la giustizia. In questo modo, Lancillotto vivrà sempre in noi, nelle nostre azioni e nei nostri ricordi. Anche nei momenti più bui, la luce di un eroe brilla, finché abbiamo la forza di ricordarla. Per questo sono convinto che il nostro compagno sarà sempre con noi, e lo percepiremo nel vento che soffierà sulle vele, nelle onde che sosterranno la nostra rotta. Non permettiamo che il dolore ci consumi, ma promettiamo di abbracciare la vita.»
Artù, poi, alzò una mano, indicando il mare.
«Come prova di questo giuramento, vi invito a gettare in acqua le vostre spade. Esse, insieme all’Excalibur che ci accoglie e ci guida, rappresentano la nostra fedeltà e la nostra decisione di combattere per la giustizia, così come fece Lancillotto. Lasciamo che queste armi si riuniscano simbolicamente a lui e iniziamo un nuovo cammino sotto la sua luce.»
Con quelle parole, Artù, seguito dagli altri marinai, gettò la sua spada in mare, poi abbassò il capo in segno di rispetto, mentre il sussurro del vento portò via con sé gli ultimi echi del suo discorso.
«Ora che faremo, capitano?» gli domandò Merlino, al termine della commemorazione.
«Ora che la Coppa della Vita è stata consegnata nelle mani del re e non corriamo più rischi, faremo quello che facciamo sempre al termine di ogni missione, Merlino. Andremo ognuno per la propria strada fino a quando ci sarà ancora bisogno di noi.»
«Ma stavolta non si è trattato di una missione come le altre…» dissentì il mozzo.
«No, hai ragione! Stavolta è stato come vivere cento missioni in una. Da quando siamo partiti mesi fa sono successe tante cose, molte delle quali non avrei nemmeno creduto possibili.» rispose Artù con una smorfia.
Il suo pensiero balzò in rapida successione da Gwen, la scoperta più positiva di quel periodo, sebbene non riuscisse ancora a comprendere quei forti sentimenti, esplosi all’improvviso nel suo cuore, alle tante sofferenze che avevano fatto sanguinare quello stesso cuore. I volti di Lancillotto da una parte e di Morgana e Agravaine dall’altra trafissero la sua anima come un’infinità di spilli. Per quanto provasse a lasciarli andare, rimanevano sempre lì con lui. Così come la magia… Anche questa si era insinuata nuovamente nella sua vita con una dirompenza devastante, dopo tutti gli sforzi che aveva profuso per tenerla lontana. E gli ultimi eventi non avevano fatto altro che confonderlo ancora di più a riguardo. Gli serviva tempo, molto tempo per assimilare tutto senza lasciarsi condizionare dalle emozioni che stava vivendo in quel momento…
«Capitano, state bene?» gli domandò Leon, vedendolo pallido e distratto.
«Sì… sì, certo!» provò a tranquillizzarlo, sebbene il suo volto inespressivo lo tradisse.
«Re Uther, dunque, non ha nessuna nuova missione per noi al momento?» chiese Parsifal, cercando di cambiare discorso.
«No, nessuna. Ma forse è meglio così! Abbiamo dovuto affrontare davvero molte insidie e tutti noi siamo provati da quello che è successo. Un periodo di riposo non potrà che farci bene.» disse Artù, convinto.
«Sapevamo che recuperare la Coppa sarebbe stato più difficile di quello che avevamo affrontato finora, ma non avrei creduto che potessero esserci così tanti fattori contro di noi in gioco.» convenne Elyan, mentre si apprestavano a lasciare il porto e a fare ritorno verso la zona abitata. «La tempesta, i pirati, Merlino che viene rapito, la filastrocca di quella fata, la comparsa di Morgana, noi trasformati in bambini, il tradimento di Lord Agravaine, tutte quelle creature magiche, i druidi, ancora i pirati, i Wiċċan, la maledizione sulla Coppa, la morte di Lancillotto…»
«Ti sei spiegato a sufficienza!» lo interruppe Leon, anch’egli molto affranto per la perdita del suo compagno. «La Coppa della Vita è uno dei manufatti magici più potenti in circolazione. C’era da aspettarsi che chiunque fosse interessato avrebbe messo in gioco ogni forza a sua disposizione, magica o meno, per averla, una volta venuto a conoscenza che i druidi erano disposti a cederla.»
«Beh, guardate il lato positivo della cosa!» esclamò Galvano, che fino a quel momento era stato stranamente silenzioso.
«E quale sarebbe?» gli domandò Merlino, sbarrando gli occhi.
«Da ora in avanti i libri parleranno di noi!» sorrise il marinaio.
«Galvano, ma ti ha dato di volta il cervello?» disse Artù, irritato.
«No, è la verità!» insistette Galvano, smaneggiando. «Non ricordate quello che diceva l’ultima parte della filastrocca della fata? E poi, anche senza di questa, sarebbe stato lo stesso. Come fate a non capire che quando si spargerà la voce di quello che abbiamo dovuto affrontare e sconfiggere per recuperare la Coppa della Vita, tutti ci guarderanno come degli eroi!»
«Beh, il capitano già lo è, in realtà!» lo contraddisse Parsifal.
«Non è questo il punto!» tergiversò Artù, in imbarazzo per il complimento. «Chi dovrebbe far spargere la voce di quello che è successo durante la nostra missione, quando solo i presenti ne sono a conoscenza?»
Galvano lo fissò e, in difficoltà, non rispose.
«Galvano, ancora non hai capito che la tua boccaccia larga ha rischiato di metterci in guai seri?» ribadì il capitano.
«Avete ragione, ma… credo che alla fine sarebbe successo ugualmente.» si giustificò il marinaio.
«Ne sono convinto anch’io ed è per questa ragione che non ho preso alcun provvedimento nei tuoi confronti. Ma la cosa non dovrà ripetersi mai più!» gli intimò Artù, arrabbiato. «Come hai potuto vedere, abbiamo già abbastanza nemici senza che ci mettiamo ad attirarne di nuovi!»
«Oh, sì! Una schiera di nemici!» annuì Merlino.
«Ho imparato la lezione! Terrò la bocca chiusa! Non dovete preoccuparvi!» assicurò Galvano.
«Già! Anche perché in caso contrario ci penserà Ragnelle a chiudertela. Se quello che è successo ad Áth na Long dovesse ripetersi, non credo che la prenderebbe altrettanto bene stavolta.» ipotizzò Elyan, dandogli una pacca sulla spalla.
«Pensa ai fatti tuoi, Elyan!» sbuffò Galvano.
«Secondo me, Elyan ha ragione!» convenne Merlino. «Non ti conviene mettere a dura prova la sua pazienza! È una brava ragazza e non merita di essere presa in giro da te, o da qualcun altro. Perciò, pensaci bene, se non sei disposto ad impegnarti!»
«Per una volta, sono d’accordo con te, Merlino!» gli fece eco Artù.
«Va bene, terrò conto dei vostri preziosi consigli. Grazie!» borbottò il marinaio, provando a cambiare discorso. «Ma quello che volevo dire era che, prima o poi, quello che ci è accaduto giungerà alle orecchie della gente, che ci piaccia o no. Non ho idea di come sia possibile, ma queste cose si vengono sempre a sapere…»
«Quando si parla troppo!» insistette Artù.
«No, e voi ne siete l’esempio, capitano.» lo contraddisse Galvano.
«Che vuoi dire?»
«Beh, pensateci bene. Siete sempre stato molto riservato, eppure le vostre imprese in mare, tutte le vostre imprese, sono conosciute da tutti, grandi e bambini. Come ve lo spiegate?»
«Cosa vuoi che ne sappia?» replicò Artù, grattandosi la testa. «Probabilmente qualcuno a cui ho prestato aiuto lo avrà raccontato in giro…»
«Vedete? Queste cose si vengono sempre a sapere. E le notizie brutte corrono anche più in fretta!»
«Va bene! Ma ora chiudiamo questo discorso della fama e dei libri.» concluse il capitano, sfinito da quella conversazione.
«Siamo liberi di andare?» gli domandò Merlino.
«Certo! La missione si è conclusa… positivamente e non c’è altro da fare per il momento.» sospirò Artù, soppesando le parole che aveva appena pronunciato. «Ci rivedremo in occasione del prossimo incarico. Marinai, grazie alla vostra lealtà e al vostro coraggio, siamo riusciti a sconfiggere ogni avversità che si è presentata sul nostro cammino. Portate sempre con voi il giuramento che abbiamo appena fatto in nome di Lancillotto e seguite sempre i nobili ideali che ci siamo ripromessi di difendere. Ricordate che anche se le nostre strade si divideranno per un po’ di tempo, siamo sempre una famiglia. Abbiate cura di voi!»
 
***
 
«Cosa faremo ora, amico mio? Tutti hanno un posto dove andare, eccetto noi.» domandò Parsifal a Leon, dopo essere rimasti soli.
«So che temi sempre il momento dopo lo sbarco perché ti senti a casa solo sull’Excalibur, come so anche che spesso era Lancillotto a starti vicino quando eri giù…» iniziò Leon, sospirando profondamente. «Io comprendo di non poter essere lo stesso amico che era lui per te, ma mi piacerebbe che venissi con me in un posto.»
Parsifal lo guardò, perplesso.
«Non ho idea di dove tu voglia condurmi, ma sappi che anche tu sei mio amico, proprio come lo era Lancillotto. Ripongo in te la stessa fiducia che riponevo in lui. È così con tutti voi.»
«Vale lo stesso per me.» gli sorrise Leon, spostandosi i capelli dal viso. «E sono contento di sentire le tue parole perché nel posto dove sto andando c’è un gran bisogno di due braccia robuste come le tue che diano una mano!»
Parsifal lo fissò ancora più confuso, non riuscendo minimamente a cogliere il senso delle parole del suo compagno.
Il mattino seguente, mentre transitavano su un ponticello malmesso che collegava due piccoli villaggi sulla costa, il marinaio continuò ad interrogarsi silenziosamente sulla loro destinazione, fino a quando non riuscì più a tacere.
«Leon, si può sapere dove stiamo andando?»
«Siamo quasi arrivati. Tra poco lo vedrai con i tuoi occhi. Sono sicuro che ti piacerà.»
La quiete di quel pittoresco villaggio diffondeva un senso di pace e un tiepido venticello accompagnò i due marinai sulla spiaggia, dove un gruppetto di ragazzini di varia età erano intenti a costruire improvvisate canne da pesca.
«Leon! Sei tornato! Finalmente!» gridò uno di questi, correndogli incontro. «Credevo ti fossi dimenticato di noi!»
«Tom!» lo salutò il timoniere, accarezzandogli i capelli. «Vi avevo dato la mia parola che sarei tornato dopo la mia missione e sai che mantengo sempre le mie promesse.»
«Guardate! È tornato Leon!» disse un altro bambino più piccolo.
«Leon, chi sono tutti questi bambini? Non capisco.» si guardò intorno Parsifal, confuso.
«Siamo i suoi allievi!» trillò Tom, contento.
«Continuo a non capire…»
«È così!» sorrise Leon. «Nel mio tempo libero vengo qui ad addestrare i giovani di questo villaggio e di quelli vicini. La maggior parte di loro sono orfani, costretti a vivere in solitudine e senza prospettive per il futuro. Molti hanno perso i genitori in mare, altri non li hanno mai nemmeno conosciuti.»
«E come sei finito da queste parti?» gli domandò il ragazzone, incuriosito dal racconto.
«Mi fu chiesto aiuto da alcuni pescatori, le cui barche venivano assaltate ogni notte da delle creature che vivevano nel fondale marino. Dopo aver risolto il loro problema, ho avuto modo di conoscere questi promettenti ragazzi e ho pensato di dare loro un’opportunità di vita diversa dalla miseria a cui sembravano destinati.»
«Sì, Leon ci insegna a pescare, a combattere, a nuotare… Ci insegna ogni cosa!» confermò Tom, esultante.
«Come vedi c’è tanto da fare qui. Che ne dici di aiutarmi?» chiese Leon a Parsifal con un grande sorriso stampato sul viso.
Nei giorni seguenti, i due marinai trascorsero molto tempo sulla spiaggia con i bambini, insegnando loro tecniche di combattimento e segreti sul mare. Parsifal accolse con grande entusiasmo l’iniziativa del suo amico e si dedicò anima e corpo ad istruire i giovani allievi, mostrando come utilizzare efficacemente un bastone o come fare affidamento sulla forza fisica; al contempo, il timoniere incoraggiò i ragazzi a scoprire i loro talenti e a far venire fuori il loro potenziale inespresso, oltre ad impartire delle lezioni di nuoto.
Con il passare del tempo, la spiaggia di quel minuscolo villaggio divenne un luogo vivace e produttivo, popolato da risate, sfide e scoperte. Il duro impegno dei due marinai non solo stava formando la futura generazione, ma stava soprattutto insegnando a coltivare amicizie e legami duraturi, permettendo a quanti vivevano in quel piccolo angolo di mondo di respirare un’aria di rinascita e di speranza.
 
***
 
Quando Galvano finalmente raggiunse il promontorio di Rinn Dubháin, l’odore della salsedine e l’aria frizzante del pomeriggio corroborarono i suoi sensi. Sapeva che Ragnelle lo stava aspettando fin da quando aveva lasciato l’isola di Leòdhas e la consapevolezza di doverle confessare i suoi sentimenti bruciava ardentemente, come la fiamma del faro che illuminava la via dei marinai.
Mentre percorreva il sentiero sabbioso, ad ogni passo il suo cuore batteva più forte e il suo respiro si faceva più affannoso. Giunto sulla soglia del faro, sospirò profondamente, in attesa di raccogliere il coraggio per affrontare la giovane strega. Bussò timidamente sull’uscio, sospinto da un’improvvisa trepidazione. Qualche minuto dopo, la porta scricchiolante del faro si aprì e Ragnelle era lì, di fronte a lui.
«Galvano, sei tornato!» sussurrò lei, una dolcezza nei suoi tratti che lo rapì completamente.
«Te lo avevo promesso, no?» rispose il marinaio, quasi in imbarazzo.
«Promessa di marinaio…» gli fece notare la ragazza, sorridendo.
«Non in questo caso!» ribatté Galvano, sicuro, prendendole delicatamente la mano.
Galvano si avvicinò di più a lei, il battito del suo cuore che accelerava in modo forsennato, mentre fissava gli occhi di Ragnelle scintillare. Poi, si chinò verso di lei e la baciò. Quel bacio, dolce e appassionato, era carico di tutte le emozioni che entrambi avevano a lungo represso. In quel momento, tutto il resto svanì: il tumulto del mare, le difficoltà della missione, il patto con l’enigmatica fata Mab, le perdite e il dolore. In quel momento esistevano solo loro due.
«Scusa per averti fatto aspettare così tanto!» le disse Galvano, quando sciolsero l’abbraccio.
Ragnelle annuì e arrossì al tempo stesso, mentre un sorriso timido sbocciò sulle sue labbra.
Con il faro di Rinn Dubháin che brillava dall’alto, capirono che insieme sarebbero stati in grado di sconfiggere qualsiasi oscurità il futuro avesse riservato loro, insieme sarebbero stati come la luce che guida i marinai nel buio della notte.
 
***
 
Non appena mise piede a Loch Garman, Artù fu pervaso dall’impazienza di rivedere Gwen e si diresse immediatamente verso il centro della cittadina.
La locanda “La Rosa del Drago” era illuminata da una luce calda quella mattina. Il capitano sostò per un momento davanti all’ingresso, piacevolmente incuriosito nell’osservare il viavai degli avventori e nell’ascoltarne il vociare allegro che rendeva vivace il luogo. Ma fu il sorriso di Gwen, che stava servendo alcuni clienti, a dargli gioia più di ogni altra cosa.
«Gwen!» la chiamò con voce emozionata.
La locandiera voltò la testa nella sua direzione e il suo viso s’illuminò. Quando i loro occhi si incontrarono, il mondo sembrò fermarsi.
«Artù!» esclamò Ginevra, abbandonando i piatti che aveva in mano e correndo verso di lui per abbracciarlo.
Un calore avvolgente gli infuse un’infinita pace, quel calore che solo la sua presenza poteva donargli. Tra le braccia di Gwen, il peso delle responsabilità e della missione appena conclusa svanì all’improvviso.
«Sono contenta che tu sia qui. Mi sei mancato tanto.» bisbigliò la ragazza, mentre Artù la teneva stretta a sé, come se avesse paura di perderla.
«Anche tu mi sei mancata.» disse il capitano, stringendola con forza.
Il tempo trascorso lontano da lei era stato una tortura per il suo cuore, una prova che lo aveva portato a scoprire quanto fosse diventata fondamentale nella sua vita in così breve tempo.
Gwen lo guardò negli occhi e comprese che le parole non erano sufficienti a esprimere ciò che provavano l’uno per l’altra. Si avvicinò lentamente al suo viso e appoggiò le labbra alle sue.
In quel momento, però, qualcuno alle loro spalle sbuffò forte.
«Oh no! Non di nuovo!» borbottò Elyan, lasciando cadere a terra la sacca che aveva con sé. «Sarò accolto da questa vista ogni volta che verrò qui?»
Gwen e Artù scoppiarono a ridere. Elyan, invece, provò un’ondata di gelosia fraterna che si mescolava alla gioia del ricongiungimento con sua sorella. Il suo sguardo si soffermò su di loro e il marinaio non poté non notare come il capitano Pendragon, normalmente così sicuro di sé, sembrasse rilassato e sereno in compagnia di Ginevra.
«Elyan! È un piacere rivederti così presto!» lo salutò Artù, sinceramente contento.
«Anche per me, capitano!» replicò il giovane, un po’ a disagio.
La locandiera, nel frattempo, corse verso di lui e lo abbracciò amorevolmente.
«Spero che quello che c’è tra me e Artù non ti dia fastidio.» gli bisbigliò vicino ad un orecchio.
«Sei felice, Gwen?» le domandò di rimando.
«Molto!» rispose lei, sincera, con occhi pieni di gioia.
«Allora, no, non mi dà fastidio.» le sorrise Elyan, rendendosi conto che il legame tra Gwen e Artù era qualcosa di profondo e fidandosi della sua decisione.
Quando la ragazza sciolse l’abbraccio, il marinaio aggiunse:
«Ora potrei mangiare qualcosa? Sto morendo di fame!»
«Vado subito a prepararti qualcosa!» disse Ginevra, correndo verso la cucina della locanda.
Non appena rimasero da soli, Artù si schiarì la voce e preferì chiarire subito le cose con Elyan.
«Io tengo molto a tua sorella. Non farei mai niente per ferirla. Volevo che lo sapessi.» gli confessò con onestà.
«Lo so, capitano. Vi conosco e so che non vi sareste mai avvicinato a lei senza essere realmente interessato o per un mero capriccio…» replicò il ragazzo, sorridendo. «Tuttavia, Gwen è mia sorella e, nonostante non sia molto presente nella sua vita, mi sento in dovere di controllare che chi le gironzola attorno abbia intenzioni serie con lei. E voi di sicuro le avete.»
Così dicendo, tese una mano verso Artù, che la strinse di buon grado, ricambiando il sorriso complice.
Artù e Gwen erano pronti ad iniziare un nuovo capitolo della loro storia, circondati dall’affetto delle persone a loro care. Ovunque li avrebbe condotti il destino, le loro anime erano destinate a rimanere unite come le onde impetuose del mare che, alla fine, tornano sempre a lambire la spiaggia, la loro casa e il loro porto sicuro.
 
***
 
Il sole iniziava a tramontare, sfumando il cielo di tonalità dorate e rossastre. Mentre attraversava i vicoli di Camelot brulicanti di vita, il vociare e l’andirivieni di mercanti, cavalieri e nobili accolsero Merlino con la stessa familiarità di un caldo abbraccio. Arrivato al laboratorio di Gaius, il mago spinse la vecchia porta cigolante, che stridette e attirò l’attenzione dell’anziano medico.
Gli occhi di Gaius, che in quel momento stava impiegando le sue conoscenze per curare un giovane cavaliere ferito, si illuminarono quando videro il suo vecchio apprendista varcare la soglia.
«Merlino! Finalmente sei tornato!» esclamò l’anziano, poggiando sul tavolo delle erbe e precipitandosi ad abbracciarlo. «Sono stato molto in pensiero per te! Sono contento che tu stia bene!»
«Ah, Gaius! Sono felice di rivedervi! È stata un’avventura incredibile!» disse Merlino, sorridendo. «E ho tante cose da raccontarvi!»
«Ce ne sarà il tempo più tardi! Ora pensa solo a riposare!» annuì il medico, battendogli una mano sul petto. «Intanto, lascia che ti presenti la mia nuova apprendista…»
Solo allora Merlino notò la giovane donna che con grandi occhi color nocciola li stava osservando in disparte, dopo aver terminato di applicare il medicamento al paziente di Gaius. I suoi lunghi capelli scuri e ondulati erano raccolti in uno chignon e immediatamente si aprì in un ampio sorriso.
«Io sono Freya!» lo salutò la ragazza con voce allegra.
«Merlino!» rispose il mago, quasi incantato dalla sua presenza.
«Gaius mi ha parlato così tanto di te che mi sembra di conoscerti!» disse Freya per rompere il ghiaccio.
«Le ho detto che per me sei come un figlio.» annuì il medico.
«Oh, e naturalmente io aiuterò Gaius solo finché sarai via. Non voglio rubare il lavoro a nessuno…» precisò la giovane.
«Oh, no, no! Non preoccuparti! Va tutto bene.» le sorrise Merlino.
«Temo di aver bisogno del tuo aiuto ancora per molto, Freya. Dell’aiuto di entrambi, in realtà.» convenne Gaius. «Inoltre, Merlino deve occuparsi dei suoi compiti sull’Excalibur e da quello che è giunto alle mie orecchie ha avuto e avrà tanto da fare…»
Merlino ripensò alle parole di Galvano su quanto in fretta corrano le notizie e non poté evitare di sogghignare.
«Ma certo! Chissà quante meravigliose avventure stai vivendo insieme ai Marinai della Tavola Rotonda! Cose che si leggono solo sui libri…» gli disse Freya.
«Magari uno di questi giorni potrei raccontartene qualcuna.» le propose Merlino.
«Mi piacerebbe molto!»
 
Una volta scesa la notte, Merlino si congedò da Gaius e Freya, e si ritirò nella sua stanza, rimasta proprio come l’aveva lasciata prima di partire. Tuttavia, nonostante la profonda stanchezza che lo assaliva, faticò a prendere sonno. Così, si alzò dal letto e, dopo aver girovagato a vuoto per la stanza, sfilò dalla sua sacca un foglio di pergamena, un calamaio e una piuma. Adagiò con precisione gli oggetti sul piccolo tavolo di legno e si sedette. Intinse la piuma nel calamaio e, annuendo compiaciuto, iniziò a tracciare lettere eleganti sul foglio.
 
“Le Cronache dei Marinai della Tavola Rotonda”

 
Le-Cronache-dei-Marinai-della-Tavola-Rotonda


 
Note dell’Autrice
 
Eccoci giunti alla fine di questa avventura, iniziata ormai più di due mesi fa. E’ stato un viaggio bellissimo che ho avuto la fortuna di condividere con tanti di voi.
Quando ho scritto questa fanfiction, quasi un anno fa, la mia intenzione era quella di raccontare una breve storia che vedesse Artù, Merlino e i Cavalieri della Tavola Rotonda alle prese con uno scenario fantasy diverso da quello a cui siamo abituati. Man mano che procedevo nella stesura, però, molti dettagli e sottotrame sono affiorati quasi spontaneamente e questo mi ha dato lo spunto per continuare le avventure dei Marinai della Tavola Rotonda con nuove storie. Avrò bisogno almeno di alcuni mesi per scrivere la successiva, ma i marinai torneranno.
 
Non mi resta che ringraziare di cuore tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo a leggere questa storia e quanti lo faranno in futuro. Un ringraziamento particolare a AndyWin24, Idalberta, lulette, Miranda_Reader, N3V3 e niny95 per le loro bellissime recensioni e il loro importante supporto.
 
Grazie mille a tutti voi.
A presto! Saluti!!!
Orny
   
 
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