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Autore: Milly_Sunshine    30/11/2024    2 recensioni
Inghilterra, anni '50 - Lord Winterport è il ricchissimo titolare di una ditta che commercia tessuti, per la quale Miss Crystal lavora come segretaria. Quando la sede aziendale viene evacuata, il titolare sposta temporaneamente i propri uffici nella propria residenza, Sadness Garden, dove peraltro sta ospitando un ampio numero di parenti più o meno stretti. Quando annuncia di essere stato vittima di un tentato avvelenamento e di avere cambiato, di conseguenza, il proprio testamento per quella ragione, accade quanto di più prevedibile: un delitto. La vittima, tuttavia, non è Lord Winterport e questo rimescola, e non di poco, la situazione. Per fortuna Miss Crystal è dotata di un grande talento per l'investigazione: sarà una corsa contro il tempo per impedire altre vittime, ma non sarà facile, quando tutti hanno molto da nascondere. // Miss Crystal è comparsa in altre indagini, ma questa è una vicenda a sé stante, peraltro vuole rappresentare il suo primo caso. // 62'000+ parole totali.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le indagini di Miss Crystal'
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[MISS CRYSTAL INTERROGA NOLAN E LA SIGNORA GREEN]

La deposizione del signor Albert Harris non mi schiarì particolarmente le idee. Di fatto, non aveva visto alcunché di utile e si limitò a riferire fatti che già conoscevo: l'occasione per l'assassino di avvelenare il tè bevuto dalla signora Alexandra doveva essere stata quella in cui tutti erano accorsi a vedere cosa stesse accadendo nel corridoio, doveva avere per forza colto quell'attimo.
Gli chiesi anche se intendesse sposare una donna ricca, prima o poi, e mi fu ben chiaro che avrebbe colto l'occasione, se questa si fosse presentata. Tuttavia non vi erano ragioni apparenti per cui dovesse convenirgli avvelenare o Lord Winterport o sua nipote Alexandra. Non riuscivo a immaginare alcun movente plausibile, specie considerato che la sua presenza a Sadness Garden, al pari della mia, era dettata solo ed esclusivamente da ragioni pratiche.
Quando fu pronto per andarsene, gli chiesi di mandarmi Norman Winterport e non ebbi molto tempo per riflettere. Mi balzò all'occhio, tuttavia, un dettaglio che il signor Harris non poteva conoscere, ma che senza dubbio poteva avere colto il cugino del Lord. Il maggiordomo Nolan, infatti, era scivolato sul pavimento bagnato all'ora del tè, ma Lord Winterport aveva menzionato una domestica sulla cinquantina che veniva a Sadness Garden la mattina appositamente per dedicarsi alle pulizie più generiche. Mi sembrava strano, quindi, che i pavimenti fossero stati lavati alle cinque del pomeriggio, anziché nel corso della mattinata.
L'impressione fu che a Norman Winterport non importasse un fico secco dei compiti delle domestiche, ma che comunque avesse visto la donna più anziana lavare i pavimenti alla mattina. Ne discutemmo alla fine del nostro colloquio, dal momento che prima parlammo di questioni sociali ed economiche. Il cugino del Lord, essenzialmente, non desiderava affatto che il Lord morisse, non per ragioni di affetto, quanto piuttosto perché questo sborsarva ingenti somme di denaro a lui e alla signora Charlotte. Non essendo stati citati nel testamento, se non come eredi molto secondari, con la sua dipartita avrebbero esaurito la loro fonte di reddito. Certo, esisteva la possibilità di sbarazzarsi delle eredi dirette e del consorte di una di queste, ma sarebbe stato un compito lungo e complicato. Non ero certa che Norman Winterport fosse pronto a uccidere almeno tre persone nella speranza di potere divenire erede, in un modo o nell'altro. Aveva una mente semplice e la sua massima inventiva doveva consistere nel prendere in mano le carte durante le partite a bridge.
In corso d'opera, fece un'invettiva contro il signor Daniel Johnstone, ma non certo perché avesse qualche indizio contro di lui. Sembrava più che altro interessato a vedere una brutta faccenda terminare il prima possibile, probabilmente per potere riprendere la propria vita di nullafacente così come se niente fosse accaduto, cosa impossibile quando fossero iniziate le indagini di Scotland Yard.
Parlai successivamente con la sua signora. Se Norman Winterport era un uomo pragmatico, almeno per quanto riguardava i propri interessi, Charlotte mi sembrava vivere in un mondo tutto proprio. Mentre le ponevo le mie domande, non sembrava molto presente. Chissà, magari stava pensando a quadri da dipingere, oppure a viaggi in Egitto che avrebbe voluto intraprendere, se fosse riuscita a procurarsi il denaro sufficiente per partire.
Discussi anche con lei la questione della domestica che veniva al mattino a fare le pulizie e, almeno da parte sua, vi fu un accenno al fatto che, a causa delle cameriere maldestre, a volte era necessario lavare i pavimenti anche seconda volta. Avevo pensato anch'io, ovviamente, che ci fosse stato qualche genere di disguido, quindi dedussi che era giunto il momento di fare una conversazione con il diretto interessato, forse avrebbe saputo dirmi di più.
Raccontai al maggiordomo Nolan di avere sentito dei pettegolezzi a proposito della madre che si era trasferita all'estero e del presunto fratello morto mentre lavorava in una miniera. Nolan mi guardò con aria di gratitudine, osservando che non capitava molto spesso che qualcuno prendesse a cuore la sua situazione. Veniva considerato solo un elemento di contorno e, aggiunse, sperava di potere ricambiare il mio interessamento fornendomi qualche dettaglio interessante.
«Parlatemi del pavimento bagnato» lo invitai. «Chi l'aveva lavato?»
«Non saprei» ammise Nolan. «Una ragazza poco pratica di sicuro, dato che aveva lasciato una vera e propria chiazza d'acqua vicino alla porta. Non ci ho fatto caso e sono scivolato.»
«Quel fatto è stato provvidenziale» osservai. «Se voi non foste caduto, l'assassino avrebbe forse avuto molte più difficoltà ad agire. Non capita sempre di avere una fonte di distrazione a portata di mano.»
«Oh, non sono affatto d'accordo» obiettò Nolan. «Non fraintendetemi, quello che mi è successo può essere stato tranquillamente d'aiuto per l'assassino, ma questo avrebbe avuto senz'altro la possibilità di deviare l'attenzione collettiva in un punto preciso. Si immagini se qualcuno avesse indicato la finestra e osservato qualcosa tipo: "cos'è quella laggiù, un'ape?" Tutti avrebbero guardato in direzione della presunta ape e sarebbe stato relativamente facile somministrare il veleno. Oppure, se l'assassino portava con sé il cianuro, potrebbe avere scelto di commettere il delitto proprio in quel momento, senza che fosse stato pianificato - magari intendeva avvelenare alla sera, oppure domani, quando fosse capitata una buona occasione. Tutto questo, per dirvi che potrebbero esserci state delle varianti rispetto al piano iniziale, messe in atto proprio per effetto del mio piccolo incidente.»
Dovevo ammettere che era un'idea piuttosto sensata. Sarebbe stato piuttosto difficile, del resto, prevedere che, bagnando il pavimento, qualcuno sarebbe scivolato e avrebbe dato la possibilità di agire a chi stava appollaiato nell'ombra, pronto a mettere il veleno nella tazza da cui aveva bevuto la signora Alexandra. Eppure, nonostante tutto, c'era qualcosa che non mi convinceva.
Decisi di passare oltre e domandai a Nolan: «Siete molto affezionato a Lord Winterport?»
«Non saprei» rispose il maggiordomo. «Voi gli siete affezionata? Anche voi lavorate per lui.»
Avvampai.
«Per me Lord Winterport è soltanto lavoro.»
«Anche per me» rispose Nolan, senza alcun apparente turbamento. «Penso che potrei trovare tranquillamente un altro impiego. Non vedo, però, perché affrettare i tempi. Non mi trovo male in questa casa, lavoro bene insieme alla governante e non ci sono motivi per cui dovrei desiderare cambiare lavoro. Questo, però, non significa che Lord Winterport sia per me di più di quanto dovrebbe essere: io lavoro per lui e vengo pagato per farlo, tutto qui. Gli auguro una vita lunga e felice, ovviamente, ma per me è solo un datore di lavoro. Se mai dovessi andarmene da qui, finirei per dimenticarlo. Immagino che sia lo stesso anche per voi.»
Non risposi, ma realizzai che Nolan aveva ragione. Così come lui, lavoravo e venivo pagata. Lord Winterport non era altro che colui che mi dava da lavorare e, se avessi cambiato occupazione, sarei passata oltre senza preoccuparmi troppo del periodo trascorso presso la ditta che commerciava tessuti.
Gli chiesi: «La signora Alexandra, invece? La sua morte vi ha turbata?»
«È sempre sgradevole vedere una persona giovane morire» rispose Nolan, «E lo è ancora di più se questa viene assassinata. Mi dispiace molto per quello che è accaduto alla povera nipote di Lord Winterport.»
«E la signorina Alice?»
«Mi chiedete se, secondo me, sia rimasta turbata?»
«No, vi chiedo cosa ne pensate di lei. Non provate forse un'infatuazione nei suoi confronti?»
Nolan accennò un sorriso indecifrabile.
«Infatuazione, dite?»
«Infatuazione» confermai. «Vi piacerebbe sposare la signorina Alice?»
«Io sono un maggiordomo e sto al posto mio» replicò Nolan, secco. «Se le cameriere fossero un po' più sveglie, non disdegnerei l'idea di frequentare una di queste, e magari di sposarmela. Però, ogni volta in cui parlano, mi danno la stessa impressione che mi davano le capre che allevava mia nonna quando ero bambino, quindi è molto probabile che resterò celibe.»
Annuii.
«Capisco. Avete sentito parlare di certe lettere ricevute dalla signorina Alice?»
«Intendete stando dietro alle porte a origliare?» ribatté il maggiordomo. «Non nego di avere udito, ogni tanto, discorsi privati delle persone presenti in questa casa, ma non ho avuto l'onore di udire alcunché a proposito di lettere.»
«E, sempre origliando, vi è capitato di udire qualcosa che riguardasse la signora Alexandra?» azzardai. «Non so, magari qualcosa che abbia a che vedere con il signor Johnstone, oppure con Gabriel McKay, il passato spasimante della signora?»
«Non so se sia opportuno riferirvi quello che ho visto» rispose Nolan, «Ma c'è stato un assassinio e voi state conducendo le indagini, quindi penso sia giusto mettere da parte la discrezione. Mi è capitato più volte, la sera, quando gli ospiti iniziano a ritirarsi, di vedere il signor Johnstone dirigersi nella stanza del signor McKay. Quest'ultimo lo faceva entrare senza esitare, come non aspettasse altro. Mi sono fatto una mia idea, ovvero che il signor McKay conoscesse informazioni disdicevoli sulla signora Alexandra, che un tempo frequentava. Mi sono detto che potrebbe avere ricattato il signor Johnstone, facendosi pagare per non divulgate tali informazioni.»
«È un vostro pensiero, o avete degli indizi in proposito?»
«È esclusivamente un mio pensiero.»
«Tra i due, però, il denaro ce l'aveva la signora, perché rivolgersi al marito? E poi, in caso di ricatto e conseguente omicidio, a morire di solito è il ricattatore. Davvero non avete mai sentito nulla? Qualche parola che si sono scambiati Johnstone e McKay?»
Nolan parve riflettere a lungo. Maturai la convinzione che non avesse udito nulla, ma che volesse a tutti i costi dire qualcosa. Non sapevo se fosse vero o meno, quello che mi riferì: «Tre sere fa, mi è sembrato di sentire con chiarezza il signor McKay definire "amore fasullo" quello tra il signor Johnstone e la signora Alice.»
«Ne siete proprio certo?» domandai.
«Nei limiti del possibile» rispose il maggiordomo. «Ci sono muri grossi, al piano di sopra. Mi trovavo nella camera attigua a riordinare, quando il signor Johnstone ha raggiunto il signor McKay. Dovevano essere del tutto ignari della mia presenza, tanto che hanno iniziato a conversare amabilmente. Mi è sembrato che il signor Johnstone si lamentasse di Lord Winterport e dell'essere ospite qui a casa sua da ormai troppo tempo, allorché McKay ha obiettato: "pensa che a me tocca a lavorarci insieme, mentre tu navighi nell'oro grazie al tuo amore fasullo per Alexandra".»
«Quindi» dedussi, «Il signor McKay tacciava il signor Johnstone di avere contratto matrimonio con Alexandra Byron perché questa era un'ereditiera.»
«Esattamente. Ma il signor Johnstone non si è indignato, come ci si potrebbe aspettare! Si è fatto una risata ed è entrato nella stanza, chiudendo la porta. Secondo voi è da escludere l'ipotesi del ricatto?»
Scoccai a Nolan un'occhiata di fuoco. Le domande le facevo io. Inoltre non ero affatto certa della risposta. Il fatto che il signor McKay potesse conoscere qualche dettaglio compromettente sulla signora Alexandra permaneva. Se anche il signor Johnstone non amava la moglie, era molto plausibile che volesse evitare uno scandalo. Non servì, in fondo, una grossa riflessione per comprendere che l'ipotesi del ricatto era ancora plausibile. Eppure, non si spiegava la reazione così affabile di Daniel Johnstone.
Nolan, nel frattempo, sembrava desideroso di andarsene.
«Abbiamo finito?»
«Non ancora.»
«Ditemi.»
«Vostra madre lavorava in questa casa. È corretto?»
«Sì, parecchi anni fa.»
«Vi ha forse raccontato da dove deriva il nome di Sadness Garden?»
Il maggiordomo scosse la testa.
«Perché mai avrebbe dovuto parlarmene? Da dove provenga il nome della casa non mi interessa affatto. Con questo non significa che io me ne freghi di quello che mi sta intorno, ma ci sono dettagli più o meno interessanti a cui dedicarsi. Mi piace approfondire la storia delle persone, è per questo che talora ho la sfacciataggine di origliare. Ma una casa? Si tratta di un insieme di muri circondato da un giardino. Se non mi chiedo per quale ragione Alice Byron si chiami proprio Alice e non, per esempio, Valerie o Gwendaline, perché mai dovrei domandarmi la ragione per cui questa casa si chiama Sadness Garden e non qualcosa come Golden Manor o Diamond Castle.»
Fui costretta a convenire: «Quello che dite è sensato. Comprendo a pieno le ragioni per cui il nome della casa non vi sia nemmeno mai passato per la testa. Direi che potete andare, adesso.»
Nolan si alzò in piedi.
«Grazie, signorina.»
«Di nulla.»
«Posso fare qualcos'altro per voi?»
Annuii.
«Certo, vi ringrazio. Chiedete alla signora Gloria Green di raggiungermi.»
«Non sarà un po' tardi?» obiettò Nolan. «Mi scuso per l'irriverenza, ma suggerirei di proseguire domani con gli interrogatori. In circostanze normali comprenderei la necessità di sentire tutti prima che lascino la casa, ma dove potrebbero mai andare? Il ponte è crollato e non credo che qualcuno voglia accamparsi nelle campagne.»
«Avete perfettamente ragione, sarebbe meglio annunciare che gli ospiti possono andare a letto, se lo desiderano» risposi. «Vi sarei grato se riferiste il messaggio. Per quanto riguarda la signora Green, se è ancora in sala da pranzo, mandatela comunque da me, sarà l'ultima persona che sentirò stasera.»
«Va bene, signorina. Farò esattamente quello che mi avete chiesto.»
Nolan uscì dallo studio, lasciandomi sola. Sarebbero passati soltanto pochi minuti, prima dell'arrivo della signora Gloria Green, ma avevo molti pensieri che mi passavano per la testa.
Dopo di lei, sarebbero rimasti la signorina Alice, il signor Johnstone e il signor McKay, ovvero i pezzi pregiati della mia indagine. Potevo tranquillamente tenerli per l'indomani mattina, dato che comunque l'intervento di Scotland Yard non sarebbe stato immediato.
Mentre attendevo la signora Gloria, valutai cosa chiederle. Era senza dubbio un soggetto molto interessante, come testimoniavano il nostro passato dibattito sulle maledizioni dei faraoni e sulle mummie che se ne andavano in giro a commettere delitti senza che qualcuno notasse alcunché, come se vedere un cadavere ricoperto di bende che circolava per strada fosse un evento di ordinaria amministrazione. Ancora di più, però, mi rimbombavano in testa le sue allusioni al fatto che non sempre la vittima più plausibile era proprio quella effettiva. Pareva avesse pronosticato la tragica dipartita della signora Alexandra, pur senza fare alcun nome. Si aspettava che morisse proprio lei? Oppure parlava per caso? O, in alternativa, aveva semplicemente detto qualcosa così per dire, finendo per azzeccarci per una casualità ancora maggiore?
Dovevo approfondire quell'aspetto e farlo il prima possibile. Attesi quindi che la signora Gloria entrasse e si sedesse di fronte a me, poi osservai: «Alla fine quello che ipotizzavate è accaduto.»
«Voi dite?»
«Potete forse negare che la signora Alexandra sia morta?»
«E voi?» obiettò la signora Green. «Non eravate forse voi quella che voleva investigare su un delitto? Ebbene, a quanto pare avete avuto il vostro delitto. Per vostra fortuna non eravate in casa, quando è successo, altrimenti non sareste lì a indagare, ma sareste guardata con sospetto.»
Avvampai.
«Guardata con sospetto? Io?»
La signora Gloria Green accennò un lieve sorriso, mentre replicava: «Ritenete forse di avere la prerogativa? Solo voi potete sospettare di tutti e costringerci a parlare? Con quale autorità, poi?»
«Lord Winterport mi ha incaricata delle indagini» precisai, «E, dal momento che siamo in casa sua, non vedo con quale autorità i suoi ospiti possano affermare che la cosa non va bene.»
«Non offendetevi, Miss Crystal. Se Lord Winterport ha deciso così, io non sono nessuno per negarvi questa possibilità. Però vorrei che fosse chiaro un concetto: eravamo in due, a parlare di un ipotetico delitto. Non potete usare la nostra conversazione come elemento contro di me.»
Rassicurai Gloria: «Non preoccupatevi, signora Green. Non voglio in alcun modo accusarvi. Anzi, devo riconoscere che non avreste alcun vantaggio dalla morte di Lord Winterport, né ne otterrete con la morte di sua nipote Alexandra. A proposito, posso chiedervi che genere di rapporto avevate con lei?»
«Era la sorella di una mia cara amica.»
«Le eravate affezionata?»
«Era la sorella di Alice e le volevo bene in quanto tale. Non sapevo molto di lei, solo ciò che avevo appreso grazie alla sua parentela con la mia amica. Ovviamente mi dispiace che sia morta.»
«Avete delle idee su chi possa averla uccisa?»
«Sì.»
Era un semplice monosillabo, ma fece scattare in me una molla.
«Avete visto qualcosa?»
«No, non ho visto nulla.»
«Dunque, che cosa vi porta a rispondere di sì?»
La signora Gloria Green spiegò, in tono pacato: «Mi avete chiesto se ho delle idee. La mia risposta è sì, ho effettivamente delle idee. Penso di sapere chi possa avere assassinato la signora Alexandra. Però non ho alcuna prova e non posso in alcun modo dimostrarlo.»
«Condividete con me le vostre idee» la esortai. «Magari, riflettendoci in due, potremmo...»
La signora Green interruppe quella proposta sul nascere: «No, è totalmente fuori discussione. Non ho né indizi, né prove, né nulla. Non farò un nome sulla base di una sensazione. Mi avete posto una domanda e vi ho risposto, come era mio dovere fare. Non intendo certo intralciare le indagini. Tuttavia, non è mia intenzione, in alcun modo, tacciare qualcuno dei presenti di essere un assassino. Potrei avere travisato.»
Decisi di insistere: «Immaginate che possa essere stato il marito, non è vero?»
«Vi prego di non insistere, Miss Crystal. Non condividerò il mio pensiero, a meno che non saltino fuori indizi seri a sostegno della mia teoria. Le persone rispettabili non vanno in giro a tacciare altri di essere responsabili di un delitto solo perché pensano di avere intuito. Voi stessa vi sbilancereste per una sensazione avuta così, a pelle?»
«No.»
«E non vi fermereste a quella sensazione, ma andreste avanti con le vostre indagini, senza escludere alcuna pista. È esatto?»
«Assolutamente esatto.»
«Io sono come voi, con la sola differenza che lascio siano altri a indagare sui casi di omicidio.»
Non potevo dire che la signora Green si stesse comportando in maniera illogica o irrazionale. Rimaneva insolito il fatto che avesse deciso di mettermi la pulce nell'orecchio, questo sì, ma potevano esservi tante ragioni per questa sua decisione. Mi chiesi come mi sarei comportata io al suo posto e decretai che avrei fatto diversamente. Non era da me tacciare un sospettato di essere colpevole, se non potevo dimostrarlo, così come non mi spingevo ad affermare di sapere chi avesse commesso il delitto, in assenza di prove. Certo, in quel momento non avevo idea di chi fosse l'assassino, ma nel caso ipotetico in cui l'avessi saputo non mi sarei esposta in quella maniera.
La vedova doveva essersi accorta del mio essere pensierosa, dato che mi domandò: «Qualcosa non vi convince, Miss Crystal?»
Era stata sincera, affermando di sapere - se così si poteva dire - chi fosse il colpevole. Decisi di ripagarla con analoga sincerità, affermando: «Penso che voi non me la raccontiate giusta, signora Green. Non sospetto che voi abbiate ucciso la signora Alexandra - non di più di quanto io possa sospettare degli altri presenti, quantomeno - ma questo non dipende dal fatto che siate al di sopra di ogni dubbio, quanto piuttosto dalla mancanza di un collegamento apparente tra voi e la famiglia Winterport, che non passi attraverso la signorina Alice.»
«Quindi mi state tacciando di avere altri segreti scabrosi, giusto?» ribatté la signora Green. «Per caso pensiate che io abbia una relazione con la signorina Alice?»
Sorrisi.
«Davvero credete che io lo pensi?»
«Tutto me lo lascia immaginare.»
«Siete fuori strada, signora Green» affermai. «Il fatto che possiate avere o meno una relazione sentimentale con la signorina Alice non mi riguarda, fintanto che non sorga qualche indizio che possa collegare una simile situazione all'omicidio della signora Alexandra. Al momento non vedo ragioni per cui dovrebbe esservi un legame tra le due faccende. Quindi, statene certa, non intendo in alcun modo scandagliare la vostra vita privata, se ciò non è fondamentale per la risoluzione del caso. Il vostro segreto è salvo.»
La signora Green non fece alcunché per convincermi che non vi fosse in realtà alcun segreto. Purtroppo per lei, era assolutamente vero che non mi importava affatto se tra lei e la signorina Alice ci fosse del tenero - per quanto mi riguardava, l'attrazione tra persone dello stesso sesso mi era inspiegabile tanto quella tra persone di sesso opposto, tutto tempo sottratto a questioni rilevanti, avvincenti ed eccitanti come l'investigazione. Dovevo tuttavia notare che, da come avevano parlato dell'autore delle sconce missive, non sembrava che le due provassero reciproca attrazione, quanto piuttosto che entrambe fossero concentrate sull'uomo delle lettere. A meno che non fossero interessate ad avere rapporti a tre con quel tale, non vedevo in quale altra maniera ci fosse un coinvolgimento romantico.
Mi dissi che la signora Green poteva avere tentato di insinuare nella mia mente dei sospetti su ciò al fine di distogliere l'attenzione da altro e che quelle allusioni fossero uno specchietto per le allodole. Del resto la maggior parte delle persone amano parlare e spettegolare di intrighi amorosi, doveva credere che anch'io li considerassi il centro di tutto. Io, però, sapevo perfettamente che non lo erano e che non dovevano essere approfonditi prima di faccende quali il denaro o la vendetta.
Le chiesi, dal momento che un'idea molto vaga mi tormentava: «Eravate mai stata a Sadness Garden, prima di conoscere la signorina Alice?»
La signora Green obiettò: «Perché avrei dovuto?»
«Rispondete alla mia domanda, per favore» la pregai.
«Non avevo mai incontrato Lord Winterport, prima di conoscere la signorina Alice. In quale modo avrei potuto essere qui, in questa casa, senza che nessuno mi ci portasse?»
Era una considerazione molto sensata, pertanto passai oltre, domandandole come avesse conosciuto la signorina Byron. La spiegazione fu molto semplice: le due si erano incontrate per caso in una sala da tè molto affollata. Vi era un solo tavolo libero e, mentre la signorina Byron sembrava intenzionata ad andarsene per mancanza di posti disponibili, la signora Green le aveva invece offerto di condividere l'unico presente e di bere insieme il consueto tè delle diciassette. Le due si erano messe a conversare. Quando la signorina Alice Byron si era lamentata di non trovare una donna disposta ad accompagnarla in Egitto, la signora Gloria Green si era proposta per tale ruolo. Ovviamente Alice ne era stata entusiasta e non riusciva a credere nella fortuna che aveva avuto. Le due, nel corso del tempo, avevano scoperto di avere molto in comune e la signora Green era diventata una presenza fissa nella vita della signorina Alice, tanto che questa le aveva proposto di accompagnarla a casa dello zio Lord Winterport.
«Vi ringrazio per la spiegazione piuttosto esauriente, signora Green. Posso chiedervi che cosa ne pensate del Lord?»
«È un Lord.»
«E con ciò?»
«Ha esattamente gli stessi atteggiamenti che mi aspetterei da un uomo nella sua posizione, anche se meno estremisti. Non l'ho mai sentito minacciare di diseredare qualcuno. Semplicemente ha una selezione molto stretta di eredi, e gli altri dovranno arrangiarsi, una volta che non ci sarà più.»
Quella questione portava a un discorso che avevamo già fatto, per cui le domandai: «Avete riflettuto sulla sua volontà di non intromettersi nelle scelte della signorina Alice, qualora questa decida di prendere marito?»
La signora Green scosse la testa.
«Veramente no. Sono capitati fatti sgradevoli e totalizzanti. Non potevo interrogarmi su quella conversazione, dopo avere visto la signora Alexandra morire avvelenataall'ora del tè.»
«Certo, vi comprendo.»
«Non ne sono sicura. Devo ammettere di apprezzare il vostro pragmatismo, Miss Crystal, ma ritengo che ci sia qualcosa di molto cinico, in voi.»
«Qualcosa di cinico?»
«Riflettete. È morta una persona, in questa casa, soltanto poche ore fa. Aveva appena ventiquattro anni, una vita spezzata così presto. Eppure, tutto ciò che interessa a voi, è l'aspetto pratico. Tutto quello che conta è avere un mistero da risolvere. Poco importa che sia il furto di una collana di perle o l'omicidio di una povera ragazza. Anzi, il fatto che ci sia di mezzo una vita umana anziché un gioiello sparito rende il tutto più intrigante. In tutto ciò, il cadavere è stato messo in una stanza dalla quale stare lontani il più possibile, sperando che possa essere presto rimosso.»
Ammetto che rimasi molto colpita dalle parole della signora Green. Ritenni doveroso darle una spiegazione: «Sono soltanto una spettatrice esterna. Mi dispiace per il dramma umano, ma io non sono né una parente né un'amica. Qualche mese fa mi sono candidata per lavorare in un'azienda che commercia tessuti. Il caso ha voluto che il titolare fosse Lord Winterport anziché un'altra persona. Se non fosse capitato il problema della bomba da disinnescare, avrei continuato a lavorare presso la sede aziendale e in questo momento mi troverei nella mia stanza presso la casa della signora Freebody. Non avrei idea dell'esistenza della signora Alexandra, né tantomeno della sua morte. Direste a un agente di Scotland Yard che è insensibile perché accerta i fatti anziché preoccuparsi di ciò che la signora Johnstone si perderà, essendo morta ad appena ventiquattro anni, oppure lo esortereste a fare il proprio lavoro e a scoprire la verità?»
«Farei la seconda cosa che ha detto» ammise Gloria Green.
«Allora capirete che, in assenza di Scotland Yard, qualcuno deve mettersi avanti con i lavori, in modo che il caso possa essere risolto il prima possibile. Non vedo altre alternative possibili. Sono l'unica, in questa casa, che poteva accollarsi il fardello di questa indagine. Sto svolgendo il compito che mi è stato assegnato, mettendo al servizio della famiglia Winterport e dei loro ospiti le mie capacità investigative. La prego di aiutarmi il più possibile, invece di cercare di tarparmi le ali. Vogliamo tutti la stessa cosa, ovvero scoprire la verità sull'atroce delitto che è stato commesso.»
«Non intendevo turbarvi, Miss Crystal. Anzi, mi dispiace molto che vi sentiate messa in discussione. Non era assolutamente mia intenzione criticare il vostro operato.»
Decisi di chiudere quella discussione sul nascere e di passare oltre: «È tutto a posto, signora Green. Vi chiedo cortesemente, a questo punto, di raccontarmi i fatti accaduti in sala da pranzo all'ora del tè. Vi chiedo di limitarvi a ciò che avete visto e sentito.»
Quella postilla mi sembrava doverosa, dato che aveva idee su chi potesse avere commesso il delitto, a suo dire, ma non aveva né indizi né prove. Era fondamentale che si limitasse a ciò che poteva essere riscontrato anche dalle deposizioni altrui. Non ottenni molte soddisfazioni. O meglio, mi raccontò puntualmente di Nolan, di come tutti si fossero avviati verso la porta e, in sintesi, di tutto ciò che già sapevo. Non vi erano novità di alcun tipo, sentii la stessa storia per l'ennesima volta e dovevo ammettere che ascoltarla di nuovo iniziava ad annoiarmi. Avrei tanto voluto fare una partita a scacchi, in quel momento, ma non mi azzardai a fare alla signora Green una simile proposta.

 

   
 
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