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Autore: bleberry    24/09/2009    1 recensioni
sento un rumore lontano, come il suono di una racchetta che infrange la propia rete in un servizio, una scia gialla luminosa mi passa accanto brilla e sento sbattere per terra qualcosa... sinceramente è una Comico-Romantica però... non linciatemi per questo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sentirsi confusi, eccitati, forti.

Pensare di essere i migliori e dimostrare di non esserlo.

Percepire di essere merda e poi riuscire a sbalordire tutti con un azione degna del più forte tra noi.

 

Amare se stessi, odiare se stessi, innamorarci di qualcosa o qualcuno, venire respinti, venire accettati…

 

Credo che tutto questo sia il sunto della adolescenza.”

 

Mada mada dane  5 (qualcosa di serio? O.o)

 

“Non capisco cosa abbia Echizen di così speciale!!!” Sumitsugo aveva iniziato a lamentarsi per l’ennesima volta quel pomeriggio.

 

“Ok, sa giocare a tennis come un dio, ha un bel viso, promette di diventare un campione, non va male a scuola…Ma oltre a questo…”

 

Non che questo lo disturbasse, la maggior parte delle volte si limitava ad annuire con la testa senza nemmeno prestare troppa attenzione, tanto le argomentazioni erano sempre le stesse: << Echizen-> tutti lo credono dio in terra -> lui si crede dio in terra -> non lo sopporto >>

Ormai aveva imparato a fare cenno di si con la testa quando il kohai si zittiva e a dire ogni tanto: “Non farci caso” o una frase similare quando credeva ce ne fosse il bisogno.

 

“Arai” lo chiamò l’altro “Ma mi stai ascoltando?”

“Si, ma non farci caso…Vedrai, prima o poi si caccerà in un grosso guaio e tutti rideremo di lui”

Sumitsugo sorrise: “Vero?”

“Certo che si…”

“Waaaaaaaaaaaaaaaa!!!Arai guarda!!!!” lo interruppe Sumitsugo fiondandosi su una vetrina “Queste piacerebbero tantissimo a Momo senpai non credi?!!!???”

Arai si avvicinò alla vetrina e vide le scarpe bianche che il ragazzo indicava.

“Mah, forse…” rispose

“Possibile che non presti mai la dovuta attenzione?!?” disse l’altro indispettito mentre gonfiava le guance, “Momo senpai non avrebbe reagito così se gli avessi chiesto un consiglio per farti un regalo!!!”

“Ma noi non stiamo cercando un regalo per Momo, stiamo andando al video noleggio a prendere una video cassetta riguardante l’ultimo campionato nazionale di tennis”

“Vero, ma Momo non avrebbe reagito così…Lui è così gentile, generoso, allegro spigliato…Dovrebbe essere lui il capitano il prossimo anno non trovi?”

 

Quella invece era una cosa, iniziata inspiegabilmente insieme alle lamentele su Ryoma, che cominciava a non sopportare.

 

“E Momo senpai di là, e Momo senpai di qua, e Momo giù e Momo su…” Manco fosse un puffo che appare dappertutto.

“E come è bravo Momo, come è gentile, quanto è forte, quanto è figo” minchia e ancora sta al secondo anno delle medie? Mi chiedo perché la famiglia imperiale non l’abbia ancora adottato come erede maschio.

“E come è alto Momo, come è risoluto, che bel profilo che ha, quanto è muscoloso, secondo me i suoi capelli sono terribilmente soffici senza quel mare di gel che usa, il suo odore è così intenso che mi riempie  le narici, è sicuramente il più bello tra tutti i senpai…”

 

Insomma, una sana ammirazione per un compagno più grande andava anche bene, lui stesso l’aveva per il capitano, ma non passava pomeriggi interi a lodare le sue membra, le sue gesta e il suo cuore.

Non metteva il suo nome ogni tre discorsi e ogni due parole.

Non moriva se per una giornata questi non si presentava in campo, ne tantomeno faceva degli appostamenti per riuscire ad arrivare agli allenamenti con lui.

Sumitsugo gli sembrava proprio una ragazzina quando faceva così.

 

“Vuoi prendere quella cassetta o dobbiamo scrivere un poema sulle gesta di Momoshiro?” chiese infine seccato.

Sumitsugo lo guardò con la sua solita faccia da coniglietto alla crema arrabbiato “Si, la prendiamo, ma non capisco perché ti sia arrabbiato…Certo che sei proprio un immaturo Arai!!! E io che credevo che alle medie saresti cresciuto un poco!”

“Cosa cosa cosa? Ma se eri tu quello che al mio ultimo giorno delle elementari mi tiravi per il grembiule pregandomi di non lasciarlo solo”

 

Sumitsugo e Arai erano vicini di casa, avevano frequentato insieme la scuola materna e la scuola elementare. Arai si ricordava benissimo che la madre lo aveva raccomandato, il primo giorno delle elementari di prendersi cura del più piccolo, e lui lo aveva sempre fatto con orgoglio. Solo nell’ultimo periodo, al suono della parola “PESCA” gli veniva voglia di annegarlo in uno dei tanti canali di Tokyo.

 

“Certo, perché i miei neuroni erano ancora assopiti, poi sono cresciuto e alle medie ho visto cosa sei!!”

“E cosa sarei?” chiese l’altro interessato.

“Un bulletto” disse l’altro serio “Minacci i ragazzini del primo anno e cerchi sempre di spillare soldi a qualcuno”

“Ehi si chiama spirito imprenditoriale!!!!”

“Bullo” rimarcò l’altro

“E tu invece sei un principino viziato!”

“Certo, non vedo cosa ci sia di male. Sono carino quanto una ragazza, forte come un ragazzo e ho un magnifico carattere, dovresti ringraziare gli dei di essere al mio fianco!”

“Ah ah…”

Continuarono così per un po’, camminando vicini.

 

 

 

“Permesso” disse Sumitsugo entrando in casa di Arai.

“Entra pure, i miei rientrano tardi oggi…accomodati in salotto, io vado a prendere da bere, vuoi qualcosa da mangiare?”

“No grazie…” disse mentre si toglieva le scarpe.

 

Arai lo raggiunse qualche minuto dopo in salotto con un vassoio e due bicchieri.

“Ecco qua”disse mentre gli appoggiava sul tavolo sorridendo. “Succo alla pesca per il nostro amante del rosa” lo prese un po’ in giro.

Sumitsugo lo guardò storto, poi il suo sguardo si fissò sull’altro bicchiere.

“MA ARAI QUELLA è BIRRA!!!!!”  squittì.

“Si, mio padre nell’ultimo periodo me ne fa sempre bere un bicchiere con lui a cena” sorrise “Ormai sono abituato”

“MA SEI MINORENNE!!!” squittì nuovamente l’altro

“E allora?” chiese Arai con strafottenza

“Voglio assaggiarla anche io!” disse Sumitsugo tendendosi in avanti.

“Ah no signorino, tu sei ancora troppo piccolo!!!” disse l’altro tirando indietro il bicchiere.

“Non sono poi tanto più piccolo di te!!!”

 

Si sfidarono un poco con gli sguardi, poi Arai cedette:

 

“Solo un sorso…”

 

 

  

 

Un sorso, era bastato un sorso e Sumitsugo era partito. L’aveva visto prendere il bicchiere con quell’aria da ragazzino saputello che sa tutto sul mondo, l’aveva visto sorseggiare la birra per poi oscillare mentre appoggiava il bicchiere sul tavolo.

Adesso il kohai stava ballando sul tavolo canticchiando una canzone delle minimoni come fosse un metal.

“Sumitsugo…” tentò di chiamarlo

“Arai” disse l’altro fissandolo negli occhi “Devo chiederti una cosa” aggiunse scendendo dal tavolo e piazzandosi davanti al senpai.

“Dimmi” disse Arai calmo

“Siediti” ordinò il più giovane

“Sono seduto…” fece notare.

Sumitsugo gli si sedette in braccio e appoggiò la fronte sulla sua spalla. Aspettò qualche minuto e ruotò il capo facendo volteggiare i capelli.

Arai rimase fermo.

“Arai” disse con tono serio fissandolo negli occhi a due centimetri dal suo naso “secondo te sono eccitante?”

Arai rischiò il soffocamento. Che razza di domanda era? In quella posizione poi?!?! Quando gli si era seduto in braccio credeva volesse fare il gioco del cavallino o quello dell’astronave come facevano da piccoli,  non una domanda simile in una posizione equivoca.

“Arai” soffiò Sumitsugo.

 

Sumitsugo era carino, cominciò a ragionare il cervello del senpai. Certo, non apparteneva a quello stile cool che piace alle ragazze, ma era carino ed era logico che fosse super eccitante in  quella situazione; con i capelli sciolti, le guance arrossate, le labbra gonfie e gli occhi umidi per via dell’alcol!!!  Quale essere vivente bipede non lo avrebbe trovato eccitante?!?

 

“Arai” soffiò ancora Sumitsugo

“Si, lo sei…” disse l’altro ingoiando saliva.

Sumitsugo lo guardò sorridendo “Grazie” sussurrò prima di iniziare a piangere.

“Ehi che cavolo hai?” chiese l’altro preoccupato.

“Allora perché Lui non mi trova eccitante?” disse il più piccolo tra le lacrime.

“Lui?”

“Momo…perché preferisce stare con Ryoma invece che con me? Perché? Cosa cavolo ho di sbagliato?” singhiozzò

 

In quell’attimo Arai comprese molte cose,le lamentele, i gridolini di gioia, le lodi con fare estasiato…

 

Gli venne in mente la madre: “Devi prenderti cura di Sumitsugo”

 

Lo strinse: “Ti ci voleva un sorso di birra per dirmelo?” chiese

L’altro mosse la testa tra i singhiozzi.

“Tu non hai nulla che non va…E non lo dico perché ti sono amico, fossi una ragazza o un gay morirei per uno come te” disse mentre spostava una mano sui capelli castani dell’altro “Non ti preoccupare Sumitsugo, ti aiuterò io”

 

La stanza era piena dei singhiozzi di Sumitsugo, Arai continuava a stringerlo e a guardare avanti verso il televisore spento.

Probabilmente passata la sbornia Sumitsugo avrebbe dimenticato, ma lui no.

 

Aveva fatto una promessa ed intendeva mantenerla.

 

Nel frattempo, in un altro quartiere Ryoma e Momo starnutirono all’unisono.

  
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