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Autore: bleberry    24/09/2009    1 recensioni
chi non ha mai sognato di essere un vampiro? quante volte il mondo dell'oscurità con iu suoi miti e segreti ci ha affascinato, fatto sognare? qunate volte, rientrando a casa avreemmo voluto incontrare un bevitore di sangue in grado di sedurci con la voce e di donarci l'oscuro dono? e se tutto ciò accadesse per puro caso? senza un master a giuidarvi, con una vita umana che vi andava più che bene, cosa fareste?
Genere: Commedia, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VAMPIRO PER CASO

 

Detestava la pioggia, o meglio detestava la pioggia di Londra.

Quell’acquolina leggera, simile alla nebbia che fa sembrare le strade deserte ancora più buie e inquietanti, quella che rende spesso le donne ansiose quando sulla via verso casa si ritrovano sole in mezzo ai lampioni.

Nonostante vivesse lì da quattro anni, non si era ancora abituata a quell’atmosfera da film gotico che regnava nelle strade.

Imprecò mentalmente mentre si stringeva sul collo il cappotto, pensando che, quella mattina in ufficio, le avevano rubato l’ombrello e accelerò il passo, un po’ per paura, un po’ per il freddo.

Percepiva degli strani movimenti nell’aria, ma probabilmente era solo la sua immaginazione.

Prima di voltare l’angolo si girò comunque più volte per guardarsi indietro, nessuno.

Era solo la sua immaginazione ripeté a se stessa, solo la sua immaginazione.

Poi lo vide.

Appoggiato al muro, semisdraiato per terra, c’era un uomo sulla trentina con il volto coperto di sangue.

“Cazzo” urlò istintivamente nella sua lingua madre correndo verso di lui.

“Sta bene?” chiese.

L’uomo fece un cenno con la testa.

“Non si preoccupi”, continuò mentre frugava nella borsetta “Ora trovo il cellulare e chiamo…”.

Non riuscì a completare la frase.

L’uomo le stava tirando i capelli costringendola a portare indietro la testa.

“Cazzo” pensò mentre si dimenava, non riusciva ad urlare o a coordinare i propri movimenti.

 

L’uomo le aprì con un solo gesto il cappotto sul davanti ed affondò i canini sul suo collo.

Cominciò a succhiare, ad assaporare quelle calde gocce di sangue che fluivano dal corpo della ragazza nel suo.

Ma c’era qualcosa di diverso in quel sangue, era come se non riuscisse a sfamarlo.

Si bloccò un attimo abbandonando il pasto, puntando gli occhi verso terra per concentrarsi meglio sulla vittima che aveva scelto.

Era una donna normale, capelli e occhi scuri, cappotto nero.

Rifletté sui pensieri di lei che aveva assimilato, famiglia, scuola, fidanzato, lavoro, niente di strano.

Forse, pensò, forse sul suo viso avrebbe trovato la risposta. In quegli occhi scuri che sapeva sbarrati dal terrore.

Cercò il suo sguardo, ma non lo trovò.

Ciò che vide invece fu la donna che succhiava sangue dal braccio con cui lui le teneva la testa. Probabilmente pensò, aveva lacerato la carne con i denti e aveva letto abbastanza libri sui vampiri perché il suo istinto la portasse a trovare una via per la sopravvivenza.

Affascinanti creature gli essere umani pensò.

Affascinanti ripeté, e quello fu il suo ultimo pensiero.

 

“Laura” qualcuno la stava chiamando, lo sentiva distintamente. “Laura” che essere fastidioso, perché non la lasciva dormire?

Mugugnò ma aprì gli occhi, era nella sua camera da letto e David era chino su di lei.

“Buongiorno dormigliona!” le disse sorridendo “Dobbiamo alzarci sai?”

“David che ore sono?” chiese assonnata.

“Le otto”

“E la sveglia?” chiese “Doveva suonare alle sette e mezza”

“Ha suonato, ma…” si voltò verso il comodino “Credo tu l’abbia frantumata in mille pezzi…Forse dovremmo smetterla di comprare le cose nei negozi di occasioni”

“Forse…” si stiracchiò “Ho fatto uno strano sogno sai? Ho sognato che ero stata attaccata da un vampiro e che riuscivo a liberarmi solo dopo avergli lacerato leggermente il braccio con i denti e succhiato il suo sangue…”.

“Un po’ macabro come incubo” si alzò dal letto, “Apro le finestre o torneremo entrambi a dormire”.

“Ma io ho ancora sonno…”

“Non fare la bambina”

Scostò la tenda rossa dalla finestra, spalancò i battenti, il sole inondò la stanza.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!” l’urlo di lei gli perforò le orecchie.

Si voltò e la vide che si contorceva mentre il suo corpo sembrava disintegrarsi.

“Chiudile, chiudile, chiudile!” urlò.

Tirò le tende, lei parve calmarsi ma si nascose sotto le lenzuola.

Lui corse da lei:

“Come stai?” le chiese “Cosa cavolo è successo?”

“Non lo so…” rispose lei tra gli spasmi “ il sole, il sole mi...Mi… Mi stava uccidendo”.

“Calmati, esci fuori ti prego”

Dalle lenzuola apparvero prima i suoi capelli, poi la sua testa. Sul volto c’era una scottatura di terzo grado in cui erano visibili i nervi.

“Cazzo” disse David, “Vado a prendere la cassetta dei medicinali poi chiamo un’ambulanza e…”.

Lei lo trattenne per una manica “David, forse è solo una mia impressione, ma la mia pelle…”.

La pelle bianca di lei si stava ricucendo da sola.

“O mio Dio” disse lui.

“David…David cosa cavolo mi succede?” chiese lei terrorizzata.

“Fo... Forse sto ancora sognando…” disse lui.

Lei scosse la testa terrorizzata, “Non può essere” sussurrò mentre si toccava la guancia “Uno specchio, dammi uno specchio!!!”

Lui non si mosse, è un sogno, è un sogno, è solo un sogno continuava a ripetersi.

“Porco diavolo David dammi un fottutissimo specchio!!!” disse lei sull’orlo dell’isteria.

David sembrò scrollarsi e le porse la borsa ai piedi del letto.

“Grazie” disse lei sprezzante mentre cercava lo specchietto al suo interno.

Si osservò, sul volto niente di strano a parte la pelle che continuava a ricucirsi da sola.

Appena la sua guancia tornò liscia deglutì e sorrise.

Riflesse su quella superficie fredda, nella sua bocca c’erano due paia di zanne bianchissime al posto dei canini.

“CAZZO” urlò “David guardami, non è un sogno, ho le zanne”.

Lui la fissò: “Non è possibile”

“Non me le sono attaccate ieri sera per uno scherzo sai? Ci sono e sono al posto dei miei canini!!!”

“Non può essere vero...”

“Ho le zanne, il sole mi scotta e la mia pelle si auto rigenera, cosa dovrei essere?” chiese lei alzando le braccia al cielo.

Lui non le rispose.

“RISPONDIMI, CAZZO DAVID!!!”

Le sue urla lo fecero sussultare, prese coraggio e le chiese: “Dove è il tuo cappotto?”

“Non lo so, io credevo fosse un sogno…Ieri, ieri sera…Io non ricordo quando sono rientrata e cosa ho fatto…” disse lei confusa.

“Rimani nel letto, se la tua teoria è esatta un minimo raggio di sole può ucciderti…”

David cominciò a vagare per la stanza cercando il cappotto. I suoi occhi chiari lo videro da lì a poco gettato a terra sotto la sedia, dove solitamente lui lanciava i vestiti.

Lo raccolse, il tessuto nero era incrostato del sangue.

“Merda…” disse lui mentre si portava avanti per farglielo vedere.

“Merda” sussurrò lei di risposta.

“Già…La teoria sembra esatta, forse…Forse sei…Un vampiro…”.

 

  
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