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Autore: SpaceDementia    24/09/2009    5 recensioni
"Propongo una tregua!" Dico alzando le mani.
Leila guarda il fratello mentre lui ride come un dannato.
"Sono pronta a contrattatre. Lui non fa testo." Dice indicando con il pollice Sam.
"Colazione con pane tostato e cioccolato più il mare se voi mi lasciate fare una doccia." Leila mi gaurda male, molto male.
"Devi giurarlo. Aspetta, me lo metti per iscritto?" Sgrano gli occhi. Cosa? Scompare in camera sua correndo e poi ritorna con un foglio e un pezzo di carta. Me lo porge.
"Devi scrivere: Io zio Mik- perchè non scrivi?" Mi riprende mentre la guardo a bocca aperta. "Se non chiudi la bocca entrano le mosche." Mi sorprende sempre più. Mi metto a sedere sul divano poggiando il foglio sul tavolino. "Bene, scrivi: Io, zio Mikey, autorizzo i miei nipoti, Leila e Sam, a tagliarmi i capelli se-"
"Ma sei impazzita?" Chiedo ridendo.
"No no. Scrivi zio."
Sequel di I'll meet your eyes, in this pool of blood.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Mikey POV


Il sole illumina la città. Sono le otto del mattino e tutto e perfetto e tranquillo. Posso sentire addirittura gli uccellini cantare, in questa grande metropoli. Ed è ovvio che sto sognando. Almeno per quanto riguarda l’ultima parte.
Mi rigiro nel letto,stendendomi in tutta la sua lunghezza.
Questa è vita. Pausa lavorativa, periodo in attesa di novità, di concerti, album… un periodo perfetto.
Nelle palpebre chiude dei miei occhi vedo campi verdi, cieli di vivido azzurro, fiumi e mari incontaminati… il rumore immaginario della natura mi trascina sempre più nel mondo dell’incoscienza, stappandomi al mio stato di dormiveglia. Ma come tutti ben sappiamo, le cose belle sono quelle che durano meno.
E l’insistente, odioso, squillando, irritante trillo del campanello fa breccia nel mio oblio, riportando alla cruda e violenta realtà, che mi costringe ad alzarmi dal letto.
Che sia un’abitudine oramai? Quella di svegliare il povero Mikey Way all’alba? Perché, sì, questa è l’alba.
Svogliatamente mi alzo dal letto, imprecando, e barcollando mi dirigo verso la porta, maledicendo chiunque sia dall’altro lato dello spesso strato di legno scuro.
Cos’hanno tutti? Non hanno di meglio da fare? Possibile che tutti vengano a bussare alla mia porta quest’ora barbara del mattino?
Sbuffo, quando il campanello suona ancora.
“Arrivo!”, urlo con leggera isteria nella voce. E nel mio cammino verso l’ingresso, durante il quale le mie palpebre sono semiaperte, inciampo al divano, alle scarpe lasciate davanti ad esso ed una gamba del tavolino accanto alla porta.
Impreco di dolore, massaggiandomi la parte infortunata e saltellando, imprecando, verso la porta.
Il campanello suona ancora.
Con forza poggia la mano sulla maniglia e spalanco la porta, “Spero tu sia in fin di vita, altrimenti giuro, che fai un volo dalla finestra.”
“Buon giorno anche a te, Michael. Anch’io ti voglio bene.”
“Zio… io voglio vivere.”
Spalanco gli occhi, osservando le due figure femminili davanti a me. Quelle due figure, la cui immagine non potrei mai cancellare dalla mia mente o dai miei ricordi. Scuoto il capo e, passandomi una mano sul viso, sorrido appena.
“Sei esattamente come tua madre, Leila. Te l’hanno mai detto?”
“Tu me lo dici sempre zio.”, risponde lei sorridendo.
“Bene, ora fammi entrare.”, dice Kat, entrando in casa. Mi sposto, facendole entrare.
“Da quando siete diventati tutti così mattinieri?”, chiedo prima di sbadigliare.
“Da quando tuo fratello ed Emily hanno deciso di sposarsi.”, dice ovvia lei, dirigendosi verso la cucina, “Non hai ancora fatto il caffè? Waw, allora stavi dormendo.”, pondera portandosi un dito sul mento e osservando la brocca di caffè vuota.
“Intuitiva.”, mormora roteando gli occhi, “Già, il matrimonio.”, e sbuffo.
“Tocca a te fare il babysitter, mi dispiace, Mikey.”, dice sorridendo.
Scuoto il capo, “Vado a farmi una doccia.”
“Vai, vai, zio.”, dice Leila sedendosi sul tavolo, “Noi ti prepariamo la colazione.”
Sorrido e mi dirigo a passi lenti verso il bagno.
“Prepariamo?”, mormora Kat con voce acuta.
“Mamma!”, la riprese la figlia. Rido, di quelle due strambe figure femminili.

 

Entro in cucina, guidato ed ammaliato dal dolce profumo di caffè.
Sei un angelo.
Sul tavolo, caffè e biscotti.
“Okay, siete perdonate.”, sospiro sorridendo, vedendole sedute a tavola, con larghi sorrisi sul viso. Scuoto il capo, “Mi farete impazzire.”
“Forse.”, dice Kat facendo spallucce, “Ma per il momento mi devi tenere Laira e Sam.”
“Il marmocchio dov’è?”, chiedo corrugando la fronte e bevendo un sorso di caffè.
“L’ho lasciato da Madison, quando sono andata a prendere Christa per portala da Emily, dove andrò… mmm… adesso. Bene, devi passare a casa di Ray. Porti a spasso i ‘marmocchi’ con Madison.”
“Mamma, non sono una marmocchia!”, esclama Leila.
Kat ride, baciando la fronte della figlia.
“Mi hai praticamente organizzato la giornata.”, dico a Kat, mentre si dirige verso la porta della cucina.
Lei si volta, sulla soglia, “Nah, solo la mattinata. Vi voglio bene.”, dice mentre si dirige verso l’ingresso, “Ci vediamo dopo!”, esclama alzando la voce di un’ottava per farsi sentire.
“Ciao!”, urliamo in coro io e Leila.
“Tu a scuola?”, chiedo corrugando la fronte.
“Oggi non ci vado zio, ricordi?”
“Ah, giusto.”, dico attendando un biscotto con gocce di cioccolato.
“Mi dispiace averti svegliato.”, dice arricciando le labbra e fissando il tavolo.
Un angolo della mia bocca si solleva verso l’alto, “Bugiarda.”, dico in un risolino.
“Devo perfezionarmi. Capite tutti quando mento.”, sbuffa, incrociando le braccia al petto, “E poi tu dormi sempre.”
“Oh dolce Leila… sono i tuoi occhi a mentire. E non dormi sempre… marmocchia.”, dico sorridendo.
Affina la sguardo, riducendolo a due fessure, “Perfido.”
“Perfida.”
Per istanti infiniti ci guardiamo negli occhi, seri, mentre lotto contro me stesso, per trattenere le risate. Poi il suo labbro inferiore trema, mentre, come me, cerca di trattenersi. Ed non ce la faccio, o meglio, non ce la facciamo. Entrambi ci lasciamo ad ben due minuti di forte ilarità, tanto che l’addome inizia a dolermi per il troppo ridere.
Dopo esserci calmati, ci asciughiamo le lacrime che ci inumidiscono gli occhi e annaspando aria, cerchiamo di tornare seri.
“Dai, andiamo. O Sam farà impazzire la povera Madison.”, dico alzandomi e accarezzandole i capelli scuri.
“Oh sarai tu a far impazzire me zio, se non andiamo subito da Madison.”, mormora lei roteando gli occhi.
“Cosa?”, chiedo confuso.
“Nulla, zio. Guarda,”, dice indicando la finestra, “una mucca volante.”
“Ma sta zitta!”, l’ammonisco ridendo e trascinandola verso l’ingresso.

 

“Ma… zio io non voglio andare al parco. Non sono una bambina.”, sbuffa Leila.
Sorrido, “E dove vorresti andare?”, chiedo rivolgendola una fugace occhiata.
“Guarda avanti, non voglio essere l’ennesima vittima di incidenti stradali.”
“Sto guardando avanti, infatti.”
“E comunque, non so, potrei andare in libreria. Tu porti Sam e Madison e spasso al parco ed io vado in libreria. Non è cattiva come idea.”
“No, tu da sola non vai da nessuna parte. E’ pericoloso, sei ancora piccola.”
“Ma ho tredici anni!”
“Appunto.”. Sbuffa e incrocia le braccia la petto, per poi guardare fuori dal finestrino.
Ridacchio, “E poi tuo padre mi giustizierebbe.”
“Papà è troppo apprensivo.”, dice guardandomi, mantenendo sempre la stessa posizione con il busto.
“Ti vuole bene, sai.”, dico svoltando nella strada di Ray.
“Si, ma… cavolo, zio, non sono più una… marmocchia.”
Faccio un risolino, rievocando al sua immagine da bambina, impressa nella mia mente, come marchiata a fuoco, quando entrò a far parte della mia vita, con Kat, lei la mia eterna migliore amica. “Per noi lo sarai sempre, Leila.”, dico poi guardandola dopo aver parcheggiato sul ciglio della strada.
Sospira, portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio… e sembra dannatamente sua madre quando andavamo al liceo.
“Assomigli a tuo padre, ma hai le espressioni di tua madre.”
“Ne sono consapevole, zio.”
“Dai andiamo, mostriciattolo.”, dico aprendo la portiera e scendendo dall’auto.
“Andiamo, Mouse.”
“Ah-ah. Divertente.”, dico tirandole uno scappellotto.
“Ahi!”, dice massaggiandosi la testa e fermandosi per un istante, prima di accelerare il passo ed affiancarmi di nuovo.
Suono in campanello.
“Non capisco da dove nasca questa violenza.”, dice facendo spallucce filmina domi con lo sguardo.
“Non capisco da dove nasce tutto quest’astio.”, la imito.
“Antipatico.”
“Antipatica.”
“Odioso.
“Odiosa.”
“Zio!”
“Leila!”
Poi, la porta si apre. E una figura non molto familiare attira la mia attenzione, poiché i miei occhi non sono abituati ad essere accolti da essa. I capelli dalle sfumature rosse, la pelle rosea, le labbra piene, gli occhi azzurri, le pagliuzze dorate illuminate dai raggi del sole.
Sul suo viso, un sorriso.
“Ciao.”, dice raggiante lei.
“Ciao!”, diciamo in coro io e Leila.
I suoi occhi, oro liquido nell’oceano.
“Zio!”, la voce del piccolo Sam fra irruzione fra di noi.
“Sam!”, esclamo chinandomi a stringendolo fra le braccia. Mi getta le braccia al collo, poi si volta a guardare Madison.
“Parco, parco, parco!”, esulta.
Madison, ride, una risata limpida e cristallina… esattamente come i suoi occhi.
“Allora andiamo al parco Sam.”, ridacchia poi entrando in casa.

 

*


Ed eccomi qui, tornata, per vostra grande sfortuna.
Finalmente sono riuscita a terminare questo capitolo… stupida scuola.
Non ho molto tempo, perciò ci tengo a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo,

Grazie a:

ioamolacocacola, grazie davvero Frè! Sono contenta di sapere che los corso capitolo ti è piaciuto!
jessromance, hai visto? Ho postato! Te lo avevo promesso! Ti voglio bene, Jejè =*
ElfoMikey, Honey! Mia moglie adorata! Madison… *_*   t’amo <3
FuckingChemicalGirl, grazie per la recensione, grazie davvero!
Lily_Luna, sono priva di idee e ti tempo (maledetta scuola). Grazie per la recensione! Spero ti sia piaciuto questo capitolo.


A voi, Lò, con immenso affetto.

  
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