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Autore: war    25/09/2009    0 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Seconda metà secolo XIII


Viterbo - Sede Papale.


Papa Clemente VI osservava con occhi vitrei la fiamma della candela che consumava piuttosto velocemente la lettera che aveva appena terminato di leggere.
Volute di fumo cinereo si innalzavano davanti al suo volto paffuto, disegnando nell'aere figure astratte e diffondendo il puzzo di bruciato.
Poi avrebbe dato ordine di aprire le finestre e arieggiare il locale. Oltre la finestra il paesaggio era tipicamente invernale, con neve candida e alberi dall'aspetto rinsecchto. Tuttavia il sole era luminoso e il cielo azzurro.
La classica ingannevole bella giornata dicembrina, quando il chiarore del sole ti faceva pensare fosse caldo e invece appena uscivi ti si intirizzivano le dite di mani e piedi.
Rilasciò un sospiro a mezzo tra lo stanco e il rassegnato.
Prese la lunga penna bianca dal calamaio e vergò le prime lettere della missiva.
Si fermò un attimo, esitando.
Poi la sua mano riprese a scorrere con decisione.
Sperava ci fosse più tempo.
Prese il sigillo di ceralacca e osservò di nuovo la fiamma della candela.
Anche lui si sentiva tremulo come quel piccolo fuoco.
Già la sua investitura era stata fonte di critiche e dissensi. Il suo operato era stato... necessario anche se a volte aveva coperto crimini che un vero religioso non avrebbe dovuto coprire. Quello era solo uno in più sulla lista.
- Che sarà mai l'ennesima macchia su una veste già nera? - si disse lasciando cadere la cera fusa sulla carta. Gocce rosse, simili a sangue. Impresse il sigillo fintanto che quella sostanza era ancora tiepida e quindi malleabile.
Chiamò il Camerlengo, diede disposizioni per la spedizione e lo avvisò che presto si sarebbe dovuto recare a Roma, a San Pietro, per suo ordine e con una bambina speciale al suo seguito.
- Come Voi desiderate, Vostra Grazia. - rispose servilmente l'uomo. Una volta rimasto solo, il Papa aprì la sua Bibbia e rilesse quel passo.
Lacrime scesero sul suo volto quando ebbe la consapevolezza che ormai tutto era iniziato secoli prima, e loro, tutti loro, non erano che pedine su una scacchiera ignota.


Cinque giorni dopo.


Il Camerlengo osservò la piccola. Aveva capelli che potevano passare per castano scuro se non si avvicinava troppo alla luce, perchè allora le sfumature rubino non potevano essere ignorate. Gli occhi erano grandi, cerchiati da ombre scure, dovute alla fatica del viaggio, di un verde brillante. In uno di essi vi era una macchia, nera. Bisognava fissarla a lungo per scorgervi il monogramma, ma una volta visto era impossibile non notarlo.
Il Marchio di Caino.
Passò in rassegna il corpo minuto, coperto da una tunica di almeno tre taglie più grandi della sua e la calzamaglia piena di rattoppi. Anche le scarpe erano consunte e logore, tanto che pareva stessero insieme solo grazie alle stringhe ed erano fradice.
Le ginocchia scheletriche si stringevano vicine, mentre la piccola teneva il cappellino rosso con entrambe le mani, a coprire la bocca che l'uomo sapeva essere rosea come il bocciolo delle rose.
Lo stupì constatare che nessuna lentiggine e nessuna efelide appariva su quel volto, nonostante i capelli rossi, se rossi si potevano chiamare.
Ma lo sguardo tornò ai polsi, fasciati stretti da bende bianche che erano sporche di sangue secco.
Avevano parlato di stigmate.
Il segno che appariva su coloro che erano amati da Dio.
Due segni così discordanti...
Quasi probabilmente quella bambina non sarebbe uscita viva dal Vaticano.
- Come ti chiami, piccolina? - chiese allungando una focaccina al miele alla piccola.
Un nome, diverso da quello che gli avevano dato i frati le passò per la mente, ma si costrinse ad accantonarlo. Usò l'latro. Quello con cui la chiamava sempre Don Beppe.
- Angel. Angel Cielo! - disse con una vocina soave e bellissima, mente il cappellino si abbassava e sul viso si apriva un radioso sorriso.



Fine secolo XV

Milano
Duomo - ore 10.30 a.m.

La chiesa era gremita di fedeli. Le persone vestivano i loro abiti più eleganti, indipendentemente che fossero di nobili origini, che fossero borghesi o semplici contadini. Il coro cantava inni al Signore e le note profonde dell'organo riempivano l'aria facendola vibrare. Le lunghe canne di ottone rilucevano nella penombra della navata.
Il Cardinale indossava la sua distintiva tonaca purpurea, restava umilmente in piedi dietro l'altare. Il Vescovo, con la mitra sul capo e un grosso crocefisso in oro e pietre preziose che posava sul suo petto, si ergeva all'impiedi davanti al leggio. La sua voce pacata prese a leggere il brano della Bibbia.
Seconda lettura.


Genesi 4: 9-15

9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!
11 Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.
12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra».
13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono!
14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».
15 Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.


Il Papa, Alessandro VI, seduto su uno scranno che avrebbe fatto invidia a qualsiasi Principe o Doge, vestito di bianco e oro, si sarebbe scomodato solo per la benedizione del tiburio, completato solo recentemente. E successivamente avrebbe impartito la benedizione ai fedeli a conclusione della funzione.
La figura vestita di nero soffocò a stento lo sbuffo.
Il Duomo di Milano era il solo edificio italiano di stile gotico di quelle dimensioni. Le guglie svettavano verso il cielo come se volessero fare da tramite tra il divino e il materiale. Le vetrate multicolori, istoriate con racconti biblici brillavano come gioielli sotto la luce di un sole splendente. Alla faccia del voto di povertà e della crisi iconoclasta.
L'altare maggiore era imponente e abbellito con fiori multicolori sostituiti ogni giorno dagli addetti.
Volse lo sguardo verso una nicchia e vi si diresse a passi decisi e silenziosi, spostandosi fra le ombre delle colonne. Individuò i soldati delle Guardia Svizzera che si erano posti dietro il coro maggiore, silenti sorveglianti e alfieri della vita del pontefice. Come se con quelle uniformi gialle, rosse e blu potessero davvero passare inosservati!
Angel si disse che tutta quella protezione e quello sfoggio di ricchezza era inutile. Ma, dal momento che era alle dipendenze della Chiesa, non poteva certo permettersi di criticare a voce alta: sarebbe stato come sputare nel piatto dove si mangia.
Un brivido freddo le corse lungo la schiena. Spostò lo sguardo sui fedeli.
Fra la nobiltà vi era un volto che la inquietò.
Pelle scura, capelli neri e occhi che per un momento parvero accendersi di un colore aureo. Neo sotto l'occhio sinistro.
Quell'aristocratico non le piaceva, avvolto nel suo mantello scuro, con i capelli mossi legati alla base della nuca con un nastro di seta rosso scuro. Corrugò la fronte mentre cercava di studiarlo un po' meglio, lui ghignò. Un ghigno sarcastico, irrispettoso, quasi perfido… Pareva le volesse dire che sapeva cos’aveva appena fatto. Era davvero così? Sarebbe stato un problema…Il brontolio di un neonato la distrasse.
L'elegante nobildonna fece saltellare il piccolo fra le braccia e intanto cercò di uscire discretamente dalla chiesa prima che il pianto della sua creatura disturbasse la funzione.
Angel tornò a cercare di nuovo quella presenza sgradita fra i volti dei fedeli ma non lo rivide, malgrado stesse scrutando con molta attenzione. Una parola le aveva accarezzato i pensieri: Noah. Si diede della paranoica. Era troppo presto perchè loro facessero la comparsa fra i comuni esseri umani. Se quello era davvero un Noah, sicuramente quella parte del suo essere stava ancora dormendo e probabilmente non si sarebbe risvegliata in quella persona.
Il lungo ago che celava nelle pieghe della veste le dava fastidio.
Pareva essere rovente.
Si infilò in una nicchia e improvvisamente si trovò esattamente di fronte alla statua della Madonna che teneva fra le braccia il Bambin Gesù. Sorrise per la tenerezza che quell'immagine le rimandava sempre. Era un pensiero consolatore. Più di quello che provava nell'osservare il volto sofferente del Cristo crocefisso, con il capo cinto da una corona di spine. In quello non vi era dolcezza, solo senso di colpa, impotenza e infine gratitudine. Volontariamente, Angel, non aveva più posato lo sguardo, se non per più di qualche secondo sugli affreschi o su qualunque altra icona contenesse demoni. Per la verità era accaduto una sola volta, in Vaticano, qualche secolo prima e una profonda e dolorosa tristezza l’ aveva invasa. C'erano volute più di due ore prima che le lacrime si arrestassero sul suo volto. Al pio padre che le chiedeva cosa avesse, non sapeva rispondere... Troppo era stato dimenticato al momento della sua incarnazione, le restavano solo le sensazioni a cui non sapeva fare fronte perché non sapeva da dove nascessero. L’unica certezza che aveva: era stata inviata sulla Terra per assolvere ad una missione e vi sarebbe rimasta fino al completamento del suo incarico anche se ci sarebbero voluti centinaia di giorni o di anni.
Tornò al presente.
La messa stava per concludersi.
Nessuno aveva notato che l'uomo nelle ultime fila, quello vestito di grigio, col capo chino, non si era alzato in piedi al momento della benedizione, restava inginocchiato in atto di preghiera. Nessuno aveva notato che non respirava più e che la vita era fuggita da lui. Nessuno avrebbe notato quel minuscolo foro, alla base del collo, da dove era stato iniettato il veleno. Quando i fedeli avessero abbandonato la Chiesa, troppo occupati ad acclamare il passaggio del papa, la Guardia Svizzera avrebbe pensato a far sparire il corpo, come erano gli accordi.
E lei, l'Angelo Assassino avevo portato a termine l’ incarico oscuro. Attese la benedizione, sapendo di non esserne degna, non più ormai. Si chiese se alla fine di tutto, persino lei sarebbe stata perdonata, perché con cosa si poteva espiare un peccato commesso in nome della Verità?


Dominus vobiscum.

Et cum spiritu tuo.

Sit nomen Domini benedictum.
Ex hoc nunc et usque in sæculum.

Adiutorium nostrum in nomine Domini.
Qui fecit cælum et terram.

Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.


Amen.
  
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