Eccomi con il Decimo capitolo di questa storia!
come promesso, a chi aveva indovinato la nuova comparsa della storia ho inviato un'e-mail con lo spoiler XD
spero vi sia piaciuto!
non idugio oltre e vi lascio al capitolo, cos' torno a studiare l'assistenza sociale alle famiglie destrutturate (yuppy che gioia *tono ironico*)
Vi ringrazio immensamente per i commenti e mi dispiace non poter rispondere ad ognuno singolarmente, ma lo studio mi chiama (sigh)
Betato by Ronnie8437
Capitolo dedicato a Luisina!!
GRAZIE PER I TUOI STUPENDISSIMI COMMENTI!!! KISS
10.
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal
Rafael,
come previsto, partì pochi giorni dopo e, con rammarico,
dovetti ammettere di sentire non poco l’effetto della sua
mancanza. La sua
presenza era ormai divenuta una costante nella mia vita, una sicurezza
a cui
appoggiarmi in qualsiasi istante, e la consapevolezza della sua assenza
creava
in me un certo disagio.
Secondo
Daphne avevo ceduto all’amore per lui, cosa che tendevo ad
escludere a priori. Di quel desiderio fisico che avrei dovuto avvertire
in sua
presenza non vi era traccia, ciò che mi legava al lui
restava nulla più che un
affetto fraterno.
“Tesoro,
non credi sia opportuno portare a fare un pò di shopping
la piccola? – mormorò mia sorella osservando
Sophia con sguardo critico. –
Questo vestitino mi sembra un tantino stretto!”
Distolsi
l’attenzione dal computer, volgendo lo sguardo sulla mia
bambina. Effettivamente l’osservazione di Daphne non era
totalmente errata, i
bambini erano soliti crescere ad un ritmo accelerato e la mia bambina
non
faceva eccezione.
Annuii
distrattamente, conscia che un pò di sano shopping avrebbe
distratto mia sorella. La sua situazione aveva subito dei lievi
miglioramenti.
Gli scatti di rabbia erano diminuiti, così come le
imprecazioni verso il
bastardo del suo ex marito. La lontananza dai nostri genitori aveva
sortito il
suo effetto, e la mancanza di pressioni esterne avrebbe di certo
aiutato mia
sorella a rimuovere l’accaduto – almeno in parte.
Come
previsto, ci preparammo velocemente per dedicare l’intero
pomeriggio allo shopping terapeutico – almeno per mia
sorella, perché dal canto
mio lo consideravo più prossimo ad un supplizio.
Che
cosa non si fa per una sorella in difficoltà!
Nonostante
i miei timori però, la giornata trascorse velocemente e fu
abbastanza allegra. La piccola Sophia era una splendida modella, e
trovavo
piuttosto esilarante farle provare vestitini colorati che la rendevano
tremendamente buffa. E, a quanto pareva, anche lei gradiva
l’attività.
Da
grande diventerà una folle maniaca dello shopping,
come sua zia. Credo sia opportuno che io inizi a risparmiare sin da ora
...
I
miei occhi furono attirati da un vestitino con decorazioni
floreali in tonalità azzurre, estremamente grazioso.
“Dy
vieni a vedere!!” richiamai entusiasta l’attenzione
di mia
sorella. Rafael avrebbe adorato quel vestitino e, una volta a casa,
avrei
scattato alla piccola una miriade di foto da inviargli.
“Delia,
non osare proporre l’ennesimo completino alla marinaretta,
perché in tal caso non rispondo più delle mie
azioni!” borbottò burbera
avvicinandosi.
Mi
imbronciai irritata per poi sventolarle il vestitino sotto il
naso, godendo della sua espressione estasiata.
“E’
adorabile!” esclamò prima di strapparmelo dalle
mani e correre
verso la piccola.
Le
osservai a distanza, beandomi per qualche istante di quel clima
familiare e sereno che si era creato. Sophia era stata la cosa
più bella che la
vita avesse mai potuto regalarmi.
__________
Terminati
gli acquisti per la piccola decidemmo di dedicarci ad una
piccola sosta gelato prima di passare al reparto “vestiti
donna”, che mia
sorella aveva intenzione di svaligiare.
Con
mio grande disappunto, le mie suppliche non avevano condotto a
molto e a breve avrebbe dato inizio alla fase: “Rimpinguiamo
l’armadio di Delia
che sembra uscito da un film horror anni ottanta!”
Santissimi
numi!
“Fermiamoci
quì” ordinò in tono perentorio,
indicando un bar
allestito con numerosi tavolini esterni.
Sospirai
accomodandomi. “Peggio di una despota” esclamai
stizzita.
Non
mi era mai piaciuto ricevere ordini, ma questo mia sorella non
pareva affatto notarlo.
“Credo
non sia il caso di dare il gelato alla piccola!” mormorai
sporgendomi verso di lei per sistemarle il piccolo codino.
“Sei
troppo scrupolosa!” sentenziò mia sorella
fissandomi con
occhio critico.
Alzai
gli occhi al cielo leggermente infastidita. “Sophia, dici
alla zia quanto adori la tua mamma!” bisbigliai con fare
cospiratorio alla mia
piccolina, scoccandole un bacio sulla punta del naso.
La
sua risata cristallina e allegra mi fece sorridere. Possibile
potesse essere tanto adorabile?
“Sophia,
fortunatamente non somigli per nulla alla tua mamma,
oppure saresti stata una noiosa ...”
Si
bloccò improvvisamente. Mi voltai verso di lei per
comprendere
cosa avesse attirato la sua attenzione.
Notai
gli occhi di Daphne sgranarsi, mentre il suo volto assumeva
una colorazione inconsueta. Per un istante temetti fosse sul punto di
un
collasso, il colorito cereo e l’aria assente non promettevano
nulla di buono.
Per
pietà, non dirmi che quel bastardo di suo marito
è
quì! Nulla mi impedirebbe di prenderlo a schiaffi!!!
Seguii
la direzione del suo sguardo, incrociando due occhi che
avevano perseguitato per anni i miei sogni.
Luca.
Deglutii
a fatica, cercando di riacquistare la calma. L’insicurezza
che mi colse in quell’istante fu innegabile. Non comprendevo
a pieno cosa fosse
opportuno fare. Non sapevo se dar ragione al mio istinto e fuggire il
più
lontano da lui, oppure abbandonarmi al raziocinio ed ostentare una
calcolata
indifferenza.
Il
mio fulmineo ragionamento mi portò a presupporre che la
seconda
ipotesi fosse la più idonea. Sarebbe stato complicato
fuggire da un posto tanto
affollato, ma soprattutto la magra figura che ne avrei ricavato mi
avrebbe
perseguitato per gli anni a venire.
Rivolsi
uno sguardo implorante a Daphne che si mordeva il labbro
nervosamente, indecisa sul da farsi. Dal canto mio, speravo si
limitasse a
tacere evitando di palesare ulteriormente il mio evidente imbarazzo, o
quanto
meno, il disagio che la situazione mi stava provocando.
“Tu
non spiccicare parola” sibilai in tono minaccioso, prima di
alzarmi dalla poltroncina.
Luca
fece qualche passo verso di noi raggiungendoci, dal suo
sguardo potevo evincere quanto quell’insolito incontro gli
causasse il mio
medesimo disagio. Dopo tanti anni, le sue espressioni non erano mutate
granché
ed il suo volto per me non restava che un libro aperto.
Il
mio cuore parve perdere un battito quando la vicinanza
aumentò.
Maledizione,
è affascinante come allora.
No,
no ... calma Delia, controllati!
Mi
ammonii mentalmente, sebbene con scarso risultato.
“Ciao”
sussurrai incerta.
Lui
increspò leggermente le labbra prima di biascicare un
“ciao”
non propriamente convinto.
Erano
trascorsi anni dal nostro incontro, o forse dovrei dire
scontro. Non avrei mai rimosso la furia che vidi lampeggiare nei suoi
occhi,
mista alla delusione provocata dalle mie parole.
Rinunciavo
a lui e ai miei sogni per un futuro che non avrei mai
desiderato.
Il
silenzio imbarazzante che calò fu presto spezzato dalla
vocina
di Sophia che reclamava le mie attenzioni.
“Ma
.. ma!”
Mi
voltai di scatto verso di lei, sciogliendo la piccola cinghia
del carrozzino e prendendola tra le mie braccia. Il cipiglio colmo di
perplessità che mi rivolse Luca non mi sfuggì, ed
io da codarda indugiai prima
di rivelargli l’identità della mia bambina. Non
compresi realmente il motivo
della mia esitazione, eppure cercai di scostare l’attenzione
su mia sorella che
ci fissava con aria colpevole accucciata sulla sedia.
Sospirai
sommessamente “Ti ricordi di Daphne?!” chiesi
cortesemente. Lui asserii con il capo, rivolgendole un accenno di
saluto.
“E
questa piccolina – domandò in trepidante attesa. -
È tua
nipote?”
Nel
suo tono esitante mi parve avvertire un certo sentore di
“speranza”, ma probabilmente in
quell’istante il mio cervello elaborava le
informazioni in modo distorto. Temevo di rivedere nei suoi occhi
nuovamente la
delusione nei miei confronti, la stessa che mi aveva amaramente ferita
anni
prima. La stessa che mi aveva condotto ad assumere quella maschera di
algida
stronza che non si curava di nessuno se non di se stessa. Quella
Delia che
in fin dei conti non sono mai stata, perchè a muovere i miei
gesti non era che
lo sconforto e la sofferenza. Avevo abbandonato l’uomo che
amavo solo per paura
...
Mai
scelta fu più sbagliata ...
“Lei
è Sophia, mia figlia!” annunciai cogliendolo di
sorpresa.
Spalancò la bocca senza riuscire a proferire parola per vari
secondi.
Sbattè
le palpebre ripetutamente, prima di riprendere un certo
controllo di se. “Auguri – biascicò
– non sapevo ti fossi sposata!” terminò
con
evidente sorpresa.
Certo,
ti ho mollato per dare priorità ad una carriera
che è stata stroncata sul nascere.
Increspai
le labbra in una smorfia di disappunto. “Non ho mai detto
di essere sposata!” sbottai leggermente alterata.
Notando
il clima ormai sempre più teso, mia sorella decise di
intervenire, rammentandomi un dettaglio che la mia mente aveva rimosso
anni
prima.
“Luca,
come và il tuo matrimonio?”
“Perfettamente!
- rispose
atono – credo sia il caso io vada. È decisamente
tardi!” mormorò con la
medesima intonazione.
“Certo
– replicai stizzita – ci vediamo!”
aggiunsi frettolosamente,
avviandomi alla cassa del bar per pagare il conto e fuggire da quel
luogo.
Quella
sera, i patemi provati anni prima tornarono a bussare alle
porte della mia mente e, come allora, mi abbandonai docilmente alle
lacrime. Eppure
il corpicino dormiente della mia bambina, stretto tra le mie braccia,
si rivelò
essere quell’appiglio che mi permise di non annegare
nuovamente nel tetro
pallore di una vita che mi aveva strappato l’unico uomo che
avrei mai amato.