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Autore: Fanny Jumping Sparrow    25/09/2009    2 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 22: Il tempo perduto

- Allora, cos’è questa storia che dovrai controllarmi? – richiese Jack con tono divertito ad Elizabeth, quando questa allentò la stretta sul suo braccio – Una scusa per restare da sola con me? – insinuò ironicamente, sfoderando uno sguardo ammaliatore.
- Jack … – lei emise un sospiro annoiato, voltandosi verso di lui indispettita.
- Guarda che per me non è un problema il fatto che tu sia sposata … - riprese a provocarla con fare seducente. riducendo le distanze – Quanto che tu mi abbia ucciso, una volta! – cambiò espressione, caricandosi di risentimento.
- Stai cercando di farmene pentire? – la giovane donna scosse la chioma legata in una treccia – Perché se è così, perdi tempo. Sono abituata ad avere a che fare con un ragazzino! – lo beffeggiò infine, ben più che risentita.
Il pirata sembrò offeso, restando con la bocca semiaperta, ma poi tornò ad irretirla con un sorriso provocatorio, sfiorandole una mano: - Che ci facevi lì quando mi sono svegliato?
- Che succede? – irruppe silenziosamente Sputafuoco, spostando gli occhi ora all’uno ora all’altra – Fa il ragazzaccio? – chiese bonariamente fingendo di non notare la tensione tra i due – Lo rimetterò in riga io – dichiarò posando un braccio sulla spalla di Sparrow per accompagnarlo in cabina.
La piratessa voltò le spalle, tornando indietro non senza un senso d’irritazione per quel diverbio. Le bastavano già i problemi con Will a roderle il fegato e quel furfante si divertiva a farle perdere le staffe.
Jack ricevette uno sguardo severo da parte di Bill che però fu chiamato da un collega e dovette allontanarsi un momento. Proseguì da solo, rallentando l’andatura per il rollio che lo costringeva ad appoggiarsi alle pareti: - Avete finito di sparlare di me? – inveì contro Gibbs, incontrandolo mentre si avviava al loro alloggio dopo essersi congedato da Jim.
- Cerca di capirlo, Jack. Quel ragazzino non ha persone della sua età con cui passare il tempo su questa nave – si schernì Joshamee.
- Fortuna che ha incontrato te – replicò mordace il compare – L’unica cosa buona è che almeno quel pidocchio impertinente è andato a dormire nella cabina devastata di mamma e papà – attestò poi con accento piatto, come sovrappensiero, continuando a dondolare per il forte beccheggio.
- Stai ancora pensando a lei? – gli domandò l’amico, premendo la maniglia della porta dopo esserci andato a sbattere la faccia per un brusco movimento della nave.
- Prima o poi sarà mia. Lui l’ha tenuta per troppo tempo – rispose Sparrow, una luce di rabbia a far brillare i suoi occhi scuri. - È solo questione di tempo – aggiunse stringendo un pugno.
- State parlando della Perla Nera? – pronunciò una voce pacata, mentre la porta si chiuse e il tenue chiarore di una lampada ne illuminò il volto.
- Che tu sia dannato, Sputafuoco! – esplose Jack spaventato – Ce l’hai per vizio di comparire alle spalle?!
L’uomo lo fissò per qualche secondo un po’ offeso ma, conoscendolo, non se la prese più di tanto: - Mi dispiace – si scusò anzi, notando come anche il suo ex capitano avesse contorto la bocca sentendosi in colpa per quella frase infelice. Sparrow tornò a sorridere colpendolo amichevolmente sulla spalla: la riservatezza e la tolleranza di Bill Turner erano doti che aveva sempre apprezzato in passato.
- Ora però mi dite di che stavate parlando tu e il tuo amico? – contraddisse la sua idea poco dopo il vecchio pirata, guardandoli con gravità.

- Come va? Ti sei sistemato? Hai paura del temporale? Se vuoi ti faccio compagnia, tanto non ci capisco niente di come devo comportarmi con gli altri simpatici lupi di mare che affollano questa bolgia di nave!
Elizabeth parlò convulsamente non appena entrata nello stanzone che fungeva da camera da letto, facendo sgranare gli occhi al figlioletto che si sedette ad ascoltarla confuso.
- Hai litigato con qualcuno? Ti hanno offesa? – si sforzò di domandare Jim, quando la madre si accomodò vicino a lui dopo avere appoggiato il lume ad olio che portava sul pavimento.
- Sei un angelo, amore mio – lo abbracciò lei con forza per qualche secondo. – Non ancora, ma lo farò. E la vittima è tuo padre – gli rivelò determinata – Ne ho avuto abbastanza dei suoi colpi di testa – dichiarò agitata, sollevandosi dal letto.
Il bambino le tenette la mano: - Gli vuoi sempre bene, mamma?
- È questo che deve capire – sospirò la donna sorridendo lievemente, e chinandosi baciò la fronte del piccolo per poi uscire.
Jim si precipitò a spegnere la candela e si risistemò sotto le coperte con il cuore pieno di dubbi.

La pioggia era meno intensa di prima, ma il mare grosso teneva occupati i marinai dell’Olandese Volante sopra coperta per governare le vele squassate dal forte vento che preannunciava un’imminente burrasca.
Elizabeth salì sulla balconata del timone dovendo reggersi saldamente alla balaustrata per avanzare, dato il vigoroso ondeggiamento del vascello. Da lì, mentre il rombo di un tuono riempiva l’aria, scorse appena Will a prua, vicino al bompresso. Costringendosi a non scivolare sul legno viscido del ponte si mosse con decisione per raggiungerlo, venendo spinta dall’urgenza che sentiva di parlargli, tale da permetterle di avanzare verso di lui pur venendo sballottata a destra e a sinistra. Era ancora in fibrillazione per la breve discussione che avevano avuto in cabina, tuttavia il suo livore si spense quando lo vide meglio: ricurvo sul parapetto, immobile, con lo sguardo smarrito tra i flutti, le apparve tristemente solo e fragile ma anche distante come non mai. Giunta a pochi passi dal suo uomo fu assalita dal desiderio di avvinghiarsi alle sue spalle, come a fargli capire che era con lui, ma si trattenne a mettersi al suo fianco stringendo le mani sulla ringhiera.
La tempesta stava gradualmente scemando e rimase per qualche minuto nella stessa posizione dell’amato che le aveva rivolto solo qualche sguardo distratto senza pronunciare nulla: - Non mi hai raccontato niente di te, di come hai passato questi anni – si decise a riscuoterlo con voce dolce e soffusa.
Will si voltò brevemente: - Cosa pensi abbia da dirti? – proferì quasi infastidito – Ero … morto – bisbigliò chinando la fronte e, sbattendo i palmi con veemenza sul parapetto, si incamminò dritto per tornare a poppa.
Elizabeth aprì la bocca senza riuscire a ribattere, come avesse ricevuto una pugnalata. Gli sentì scambiare qualche parola con la ciurma continuando a camminare, sembrava volerla tenere lontana ma decise di seguirlo. Quel buio pesante e la leggera nebbia che era calata sul ponte la facevano sentire ancora più oppressa mentre muoveva i passi avvicinandolo.
A volte non sapeva più come comportarsi con lui. Si era accorta di come fosse diventato taciturno, scontroso e talvolta aggressivo, e in parte lo capiva, anche se, come al suo solito, non voleva aprirsi con lei. Lo ritrovò con la schiena appoggiata alla parete del cassero debolmente illuminata da qualche lampara che non gli permetteva di leggere nei suoi occhi, così che al momento optò per mantenere la calma con lui. Aspettando che gli altri uomini si allontanassero gli si affiancò ancora una volta inspirando l’aria salina, e provò a distrarlo, parlando con buonumore: - Sai, abbiamo rimediato una specie di materasso. Certo non è di cotone come quello di prima … è piuttosto una specie di pagliericcio imbottito di foglie. E non è proprio largo due piazze, ma se ci stringiamo …
- Forse non è vero che possiamo condividere tutto – la interruppe ruvidamente lui, con un tono tenebroso – Io sono destinato a navigare fino alla morte. Tu ti sei … addolcita, troppo per questa vita. E Jim … rischia di continuo qui a bordo.
La piratessa lo ascoltava incredula e inquieta. Dopo un secondo lo afferrò bruscamente per il collo della camicia, infischiandosene della possibilità che li notassero gli altri e costringendolo ad entrare nella cabina di comando alle loro spalle: - Ma ti senti? – lo aggredì spintonandolo – Sembra che tu non mi conosca! Io non sono la donzella in difficoltà! Non ho mai voluto esserlo! – protestò con fervore – E Jim … è nostro figlio! – gli ricordò con fierezza e rabbia, per contrastare il suo atteggiamento scoraggiato - Saprà cavarsela! Imparerà, se solo tu vorrai aiutarlo!
Will aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi sulle assi del pavimento e i pugni chiusi, l’unico suono nella stanza era dovuto all’oscillare delle lampade appese alle travi.
- Oppure … siamo un peso troppo grande per te? – gli si avvicinò con il respiro irregolare per il pianto che cercava di reprimere – Temi che possiamo limitare la tua libertà – constatò amaramente, assumendo la stessa posa del marito.
- Come puoi pensarlo? – mormorò lui offeso, risollevando un viso affranto - Piuttosto sarei io a limitare la vostra. Se non dovessimo farcela, non voglio obbligarvi a trascorrere il resto della vostra vita su questa nave. Senza onore, in fuga continua – si rammaricò con un filo di voce – Non sono mai stato capace di offrirti nulla, Elizabeth. Nessuna certezza – si biasimò fissandola negli occhi lucidi con cui lei lo osservava a pochi centimetri di distanza.
La donna distese il volto in un sorriso commosso. Fece scorrere le dita sulla camicia di lui ancora bagnata, dalla cintura in su, accarezzandolo senza fretta, poggiando infine una mano sul suo cuore e l’altra sulla guancia destra e inchiodando le iridi a quelle di lui: - Mi hai sempre dato il tuo amore, al di sopra di tutto. Anche quando non me lo meritavo. E io voglio stare con te, non importa dove, ma non chiedermi di lasciarti – lo supplicò senza perdere la sua innata intraprendenza che sempre lo aveva affascinato e riscaldato.
Will ricoprì le mani della consorte con le sue, serrando nello stesso tempo la bocca di lei con la sua, ed entrambi assaporarono a lungo quel bacio, rassicurandosi a vicenda sulla forza del loro legame, nonostante il tempo perduto lontani l’uno dall’altra. Si separarono solo quando dovettero riprendere fiato. Allora lei intrecciò le mani dietro la sua nuca, mentre il marito la circondò con le sue braccia stringendosela al petto. La compagna lo fece piegare su di sé regalandogli un altro bacio così intenso da togliergli il respiro.
- Ho avuto paura in questi anni – confessò il giovane capitano ansimando – Paura di dimenticare la tua voce, la luce dei tuoi occhi, il tuo profumo – le loro labbra si unirono ancora una volta con impeto immutato.
Poi Elizabeth appoggiò la guancia sul collo di lui, restando aggrappata alle sue braccia e inspirando il suo forte odore di salsedine e di pioggia: - Ho avuto tanta paura anch’io. Ero terrorizzata dall’idea di dover partorire Jim – ammise sentendosi in colpa – Se non fossi sopravvissuta, tu … - si fermò alzando lo sguardo su di lui che accarezzò la sua fronte scostandole con le dita le ciocche umide per baciarla ancora.
- E poi mi sono sentita come prigioniera in questi anni. Solo con te mi sento libera di essere come sono – asserì con orgoglio, lambendo la cicatrice del suo torace con le labbra dischiuse, percependo la sua pelle tendersi e rabbrividire.
Will la trascinò su una sedia, facendola accomodare sulle sue gambe: - Veramente ti basta? Che un miserabile come me ti ami? – le domandò perplesso, prendendo fra le dita i suoi capelli dorati senza smettere di fissarla ammirato.
- Vi sottovalutate, capitano Turner – sorrise lei maliziosa, introducendo le mani sotto la sua camicia dopo avergli sfibbiato due bottoni.
- Non pensi che questa vita ti stancherà? – la fermò lui serio, afferrandole i polsi.
La moglie scosse la testa in senso di diniego con un’espressione caparbia, stringendogli il viso tra i palmi: - Però promettimi che mi dirai sempre tutto d’ora in poi.
- Non dovresti chiedere una promessa del genere ad un pirata – la prese in giro lui, fingendosi contrariato da quella pretenziosa richiesta.
- Ma tu sei il mio pirata – lo sfidò con le palpebre socchiuse, torcendogli un ricciolo sfuggito alla bandana e offrendogli di nuovo la sua bocca bramosa di attenzioni.
   
 
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