CAPITOLO
19:
Dio ha
donato lo spirito di ali, perchè volassimo nel
firmamento immenso di amore e libertà. Quanto è meschino mozzare le ali con le
proprie mani e lasciare che lo spirito strisci come un verme sulla terra.
Kahlil Gibran
Non
fu facile spiegarlo ad Erik.
Impaziente,
lui avrebbe voluto affrettare i tempi,partire subito.
Quel
bastardo riesce a metterci i bastoni fra le ruote anche involontariamente!! Pensò con rabbia.
Christine aveva dovuto sfoggiare tutta la diplomazia di cui
era capace,per convincerlo a calmarsi e a rimanere.
Aveva
sollevato su di lui occhi supplichevoli ,imploranti.
“Capisci Erik non posso! Non posso
soltanto scomparire,te l’ho già spiegato!! Rimarrò qui
fino al suo ritorno.. ti prometto che gli parlerò subito.
Senza indugi. Quella sera stessa ce ne andremo.”
Non
ebbe risposta,solo un silenzio rabbioso.
Si
erano incontrati nella stessa macchia di bosco della notte precedente.
Christine sospirò,ed appoggiò la
testa sul petto di Erik, ascoltandone il battito
irregolare. Era arrabbiato,e teso.
Cercò
di blandirlo.
“E
nel frattempo..” gli sorrise
maliziosa.
“Verrai
ogni notte alla villa. E passeremo almeno qualche ora
insieme. Non è molto,ma dopo mesi di separazione non
posso pensare di non vederti più nemmeno per due settimane.”
Erik si irrigidì.
“Sei
impazzita? Ho tenuto d’occhio la villa per giorni,prima
di avvicinarti. Ci sono dozzine di servitori che vanno e vengono ad ogni ora
del giorno. Come..”
Lei
gli serrò la bocca con un bacio.
“Certo
sarebbe difficile se io rimanessi a dormire nella stanza al piano superiore,con Meg..ma vedi,oggi pomeriggio
abbiamo messo in scena una bella litigata davanti a più di metà della
servitù.”ammiccò divertita al racconto di quell’innocente
astuzia femminile.
“Immagino
che non abbia insospettito nessuno il fatto che, furibonda,abbia
chiesto di farmi preparare una delle camere degli ospiti,per
stanotte…precisamente quella sul retro. La quale,per
combinazione, dà sulla terrazza… insomma,non ti dovrebbe essere difficile scivolare
attraverso la finestra alla sera ed uscire alla mattina.. Famigerato Fantasma!”
Risero
entrambi di gusto alla facezia,ed Erik
smise di essere arrabbiato.
Qualunque
guaio combinasse,quella piccola peste riusciva a farsi
perdonare!
E così fecero.
Ogni
notte,con la protezione dell’oscurità, Erik si introduceva furtivo nella villa,e seppelliva la
propria angoscia fra le braccia di Christine,fino al
mattino.
All’alba
la prudente Meg,dal sonno
leggero, bussava di nascosto alla loro porta,per avvertirli.
Immediatamente
Erik scivolava fuori dalla
casa,il cuore pieno di rimpianto,mormorando silenziose preghiere affinché la
nuova notte calasse il più presto possibile.
Non
viveva che per quelle poche ore.
Arrivavano
sporadiche,brevi missive da parte di Raoul.
Erano
già passate due settimane,ed il ragazzo non accennava
ancora ad un ritorno.
Erik era a dir poco furibondo.
Ogni
giorno spiava la villa, nascosto nell’ombra come solo lui era in grado di fare.
Ogni
giorno la servitù si affaccendava per la villa, preparando ogni salone, ogni
terrazza,ogni remoto angolo dell’ampio parco in
previsione del giorno delle nozze.
Giungevano
numerose carrozze,ognuna con il suo stemma blasonato,a
consegnare pacchi e pacchetti, i regali di nozze per la coppia di novelli sposi.
Tutto
questo gli dava una sensazione di nausea,di
capogiro…soprattutto vedere come Christine sembrasse
completamente indifferente a tutto questo trambusto, come si comportasse in
modo assolutamente naturale. Era davvero straordinaria nel recitare,bisognava riconoscerglielo..ma il
dubbio che non si trattasse di finzione lo aveva sfiorato più di una volta.
Se alla fine Christine ci avesse
ripensato?
Nessuno
a parte Meg era stato messo al
corrente del suo ritorno…di quanto era accaduto fra loro.
Se
dopo tutto… avesse cambiato di nuovo idea?
Quella
era un’idea che non gli dava requie.
Certo,in quel caso avrebbe avuto la sua vendetta.
Ma
a quel punto,che importanza avrebbe potuto avere?
La
vendetta,potente pulsione che lo aveva fatto sentire
vivo per lunghissimi anni di fredda solitudine, gli sembrava ora soltanto uno
stupido artificio,non un sentimento capace di infiammare le vene,il cuore.
Questo
perché un nuovo sentimento fluiva liberamente in lui,ora.
Qualcosa
che non aveva mai assaporato,e da cui ora sapeva di
dipendere come un neonato inerme.
Senza di te che cosa sarei stato?
Senza di
te che cosa non sarei?
Destinato
a paure e smarrimenti,
solo mi sentirei nel vasto mondo.
Non amerei
più nulla con certezza,
sarebbe un cupo baratro il futuro;
se nel profondo il cuore si turbasse,
a chi potrei svelare la mia pena?
Solo, da amore e nostalgia consunto,
non dissimile il giorno dalla notte
mi sembrerebbe; e seguirei con caldo
pianto il corso selvaggio della vita.
Troverei
nel tumulto inquietudine,
dentro la casa angoscia disperata.
Chi
reggerà senza un amico in cielo,
chi reggere potrà qui sulla terra?
Novalis
Una
notte,mentre riposavano esausti,allacciati
strettamente l’uno all’altra, aveva trovato il coraggio di raccontarle del suo
piccolo trucchetto nel confessionale!
Quanto
si era arrabbiata Christine!
Lo
aveva pizzicato, morsicato, schiaffeggiato..per gioco certo,con una
certa furia infantile che lo aveva deliziato.
Gli piaceva quell’atmosfera intima e giocosa che oramai aleggiava fra
loro, quel tipo di quieta armonia che solo gli innamorati amano e comprendono
fino in fondo.
Quella
sensazione lo faceva sentire uomo, non più solo e disperato,ma
amato e protetto.
Non
lo avrebbe mi creduto possibile.
Il
problema è che un tale squisito incantesimo non poteva durare per sempre.
In
ogni fiaba arrivava il momento in cui la magia si spezzava, in cui il
protagonista doveva pagare il fio per la felicità assaporata… ed Erik temeva l’arrivo di quel momento con tutto sé stesso, benché cercasse di negarlo.