Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ombrosa    25/09/2009    8 recensioni
Tutta la mia vita cambiò da quando mi venne posato il Cappello Parlante sul capo.
I miei cugini erano già pronti ad esultare la mia entrata a Grifondoro.
Ma non fu così. Quando il Cappello decretò la mia Casa, tutta la Sala Grande gelò.
Nei loro occhi si susseguirono molte emozioni: incertezza, incredulità, rabbia, disgusto.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- IL VERDE E L’ARGENTO -



Sono dieci minuti ormai che guardo fuori dalla finestra della Biblioteca.
Un sole abbagliante riflette i suoi caldi raggi sull’acqua del Lago Nero.
Il parco è pieno di ragazzi che si divertono in compagnia.
Forse sono l’unica studentessa ancora dentro al Castello.
Guardo con rabbia il sole che illumina gioioso tutta la Scuola, mentre dentro di me sento solo rabbia, tristezza e vecchio rancore. Il sole si prende gioco di me.



Tutta la mia vita cambiò da quando mi venne posato il Cappello Parlante sul capo.
I miei cugini erano già pronti ad esultare la mia entrata a Grifondoro.
Ma non fu così. Quando il Cappello decretò la mia Casa, tutta la Sala Grande gelò.
Nei loro occhi si susseguirono molte emozioni: incertezza, incredulità, rabbia, disgusto.
I loro sguardi cattivi mi trafissero il cuore come pugnali affilati.
Con le lacrime agli occhi mi alzai e andai a sedermi al mio tavolo. Il tavolo di Serpeverde.
Tutti i Serpeverde mi guardarono sprezzanti per alcuni lunghi secondi.
Poi tornarono a parlare come se nulla fosse accaduto. Come se io non esistessi.
Per me non ci furono applausi, solo sguardi sprezzanti.


Ai miei genitori non dissi nulla. A loro non scrissi nemmeno un biglietto.
Vivevo in un incubo, aspettando da un momento all’altro una lettera da Ronald ed Hermione che, lo sapevo, non sarebbe tardata ad arrivare.
Sicuramente i miei cugini li avevano già avvertiti della terribile disgrazia.
Quegli stessi cugini che quando mi vedevano non mi salutavano, che quando mi incrociavano per i corridoi mi lanciavano delle occhiate disgustate.
Tutti i loro gesti, i loro sguardi e le loro parole erano finalizzati a ferirmi.
Volevano a tutti i costi farmi capire che ero stata esclusa dalla loro vita.
Mi sentivo tradita. Tradita dalla mia stessa famiglia.


Poi la lettera arrivò. Erano passate due settimane dall’inizio della scuola.
Era una lettera rossa dall’aria inquietante: una Strillettera.
Tutta l’attenzione della scuola venne attirata dalla Strillettera e dalla sua destinataria.
Non vi feci nemmeno caso. Non provai nemmeno a prenderla e scappare.
Ero così vuota da non riuscire a percepire le emozioni di quelli che mi circondavano. Non mi interessavano le emozioni altrui, visto che non riuscivo neanche a percepire le mie.
In pochi istanti la lettera mi sputò addosso tutta la rabbia dei miei genitori.
O meglio: mio padre urlava collerico, di Hermione di sentivano solo i sussulti.
Tutte le belle parole sull’uguaglianza delle Case erano solo fumo.
Fumo per tranquillizzarmi, nella certezza che non sarei mai stata una Serpeverde.
Tutta la scuola ascoltò le frasi rabbiose di Ronald Weasley.
Alcuni erano sconvolti, altri vittoriosi, altri sghignazzavano.
Le urla terminarono e la busta contorcendosi in modo orribile diventò cenere.
Nella Sala Grande ritornò il solito vociare allegro mentre alcuni ancora ridevano.
E così, in mezzo a quella folla di ragazzi felici, mi accorsi di essere veramente sola.
Per la prima volta da quando ero ad Hogwarts odiai i miei genitori e i miei cugini.
Odiai tutta la mia famiglia, nessuno escluso. Non riuscivo più a considerarla come tale.
Prima di allora non avevo mai odiato nessuno.


Due settimane dopo la ricevuta della Strillettera mi si avvicinò James.
Mi guardò a lungo e nel suo sguardo vidi solo pietà e compassione.
Io non volevo far impietosire nessuno. Era molto peggio del disgusto.
- Abbiamo deciso cosa fare, Rose. D’ora in poi ti accetteremo nel nostro gruppo di Grifondoro. Vedrai che riuscirai a cambiare, non è colpa tua.
Sentii un improvviso gelo attraversarmi tutte le membra. Probabilmente anche lui si accorse che qualcosa aveva oscurato i miei occhi azzurri, perché ebbe un lieve sussulto.
Aveva paura di me. Aveva paura di sua cugina. Che strano sentimento la paura.
Dunque loro avevano deciso come fare per rimettermi sulla via giusta da seguire.
Ma io non dovevo cambiare. E questo lo sapevo.
Ne ero convinta. Una Casa non plasma la persona, è la persona a decidere come essere.
James aveva detto che non era colpa mia. Ma qual era in realtà la colpa?
Essere una Serpeverde ed avere la cravatta verde-argento anziché rosso-oro?
No, quella non era la mia colpa. Quella non era una colpa.
Guardai dentro a quegli occhi nocciola che pensavo di conoscere.
E mi accorsi con un’amara franchezza di non conoscerli affatto.
Provai ribrezzo per tutti i Grifondoro e per quella che doveva essere la mia famiglia.
Presi una decisione:non sarei mai diventata come loro.
- Declino la proposta, James. Io sono una Serpeverde e per sempre lo sarò.
Presi fra il pollice e l’indice la stoffa a righe verdi e argentate della mia cravatta.
Alzai lo sguardo e vidi mio cugino che mi guardava spaventato. Gli feci un sorriso freddo.
- Non vedi come stanno bene il verde e l’argento insieme? Mi piacciono questi due colori.
James corrucciò lo sguardo. Constatai mentalmente che forse non ci saremmo più parlati.
Lui, senza nemmeno salutarmi, se ne andò via. Tornai a guardare la mia cravatta.
Non mi ero mai accorta che il verde-argento fosse un abbinamento così perfetto.


A Natale non tornai a Casa, dicendo che avevo molto da studiare.
Mia madre si finse dispiaciuta ma non provò a convincermi a tornare a casa.
Passai tutte le vacanze chiusa in Biblioteca o in Sala Comune.
Il giorno di Natale mi arrivarono molti regali con i rispettivi biglietti.
Erano dediche fredde, distaccate. Erano dediche di circostanza. Piansi.
La maggior parte dei regali erano libri sulle persone morte durante la guerra.
Uno addirittura era un’enorme enciclopedia che racchiudeva tutti i nomi dei Maghi buoni della storia e una breve descrizione delle loro gesta.
Sembrava che con quei libri la mia famiglia mi volesse dare un avvertimento:
Serpeverde è una Casa perfida, ma noi cercheremo di farti rinsavire.
Per ultimo scartai il regalo di Ronald. Era un bracciale con un ciondolo sferico.
Lo indossai, ma quando poi capii cos’era realmente me lo tolsi e lo gettai per terra.
Era un bracciale per spiarmi, per controllare che non facessi nulla di male.
Oltre a odiarmi, mio padre non aveva fiducia in me.


Finì l’anno ed io passai gli esami con il massimo dei voti.
Le vacanze alla Tana furono mesi terribili.
Tutti mi trattavano normalmente, ma quando mi giravo riuscivo a sentire i loro occhi puntati su di me, come se mi dovessi trasformare in serpente da un momento all’altro.
Persino Lily ed Hugo, di due anni in meno di me, mi guardavano male.
L’unico cugino con cui andavo d’accordo era Louis, che era ancora piccolo.
Lo portavo a fare lunghe passeggiate, gli raccontavo storie Babbane.
Lui con me si divertiva, nella sua innocenza non mi guardava con disapprovazione.
Per lui ero solo sua cugina Rose.


Il secondo anno fu identico al primo.
I miei cugini non mi parlavano ed io non parlavo a loro.
Mia madre mi mandava delle lettere glaciali.
A Natale però non ricevetti nessuna spia, forse Ronald credeva di controllarmi con quella dell’anno precedente, che però io non indossavo mai.
Passai gli esami a pieni voti.
Anche quell’anno rimasi incredibilmente sola.


Durante il terzo anno i rapporti con la mia famiglia non erano cambiati.
Ma con i compagni di Casa sì. Non mi lanciavano più occhiate diffidenti.
Alcune mie compagne di stanza iniziarono a parlare con me.
Parlavamo della scuola e degli insegnanti, ma almeno di qualcosa parlavamo.
Poi mi invitarono per un’uscita ad Hogsmeade. Scoprii la loro simpatia.
Anche i ragazzi Serpeverde del mio anno erano simpatici.
Non parlavo loro direttamente, ma dai loro discorsi capii che erano brave persone.
Siccome Louis aveva imparato a scrivere iniziai scambiare con lui moltissime lettere.
Gli raccontai tutto della scuola, mentre lui mi spiegava com’era il clima a casa.
Una volta mi aveva pure detto che anche a lui sarebbe piaciuto essere un Serpeverde.
Sperai che non lo fosse, lui non si meritava ciò che avevo passato io.


Durante il quarto mi anno mi ammalai per una settimana.
Non dissi niente ai miei genitori e nemmeno ai miei cugini.
Scoprii solo quella settimana che le mie amiche mi volevano veramente bene.
Facevano i turni per portarmi da mangiare e per raccontarmi le cose successe a scuola, mentre avrebbero potuto mandarmi in Infermeria.
Una volta pure Malfoy e Zabini vennero a trovarmi per sapere come stavo.
Quando guarii mi sentivo guarita due volte. Avevo degli amici.
Degli amici di poche parole che però ci sarebbero stati sempre.
Il giorno dopo la mia guarigione mi recai in Biblioteca dall’anziana Madame Pince.
Donai tutti i libri che mi avevano regalato al primo anno alla Biblioteca.
Poi andai al Lago Nero e gettai il bracciale-spia nell’acqua scura.
Tornai in Sala Comune e guardai i miei amici. Riuscii a sorridere.
Mi sentivo più libera. Mi sentivo protetta. Mi sentivo a casa.


Al quinto anno diventai Prefetto di Serpeverde insieme a Scorpius.
Feci tutte le ronde con lui ed imparai a conoscerlo meglio.
Era intelligente e simpatico, con lui riuscivo a parlare e mi ascoltava sempre.
Inoltre, come tutti i Malfoy, era dotato di un certo fascino.
I miei cugini si accorsero della, a detta loro, incresciosa amicizia che avevo stretto.
Avvisarono mio padre che con facilità, siccome era Auror, riuscì a venire ad Hogwarts.
Me lo ritrovai davanti nel Parco, mentre al mio fianco Scorpius mi teneva la mano.
Urlò a Scorpius di allontanarsi, ma lui strinse ancora di più la mia mano.
Allora Ronald se la prese solo con me, la figlia ingrata e traditrice.
Mi urlò contro i peggiori insulti, facendo accorrere numerosi studenti curiosi.
Io stetti zitta, sino a che lui non mi disse che ero traditrice del mio stesso sangue.
Ripensai al mio primo anno che era stato rovinato per sempre dal suo egoismo e anche a tutti gli anni seguenti, e riversai su di lui tutta la mia rabbia mai espressa.
Ma lo feci alla Serpeverde, con calma, scegliendo con cura le parole.
Sciolsi delicatamente la mia mano da quella di Scorpius e mi avvicinai a Ronald.
- Ti ricordi di Sirius, il padrino di Harry? Lui fuggì dalla sua famiglia che lo riteneva un traditore perché Smistato a Grifondoro, mentre la sua era una Casata storicamente di Serpeverde. Credi che lui abbia mai amato i suoi genitori?
Ronald impallidì, poi le sue orecchie presero fuoco. Vidi la rabbia nei suoi occhi.
Mi diede uno schiaffo sulla guancia. Con le lacrime agli occhi gli feci un sorriso freddo.
Probabilmente lui lo vide anche sprezzante, perché sgranò gli occhi.
Me ne andai a testa alta davanti a tutti, che non erano riusciti a sentire ciò che avevo detto a mio padre. Ma Scorpius sì, lui aveva udito ogni mia singola parola.
Si vociferò per giorni che io gli avessi urlato i peggiori insulti, che io avessi detto di voler imparare le Arti Oscure per vendicarmi sulla mia famiglia.
Alcuni dissero pure che avessimo iniziato a duellare e che io lo avessi battuto.
Mio padre fu ammonito per aver abusato della sua posizione di Auror per entrare a scuola.
Io stetti in silenzio per molto tempo.
Ma poi, durante una ronda, piansi tutto il mio dolore sulla spalla di Scorpius.
Lui non disse una parola. Mi abbracciò. Un gesto che valeva più di mille parole.


Al sesto anno entrarono a scuola sia Louis che Roxanne.
Louis volle stare tutto il viaggio con me, a pattugliare i corridoi del treno.
Poi ci fu lo Smistamento. Louise andò a sedersi sullo sgabello e indossò il Cappello.
Ci mise tanto il Cappello a decidere, ma poi lo mandò a Corvonero.
Gli sorrisi un po’ confusa. Gli avevo detto che anche fosse stato un Grifondoro io lo avrei sempre considerato il mio cuginetto preferito. Ed invece era un intelligente Corvonero.
Dal tavolo di Grifondoro gli altri miei cugini mi guardavano male. Me ne fregai.
Loro sbagliando pensavano che avessi traviato Louis o qualcosa del genere.
Poi fu il turno di Roxanne. Anche lei aspettò a lungo il verdetto finale. Corvonero.
James si alzò e infuriato si avvicinò alle mie spalle. Io non lo considerai.
Un attimo dopo vidi Scorpius, Zab e Nott che si alzavano e con un movimento fulmineo si mettevano tra me e mio cugino che era livido di rabbia. A parlare fu Scorpius.
- Non provare a far nulla a Rose, o tutta Serpeverde sarà contro di voi.
Trattenni il respiro. Scorpius non aveva mai minacciato nessuno.
Era sempre così buono e gentile che non credevo potesse imprimere tutta quella cattiveria in un sola frase. James, ringhiando qualcosa che non sentii, tornò al tavolo dei Grifondoro.
I professori non si erano accorti di nulla, come i Tassorosso e i Corvonero (eccetto Louis e Roxanne che guardavano malissimo il tavolo dei rosso-oro).
Ma se qualcuno ci avesse guardati bene avrebbe trovato strano che il tavolo di Grifondoro e quello di Serpeverde si lanciassero sguardi infuocati, pieni di minacce.
Lo capii quel giorno dagli sguardi che tutti gli studenti della mia Casa, dal primo al settimo anno, lanciavano ai Grifondoro: loro mi avevano accettata, erano andati oltre le apparenze. Tutta la mia Casa mi voleva bene e mi considerava parte di essa.
Solo prima di addormentarmi le mie compagne mi spiegarono il motivo per cui Scorpius, Nott e Zab si fossero messi tra me e mio cugino: James mi aveva puntato la Bacchetta addosso e dalla sua espressione quello che stava per lanciare era uno Schiantesimo.



E adesso sono qui, davanti a questa finestra.
Ho vinto il titolo di miglior studente che Hogwarts abbia mai ospitato.
Sono stata Prefetto di Serpeverde e quest’anno anche Caposcuola.
Sono abbastanza carina, non la classica secchiona sempre sui libri.
A svariati ragazzi piaccio, anche se il mio cuore è stato rapito da un certo biondino.
Eppure mio padre mi ha mandato una lettera che mi offre due possibilità.
Posso scusarmi pubblicamente con loro, dimenticare tutti gli affetti che ho qui a Serpeverde ed essere riammessa a far parte della famiglia.
Oppure posso rifiutarmi di farlo, riconoscere di essere una Serpeverde, andarmene di casa e dimenticarmi per sempre di essere una Weasley.
E il sole ride del mio umore, anche se io una scelta l’ho già fatta.
Quella palla infuocata si fa beffe di me e con arroganza mi investe con i suoi raggi.
Sì, il sole si prende gioco di me.








Ehilà!
Eccomi tornata con una nuova one-shot decisamente molto triste.
Una Rosie a Serpeverde che deve combattere contro la sua famiglia mi intriga molto.
La storia è OOC, visto che i caratteri della famiglia Weasley non sono gli originali.
Ringrazio Queen_of_ sharingan_91, la mia favolosa lettrice che commenta sempre:
le tue recensioni mi riempiono sempre di gioia e anch’io, come te, Scorpius ce lo vedo bene soltanto insieme alla nostra cara Rosie!!! Purtroppo anche questa storia non ha proprio un lieto fine, visti i rapporti di Rose con la famiglia, ma la prossima sarà sicuramente più gioiosa di questa che è deprimente.
Ed ora, vi saluto con la mia solita frase:
- O voi che leggete, ricordate: le recensioni sono sempre gradite!!!

Alla prossima,

Ombrosa

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ombrosa