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Autore: cartacciabianca    25/09/2009    3 recensioni
[ SOSPESA ]
In una New York devastata dalla Guerra tra sani e portatori, sono emersi un gruppo di patriottici eroi. Uomini e donne sottoposti a crudeli esperimenti allo scopo di sopprimere definitivamente il Virus e ogni suo esponente. Sono gli Angeli, nati dalle ricerche fatte sul precedente campione Zeus e protettori della specie umana. La battaglia per il dominio sul pianeta volge al termine dopo due anni di scontri sulla frontiera della scienza e della tecnologia meccanica. Due anni di sangue e vittime innocenti capitate nelle mani dei predatori più spietati.
"Mi sentii puntare sulla schiena qualcosa di estremamente freddo, sottile e affilato più di un rasoio.
Ingoiai a fatica, trattenendo il fiato e sollevandomi sulle punte degli stivali. Dalla mia bocca schiusa venne solo un flebile sospiro quando Alex affondò la lama tra le mie scapole traversandomi orizzontalmente da un capo all’altro. Un fiume di sangue mi bagnò la divisa, raccogliendosi poi sul terreno impolverato tra i miei piedi. Quel rosso vivo e accecante mi finì anche negli occhi, mentre il dolore risucchiava nel suo vortice la sensibilità del mio corpo.
Inclinai la testa da un lato scoprendo una parte di collo, sul quale Mercer posò appena le labbra.
-Sai… ora capisco cosa ci trovava quel Turner di tanto interessante in te- mi sussurrò all’orecchio dopo aver risalito il mio profilo di piccoli baci, minuziosi come graffi. –Quando sanguini così sei davvero eccitante- rise."

[Alex Mercer x nuovo personaggio + altri nuovi personaggi]
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 23° - Ritrovarsi… in lacrime

[:. Emily .:]

-Piano, Lucy, piano!- gemetti stringendo i denti.
-Ecco, mettiamolo qui-.
-No! No!- strillai. –Portiamo in una delle stanze, non sul tavolo, dai!-.
-Emily, sono stanca, non ce la faccio…- indebolì la presa attorno alle caviglie di Harry, il cui corpo io e la ragazza stavamo spostando da una parte all’altra del piccolo locale nascosto sotto le macerie di una vecchia palazzina. È una base scavata tra i detriti di soffitti e pareti che formano una resistente contenuta, un buon luogo cove ripararci in caso di pericolo. Questa zona di Manhattan nella quale ci trovavamo ora ospitava tre fortini di quel genere, e noi ci eravamo diretti al più vicino.
-Quel combattimento, io…-.
-Lucy!- gridai irrigidendomi, io che le mie braccia sorreggevano il peso morto di Harry afferrandolo sotto le ascelle. –Avanti, un ultimo sforzo! Aiutami!- la incitai.
La ragazza si ristabilì all’istante notando la mia disperazione. Tornò più presente nell’aiutarmi e insieme scortammo Harry in una stanzetta adiacente al salottino. La mobilia era composta di un materasso sul quale riposare, qualche vecchio cassettone di metallo e scaffali abbondanti di polvere. Nessuna finestra e tanto meno sbocchi sull’esterno al di fuori dell’unica entrata ed uscita, che affacciava sul corso centrale dell’Isola.
-Eccoci, piano…- mormorai adagiando delicatamente Harry sul materasso. Il ragazzo teneva gli occhi chiusi, era rigido, sempre più pesante, e ciò non poteva che essere un bene: voleva dire che i suoi tessuti si stavano rigenerano abbastanza in fretta.
Lucy crollò al suolo ormai prima di forze, sulle gambe inferme e tremolanti. Scivolò lungo la parete e, con la fronte imperlata di sudore, guardò verso di me col fiato grosso. –Mai faticato tanto… in vita… mia- disse ansante.
-Sei debole- risposi io sollevando delle coperte a coprire parte del nostro compagno di squadra. –Lo scontro ti ha infiacchita, e se hai preso qualche potenziamento, questo non può che essere l’effetto post trattamento- dissi. –Il tragitto in volo dal porto a qui non può che averti stremata ulteriormente…- aggiunsi uscendo dalla saletta. Mi fermai sull’uscio e vidi la ragazza che preferiva stare seduta per terra, su delle fredde tegole di cemento e metallo.
-Adesso… ti raggiungo- mormorò facendomi segno di andare, ed io tornai nel salottino. –Il capitano lo solleviamo insieme, non preoccuparti- fece divertita.
Le sorrisi grata e tornai nel salottino, dove sull’ingresso trovai adagiato sul pavimento, in una posa innaturale, il capitano della nostra squadra, che stava appoggiato allo stipite della porta con il mento premuto al petto. Gli occhi leggermente socchiusi dal dolore che stava provando e dal tentativo di tirarsi su, sollevandosi su di un braccio.
-Cole!- mi gettai al suo fianco aiutandolo ad alzarsi. –Cole, ti prego, non fare sforzi!- lo ammonii prendendolo sottobraccio e caricandomi parte del suo peso su una spalla.
-Emi…ly- chiamò lui senza fiato, voltando di poco la testa nella mia direzione. Sollevò leggermente la mano per sfiorarmi il volto con due dita, che percepii fredde e tremolanti sulla mia pelle. Quando le sue forze si fecero del tutto nulle e il suo intero corpo si accasciò sul mio costringendomi con le spalle alla parete, chiamai con la voce che mi restava in gola: -Lucy!-.
La ragazza accorse in mio soccorso sull’immediato, e insieme sistemammo il capitano in un’altra saletta adiacente, portandolo sino al materasso e poi disteso sul letto.
Ci affaccendammo entrambe nella ricerca di medicinali e qualcosa con la quale comunicare alla centrale le condizioni del nostro clan fatto a brandelli. Ma le comunicazioni radio sembravano saltate per via di una casina elettrica disattivata nel quartiere. Gli armadietti, gli scomparti e gli scaffali vuoti di qualsiasi oggetto utile ad un primo intervento sembravano essersi saccheggiati da soli.
-Abbiamo beccato il fortino senza rifornimenti! Cazzo!- sbraitai calciando il tavolo.
Lucy mi venne vicino facendomi voltare e, calmandomi con la sola serietà che aveva in volto, disse: -Emily, adesso va’ da lui. Vado io a cercare Emmett e qualcosa di utile fuori da questa baracca, ma tu devi restare con Harry e il capitano-.
-Lucy, non possiamo dividerci ancora!- sbottai.
-Per cortesia, lasciami fare! Sai bene che è l’unico modo che ho di rendermi utile! È colpa mia se siamo finiti in questo casino…- mormorò distogliendo lo sguardo, afferrando la sua roba dal tavolo e avviandosi all’uscita. –Non avrei dovuto permettere che ti staccassi da me ed Harry, non avrei dovuto litigare in quel modo con te. Mi dispiace, credimi, ma adesso lascia che metta in pericolo la mia vita per salvaguardare le vostre-.
-Lucy, non posso permetterlo, adesso…- non riuscii a terminare che la ragazza era già in volo fuori dal rifugio.
M’inginocchiai a terra, accanto al materasso sul quale era steso il capitano del nostro clan. Con delicatezza gli strinsi la mano intrecciando le mie dita alle sue. Rimasi allungo in attesa di un solo flebile segno di ripresa, ma i tremori che aveva lungo il corpo e gli spasmi impercettibili delle palpebre abbassate come se stesse sognando non mi davano alcun conforto. Cominciai fin da subito a temere il peggio. Alex era riuscito a ferirlo, a squartarlo nel vero senso della parola, e c’erano ben poche cose che potessimo fare anche solo per rallentare gli effetti catastrofici che avevano i suoi poteri su di noi. Considerai la possibilità che avevo di fare al ragazzo qualche genere d’iniezione con ciò che restava dei nostri potenziamenti, ma proprio come questa vana speranza era apparsa, col trascorrere dei minuti, delle ore che restai al suo fianco, la stessa si dissolse poco a poco. Guardai presto in faccia la realtà, quella cruda e immeritevole realtà che l’essere più spregevole del pianeta mi aveva schiaffato sulla faccia. Anche se ormai potevamo, io e Mercer, ritenerci alla pari coi danni arrecati l’uno dall’altra, non voleva dire che la battaglia fosse conclusa.
E fu così che cominciai a piangere.
Lacrime di vendetta, odio e amarezza mi solcarono le guance mentre un singhiozzo tirava l’altro.
D’un tratto sentii il portellone che portava all’esterno del rifugio aprirsi e richiudersi con un tonfo; dei passi che venivano verso di me, ma io che ero di spalle non mi accorsi di Emmett fin quando la sua ombra non si allungò sulla mia e la figura di Cole, steso sul lettino.
-Che testa di cazzo…- sbottò l’Angelo allontanandosi poi da quella stanza, puntando a quella più vicina nella quale si andò a rifugiare.
E così una parte del clan era rientrata nella base, ma della questione non mi curai affatto: dimenticai presto il ritorno di Emmett nel branco, la sua improvvisa comparsa con l’uniforme a brandelli, vuoto dei suoi potenziamenti e sporco in volto di polvere e terra. Aveva sicuramente passato una brutta giornata quanto noi, ma nonostante il desiderio di andare da lui a prenderlo a pugni si facesse sempre più scottante a fior di pelle, riuscii a trattenermi. Bastò il solo volere di restare accanto a Cole il più possibile, contando i suoi respiri spezzati e il rigenerarsi incerto della sua pelle, sul petto, sulle braccia, dove l’uniforme fatta a pezzetti lasciava scoperta la carne, le vene, i muscoli e il sangue che andò presto a macchiare parte del materasso.

[:. Emmett .:]

Quando raggiunse il rifugio dettatogli da Cole e lo trovò vuoto, portò la sua ricerca altrove, tornando sui suoi passi e giungendo in un altro dei fortini nascosti scavati tra le macerie per l’evenienza. Trovò l’ingresso socchiuso, in bella vista al primo cacciatore che passava ed entrò sbattendo la porta con violenza. Si guardò attorno e vide solo desolazione e un anomalo silenzio che inizialmente avrebbe potuto ingannarlo, facendogli credere che anche quel fortino fosse del tutto vuoto. Ma poi udì dei singhiozzi e, seguendo il suono di quella voce cristallina incrinata dal dolore straziante di un pianto, trovò Emily inginocchiata al lato di un materasso, sul quale era sdraiato il capitano della squadriglia Cole Turner. La ragazza piangeva disperata, trattenendo a stento singhiozzi e gemiti, nascondendo il viso tra una piega e l’altra della coperta che celava il corpo di Cole solo in parte.
Sulle labbra di Emmett si disegnò un amaro sorriso privo di compassione ma completo di sdegno e un po’ di rancore. Uscirono da sole le parole: “Che testa di cazzo…” che completavano l’idea e il pensiero mentale che si era fatto di un possibile sbadato incontro/scontro tra Turner e Alex Mercer. Alla fine aveva voluto fare tutto da solo il fighetto del gruppo, ed ecco i risultati! Era già molto che a quella vista Emmett Word non fosse scoppiato dalle risate. Lasciò quella stanza così com’era comparso, dirigendosi oltre di alcune soglie. Trovò Harry nelle simili condizioni e si spostò in una terza camera. Gettandosi sul letto, rischiò quasi di addormentarsi, mentre cresceva l’ansia che qualcosa fosse accaduta anche alla sua piccola Lucy…

[:. Emily .:]

Gli strinsi la mano con più forza, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai per un’ultima volta. Fu una carezza delicata delle mie labbra tremanti sulle sue fredde e rigide quanto il resto del suo incarnato. Avevo gli occhi arrossati e lucidi per via del pianto che era andato ben oltre i miei record abituali, che non superavano i 5 minuti. Si era fatta ormai l’alba, di Lucy manco l’ombra, e Cole era morto lì, in quel rifugio, quando le sue ultime parole erano state il mio nome diviso malamente in sillabe e una volenterosa e muta richiesta di vendetta. Nessuno aveva fatto niente per impedirlo. Nessuno. Né io, né Lucy, Emmett, Harry… e così via. Eravamo stati abbandonati in quell’Inferno persino dai nostri coordinatori, la comunicazione con i quali si era interrotta chissà quante ore prima.
Quando Lucy rivenne nel rifugio a mani vuote e mi trovò distesa affianco al corpo di Cole, non disse o fece nulla, lasciandomi chiudere gli occhi abbastanza allungo per capire, analizzare e immaginare cosa avrei fatto di lì alle prossime 20 ore.

Vendetta.
Una parola, mille modi per ottenerla. Mille dolorosi metodi di estorsione del dolore altrui. Mille modi per far soffrire un uomo, per vederlo contrarsi dal dolore. Ma a quanto pare me ne restavano disponibili solo 999. La sua fidanzata, se così poteva chiamarsi, fui certa di averla uccisa quando quella mattina tarda, verso il mezzogiorno, lasciai la base per riprendere la caccia da dove l’avevo interrotta. Senza battere ciglio, giunsi nel salottino comune del nostro rifugio e trovai Emmett seduto al tavolo nel centro della stanza. Il ragazzo stava a petto nudo con indosso solo i pantaloni dell’uniforme. Sorseggiava del liquido fumante da una tazza con il bordo scheggiato. Il suo sguardo misterioso e profondo incontrò il mio ad un tratto, nel mentre Lucy frugava in alcune dispense qualcosa che potesse sostituire lo zucchero.
-Emily, ho fatto il tè, ne vuoi una tazz…- formulò lei.
-No- dissi seccamente interrompendola.
La ragazza si voltò sconvolta nella mia direzione, ed Emmett sembrò tornare tutto tranquillo a sorseggiare la sua camomilla.
-Io esco- mi avviai all’uscita del rifugio.
-Aspetta- mi chiamò Emmett con tono pacato. –Che ne facciamo del corpo?- chiese appoggiando un gomito allo schienale della sedia.
Mi fermai dandogli le spalle e, senza girarmi, annunciai così: -Lasciatelo là-.
-Dove hai intenzione di andare?- insisté lui.
-Ti prego, Emily, ragiona! Guarda cos’è successo, e ragiona: non puoi andare a cercare Alex da sola! Adesso che… il capitano…- ingoiò il groppo in gola e mi si avvicinò con un balzo. –Ti prego, torniamo alla base. Troviamo un passaggio sicuro e vediamo se riusciamo a portare qualche sano con noi- propose.
-Lucy, sei libera di lasciare l’Isola almeno quanto quel bastardo- indicai Emmett –è libero di fare quello che cazzo gli passa per la testa!- saliva la collera, aumentava il furore, la rabbia era alle stelle! Dio, che qualcuno fermi il mio braccio e l’impulso di strozzare quel figlio di puttana!
-Emily!- sbottò lei spaventata, tremante. –Ti prego…-.
-Adesso basta- eruppe Emmett scostando rumorosamente la sedia. –Mi fate venire il voltastomaco, tutte e due- e così dicendo si allontanò dal salottino per sparire nella sua stanza.
-Lucy- chiamai a testa bassa.
La ragazza fece per ignorarmi e tornare a circoscrivere i vari cassettoni e dispense in cerca di altro.
-Lucy, quello che ho detto ha un senso, devi fidarti di me- dissi.
-Non ti capisco quando parli in questo modo- sbottò lei.
-Porta con te quanti più sani puoi. Torna alla Phoenix, avverti Martin e tutto il settore. Se ne sei in grado- mi lasciai sfuggire un mezzo sorriso –trascina anche Emmett al tuo fianco, ma devi fidarti di me-.
-Non so più cosa pensare…- gemé la ragazza passandosi una mano tra i capelli, stirandosi all’indietro. –E’ successo tutto così… all’improvviso- una lacrima scappò sulla sua guancia.
-Una volta fuori dall’Isola Martin farà Emmett capitano e solo allora tornerete con qualche componente in più al clan. Ma fino a quel momento, devi lasciarmi qui… da sola…- feci una pausa. –Con Alex-.
-No!- sbraitò in lacrime. –Quella bestia ucciderà anche te! E per poco non se ne va anche Harry-.
Aggrottai la fronte. –Come sta?- chiesi.
-Male, Emily! Male!- singhiozzò. –I tessuti non si rigenerano, perde sangue a fiumi e…-.
-Prenditi cura di lui- dissi a sorpresa. –E anche di Emmett- mi allontanai aprendo la porta del rifugio che dava su un corridoio, le cui pareti andavano a stringersi dove il passaggio sfociava stretto sulla strada spopolata e travolta dalle macerie.
-Emily, non lasciarmi da sola…- mi venne incontro. –Mi dispiace per come abbiamo litigato prima, per quello che è successo! Cole non lo meritava, voi vi amavate tanto, si vedeva lontano un miglio. Ma ti prego: non mettere a rischio inutilmente anche la tua vita! Se tornassi con me alla base, potremmo…-.
-È qui che ti sbagli- ridacchiai isterica. –Sono venuta qui con una missione ben più grande di quella assegnata a tutti voi, che non avevate altro che il compito di proteggere voi stessi! Sono io l’unica che può uccidere Mercer- dissi con rigidità nei gesti, nelle parole soprattutto.
Lucy non azzardò nessuna risposta, neppure un segno di assenso o dissenso. Si limitò a tacere in quel modo sconsolato, disperato e silenzioso, straziandosi l’anima, che riusciva molto bene a noi donne.








Questo orrendo capitolo, oltre che essere cortissimo (pardon, ma ultimamente ho la testa ad altro! XD E credo che alcuni di voi sappiano a cosa mi riferisco XD) è venuto giù una vera schifezza. Cominciai a scriverlo circa una settimana fa, ma lo abbandonai del tutto appena cominciato lo studio del greco (-.-‘) dedicandomi in quel poco di tempo che mi restava alle numerose one-shot che contribuiscono alla causa “lista personaggi” della sezione Assassin’s Creed.
Ovviamente ringrazio i recensori dei capitoli precedenti augurandomi non averli annoiati troppo con questo post decisamente stampato proprio storto! XD
A presto, cavi! ^^
   
 
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