“Quando sei triste, sei bellissima”
“Quando sei bugiarda ti amo ancora di più”
Solo
quando sei con me sei così, bellissima e triste. Ti ho osservata
a tua insaputa, sai, fragile bambina con occhi grandi e profondi, le guance
rosse quel tanto che basta a renderti semplicemente meravigliosa.
Puoi
nasconderti agli occhi degli uomini ma non a me. Conosco a menadito il tuo
volto pulito, il corpo che sa ancora vagamente d’innocenza, la purezza che
perdesti quando eri ancora troppo giovane per capire
cosa volesse dire un bacio di troppo o una carezza data in un certo modo.
Il
tuo sorriso si smorza leggermente quando guardi il prezioso orologio da polso,
regalo di un volto sconosciuto e dimenticato all’istante. “Preparati, dobbiamo
uscire”
“Vorrei
restare a casa stasera.”
“Non
possiamo, lo sai”
Lo
so. So che sarò ancora più difficile per me vederti giocare con quegli uomini
che ci pagano profumatamente per una muta apparizione, due bimbe dal visino
spaurito e l’animo da maitress da mostrare con maschio
orgoglio alle lussuose feste private.
Tu…tu
sei bellissima e quegli uomini ti portano via da me
ogni volta! Vorrei cavargli gli occhi per impedirgli di guardati nel modo in
cui ti guardano e tagliare quelle mani sudice e raggrinzite che ti toccano
senza alcun riguardo, strappargli il cuore come loro strappano il mio che
soffre nel vederti avvinghiata a quegli stupidi salvadanai su due gambe,
barcollanti per il troppo bere e obnubilati dal sesso facile.
Superba
quintessenza dalla femminilità, schiacciata dall’afa soffocante della City e
della perversione in cui sguazziamo, abili nuotatrici che restano a galla consapevoli
del salvagente giusto a cui aggrapparsi.
Per
noi l’acqua è sempre troppo bassa per essere pericolosa.
Le
notti sono nostre, il giorno non sappiamo più cosa
sia.
Il
sole non ci illumina più, confuso e disgustato dalla
nostra scaltra immoralità;
Ci
siamo autorelegate nella parte più profonda e oscura
del vizio, sfrondando con eccessi le inibizioni che giacevano ancora inviolate
in qualche angolino del nostro corpo da adolescenti
cresciute troppo in fretta.
“Sei
bellissima”
“Anche tu. Lo siamo sempre”
“Stasera
sei ancora più splendente del solito”
Ora
sorride e c’è una certa urgenza nei suoi gesti. Non vede l’ora di uscire e
continua a sorridere soprappensiero pensando che io non la veda.
Quando sorride lei non è vera. Solo quando è triste
o è folle di paura diventa bellissima ed esce da quel lussuoso e gelido guscio
che ricopre il mio piccolo amore.
“Siamo
arrivate”
Sa
quello che provo ogni volta che dobbiamo separarci.
Il
nostro immancabile rituale: si protende verso di me e mi da un bacio leggero
sulle labbra, quello sguardo negli occhi, veloce e deciso che trafigge le
pupille.
“Sai
che amo solo te”
“Lo
so”
“E’
solo un lavoro”
Non
mi ha guardato negli occhi. Li ha abbassati fingendo di non riuscire a trovare
la maniglia della portiera.
Quando entriamo si fa un attimo di silenzio, quel
tanto che basta a farci splendere ancora di più.
Ora
so il perché della sua felicità.
Stasera
c’è di nuovo quell’uomo.