Nel silenzio, emetto un rantolo
È momento di grande sconforto
Stanco, nel buio, brontolo
Ho solo necessità di fare porto
Mai sazio, la mia è una fame lussuriosa
che pretende corpi vitali e caldi
Ho anima crudele e assai boriosa
ma i nervi sono ancor più saldi
L’Alba, danza splendente che illumina il mondo, non è sorta
e il vento soffia sul legno, forte tra le sbarre
Il mio ruggito fuoriesce dalla profondità della carne
La ragione, principessa sovrana dell’intelletto, è ormai morta
Il mio arrivo al bagno di sangue è imminente
come il feroce boato della mia gente
che con il suo fare scialbo e gretto
mi colma di grande gioia e ingigantisce il mio petto
Non importa chi tu sia, il tuo passato, o il tuo misfatto
necessito di calare la mia scure sul tuo cuore distrutto
Non avvicinarti con la speranza di vedere il domani
Perché la risposta al tuo quesito celato è “mai”
Non avrai “mai” più la fortuna di goderti l’alba
né di sentire il fresco vento asciugarti il sudore
La tua anima non è “mai” pronta all’agonia e al dolore
e per quanto preghi, tremi o pianga, non sarà “mai” più salva
Il legno arriva, approda sicuro al porto
le sbarre si aprono, è arrivato il momento
Sento nell’aria paura, angoscia, tormento
mi godo queste prima del vero banchetto
Il signore mi chiama, desidera, conta sul mio orgoglio
non cerco nulla da lui, né soddisfarlo, né gabbarlo voglio
Ho solo bisogno di sangue ferroso
Riempirmi di esso, ne sono bramoso
Giunto al Terreno, sono pronto, che eulogia
è giunta l’ora della festa, della gioia, dell’ordalia
È momento di grande sconforto
Stanco, nel buio, brontolo
Ho solo necessità di fare porto
Mai sazio, la mia è una fame lussuriosa
che pretende corpi vitali e caldi
Ho anima crudele e assai boriosa
ma i nervi sono ancor più saldi
L’Alba, danza splendente che illumina il mondo, non è sorta
e il vento soffia sul legno, forte tra le sbarre
Il mio ruggito fuoriesce dalla profondità della carne
La ragione, principessa sovrana dell’intelletto, è ormai morta
Il mio arrivo al bagno di sangue è imminente
come il feroce boato della mia gente
che con il suo fare scialbo e gretto
mi colma di grande gioia e ingigantisce il mio petto
Non importa chi tu sia, il tuo passato, o il tuo misfatto
necessito di calare la mia scure sul tuo cuore distrutto
Non avvicinarti con la speranza di vedere il domani
Perché la risposta al tuo quesito celato è “mai”
Non avrai “mai” più la fortuna di goderti l’alba
né di sentire il fresco vento asciugarti il sudore
La tua anima non è “mai” pronta all’agonia e al dolore
e per quanto preghi, tremi o pianga, non sarà “mai” più salva
Il legno arriva, approda sicuro al porto
le sbarre si aprono, è arrivato il momento
Sento nell’aria paura, angoscia, tormento
mi godo queste prima del vero banchetto
Il signore mi chiama, desidera, conta sul mio orgoglio
non cerco nulla da lui, né soddisfarlo, né gabbarlo voglio
Ho solo bisogno di sangue ferroso
Riempirmi di esso, ne sono bramoso
Giunto al Terreno, sono pronto, che eulogia
è giunta l’ora della festa, della gioia, dell’ordalia