Prologo
La notte di Calendimaggio
Era la notte che precedeva Calendimaggio, e la luna panciuta prossima al plenilunio illuminava la stanza da letto come un secondo, pallido sole. Helga Hufflepuff guardò fuori dalla finestra, il silenzio di quell’ora immota interrotta solo dal sibilo pesante e regolare dell’uomo che dormiva beato accanto a lei. Mai nella sua vita avrebbe immaginato di trovarsi in quella situazione, eppure era proprio così. E mentre il suo compagno si rigirava nella beata incoscienza del sonno, lei ritornò alla mente a una sera simile a questa, quando tutto ebbe inizio…
La luna era panciuta, prossima al plenilunio, e nei suoi appartamenti accanto alle cucine del nascente castello sulle rive del Loch Dubh Helga Hufflepuff si stava preparando per la notte. Anche quella lunga giornata dedicata alla costruzione di Hogwarts era volta al termine, e lei amava dedicare le ore serali per rilassarsi come più le pareva: passeggiare per l’ampia spianata di fronte al castello, approntare i piatti per l’indomani, magari fare due chiacchiere informali con Rowena, che ormai era per lei una sorella, o con Godric, con cui amava conversare del più e del meno davanti a una bella birra speziata.
Aprì la finestra: l’aria era fresca, ma il profumo era già quello dell’estate imminente, e dalle colline in lontananza arrivava il fumo aromatico dei fuochi di Beltane. Era il momento di festeggiare con le tradizioni della sua terra natia: canti e danze cerimoniali, per festeggiare l’arrivo della bella stagione. Così, si sciolse i capelli, mise una tunica candida, prese il suo tamburo cerimoniale e si diresse verso il limitare della foresta.
“Pensieri, madamigella Hufflepuff?” gli disse una voce non appena superò il portone dell’edificio in costruzione.
“Buonasera anche a te, Salazar” rispose lei, sorridendo in direzione del suo compagno d’avventura, appoggiato allo stipite della porta. “Ricercavi un po’ di aria fresca?”
“Direi piuttosto aria pulita” rispose lui, inspirando profondamente. “Invece, cosa può portare fuori una madamigella in tale arnese nel bel mezzo della notte?”
“Oggi è Beltane” rispose lei. “Vado a celebrare la ricorrenza, poi penso dovrò partire; si avvicina il plenilunio, presto ci sarà bisogno anche dei miei servigi da levatrice”.
Salazar guardò a lungo la collega, poi scosse la testa: “Davvero, Helga, non capisco perché ti ostini a fare ancora la levatrice quando qui stiamo letteralmente scrivendo la storia della magia”.
“Perché è ciò che so fare meglio. E poi” aggiunse, con una punta di ironia “a chi insegneremo questa storia, se nessuno fa nascere i bambini magici delle Isole?”
“Touché. Ma bisogna dire che tu fai nascere anche gli altri”.
Stavolta fu Helga a fissare lo sguardo sul suo longilineo compagno d’avventura: non era una cattiva persona, ma la sua spiccata predilezione solo per i figli d’antica ascendenza magica la metteva un po’ in agitazione.
“Ho imparato a non giudicare, Salazar. Il parto è sempre un avvenimento che ha bisogno di particolari attenzioni, indipendentemente dalla presenza o meno della scintilla magica nelle vene di madre e figlio. Inoltre” aggiunse, meditabonda “sai anche tu che i bambini magici nati da famiglie che non lo sono vanno sempre incontro a incomprensione e persecuzione: grazie a Madre Terra, ho i miei metodi per riconoscere la scintilla nei neonati, e questo mi permette di seguirli da lontano, assicurarmi che possano incrociare le persone giuste nelle loro vite per poter convivere coi propri poteri e farli sfruttare al meglio. Del resto, è anche per questo che costruiamo la scuola, no? E adesso scusa, ma ho delle celebrazioni da fare prima di partire a svolgere il mio lavoro” Abbozzò un inchino e riprese la sua strada verso il bosco, leggermente turbata: doveva già sorbirsi i discorsi da suprematista magico di Salazar di giorno, doverli ascoltare anche di notte – quella notte, per giunta – era decisamente troppo, e aveva bisogno di un po’ di calma per svolgere i suoi rituali solitari che durarono fino a quando il cielo prese una tinta color acciaio. A quel punto ritornò, finalmente rinfrancata, nei suoi appartamenti, preparò il bagaglio con tutto il suo materiale di lavoro, e con un flebile pop, si diresse verso il suo destino.
* * *
NdA: Sono viiivaaa! (cit. Mushu)
Sono anni che mi riprometto di cominciare a pubblicare questa long (mooolto long), che mi ha preso per oltre tre anni e ha decantato nel pc per quasi un altro anno e mezzo. Finalmente ho deciso di saltare il fosso e iniziare, spero solo che vi piaccia!
Un piccolo appunto: vuoi perché sono anni che ci lavoro e alcune cose non le sapevo, vuoi perché per la trama mi serviva un po' di "margine di manovra" alcuni elementi e personaggi potrebbero essere, fisicamente e/o caratterialmente, non esattamente IC, ma spero possiate prendere la cosa come licenza poetica - mi stavo per prendere dagli scrupoli a un certo punto, ma ero troppo avanti per ribaltare tutto e... ho rinunciato.
Buon proseguimento! ^_^