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Autore: CarmenRAndrei    08/05/2025    0 recensioni
Dalla Romania all'Italia, tra ricordi, assenze, dimenticanze e il peso della doppia identità.
La storia di una bambina che ha trovato naturale gettarsi, inesperta, nel senso di sacrificio adulto. Senza comprenderlo mai fino in fondo, ma facendolo comunque suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non ho mai raccontato davvero la mia storia.
 
 
Per anni è rimasta chiusa nei gesti trattenuti, nei desideri rimandati, nei sorrisi educati e negli spazi vuoti delle parole non dette. È rimasta lì, tra i sacrifici che nessuno ha visto e i silenzi che ho imparato ad abitare. Con questo racconto voglio darle finalmente una forma, seppur anonima. Voglio riprenderla dalle sue origini, da quella bambina silenziosa che viveva i primi anni in Romania, lontana dalla madre, un padre assente, in una casa piena di assenze e abitudini. Poi attraversare il trasferimento in Italia, dove la solitudine ha assunto un altro volto e il disorientamento è diventato un compagno quotidiano. Racconterò le tappe più significative di quel percorso: l'infanzia fragile, l'impatto con un mondo nuovo e sconosciuto, gli anni della doppia identità. Essere "di qua" e "di là" sembrava sempre richiedere una scelta, un adattamento, un modo per essere abbastanza. Crescere in un ambiente che, a tratti, sembrava rigettarmi. Questo non è solo un racconto. È un tentativo di tirare fuori ciò che ho custodito fin troppo a lungo. È il bisogno di liberare la mia storia dal ruolo che ha sempre avuto, quello di restare nascosta, e farla esistere per quello che è stata: imperfetta, faticosa, a volte ingiusta. Solo negli ultimi due anni ho imparato ad affrontare il dolore accumulato durante l'infanzia, e ora sento il bisogno di sigillarlo, prima di poter analizzare, affrontare e infine, se lo riterrò necessario, raccontare l'adolescenza. So di non essere l'unica ad aver vissuto una storia simile. Siamo in tanti, noi bambini lasciati ai nonni o ad altri parenti da genitori in lacrime, partiti alla ricerca di un futuro migliore. Un futuro che spesso ha chiesto loro troppi sacrifici e, a volte, non è mai arrivato. Eppure nessuno pensa ai nostri sacrifici. Ai nostri silenzi. A quanto ci siamo sentiti soli e abbandonati. Siamo i guerrieri dimenticati, i bambini che hanno rinunciato alla frivolezza dell'infanzia per combattere le guerre dei nostri genitori. 
 
In fondo, anche se questo non è l'intento principale di ciò che racconto, spero che questi ricordi possano farci sentire più vicini. Spero ci facciano capire che, seppur lontani, con vite diverse e sofferenze personali, non siamo mai stati davvero soli.
 
 Forse non incompresi. O forse sì. Ma dimenticati, sì.
 
Dimenticati da un mondo che non si è accorto di noi perché eravamo troppo occupati a capire chi eravamo e perché eravamo.
 
Dedico tutte le parole che scriverò alle donne della mia famiglia, anime forti, che non si sono fatte piegare dalle sofferenze. 
 
Spero non le leggeranno mai

 
   
 
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