Nuovo capitolo!Come state? Vi ringrazio
ancora di cuore per il vostro sostegno! Sono così felice che la storia vi
continui a piacere! Come sempre aspetto vostri pareri il prima possibile. In
questo periodo mi sono avvantaggiata un po’ con la storia e vi consiglio di non
perdervi il prossimo capitolo, l’ho scritto proprio con il cuore! Come tutti
del resto, però, ha un non so che di speciale! J come
sempre un saluto a tutti voi! Grazie e alla prossima. Ps
lasciate tanti commentini!sarei curiosa soprattutto
di sapere cosa pensano della storia gli ultimi arrivati!!!!ciao ciao
“Cosa provate per Darcy?”.
Quelle parole risuonano ancora nella mia testa. Rimango impassibile per qualche
secondo con volto conturbato ed occhi persi nel vuoto. In verità non avevo mai
considerato l’idea di amarlo, o forse ho sempre finto di non farlo. Le mie
labbra non riuscivano a muoversi, a prendere una decisione ed esprimere la
conturbante risposta che Georgiana si aspettava. Non potrei non considerare
l’eventualità di amarlo se non come pura follia. La mia ragione non mi permette
di dare adito così spontaneamente a
ciò che provo. A dire il vero ci sono ancora troppi
pensieri, troppe paure per ammettere incoscientemente questo evidente
sentimento;eppure il mio cuore comincia a nutrirsi insanamente di certezze e gioie che non
avrebbe mai assaporato prima. La guardo ancora attonita cercando invano di
sfuggire alla sua domanda.
“Io…io non saprei proprio…”
mi congedo da lei inchinandomi come a mio solito modo. Le volto le spalle e
rimango vittima delle mie perplessità, della mia costante lotta tra la ragione
e il sentimento. Mi affretto a chiudere la porta e lasciarmela alle spalle, così come la preoccupazione che ora mi affligge. Ma, è
inutile, ormai è troppo radicata in me. Alzo lo sguardo e mi incontro faccia a
faccia mio malgrado con lui. È proprio quello
che avrei voluto evitare, la sua presenza non fa che ulteriormente precipitare
nei miei timori. Il suo sguardo è troppo cambiato in un sol momento ed io non
riesco ad accettarlo.
“Dove state andando?” sento le sue dita sfiorare a mala pena il mio
soprabito, ma fuggo accelerando il passo verso la mia stanza.
Con gli stessi pensieri mi desto pochi giorni dopo. Le scuse di
Georgiana non sono state mai abbastanza per avermi posto, osando troppo a suo
dire, tale domanda. Eppure, non saprei dire se fosse solo a causa sua tale
inquietudine, o da sempre tento di nasconderla. Ormai, l’autunno cominciava ad
imbrunire lo splendido paesaggio su cui dava la finestra della mia camera. La
luce del sole inondava fievole le lenzuola profumate facendo riflettere le ombre
delle nuvole su di esse. Apro la finestra nel tentativo di inebriarmi della
brezza mattutina, così da dare pace ai
miei tormenti, ormai sempre più frequenti. Scorgo dalla finestra la Signorina
Georgiana passeggiare accompagnata da un uomo. Era alquanto inusuale trovarla
nel giardino sottostante a tale ora. Lei incrocia fortuitamente il mio sguardo
e mi invita con gentilezza a raggiungerla. Prendo lo scialle che mia madre
aveva tanto tempo prima ricamato per me. Posso ancora percepire il suo profumo,
la ruvidezza delle sue mani invecchiate precocemente dal lavoro, la sua
presenza. Era ormai passato quasi un mese da quando mia madre mia aveva
ripudiata. Tutte le mie speranze di poterla amare ancora, nonostante il suo
egoismo e la sua frivolezza erano spente da allora. Afferro con rammarico lo
scialle e mi affretto a raggiungere il giardino imperlato da una leggerissima
brina. Scorgo la Signorina Georgiana con accanto un uomo che non ritengo di
aver mai visto prima.
“Cara Elizabeth! Sono così felice di vedervi quest’oggi!” stringe più a sé il giovane biondo che
le stava accanto “ Vi presento con grande piacere il Signor Wickham!”
“ Sono molto onorata di fare la vostra conoscenza!La Signorina
Georgiana mi ha più volte parlato accoratamente di voi!” mi bacia la mano in
segno di saluto, ricambiandomi con uno splendido sorriso.
“Il piacere è tutto mio!”Sembrava un uomo dabbene e molto cortese.
“ Il Signor Wickham mi ha reso talmente
felice! È venuto a mia insaputa a trovarmi, nonostante i suoi
doveri di ufficiale! Come potrò mai sdebitarmi
per un tale delicato accorgimento!” potevo scorgere in lei una grande gioia. I
suoi occhi non potevano che fissarlo, quasi derubati dalla sua bellezza.
“ Sono io ad essere oltremodo felice di stare con voi! Non potrei
lasciarvi sola oltre!” il suo sorriso la inebriava di luce. Per l’intera
mattinata continuiamo a inoltrarci nello splendido giardino, conversando
amichevolmente.
“Spero che un giorno Signorina Elizabeth, troverete un uomo tanto
amabile e rispettabile!”
“ Perché voi non siete sposata?”
“No, affatto!Non avuto ancora il piacere di trovare la persona giusta
per me!Ma sono comunque felice per voi!”
“ E come si può essere non
maritate pur godendo di una tale bellezza?” rimango colpita dal suo
complimento.
“Oh certo! Io l’ho sempre sostenuto che la Signorina Elizabeth gode di
una impareggiabile grazia!” Georgiana lo accondiscende senza rendersi troppo
conto del suo innaturale interesse nei miei confronti.
“ Vi ringrazio, ma non sono poi così come dite!Mia sorella Jane è sempre stata considerata la più bella in
famiglia!”
“ Non direi! La vostra modestia è ciò che nasconde la vostra bellezza, solo a voi poco evidente!”
“ Avete senz’altro catturato l’attenzione del Signor Wickham! Sono felice che andiate così d’accordo!” non potevo non notare quanto le parole
di Georgiana fossero ancora ingenue e piene di speranze. Era solo un
presentimento che il Signor Wickham fosse più
interessato a me che a lei. Ma spero di sbagliarmi, del resto sono solo da
poche ore che lo conosco. Mi congedo per lasciarli soli e sfuggire ad eventuali
incomprensione disdicevoli, quand’ecco il Signor Darcy
di fronte a me. Il suo sguardo era impenetrabile.
“ Signorina Elizabeth!” il suo tono di voce era perentorio ed alto “
Desidero che voi non frequentiate quell’uomo!”
“C-cosa?E perché mai?” non davo alcun senso
alle sue parole. “Non potete impedirmi di frequentare chi voglio!”
“E INVECE SI! VOI STARETE LONTANA DAL SIGNOR WICKHAM!Così come imparerà a fare mia sorella!” era impassibile.
Era da tanto che la sua presenza non risultava tanto irrigidita e scontrosa.
“ Voi non potete! Non è vostro compito intromettervi nella vita
sentimentale di un’altra persona!”
“Ma è mio dovere proteggerla da quell’uomo che ,credetemi, è
tutt’altro che cortese ed affidabile!”
“ Avete la scortese abitudine Signor Darcy
di pregiudicare le persone che non conoscete. In ugual maniera vi siete
comportato con me, ricordate?”
“Interpretatela come volete, non mi interessa!Agisco solo per il suo
bene!”
“IL SUO BENE!Avete solo pensato che forse Georgiana è innamorata di
quell’uomo più di chiunque altro, forse ancora più di voi che siete suo
fratello? Aprite gli occhi Darcy! Non siete il solo a
decidere della sua vita!In quanto a me non ritengo che un semplice incontro
possa mettermi tanto in pericolo…”
“ TACETE! Non siete nella posizione di darmi ordini e soprattutto di giudicare…”
“ E PERCHE’ MAI!IO TENGO A GEORGIANA ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO CON
CUI FATE VOI!” i nostri sguardi ancora una volta si scontrano, ma nessuno dei
due intende arrendersi.
“ Non mi aspetto che voi capiate…avete
notato le attenzioni che ha per Georgiana?”
“SI!”
“Io le osservo da tempo e non potrei considerarle autentiche!”
“ Lo conoscete così poco e siete
pronto a condannarlo ai vostri dissapori infondati!”
“Voi non sapete quale sia la reputazione che il giovane Signor Wickham si è guadagnato…”
“Ora state veramente passando il limite!”
“APRITE GLI OCCHI VOI! Ed osserverete che le sue intenzioni sono ben
altre. Aprite bene gli occhi e vedrete il modo
in cui vi guarda!” rimango attonita a quest’ultima affermazione. Era solo
da pochi istanti che conoscevo quell’ufficiale, e non mi era mancato modo di
osservare la sua gentilezza, ma anche il suo interesse per me pur essendo
innamorato di Georgiana. “ Non voglio che mia sorella soffra…”lo
vedo allontanarsi da me. Posso ancora scorgere quell’alone di gelosia che
sconvolgeva il cuore di Darcy. Stava per scendere i
gradini che portano al giardino quando incrocia sulla sua strada Caroline Bingley.
“ Signorina Elizabeth! Cercavo proprio voi! Sono accidentalmente
capitata presso i dintorni della vostra umile dimora, durante una delle mie
passeggiate in carrozza tra nobildonne. Non che la cosa vi possa mai
riguardare!” L’arrivo di Caroline era bastato per far fermare il Signor Darcy.
“Sono venuta a conoscenza di alcune notizie che circolano riguardo la
vostra famiglia…” il mio cuore comincia a battere.
L’ansia mi sovrasta e reprime il mio respiro. Darcy
volta il suo sguardo e fissa Caroline in attesa di una sua parola, per quanto
fastidiosa possa essere.“…gira voce che una delle
vostre sorelle, la Signorina K…K”
“KYTTI!” una stretta al cuore mi lascia quasi svenire.
“Kitty appunto, sia in fin di vita! vostra
madre non è riuscita evidentemente neppure ai balli che con indecenza frequenta,
a trovare le giuste amicizie per farla curare, non è così?A quanto ne so, le resterà due, tre giorni al massimo…ma del resto voi sapevate delle sue misere
condizioni, no?” sbarro gli occhi,
incredula alle sue parole. Perdo per un istante l’equilibrio ma il Signor Darcy mi sorregge appena in tempo. La mia pelle comincia a
diventare bianca e tremolante.
“IO DEVO ANDARE!DEVO ANDARE DA LEI!”
“Lasciate che vi accompagni!Non voglio che andiate in queste
condizioni. Tutto ciò è veramente
preoccupante!” annuisco, accettando l’offerta del Signor Darcy.
Per tutta la durata del viaggio non oso pronunciare parola, troppa era
la mia agitazione. Non avrei potuto neanche supporre cosa avrei provato se solo
lei ci lasciasse. L’idea era terrificante. Non sono riuscita in alcuna maniera
a notare le attenzioni che il Signor Darcy riservava
nei miei confronti. Avrebbe voluto parlare, ne sono certa, ma forse la notizia
era troppo fuorviante anche per lui. Mi cruccio nelle mie disperate
preoccupazioni fin quando non scorgo la mia casa. Scendo dalla carrozza con
fare agitato e frettoloso prima ancora che giunga completamente di fronte alla
soglia della porta. Il signor Darcy attende il mio
ritorno con non poco tormento. Spalanco la porta d’ingresso per dirigermi a
passo spedito verso la stanza di Kitty. Tutto era in
silenzio, terribilmente in silenzio. Non udivo le note disarmoniche del
pianoforte di Mary, non un bisbiglio fastidioso di mia madre, non una risata, o
una sola parola. Solo il silenzio mi entrava ormai nel ventre ad ogni gradino,
mentre nella mia mente tento con tutte le mie forze di allontanare l’orribile
possibilità che Kitty
potesse già non esserci più. Ancora qualche passo ci divideva. Non avrei voluto
mai aprire quella porta così da scongiurare
ogni eventuale disgrazia, ma le circostanze lo imponevano. Entro nella stanza e
ritrovo tutto il resto della famiglia attorno al suo letto. Le mie attenzioni
vanno subito verso lei. Mi inginocchio sul ciglio delle lenzuola.
“Kitty! Mia cara Kitty
sono qui! Come stai?” il suo volto era troppo bianco e freddo. Le mie mani lo
circondano nel tentativo di porgerle calore. “Ti scongiuro rispondimi!Sono io,
sono Elizabeth!” la mia mano comincia a tremolare nel vedere che alcuna
risposta mi veniva proferita. Gli occhi si lucidano con più velocità di quanto
desiderassi. A stento trattengo le lacrime. Per il bene di Kytti
cerco di essere forte. Non avevo ancora notato gli sguardi persi ed allucinati
di tutte le mie altre sorelle. Persino mia madre sembrava distrutta.
“Vattene Elizabeth! Vattene immediatamente da questa casa!” mia madre
mi afferra per un braccio e mi costringe ad alzarmi strappandomi dalle lenzuola
porose del letto. “IO ESIGO CHE TU VADA FUORI!”
“Voi non potete allontanarmi da lei, è mia sorella e in fin di vita
per giunta!Se anche non volete riconoscermi come figlia, non avete il diritto
di far si che le mie sorelle mi considerino !”
“Madre, vi prego!” Jane tenta senza riuscirvi di farla tornare alla
ragione e calmarsi.
“ E’ SOLO COLPA TUA SE KITTY MORIRA’ A BREVE!” queste parole agghiacciano
i volti di Lydia , Jane e Mary. Dal canto mio ormai,
troppe erano le ferite che tanto impunemente mi aveva inferto da rimanere
sconvolta anche per questo ulteriore affronto. Ora ogni mia preoccupazione era
rivolta a Kitty, il cui respiro sembrava sempre più
affaticato e strozzato da colpi violenti di tosse. “ se non fosse stato per la
tua cocciutaggine e ti saresti venduta al Signor Darcy
sposandoti, Kitty sarebbe ancora in buona salute! Non
sarebbe mancato modo di ottenere l’aiuto di un medico per curarla. Ma il tuo
egoismo sovrasta ogni immaginazione…” le lacrime
cominciano a scendere contro il mio volere. Gli occhi gonfi e rossi si
rifiutano di controllare tanto dolore.
“IO HO LASCIATO QUESTA CASA PER AVERE UN GUADAGNO CHE POTESSE AIUTARVI
TUTTE!E non rimpiango alcuna scelta!Piuttosto voi, madre, potreste evitare di
sperperare ogni mia fatica in vestiti, balli…” il
pianto soffoca le mie parole “…e molte altre
esibizioni di presunzione, per affermare una ricchezza che non avremo mai!”
“ Il tuo unico compito era quello di maritarvi con quell’uomo! Non ti
è stato richiesto di amarlo, ma di maritarlo! E non sei stata in grado neanche
di fare questo!Ed ora, guarda! Ammira i frutti della tua ostinazione!” volge lo
sguardo verso Kitty, sempre più sofferente. Accarezzo
il suo viso nella speranza che potesse riprendere i sensi od avere un qualche
sollievo.
“Se Kitty morirà di polmonite ti riterrò responsabile, sappilo!E ADESSO FUORI, FUORI DA
QUI!!!!”
“Madre che cosa dite?” interviene Mary, ammutolita non meno delle
altre, dalla sconcertante cattiveria di mia madre.
“ La verità, madre, è che Kitty non potrà
mai guarire. Sarà sempre malata, come tutte noi. Soffrirà giorno dopo giorno
poiché privata dell’amore che una madre dovrebbe dare.” Pongo un fazzoletto
sopra le tempie di mia sorella per smorzarle per quanto possibile, ogni sua
pena. Mi avvicino al suo viso. Sento il suo respiro affaticato lottare tra la
vita e la morte. La bacio in fronte per l’ultima volta per poi a malincuore lasciarla
tra le sue pene, incapace di aiutarla, incapace di poter restare con lei.
L’unica consolazione restava nel fatto che sarebbe stata aiutata da tutte le
altre sorelle, ora più che mai.
Esco da quella casa ancora più sconvolta ed amareggiata di prima. Il
signor Darcy mi attendeva fuori della carrozza.
“Ditemi! Quali sono le condizioni di vostra sorella?Spero non tanto gravi…” si abbassa con lo sguardo per porgere attenzione al
mio volto reclinato ed incupito.
“…” non riesco a proferire parola. Stringo i pugni, mentre le mie
lacrime dalla rabbia si fanno sempre più copiose e veloci. Mordo le mie labbra
fino a perdere la percezione del dolore. Poi scoppio in un pianto accorato. Il
Signor Darcy afflitto, ma soprattutto terrorizzato
dalla mia reazione afferra le mie mani cingendole alle sue, mentre il mio
pianto era sempre più forte. Tra le lacrime cresceva la consapevolezza che
l’avrei perduta per sempre in un modo o nell’altro.
“Ve ne supplico parlate!Vincete per un solo istante questo dolore che
vi strazia e ditemi ciò che avete
visto!”
“NON CAPITE!!!!!!PER ME KITTY SARA’ COMUNQUE MORTA!IO NON LA RIVEDRO’
PIU’!” Darcy rimane interdetto da tali parole. Non
capiva. Glielo si leggeva chiaramente in volto. Come avrebbe mai potuto. Darcy mi aiuta ad entrare nella carrozza restandomi
accanto, come se non riuscissi più a muovermi. Il mio cuore non poteva che
essere freddo ed inerme, incapace di dare un senso a tutto questo.