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Autore: Dira_    27/09/2009    12 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Vi sono mancata? Uhm, dai, per niente direi! XD
Purtroppo lo studio mi assilla (cinque esami alla Laureaaa!) quindi temo di dover mantenere il tempo di postaggio ad ogni domenica. Sorry.

Per il vostro piacere personale consiglio di leggere la parte di Nott e James con sottofondo di 'Michael' dei Franz Ferdinand.
Intanto passiamo a rispondere alle recensioni ;)
@Altovoltaggio: mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! ^^ In effetti Scorpius/Rose è uno spasso scriverne. Le domande, lo so, sono molte. Ma dopotutto questo è indicato come ‘mistery’ al genere, se non ci fossero domande, che rating sarebbe? XD Dunque, Rosey-Posey può avere molti significati. Sono composizioni di roselline, tipo bouquet. È la protagonista, anzianotta e vestita di rosa di un libro di fiabe per bambini inglese. È un concetto molto lezioso, insomma. Per questo si arrabbia tanto. In italiano è intraducibile ma verrebbe come ‘rosellina piccina’, cosa che, in effetti, fa accapponare la pelle. XD Ah, Rosey-Posey è anche uno dei miei mini-pony, quella rosa, con la criniera arcobaleno. Non che Scorpius conosca i miei mini-pony, ma per darti l’idea. XD
@Nyappy: Sai sempre come tirarmi su di morale! Grazie per la recensione!
@Pietro90: Di sicuro hai ragione su Teddy. È davvero un tontolone per certe cose quanto brillante per altre. Che ci vuoi fare, è cresciuto fidandosi della gente. Tutta colpa di Harry Potter! XD Grazie per i complimenti su Scorpius, sono sempre ben accetti perché sinceramente non avevo voglia di fare un secondo Draco. ;) Grazie anche per avermi detto che la storia di Lucius è verosimile, avevo paura di aver scritto una baggianata. Ti ho commentato la tua storia, e rinnovo i complimenti qui!
@Grattastinchi2: Ciao! Una new-entry, che bello! ^^ Grazie mille per I complimenti, che sono SEMPRE ben accetti visto che è la prima volta che scrivo su questo fandom, ho un sacco di paura di scrivere cazzate. Sì, so quant’è difficile riuscire a completare l’iscrizione. Io dovetti mandare, all’epoca, un pm a Erika stessa! >_< Continua a seguirmi! ;)
@Hel_Selbstomord: Ciao! Com’è andata a Barcelona? È fantastica quella città, vorrei tanto visitarla (vacanzeee T_T) Teddy è un tenerotto, vero? Fosse anche più sveglio sarebbe meglio. Forse è meglio che abbia seguito le orme del padre, invece che della madre, come auror si sarebbe fatto fare fesso un po’ troppo, ho idea. Michel Zabini è il nostro God of Sex, eh? ;) Aiuta anche che sia interpretato da un gran bonazzo di modello (Marcus Lloyd). Ho scaricato giusto ieri il nuovo cd dei Porcupine. Innamorata al primo ascolto T_T.
@Ombra: Teddy in effetti è un po’ debole alle bionde… PER ORA.XD infatti Ron non si è insospettito perché Scorpius… E’ UN MALFOY! Non si metterebbe mai a fare il cascamorto con la sua BAMBINA (Seeh) XD
@Fly_Down: Ciao! Mi piace tantissimo il tuo nick! Grazie mille per I complimenti, fa sempre piacere! ^^ Tom ti piace? Beh, è anche il mio personaggio preferito! XD Grazie davvero per la recensione e continua a seguirmi! ;)
 
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Capitolo XIII
 

 
 
 
 

Swear to shake it up and you swear to li
sten.
Oh we're still so young, desperate for attention
(The Only Difference Between, Panic! At the Disco)
 
 
12 Settembre 2022
Sala Grande, Ora di Colazione.
 
 
“Non arriva.”
James aveva gli occhi puntati sul soffitto della Sala Grande, mentre il tempo per la colazione sgocciolava via velocemente. I gemelli Scamandro si guardarono in silenziosa rassegnazione.

Era una settimana che il Capo si comportava… beh.
Come una femmina in attesa di notizie dal suo amato partito per la guerra.
L’espressione era calzante.
Bob Jordan, un ragazzo di colore con un estroso dreadlock nonché il quarto membro della combriccola, guardò i gemelli, e poi l’Incupito, come veniva chiamato da una settimana James.
“Ehi, Damina Abbandonata, si può sapere a chi hai scritto, che sei tanto ansioso di avere una risposta?”
“A mio cugino Freddy, cazzo ve lo dico da giorni.” Sibilò, ficcando il cucchiaio nella densa consistenza del suo porridge.
“E per tuo cugino sei in queste condizioni? Amico, non me la conti giusta.”
“Invece te la conto giustissima. Gli ho chiesto delle fottute informazioni, e invece di mettersi al tavolo a scrivermi una cazzo di risposta probabilmente lo usa per sbattersi le sue donnine...” Commentò triviale.  

Bob, il cui nome di battesimo era Robert, si grattò il mento.
“E di che informazioni si tratta?”
“Cazzi miei, bello.” Replicò, continuando ostinatamente a guardare la volta, aspettando la venuta dei Gufi.

“Sì, così tuoi che hai preso il mio Gufo per mandarla… Non mi hai neanche chiesto il permesso!” esclamò Al, al tavolo accanto. Quel giorno si era seduto con le cugine, perché, in plateale ritardo e con nessuna voglia di alzarsi, era stato lasciato in balia del suo destino dai compagni di stanza e Tom stesso.
Bastardi.
Lanciò uno sguardo verso il tavolo dove sedevano gli altri tre serpeverde: Tom era assorto nella lettura di un tomo dalla copertina elaborata. Non scollava gli occhi dalle pagine e si portava meccanicamente alla bocca un pezzo di toast carico di marmellata. Ribes, stimò il ragazzo. Colorava le labbra di Tom di un rosso acceso.
Per un attimo non si chiese se invece fosse proprio il colore delle sue labbra ad essere così … invitante.
Scrollò la testa trangugiando il proprio the mattutino.
È invitante la marmellata di ribes, non le sue labbra!
“Da quando devo chiedertelo, Albie?” Sogghignò James, riportandolo bruscamente alla realtà.
Al!” Rimbeccò automaticamente “E comunque perché non hai usato il tuo?”
“Fabian se l’era preso la nostra adorata sorellina per corrispondere con il suo straniero gocciolante untume…” Sibilò di rimando, sulle sue. “Vero traditrice del sangue britannico?”
Lily gli scoccò un’occhiataccia. “Se sei di cattivo umore non ci interessa Jamila. Godric, neanche io sono così girata in quei giorni…” Soggiunse ironica, facendo sghignazzare i gemelli e Jordan.

James ringhiò qualcosa sottovoce, ingollando una cucchiaiata della sua colazione.
Non era girato… era solo esasperato dall’ eterno procrastinare del cugino Fred.
Che gran cazzone. Eppure glielo avevo scritto di darmi una risposta subito!
Alla fine arrivarono. Era sempre uno spettacolo vedere centinaia di gufi invadere la Sala, passando dai grossi finestroni aperti, vederli volteggiare attorno ai tavoli e infine lasciar cadere una pioggia di lettere.
“Finalmente!” si sentì urlare dal tavolo di James. Il ragazzo stringeva una busta stropicciata tra le mani, con un largo ghigno soddisfatto. “Quel bastardo mi ha scritto!”
“Per come l’aspettava in gloria ho paura che Fred gli abbia assicurato una fornitura quinquennale di caccabombe dal negozio di papà…” sussurrò Roxanne guardandolo male.
“Nah, quella ce l’ha già.” Negò Lily con sufficienza. “Sarà qualche sostanza illegale e altamente esplosiva.”
“Speriamo di no… se devo multarlo un’altra volta dovrò ammazzarlo per averci fatto perdere la Coppa delle Case.” Sbuffò Rose, sorseggiando caffè. “Ieri è quasi venuto alle mani con Scorpius. L’abbiamo beccato di fronte alla Strega Gobba. Voleva andare ad Hogsmeade, alle undici. Di sera. Ho dovuto dividerli con un protego, prima che quel cretino spiattellasse tutto sul passaggio segreto fino ad Hogsmeade.” Si fece pensierosa. “O si facesse ammazzare da Scorpius.”  

“Come avete fatto a beccarlo?” chiese Roxanne perplessa. “Non aveva il mantello?”
E da quando chiama Malfoy per nome? – pensò Al, ma senza dire nulla.
Rose scosse la testa, lanciando un’occhiata a James, che leggeva avidamente la lettera, neanche si trattasse delle soluzioni del prossimo test di Aritmazia.

“No. Se l’era dimenticato.”
Lily corrugò le sopracciglia. “Strano. Praticamente ci vive in simbiosi con quello coso millenario.”
“Lasciamo perdere… solo in questi sei giorni l’abbiamo pizzicato otto volte. Ha la testa da un’altra parte, poverino...” Borbottò Rose, lanciando uno sguardo verso il tavolo a cui era seduto Malfoy. Non poteva farci niente, lo sguardo gli finiva sempre lì.
Come al solito era circondato dalle sue oche, che ciarlavano a tutto spiano.
Lui dispensava sorrisi, vaghi cenni affermativi (era convinta che non ascoltasse una parola delle domande che gli rivolgevano) e nel frattempo si leggeva la Gazzetta.
Era diventato… freddo.
Ovviamente alla sua maniera: continuavano le prese in giro e i sogghigni.
Ma erano spariti i nomignoli, i battibecchi e i sorrisi luminosi.
Le bruciava. Le bruciava terribilmente.  
Ora che aveva realizzato i suoi sentimenti verso Malfoy, ora che aveva capito che non era solo un ridanciano cretino…
Sospirò.
Ora che l’aveva capito, per colpa di suo padre, Scorpius si era allontanato, tranciando di netto ogni germoglio di confidenza che era nato tra di loro. 
Grazie tante papà.
Lo vide baciarsi con Clara ‘Gengive Grosse’ Haggins. Sentì come se una gigantesca mano le avesse afferrato lo stomaco, strizzandolo senza pietà.
Sbatté la tazza sul tavolo, facendo sobbalzare Albus.
“Vado a lezione.”
“Ma è tra mezz’o…” tentò il cugino.

“Mi anticipo.” Sibilò, prendendo i propri libri e allontanandosi di corsa.
Merda. Merda. Perché dalla realizzazione al contorcersi in preda alla gelosia passa neanche una settimana? Perché?! Io lo odiavo!
Roxanne inarcò un sopracciglio, guardando verso Albus, cugino-confidente di Rose.
“Ma che le è preso?”
Albus sospirò. “Non ne ho idea.” Mentì.

Quando intendevo che sarebbe stato un grande anno non intendevo un anno di grandi nevrosi però…
 
 
****
 
Biblioteca, dopo pranzo.
 
Era ridicolo. Semplicemente ridicolo.
Erano sei giorni che stava lavorando su quel dannato indovinello.
Thomas Dursley era giunto alla frustrante conclusione che non aveva una risposta.
Era incompleto, mal formulato...
Non lo sapeva.
Ma senza la soluzione, non sarebbe riuscito ad aprirlo.
Il medaglione infatti era stato sigillato con la magia. Una magia talmente potente che un alohomora non ne aveva avuto ragione.
Né avevano funzionato altri incantesimi. Aveva soltanto rischiato di farsi saltare in aria le sopracciglia.
Estremamente scoraggiante
Tom guardò con livore il pezzo di metallo davanti a sé, seduto al tavolo più umbratile e solitario di tutta la biblioteca. Aveva un’ora vuota tra una lezione e l’altra e si era andato a rifugiare lì, per potervi ragionare in tutta calma, senza le chiacchiere dei compagni a distrarlo.
Sentì avvolgersi da due braccia che profumavano di fragole. Sospirò.
“Tommy! Che ci fai qui tutto solo?”
“Lily…” mormorò atono. “Evidentemente cerco di restare da solo.”
“Sei il solito musone!” Ridacchiò sedendosi sul tavolo con aria sbarazzina. “Anzi, no. Pardon. Misantropo.”
“Che parole complicate conosci…” Ironizzò, incrociando le braccia al petto; in realtà Lily gli piaceva. Era impicciona, rumorosa, ma anche intelligente e salace. Non gli dispiaceva la sua compagnia, basilarmente, quando non cercava di ficcanasare nei suoi affari.

Come in quel momento.
“Guarda che il Cappello era indeciso tra Grifondoro e Corvonero.” Si imbronciò.
“Lo so, ce l’hai raccontato centinaia di volte. Cosa posso fare per te?”
“Nulla, solo farmi passare cinque minuti di noia! Sto aspettando delle amiche per studiare assieme, ma chissà… si saranno perse per strada. Le scale mobili, sai…” Fece un gesto vago con la mano. “Come mai non sei con Al?”
“Non viviamo in simbiosi.” Replicò irritato. “Stavo studiando, comunque. Mi sembra evidente.”
“Certo, certo…” sorrise indulgente Lily, con l’aria di saperla lunga.

Di cosa poi?
Lo sguardo le cadde, senza che Tom potesse evitarlo, sul medaglione.
“E questo cosa…?”
“Un regalo.” Spiegò facendo per prenderlo. Lily fu più veloce e glielo soffiò da sotto le dita.

“Lily!”
“È bello! Un po’ vecchio…” lo ignorò, corrugando le sopracciglia. “Ah, ma c’è una dedica! Che cosa romantica… Chi te l’ha regalato?” Chiese con aria tremendamente pettegola.

“Non lo so. E ora, se volessi rida…”
Di enigma è fatto il mio secondo nome. Le prime tre di tomba son le prime.” Scandì Lily. Lo guardò confusa. “E’ un po’ criptica come dedica…”
“Non è una dedica, è un indovinello.” Ringhiò, strappandoglielo dalle mani.  

“Ehy! Ero solo curiosa!” sbuffò indispettita. Poi gli lanciò un’occhiata. “Comunque non è un indovinello, sapientone. È una sciarada.”
“… Una sciarada?”
“Sì, hai presente? Una roba tipo, ‘La terza di dissuasione sono, persona amata, albero famoso. S-cara-faggio. Scarafaggio.” Recitò pensierosa. “Zia Herm ne va matta.” Glielo riprese dalle mani, ma Tom era troppo sorpreso per ribellarsi. Rilesse a bassa voce la scritta. “Beh, la soluzione della seconda frase è semplice.”
Tom la guardò meravigliato. “Davvero?”
“Certo! Le tre di tomba son le prime. Un po’ macabro, ma piuttosto chiaro. Le prime tre lettere di tomba. Tom.” Gli picchiettò il naso con l’indice. “Il tuo nome, Casanova.”
Il ragazzo fece una smorfia, strofinandosi il naso.  

Si sentiva piuttosto idiota. Perché non ci aveva pensato prima?
Le cose quando le hai sotto il naso… - era un adagio di sua madre Robin. Babbano, ma assolutamente veritiero.
“E la prima?”
Lily la lesse attentamente. Si mordicchiò le labbra, ma poi scosse la testa.

“Mi dispiace, questa non la so. Però dev’essere qualcosa che ti riguarda, visto che è un regalo, no?”
“… Già.”

Peccato che non sia un regalo.
Ma ciò significa anche che quella cosa cercava davvero me.
Aveva addosso un medaglione con il mio nome.
… certo, Tom è un nome piuttosto banale, ma se la prima frase dimostrasse che si riferisce veramente a me?
Si sentiva elettrizzato. A stento si dominò dal lasciare Lily senza una parola per andare in un luogo tranquillo a rifletterci da solo.
Ma avrebbe avuto tempo.
La fretta non mi ha certo aiutato prima. Devo solo rifletterci con calma. 
Lily lo guardò attentamente. Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte, facendolo irrigidire appena. Come il fratello maggiore aveva un’idea piuttosto confusa degli spazi vitali altrui.
“Hai l’aria troppo cupa, cuginetto.” Considerò. “Fatti due risate. Stare qui rinchiuso ti fa sembrare un vampiro. Ho visto Al e i vostri antipatici amici serpeverde vicino al lago. Perché non li raggiungi?” Sembrò quasi un ordine, mentre scendeva dal tavolo. Si chinò per dargli un breve bacio sulla guancia, prima di trotterellare via.
Tom fece una smorfia, posando il medaglione sul palmo della mano.
Di enigma è fatto il mio secondo nome…
Quale diavolo sarà la soluzione?
Guardò fuori dalla finestra, dove era visibile una grossa porzione di parco e un lembo di lago.
La giornata era soleggiata, e l’umidità si era ritirata a favore di un piacevole tepore.
Da lì riusciva a vedere Albus e gli altri, notò.
… forse potrei raggiungerli, in effetti.
Per quanto fosse basilarmente una persona solitaria, non era un misantropo come sosteneva Lily: gli piaceva avere compagnia attorno a sé, anche se scelta, certo. Gli piaceva ascoltare.
Si apprendono più cose su Hogwarts ascoltando Zabini e Nott parlare, che cercando personalmente i pettegolezzi interessati. E poi Al…  
Al. Albus. Quella settimana si era emarginato anche per ciò che era successo tra di loro.
Si sentiva in imbarazzo. Non aveva mai considerato con grande interesse l’interazione fisica tra due persone.
Far entrare una ragazza nei miei spazi personali in cambio di cosa? Sesso, baci? Non mi interessa.
E quindi qualsiasi contatto vagamente ambiguo gli risultava indigesto.
In effetti l’unico contatto che ho avuto è stato… un totale fallimento.
Era stato una sera, un anno prima, quando si era lasciato convincere dalla sorella ad uscire con il suo gruppo di amici. Alla fine della serata si era ritrovato solo con una delle sue amiche. Era stata un’idea di Alicia, e per non dimostrare a quella massa di idioti che non era capace di interagire con una ragazza l’aveva baciata. Era quello che ci si aspettava da lui del resto.
Ridicolo. Io sono stato ridicolo.
Era stato un gesto impulsivo, dettato dalla rabbia. Le labbra di quella ragazza sapevano di sigaretta e birra da discount. Era stato… disgustoso.
Lì si erano concluse le sue esperienze con le ragazze, per quanto lo riguardava.
Per quanto riguardava i ragazzi… li considerava una branca di esseri governati dal testosterone, salvo rare eccezioni. Nient’altro.
Sospirò, appoggiandosi alla finestra, soffermandosi a guardare gli amici.
Michel doveva aver rubato un libro al cugino, che si affannava per cercare di riprenderselo, tra le risate di Nott.
Sorrise quando vide che, con un abile calcio negli stinchi, Al riuscì a re-impossessarsene.
Serrò le labbra quando vide che Michel, ripresosi immediatamente, gli passò confidenzialmente un braccio sulle spalle, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Vide Albus corrucciarsi ma poi scoppiare a ridere.
Zabini lo tocca troppo
Batté le palpebre.
Quella era gelosia forse?
Scosse la testa, quasi a negare l’evidenza, e uscì con piglio deciso dalla biblioteca, diretto ai dormitori.
Ma Albus?
La domanda sembrava slegata dal contesto e dai pensieri precedenti.
Eppure Thomas sapeva che non fosse del tutto così.
 
****
 
 
In aula vuota al primo piano.
Dopo pranzo. Attendendo qualcuno.

James rilesse attentamente la lettera, sicuro di memorizzare bene le informazioni, seduto su uno dei banchi di un aula al momento vuota del primo piano.
 
‘Ciao JaS.
Qui tutto bene, grazie per (non) avermelo chiesto. Ultimamente il negozio è sempre irragionevolmente pieno di clienti che si danno fuoco/esplodono/si cauterizzano qualche arto con le nostre invenzioni. Ieri, per farti un esempio, un bambino ha addentato una merendina di nascosto ed ha dato luogo ad una rivoltante emorragia per tutto il locale.

Papà dovrebbe cacciarsi in testa l’idea di chiudere tutto in delle teche, ma temo che lo diverta immensamente avere clienti che si aggirano in preda al panico come galline dalla testa mozzata.
Questo per farti capire il motivo per cui non ho risposto subito alla tua lettera.
Sei diventato isterico, vero? Ahahaah.
Comunque.
Mi hai chiesto informazioni sulla nostra bionda cugina e il tuo adorato Teddy-bear.
Sì, so qualcosa.
Ma non credo sia questo il luogo (cartaceo) opportuno per discuterne.
Incontriamoci stasera ( 12 settembre. Spero che Zonko abbia recapitato in tempo la lettera e non sia andato a sbattere contro qualche palo telefonico babbano) alla Testa di Porco, ad Hogsmeade.
Stasera, alle undici. Cerca di non farti scoprire e non schiantare nessuno.
Baci baci.
Il Magnifico (fred).
PS: Smettila di frignare perché Teddy ti ha punito. Io, con il casino che hai fatto, ti avrei gettato tra le amorevoli braccia del Platano Picchiatore. O ti avrei stretto la mano. Non so.’
 
James sghignazzò, rileggendo la lettera: uno dei motivi per cui lui e il cugino si piacevano era perché entrambi erano due sconclusionati pieni di sé.
“Ridi da solo? Guarda che è un brutto segno…”
James alzò lo sguardo, intascando la lettera.
“Ah, alla buon’ora…” Sbottò scontroso di rimando.
Michel sorrise, facendo spallucce. Si avvicinò, passandogli le dita sul cravattino.
“Vedo che non hai abbandonato quell’orrendo profumo…” Considerò, soffiandogli sulle labbra.
James gli fermò la mano, tacitando la fitta all’inguine che aveva percepito prepotentemente.

Michel Zabini era… uno stronzo.
Sì, soprattutto.
E poi collateralmente era l’unico maschio con cui andava a letto.
Era iniziato tutto prima dell’inizio dell’estate, in un modo beh… che si poteva definire… surreale.
Per cinque anni non si erano parlati. Certo, Zabini era uno dei migliori amici di Albus, e l’aveva incontrato più volte sul campo da Quidditch. Ma non era mai arrivato a parlarci, o considerarlo. Era successo tutto ad una festa organizzata dai Serpeverde, in concomitanza con l’equinozio di primavera.

Una di quelle feste a cui non puoi mancare. E infatti James, da bravo Grifondoro Numero Uno, non era mancato. Non era permesso l’alcohol, certo, ma era stata una proibizione del tutto inascoltata. Aveva bevuto quella sera, tanto. I fratelli erano andati via prima delle dieci, lasciandolo felicemente in balia di se stesso e di una sbronza epocale.
Al, a onor del vero, aveva provato a portarlo via, ma sentendosi mandare al diavolo per ben tre volte aveva deciso, infine, di lasciarlo al suo destino.
 
James si era appoggiato al muro della stanza ancora densa di gente, dove la musica pompava a tutto volume e l’alcohol sembrava il carburante vitale. Aveva riso, quando aveva visto Lorcan cercare di baciare una tipa sbronza di Corvonero che gli aveva poi mollato un ceffone.
“Ehy Potter… a quanto pare sei l’unico cattivo ragazzo della famiglia.”
Si era voltato e aveva trovato Michel Zabini accanto a sé, appoggiato alla parete come lui. Il bastardo, di solito, riusciva a sembrare perfettamente in controllo. In un certo senso c’era da stimarlo.

Ma quella sera sembrava più ubriaco di lui, a giudicare dalla camicia fuori dai pantaloni e l’assenza di cravatta.
La festa era a tema, un po’ banale, ma sempre efficace. ‘Cattivi ragazzi, Bravi ragazzi’
Ovviamente lui era quello cattivo. Pantaloni di pelle di drago, maglietta bianca attillata.
Si sentiva un figo. Un figo decisamente sbronzo.
“E tu invece, cosa saresti? Il figlio di papà?”
“Acuto, da parte tua Potter… Bella
mise. Pelle di drago?” Aveva indugiato sui suoi pantaloni. Solo dopo James avrebbe capito su cosa aveva indugiato veramente.
“Sì. Li tiro fuori per le grandi, cattive, occasioni.” Aveva ghignato.
“Naturalmente… Bevi qualcosa?”
Il sorriso del Serpeverde, aveva stimato James trai fumi etilici, era strano. Ma non ci aveva fatto troppo caso. In quel momento anche le mani di Lysander sul culo di una Tassorosso particolarmente brilla gli sarebbero sembrate strane.

“Ma se è tutto finito…”
“Dipende a chi chiedi, Grifondoro.” Gli aveva porto una fiaschetta col monogramma. James l’aveva guardato. Era una sfida?
Se l’era vuotata, facendo ridere l’altro.

“Però… reggi…” Gli aveva messo una mano sulla spalla. “O sembra, almeno.”
“Per chi cazzo mi hai preso, Zabini? Per mio fratello?”  

Il moro aveva sorriso, di quel suo sorriso strano.
“Affatto.”
 
La cosa seguente che ricordava e che si stavano divorando le labbra dietro le tende, mentre i fianchi magri del ragazzo sbattevano contro i suoi.
Era iniziata così. Una sbronza e pochi pensieri. Ed era continuata così.
Si vedevano ogni tanto, al ‘bisogno’ come sentenziava ironicamente Zabini. Non condividevano nulla, se non qualche battuta salace e il sesso. Ottimo sesso, ma zero confidenza.
Continuiamo persino a chiamarci per cognome…
“Non ho voglia stavolta, Zabini.” Disse duro.
L’altro fece un mezzo sogghigno. “Davvero?”

Sentì la pressione della mano dell’altro sull’inguine e si inghiottì un sussulto.
“Vaffanculo. T’ho detto di no.”

“Va bene, va bene…” Si allontanò, alzando le mani in segno di resa. “Allora posso sapere perché sono qui?” Chiese ironico.
James sbuffò. “Per stasera, salta. Ho un impegno.”
“Possiamo farlo diventare a tre?”
James fece una smorfia schifata. “Mi vedo con mio cugino Fred. Falla finita.”
Michel rise, facendolo sentire un imbecille. “Per come mi tratti sembra che ti obblighi. Ironico, considerando che mi cerchi sempre tu…”
James serrò i pugni.

C’era qualcosa in quel serpeverde che gli faceva venire voglia di spaccargli la faccia, quel viso perfetto dagli zigomi alti da orientale. Eppure la stessa cosa lo spingeva a schiacciarlo su un letto e scoparlo.  
Era istinto, nient’altro. Sbagliato o giusto che fosse, non riusciva a sottrarsi.
Doveva ammetterlo: con le ragazze non era mai stato così facile.
Prima di Zabini non aveva mai pensato ai ragazzi: ma poi era stato tutto semplice e talmente naturale, che, sinceramente a volte si chiedeva come non se ne fosse accorto prima.
Che gli piacevano anche gli uomini.
Comunque, tutto quello aveva del comico: lui, che non mancava occasione per sputare sul verde-argento, si ripassava il Super-Serpeverde.
Da ridere, no?
“Beh, non sono qui per parlare di noi due, Zabini, anche se so quanto ti piace pettinare le bambole con mio fratello…” Salto giù dal banco. “Stasera niente. Prossima settimana.”
Michel fece spallucce. “Prossima settimana.” Confermò. Quando fu sulla porta però lo fermò.
“Sai, è ironico come femminilizzi Albus, quando sei tu quello che va ad uomini.”
James si voltò, serrando la mascella. “Figlio di puttana… se provi a dire in giro…”  Iniziò minaccioso: sebbene non avesse problemi con se stesso, non voleva averne con gli altri. E con la sua famiglia soprattutto. E se anche una sola persona ad Hogwarts ne fosse venuta a conoscenza… beh.

Sarebbe stato come gridarlo ai quattro venti.
“Cosa dovrei dire in giro? Sai che non sputtanerò la tua reputazione. Non mi converrebbe. Ma non mi piace che si parli male dei miei compagni di Casa.”
James fece una smorfia, senza rispondergli, andandosene e sbattendosi la porta dietro.
Michel sospirò appena, controllando che la divisa fosse in ordine e la cravatta fosse ben liscia e dritta.
Non che la mia reputazione sarà mai in pericolo. So difendermi meglio di te dai colpi dell’opinione pubblica, Potter-boy.
È solo che Al non mi perdonerebbe mai, se facessi scoppiare uno scandalo sulla sessualità ambigua di suo fratello. Non quando voglio risvegliare la sua…  – ma lo pensò soltanto.
Quello che pensava e desiderava Michel era spesso molto lontano da quello che mostrava all’esterno.
Dopotutto, era Il Serpeverde, no?
 
 
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