Tonight, tonight, tonight
[ Woke up with yawn. It's
dawning, I’m still alive
Turned on my radio to start up new day
As goddanmed DJ's chattered how to survive
Amazing news got over on the air wave
Tonight, Love is rationed
Tonight, Across the nation
Tonight, Love infects worldwide
…Almost another day ]
[ Tonight, tonight, tonight
–Beat Crusaders ]
Prima parte
[ Di città maledette e di notte promiscue ]
L’aula era alquanto gremita di gente; dietro i banconi, che riempivano circa tre quarti della sala, erano seduti giornalisti, fotografi, tirocinanti di una qualche sperduta università di un ancora più sperduto paese, avvocati e -in numero assai maggiore rispetto agli altri- semplici curiosi che non avevano niente di meglio da fare che ficcare il naso negli affari altrui. C’era una certa tensione nell’aria; si sentiva però un parlottio continuo e diffuso, intercalato da risatine e sbuffi d’attesa, che dimostrava quanto quello fosse un caso piuttosto insolito rispetto agli altri. Quel giorno d’agosto faceva un caldo pestilenziale e afoso;
ma, essendo la città in cui si svolgeva quello strano processo intrinsecamente famosa per le alte
temperature e per l’anormalità di qualsivoglia aspetto della vita,
nessuno ci faceva più tanto caso.
D’un tratto, un uomo robusto, sulla quarantina, alto e pelato, si
schiarì nettamente la voce per far calare l’irritante brusio; e,
qualche secondo dopo, alzò superbamente un sopracciglio ed urlò:
«Tutti in piedi! Entra il giudice!»
La piccola folla smise immediatamente di cianciare; tutti si alzarono e
guardarono una figura entrare nell’imponente aula. Il giudice si chiamava
Mitarashi Anko: era una
donna alta, snella, dalle forme sinuose e dalla lingua tagliente; svariati avvocatuncoli avevano più
volte provato ad uscire a cena con lei, ma ella li aveva sempre disdegnati; era
famosa per la sua incorruttibilità e il suo caratterino, nonché
per i modi decisamente poco femminili. La donna squadrò i banconi,
sorpresa di vedere tanta gente in un giorno d’estate; dette una rapida
occhiata a Ibiki Morino,
l’uomo in piedi vicino a lei, osservò
brevemente la giuria appena entrata e si sedette. Si schiarì la voce,
avvicinò a sé dei documenti e
comunicò:
«Gli accusati
entrino.»
S’aprì una piccola porta alla sinistra della donna, e lentamente
entrarono tre ragazzi sui vent’anni. Anko li
studiò dall’alto della sua posizione, tentando di capire con quale
tipo di criminali incalliti avrebbe dovuto avere a che fare; e si sorprese di
vedere le facce dei tre. Il primo, un idiota dai capelli biondi e dai vestiti
piuttosto trasandati, entrò a testa alta, sorridendo, camminando
tranquillamente e salutando scioccamente la folla davanti a sé; il
secondo, un ragazzo moro, alto e dall’ampia fronte, seguì il primo
camminando a testa bassa e con le mani in tasca, tenendo una piccola stecca di
legno fra le labbra a mo’ di sigaretta; e la donna rimase alquanto incredula
quando vide entrare il terzo. Come il secondo, camminava a testa bassa,
probabilmente vergognandosi di ciò che stava accadendo, tenendo una mano
appoggiata alla fronte in modo da non farsi riconoscere; era alto, muscoloso,
moro e dalla carnagione sensazionalmente diafana.
I tre si sedettero; il silenzio calò sull’aula. Il biondino si
guardava intorno, ridacchiando, il moro si era messo a sedere assai rozzamente,
succhiando lo stecchino che aveva fra i denti, e l’ultimo s’era adagiato sulla panca in modo molto composto e
adesso guardava il giudice in maniera parecchio seria. Qualche secondo dopo
apparve un signore sulla sessantina, dal viso allegro e dai lunghi capelli
bianchi, vestito in modo assolutamente inadeguato
all’occasione, con pantaloncini e camicia aperta sul petto; con tutta probabilità,
doveva essere il loro avvocato. Questi squadrò i tre, fece un sorriso
raggiante –sorriso a cui solo il biondo
rispose-, si inchinò davanti alla giuria e si mise a sedere, allegro.
«Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara e Sasuke Uchiha, giusto?»,
chiese dunque il giudice, leggendo i dati dei tre su alcuni documenti; essi si
alzarono e assentirono.
«Bene. Voi sapete perché siete stati chiamati da questo tribunale,
giusto?», domandò poi la signorina, più per
formalità che per vero interesse, poiché s’aspettava
un ovvio assenso –insomma, chi
mai potrebbe presentarsi in un tribunale senza conoscere le proprie colpe?
I tre si guardarono l’un l’altro, tesi; dopo qualche secondo di
silenzio, il biondino –che evidentemente era il
meno dotato di materia grigia fra tutti- sorrise e balbettò:
«Ehm… veramente, no.»
Gli altri due, dai loro sguardi, probabilmente lo avrebbero strozzato assai
volentieri; ma ancor più probabilmente si erano resi conto che la
situazione non era propriamente a
loro vantaggio, o non volevano sporcare ancor di più la propria fedina
penale, o forse avevano sentito parlare di quel giudice tanto terribile; in
ogni caso tacquero, limitandosi a sperare che tutta quell’assurda
situazione fosse un brutto sogno.
«No?», chiese dunque Anko, alzando pesantemente un sopracciglio.
L’avvocato si alzò subito, dette un poderoso scappellotto sulla
nuca del biondo, bisbigliò un “Naruto, cretino, sta’ zitto!”, si
girò di nuovo verso di lei e proclamò:
«Lo perdoni, signora giudice: il mio cliente
è ancora piuttosto scosso. Quello che voleva dire è che questi
tre ragazzi non hanno idea del perché siano state rivolte a loro quelle
accuse, e perché proprio in quella data così assurda. E poi -»
«Lei mi sta dicendo, signor Jiraiya»
lo interruppe Anko, glaciale, guardandolo biecamente «che le accuse rivolte a questi tre delinquenti siano frutto di una fantasia
della mia mente o della giustizia di questa città? Sta dicendo questo?»
L’altro rimase accigliato, combattuto su quale risposta dare:
evidentemente pensava proprio ciò che la donna aveva
appena detto, ma altrettanto evidentemente non aveva il coraggio di
ammetterlo in modo tanto esplicito; concluse dunque che quella donna era una rogna della peggior specie, sebbene
fosse decisamente bella e appetibile –magari, dopo il processo, avrebbe
potuto offrirle da bere…
«Be’, ecco… in verità…», balbettò
dunque, diventando pallido e guardando i tre che avrebbe
dovuto difendere. Shikamaru si diede una poderosa
pacca sulla fronte, disperato; Sasuke diede una
gomitata nelle costole a Naruto, sussurrando un
concitato: “Naruto maledetto, che cazzo di
avvocato ci hai fatto prendere?!”;
quest’ultimo rimase a corto di fiato e imprecò sottovoce.
«Le accuse mi sembrano piuttosto chiare; avete tutti ricevuto le lettere per
questa convocazione, presumo. Siete accusati di violenza a cose, offese a
pubblici ufficiali, schiamazzi notturni, furto e rumori discutibili in piena notte da parte del padrone del vostro hotel,
che richiederà danni ingenti, a quanto pare. Ne siete consapevoli, ora?», disse la donna, seria.
I tre impallidirono, soprattutto Sasuke, che
d’altra parte era colui che meglio conosceva ciò
che comportavano tali accuse.
«Avete la memoria corta, dunque? Lasciamo entrare gli altri accusati,
allora! Il signor Ichiraku, il gestore del vostro
hotel, non ha denunciato solo voi; sono sotto incriminazione, infatti, altri
tre imputati che, come voi, hanno recato un grande danno al suo
albergo quella stessa notte.»
I tre si girarono rapidamente verso la porta da cui essi stessi erano entrati
poco prima; rimasero tutti e tre parimenti sbigottiti e increduli e persero definitivamente
quel poco di dignità rimasta.
«Ma che diavolo ci fanno loro
qui?!», bisbigliò Shikamaru,
balzando in piedi.
Da quella porta, infatti, erano appena entrate tre ragazze; la giudice le
guardò, tentando di farsene un’opinione. La prima era alta, snella
e dai curiosi capelli rosa confetto –conseguenza, con tutta probabilità, di una tinta mal fatta-; la seconda era
piuttosto bassa e aveva i capelli biondi raccolti in quattro assurdi codini; e
l’ultima era la più alta, aveva un fisico statuario, un visino
d’angelo e lunghi capelli dorati raccolti in una coda alta. Qualche
secondo dopo, dietro di queste apparve il loro avvocato; era una donna di circa
sessant’anni, sebbene ne mostrasse molti di meno, formosa, vestita con un
sobrio tailleur nero decisamente consono alla
circostanza. Le tre si sedettero ad una panca, vicino
al bancone dietro cui si erano accomodati i ragazzi; la donna, invece, rimase
in piedi e si limitò a guardare superbamente Jiraiya
con un certo sorriso sulle labbra truccate con del seducente rossetto.
«Tsunade, vecchia megera!», bisbigliò
l’uomo, balzato in piedi, incredulo come gli altri tre; ma la diretta
interessata non parve sentirlo, tant’è che si rivolse al giudice e
parlò.
«Vostro Onore, le mie clienti mi hanno chiesto aiuto contro questi tre delinquenti; e, dai loro racconti, ciò
che essi hanno fatto, mi creda, è semplicemente vergognoso, contrario
perfino alla morale del più incallito malfattore e riprovevole sotto
tutti i punti di vista. Il signor Ichiraku ha
accusato tutti e sei, è vero, ma
posso assicurare che sono questi tre
i veri colpevoli; e lo dimostrerò. Ho personalmente convocato alcuni
testimoni che potranno spiegare per filo e per segno cos’hanno
visto quella tremenda notte.» Fece una piccola pausa; evidentemente, era pienamente soddisfatta
del suo discorso. «…Ma prima,
magari, questi ragazzi vorranno parlare per scagionarsi da accuse tanto gravi.
La parola, dunque, la concediamo a loro.»
Detto ciò, si girò verso i quattro, ancora troppo sgomenti per poter ribattere o per indignarsi delle offese ricevute,
e ghignò notevolmente. Dopo qualche secondo di silenzio, tuttavia, Naruto s’alzò in
piedi e, in barba alle mille regole e formalità giudiziarie di cui non
aveva mai capito niente, si rivolse direttamente alle ragazze:
«Aspettate un attimo! Un attimo! Tutto ciò non ha senso! Ci hanno preso per qualcun
altro! In quella lettera che il tribunale ci ha mandato
c’era scritto che è successo tutto fra il 15 e 16 agosto…
ovvero, tre giorni fa. Ma noi tre giorni fa non
abbiamo fatto nulla di tutto ciò! Siamo andati a letto molto tardi, credo, e ci siamo svegliati ognuno nelle
proprie stanze… come da due settimane a questa parte. E poi -»
Ma egli non fece in tempo a finire, perché Sakura, che fino a quel
momento s’era trattenuta più per timore
del posto che per rispetto verso il ragazzo, era balzata in piedi e aveva
pestato un piede a terra, furiosa.
«Quindi tu, idiota, stai pensando che noi tre ci siamo
bevute il cervello, vero?! Pensi che siamo delle visionarie, delle pazze, delle
idiote, a tirarvi in mezzo a questo casino in questa dannata città?!»
«Be’, evidentemente lo siete… Noi non vi vediamo da tre giorni a
questa parte, e siamo stati taaaanto bene
così. E poi vi vediamo oggi, e guardate il casino che fate.», replicò Shikamaru,
stizzito, riuscendo a mantenere però un certo contegno.
«Oh, certo! È tutta, tutta
colpa di noi stupide donne, che non teniamo mai la bocca chiusa e che ogni
tanto, a differenza vostra, osiamo ragionare! Non è vero, Mister Pesaculo?», intervenne Temari,
piccata, a cui l’occasione di canzonare il
ragazzo non era certo sfuggita.
«Oh, per cortesia!»,
sbottò Nara, colpito nel vivo. «State montando un assurdo casino per nulla! Ci avete
trascinato in questa follia solo perché ultimamente non vi abbiamo
filato per niente, non è così?!
Evidentemente, siete state voi a
combinare casini, ma per scagionarvi avete dato la colpa
a noi, senza pensare che in verità noi quella maledetta notte non abbiamo fatto nulla!» replicò il ragazzo, guardando l’altra
biecamente e iniziando a scaldarsi.
…Per la verità, Shikamaru non
ricordava tanto bene cosa avesse fatto di preciso quella sera e quella
notte; ma, d’altra parte, al mattino s’era
svegliato come tutti i giorni -da due settimane a quella parte- nel letto della
sua camera d’albergo, dove tutto era a posto, quindi per forza di cose
non doveva essere accaduto niente, no…? E poi, Naruto
e Sasuke erano assolutamente concordi nel dire che
quelle accuse erano assurde e infondate, perché anche loro erano del tutto innocenti e non
avevano fatto nulla di particolare… e, se di Naruto
non c’era da fidarsi, Sasuke era una persona
fin troppo seria e giudiziosa; quindi, se lo diceva lui…
Temari, indispettita dalla risposta data dal ragazzo, si irrigidì
e fece per ribattere; ma Anko, decisamente stufa di
quelle turbe adolescenziali, sbatté reiteratamente il martelletto sul
bancone e richiamò l’ordine.
«Allora! Un po’ di silenzio! È un tribunale,
questo, non un mercato!»
I quattro si sedettero e la guardarono, arrabbiati; lei alzò ancora
una volta un sopracciglio e proseguì, guardando i tre:
«L’avvocato Tsunade ha mandato avanti
gli altri imputati; questi facciano come detto.»
Jiraiya parve ponderare un po’ e alla fine bisbigliò
all’orecchio di Naruto di andare a
testimoniare; i due dunque si alzarono e si diressero al bancone vicino al
giudice; l’uno si sedette e posizionò il
microfono, l’altro guardò con un ghigno la giuria, sicuro della
vittoria.
«Dunque, signor Uzumaki…»,
iniziò il più vecchio, facendo una piccola pausa per imbastire il
proprio discorso di ampollosità e solennità, affinché
facesse una vivida impressione ai presenti «lei non è di Las
Vegas, vero?»
L’altro, che per agitazione e per carattere si era totalmente
scordato il discorso preparatorio che i quattro avevano concordato che sarebbe
avvenuto a quel processo, rispose:
«No. Io e i miei due amici veniamo da Rochester, una città vicino a
New York; siamo qui in vacanza, poiché abbiamo finito gli esami
universitari di quest’anno e volevamo prenderci
una vacanza in questa città… sa com’è, “quel che succede a Las Vegas, rimane a Las
Vegas”, no?», conchiuse poi, ridacchiando e grattandosi il capo
con fare piuttosto infantile. Anko alzò un
sopracciglio, pesantemente indispettita: odiava il pensiero comune che nelle sua città non esistessero regole e si potesse
fare tutto quel che si voleva; di giovanotti che venivano lì solo per
fare un po’ di baldoria ne aveva visti a bizzeffe, e lei li aveva
raddrizzati per bene, facendo loro capire quanto la giustizia, anche e soprattutto a Las Vegas, esistesse e
avesse un nome e un cognome –i suoi, precisamente. Per questo e altri
famosi motivi era divenuta una dei giudici più rispettati e temuti di
tutti gli Stati Uniti. E Jiraiya lo sapeva: per
questo guardò il biondo con intento palesemente omicida, pensando a
quanto fosse un totale idiota; si schiarì la voce e proseguì come
se nulla fosse accaduto.
«Eccellente. E… per caso, lei sa cosa ci
fanno queste tre gentili donzelle
qui?», chiese, scrutando le tre con un certo
sorrisetto. Il ragazzo fece spallucce, sincero.
«Non lo so. Ce le siamo ritrovate qui.»,
borbottò.
Jiraiya portò blandamente una mano al mento e annuì più
volte.
«Capisco. Dunque… scusi la domanda da film americano, ma… cosa
stava facendo, lei, la notte fra il 15 e 16 agosto?»
Naruto rispose prontamente, quasi senza pensarci:
«Be’, dormivo in camera mia, ovvio.»
…Per la verità, il ragazzo aveva un vaghissimo ricordo di
quella notte; sapeva solo che lui, Shikamaru e Sasuke erano andati a cenare nel ristorante del loro hotel,
che avevano visto le tre ragazze, che non le avevano degnate di uno sguardo
come avevano fatto nei precedenti giorni, e che poi… be’, in ogni caso, quella notte aveva dormito
in camera sua, perché lì si era svegliato… evidentemente
però non doveva essere successo proprio nulla, perché lui non
ricordava nulla; anzi, probabilmente era stata una serata tanto noiosa da
portarlo a dormire subito e da non fargli ricordare niente… poiché
in effetti niente di speciale era successo, insomma. E poi, anche Sasuke e Shikamaru assicuravano
che quella notte non era accaduto assolutamente niente, e se lo dicevano il
quasi avvocato più famoso d’America e il genio di
informatica più promettente di tutta New York c’era da
fidarsi, no…?
Le due bionde sbuffarono, piccate, ma quella rosa impallidì proprio;
l’uomo invece annuì ancora, guardando il giudice e ammiccando.
«Dunque, le accuse fatte da costoro» e indicò
sciattamente le quattro donne «sono prive di fondamento? Violenza a cose,
offese, schiamazzi notturni…»
Naruto guardò Sakura; sembrava sinceramente dispiaciuto.
«Sì. Io non ho mai fatto niente del genere, e meno che mai in quella
notte.», sentenziò. «Mi spiace», aggiunse poi, sottovoce,
distogliendo lo sguardo da lei.
Jiraiya sorrise e guardò Tsunade sghignazzando.
«Bene. Non ho altro da agg-»
«…Però» lo interruppe Naruto, fissando il vuoto, parlando in verità
più a se stesso che alla giuria o al giudice «… in
effetti… al mio risveglio c’erano due o tre vasi rotti, in camera
mia…», borbottò, incerto «e avevo una mano tutta
fasciata…» Si girò verso Shikamaru
e Sasuke, che, come lui, erano impalliditi
notevolmente. «…e Sasuke aveva la voce
roca… come se avesse gridato a lungo… e Shikamaru
aveva una guancia rossa, aveva la forma di una manata…»
I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro, letteralmente terrorizzati;
il gelido silenzio che si era venuto a formare nell’aula fu interrotto
solo da un sommesso “Oh, cazzo”
del biondo; ma Anko, adesso stufa, chiese
gelidamente:
«E quindi, cosa dovremmo dedurne, signori? Che cosa diavolo è accaduto,
quella notte?»
Naruto deglutì ancora e si asciugò il sudore freddo dalla fronte.
«Io… non lo so.», ammise, appoggiando la fronte sul palmo
di una mano, disperato.
Ma Jiraiya non avrebbe mai perso così
platealmente, non davanti a un giudice così bella e non davanti agli
occhi di quella megera di Tsunade; così si
schiarì la voce e disse, cercando di non perdere la calma:
«Ma… ma siete ragazzi responsabili, suvvia! Avete ventiquattro anni,
diavolo! Magari quella sera eravate particolarmente stanchi… siete stati
in giro tutto il giorno, magari avete bevuto un po’ –sono ragazzi, signor giudice, non incolpiamoli!-, avete mangiato e siete
andati a letto e… e poi, be’, quelle cose
che lei, signor Uzumaki, ha detto, sono del tutto
ininfluenti. Un vaso può rompersi tranquillamente..
il signor Uchiha aveva la voce roca, chissà,
per l’aria condizionata…»
L’Uzumaki
lo guardò e un barlume di speranza s’accese
nei suoi occhi; sorrise debolmente. Sì, insomma, le cose potevano essere
andate così… potevano benissimo…
deglutì.
«Be’, certo… possibile. È possibile, e…»
«Obiezione, Vostro Onore!», urlò poi
Tsunade, raggiante; Jiraiya
emise un basso grugnito. «Ho qui con me alcune prove che testimoniano
l’assurdità’ delle ciance
sparate dal signor Jiraiya.»
Anko si mostrò parecchio interessata.
«Obiezione accettata!», esclamò; Jiraiya
si morse vistosamente un labbro. Tsunade
s’alzò e mostrò alla giuria un
paio di piccoli pezzi di carta.
«Questi scontrini, signori della giuria, sono di alcolici e superalcolici.
Sono del tavolo sette e nove, tavolo cui i tre
imputati sono stati serviti nel loro albergo quella notte; e… volete
sapere quando sono stati consumati…?» La donna increspò le
labbra già ghignanti e alzò impercettibilmente un sopracciglio. «Ore 23.32… del 15 agosto 2010. Il resto… potete capirlo benissimo da voi.»
I giurati presero in mano i pezzetti di carte e ne testarono
l’autenticità, guardando i tre e scotendo la testa; i più
anziani fra loro borbottarono qualcosa circa “la promiscuità dei
costumi d’oggi” o “quelle povere ragazze”. Le tre erano
estremamente serie e non sembravano più
divertite come quando erano entrate; Sakura sembrava anche leggermente
preoccupata. I tre, invece, erano muti e allibiti; Naruto
era bianco cadaverico, Shikamaru aveva la testa
incassata fra le braccia e Sasuke aveva il capo
appoggiato ad una mano e qualche dita a coprirgli gli
occhi chiusi. Il giudice guardò tutta questa scena e chiosò:
«Dunque, vi siete ubriacati, e poi ve la siete presa con queste ragazze. Bel
modo di festeggiare, eh? E-»
«Obiezione, Vostro Onore! Sono ragazzi, hanno tutto il
diritto di divertirsi, era Ferragosto e…»,
tentò Jiraiya, ma una singola occhiata di Anko bastò a zittirlo.
«Per l’ultima volta, signor Uzumaki: che cosa ha
fatto, lei, la notte fra il 15 e 16 agosto?!»
Naruto si lasciò sprofondare la testa fra le braccia, affranto e
preoccupato. Ora come ora, aveva una
sola, grande certezza: lui, di quella dannatissima notte, in quella dannatissima città, non si ricordava veramente nulla.
«Non lo so.», biascicò. «Non ne ho la minima
idea!»
*****
Ollè *_* Primo capitolo postato!
Questa fanfic ha partecipato al concorso
–poi trasformatosi in sfida
contro Shatzy, alias Flà
XD- e si è classificata seconda. Leggi: ho perso la sfida XD E vabbè, è stato un onore perdere contro di
lei, e poi adesso ho un validissimo motivo per indire qualche altra sfida e
prendermi la rivincita *_* *sogghigna*
In effetti, è stata una sfida fatta in casa
XD Stesse coppie, stessa città, stesso genere *_* e poi noi due ci
conosciamo da un po’, e oramai conosco anche la giudiciah!
Mi sono divertita tantissimo a scrivere questa fanfic,
e forse per questo ho aspettato con tanta (ok, troppa XD) ansia i risultati…
in ogni caso, ne sono soddisfatta *_*.
Sono stata a Las Vegas dieci anni fa e ho adorato la città. E’
così tamarra e assurda che non si può non amarla XD E, dal momento che AMO le commedie, non appena ho visto questo
concorso mi ci sono catapultata, sfiorando di qualcosa come 20 pagine i limiti
fissati e chiedendo proroghe su proroghe (causa il decesso del mio pc durante l’estate, lasciamo stare il CASINO che
è successo per scriverla in tempo -.-).
Riguardo al capitolo: ok, è un po’ insipido, e tratteggia
molto brevemente i personaggi. Ho voluto questo effetto appositamente per
sbizzarrirmi poi… vedrete che non mancheranno l’introspezione e i
filmini mentali *_*
In ogni caso! Questi sono i risultati del concorso. Oscuro una frase che
è mezza spoiler, la upperò
alla fine. ^^
Clahp con Tonight, tonight, tonight
Grammatica: 9.2/10
Stile e forma: 8.7/10
Originalità: 9.6/10
Caratterizzazione dei personaggi: 4.2/5
Attinenza alla traccia: 10/10
Livello di divertimento (per essere chiari, il “giudizio
personale”): 4.1/5
Totale: 45.8/50
Ottima l’idea delle confessioni degli accusati
per far venire a galla tutta la verità e dunque, anche tutte le vicende
dei protagonisti. Mi ha colpito molto la trovata del tribunale per raccontare
tutta la storia e, sicuramente, questo è stato uno dei punti a tuo
favore. Ma non è solo questa
l’originalità della tua fic: la trama in
sé è veramente fantastica. Hai descritto tutto nel dettaglio,
senza farti sfuggire niente, raccontandolo anche da diversi punti di vista:
degno di nota sicuramente. Molto carino il finale di ciascuna delle vicende delle tre coppie: [...]. Mi è
piaciuto anche l’uso della prima persona, che non è mai semplice
da gestire, e il continuo
cambio di narratore: insieme, hanno contribuito a rendere la fic scorrevole e interessante. Grammatica che sfiora
l’ottimo, se non fosse stato per alcune frasi veramente troppo, troppo
lunghe. Non solo appesantiscono la lettura, ma non si capisce bene nemmeno il
senso. Per quanto riguarda il resto, però, non ho da fare nessuna
critica: non ci sono sviste né errori di battitura. Un’altra cosa
non mi ha convinto del tutto: l’uso di certi vocaboli. Alcuni li ho trovati
un po’ troppo formali per una fic del genere, e
stonavano un po’ con l’intera storia (ad esempio,
“assisi”: avresti potuto sostituirlo con un semplice
“seduti”). I personaggi sono ben caratterizzati, fatta eccezione
per l’ultima parte delle vicende di Las Vegas, [...]
Per il resto
della storia, però, sono perfettamente IC, soprattutto in tribunale.
Il punto di forza di questa fic? La trama, semplice.
Ben costruita, ben congeniata, ben descritta. Insomma, per farla
breve…coinvolgente. Il bando diceva di scrivere una fic
con una trama brillante: ecco, la trama della tua
storia sbrilluccica che è un piacere.
Per quanto
riguarda lo stile credo che lei abbia ragione, ma il mio problema è che ODIO ODIO le frase secche e brevi,
e questo mi porta all'esatto opposto -.- somma ciò al fatto che in quel
periodo mi ero chiusa con Jane Austen (che fa frasi
lunghissime, ma ovviamente sa gestirle alla grande XD) ed ecco il guaio.
Rileggerò! Per quanto riguarda i vocaboli, uhm, è un uso un po'
tutto mio XD Cerco di essere piùà
formale in terza persona, in modo da "innalzare" il livello medio
della fanfic, dal momento che
in prima uso molti colloquialismi e parolacce XD Probabilmente comunque hai
ragione, forse esagero un po' ^^" rileggerò!
Ergo,
ringrazio tantissimo la giudiciah per i complimenti e
per i consigli, e faccio tante congratulazioni a Flà
*______* ma tanto non sarà l’ultima delle nostre sfide, vero?
<3
Ultima
cosa: dal momento che sono curiosa come una bertuccia (cosa che il
mio amorevole fratellone non manca di ricordarmi ogni volta), voglio sapere una
cosa da voi. Secondo voi, cosa è
accaduto quella notte?! Ah, tanto saprete la
risposta fra qualche capitolo xD Quindi avrete tutto
il tempo di sbizzarrirvi. Voglio proprio vedere cosa tirate fuori!
Chi vince,
uhm, vince tutto il mio affetto (XD) e magari qualche
lavoretto grafico con il mio fedele Photoshop. *_* Fatemi sapere,
please!!
Commentino,
gente? <3
Al prossimo
cap!
Clahp