C’è stato un piccolo cambiamento di programma: ho
deciso di spezzare in due quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo
capitolo…prima dell’epilogo vero e proprio.
Perciò…il
sogno per voi si allunga, spero che questo possa renderlo ancora più…intenso, sicuramente
mi darà modo di approfondire di più le sensazioni dei personaggi.
Leggendo questa prima parte, capirete cosa intendo.
Ora arrivo al punto: Grazieee!
Grazie per la bellissima recensione alla storia
che mi avete donato sul forum! Ne sono rimasta in un
certo senso sconvolta, piacevolmente
sconvolta!!! Non mi aspettavo un commento così completo, bello perché accurato,
su una mia storia.
Non potrà che stimolarmi a fare sempre meglio!
Sono sempre più felice, poi, che stiate cogliendo lo
spirito con cui scrivo e pubblico questa mia dedica al Professore.
Spero che i miei riferimenti a brani che non sono del SdA – ma di altri “stralci”
della sua immensa opera di fantasia – vi facciano desiderare di leggerli…Credetemi,
sono pura magia, emozione e poesia!
GRAZIE A:
Lothiriel
Dama Gilraen
Hobbit
Leyden
Mel
Sara
Stormy
Eowyn2110
Estel 21
Jenny76
Argenne
Kiko87
Semplicemente, ma profondamente,
GRAZIEEE!!!
Anime
attorno al fuoco
Capitolo Sette
“ Voltato l’angolo
forse ancor si
trova
un ignoto
portale
o una strada
nuova;
Spesso ho tirato avanti, ma chissà…”
Tratto dal capitolo “ I Rifugi Oscuri de “ Il ritorno del Re ”
J.R.R.Tolkien, ed. Bompiani
“ E’ rimasto deluso, vero? ” sussurra Gimli.
“ Non possiamo biasimarlo, per questo ” sento
rispondere da Gandalf.
“ Se avessimo conosciuto almeno il motivo di tutto
questo…come questo sia potuto accadere…sarebbe stato anche meno doloroso dargli la notizia ” mormora la voce musicale di Legolas.
Sdraiato su un fianco, fingendomi immerso in un sonno
che non è mai arrivato, seguo a fatica le tracce di questo loro dialogo, come
un’orma che mi possa condurre fuori da un incubo.
Ma non è un incubo, quello che sto vivendo, è una
realtà: Sam è partito anni prima di loro, eppure il
suo viaggio per mare non lo ha condotto alla stessa méta dove noi siamo
approdati. Perché? E’ una domanda senza risposta.
Ci troviamo ancora sulla spiaggia,
il tramonto è ormai alle porte. Mi sembra sia trascorsa un’eternità, dal
momento in cui Legolas e Gimli
sono scesi dalla barca, costruita da loro stessi ai
Porti Grigi.
I Porti
Grigi…le Bianche torri…Deve esser stato quello il
punto di partenza anche per Sam.
Ma allora perché, perché lui non è arrivato fin qui?
Forse lui non lo desiderava a sufficienza? No, è assurdo torturarsi con questo
pensiero.
Eppure non posso farne a meno.
L’hai tradito – osserva una voce dentro di me – come puoi pretendere che lui desiderasse
riunirsi a te?
E’ la verità, il modo egoista in cui me ne sono andato è stato un tradimento della nostra amicizia. Ho
formulato dentro di me la decisione di salire su quella nave, senza renderlo
parte di essa fino al momento di attuarla. Come se solo io avessi il diritto di sentirmi stanco, come se solo
io avessi il diritto alla pace di Valinor.
E’ naturale che lui sia partito dalla Contea
desiderando sì la pace dell’ovest, ma cercandola altrove, lontano da me.
Questa amara consapevolezza mette in moto i miei
muscoli. Mi rendo conto di essermi alzato, di aver voltato le spalle a ciò che
resta della Compagnia dell’Anello, e di essermi avviato lungo la spiaggia, in
una camminata solitaria che non ha un punto d’arrivo.
Cerco di recuperare i lineamenti di Sam, il suo sorriso di soddisfazione negli istanti in cui
si prendeva cura delle sue piante, le sue amate
piante. Cerco di affrontare per l’ennesima volta il suo sguardo deluso in quel
maledetto momento, sul Monte Fato, quando ho realizzato
che stavo per cedere, che non avevo più volontà da opporre all’Anello…che era
davvero comodo, troppo comodo, smettere di soffrire.
Fosse stata quella l’ultima volta in cui lo avrei
deluso! E invece no, avrei rinnovato quell’antico dolore con un nuovo colpo, separandomi da lui
e imbarcandomi per Valinor.
Con che falsità ho mentito poco fa a Dama Galadriel, dicendo che la mancanza
di Sam non era una sorpresa per me, che non mi
sentivo mancare il respiro?! Che razza di bugiardo sono?
Un pessimo bugiardo, ecco la
risposta.
E poi ho il coraggio di sperare che Fealen
voglia un giorno confidarsi con me? Un bugiardo come me
non merita nessuna verità…non la riconoscerebbe nemmeno.
Passo dopo passo, sento le loro voci sempre più lontane.
Ma non si allontanano la nostalgia e la tristezza che
mi hanno portato le loro notizie. La morte di Merry e Pipino, al fianco di Aragorn…La loro sepoltura nei tumuli di Gondor,
ai lati della sua tomba. La partenza di Arwen per il Cerin Amroth…
Mi lamentavo della vita che non mi riusciva più di
recuperare, di riscoprire mia…uno sfogo che ho scritto persino sulle pagine
lasciate a loro, sul libro rosso iniziato da Bilbo. Ma Sam, Merry
e Pipino non dovevano forse affrontare nemici altrettanto ostili? Ebbene, io li ho lasciati soli, ad affrontarli. Peggio, ho
caricato sulle loro spalle anche i miei pesi.
Il silenzio mi avvolge per lunghi istanti, durante i
quali non sento nemmeno i miei stessi respiri.
Poi, nuove voci si fanno udire, questa volta la loro fonte è dinnanzi a me.
Fealen e Aniron si stringono la
mano, passeggiando nell’acqua bassa alla mia sinistra. Rimango volutamente
indietro e decido di prendere un’altra direzione.
d
“ Devi proprio continuare a sorridere così? ” domandò Fealen, tornando faticosamente a sedersi accanto ad Aniron, nel punto dove lei lo aveva atteso, lo stesso punto
dal quale lo aveva guardato calciare zampilli di acqua
contro il tramonto.
“ Fino a che non avrai ammesso che questa giornata ti
sta facendo bene ” rispose lei.
“ E sia, mi sta facendo molto
bene. ”
Aniron annuì.
“ Soddisfatta? ”
“ Sì. Ora sdraiati, chiudi
gli occhi. ”
“ Non voglio. ”
Aniron roteò gli occhi al cielo. “ Ci risiamo. ”
“ Non voglio, perché non voglio
perdere nemmeno un istante di tutto questo. ”
“ Non sarà l’ultima giornata che passerai qui, Fealen, ne sono certa. ”
“ Tu sei certa di troppe cose. Mi spaventi. ”
“ Se vuoi saperlo, sono
sicura di pochissime cose, in realtà… ” La voce della ragazzina si spezzò. “ …e
la certezza dei giorni che si aggiungono agli altri
non era una cosa piacevole, fino al mio arrivo alla casa di Lindo. ”
“ Ricordi molto, del tuo passato? ”
Aniron gli nascose il volto, ma non negò una risposta. “
Vivevo con mio padre, quando arrivarono loro. ”
“ Dove…Dove vivevate? ”
“ In un villaggio del Sud. Molti adulti del villaggio
furono uccisi solo per aver rifiutato di seguire il capitano di quel plotone.
Quelli che hanno ceduto per salvarsi la pelle…saranno morti
poco tempo dopo. ”
“ Come fai ad esserne sicura? Chi era il capitano del
plotone di cui parli? ”
“ Era un messaggero di Sauron.
Questo l’ho scoperto dalla voce di Sire Elrond, sentendolo parlare con Lindo e Vaire.
Ero già rinata, avevo già ricevuto il mio nuovo nome – e credevo ancora che
fosse possibile sfuggire ai ricordi più cupi. Ero stata accolta a Tol Eressea già da molti giorni,
quando ho sentito…”
“ Tuo padre…cosa gli è successo? ”
“ Era uno degli adulti che furono uccisi, per aver
detto no. ”
“ Mi…disp… ”
Aniron scosse la testa. “ Non devi dispiacerti di nulla. ”
“ Mi dispiace di averti portato a ricordare…una volta
di più. ”
“ Credi forse che non lo abbia ricordato ogni giorno, da quando è successo? ” Non c’era astio, in quell’ultima risposta. “ Le tue notti non sono meno dolorose, Fealen, lo so.
Anche dopo averti conosciuto meglio, non sei diventato la
persona adatta sulla quale riversare i miei sfoghi. ”
“ Però siamo diventati amici.
Non posso obbligarti a confidarti, e forse non potrei
nemmeno aiutarti…vorrei provarci, però. ”
“ Mi stai aiutando, Fealen.
Oggi ho rivisto la maschera di quel messaggero una sola volta. Ero qui con te,
poco fa, quando l’ho vista…e ti ho stretto la mano. E poi…anche se non si può cancellare il passato, parlarne
con te lo rende meno doloroso, sai? ”
Per lunghi attimi rispettarono l’uno il silenzio
dell’altra.
“ Una maschera? Portava una maschera? ” si azzardò a
dire Fealen.
Aniron annuì. “ Gli lasciava scoperte solo le labbra. ”
Fealen si sentì ghiacciare. “ Lui…” la voce gli si strozzò
in gola.
Aniron si alzò a sedere di scatto. “ Cos’hai,
Fealen? ”
Lui non ebbe il coraggio di dirglielo. Quella breve descrizione
gli aveva appena rivelato spietatamente come i loro passati fossero
intrecciati.
Non poteva dirglielo, non sarebbe
più riuscito a guardarla in faccia.
Anche se avesse ritenuto
giusto dirle tutto, non ebbe il tempo di richiamare a sé il coraggio
necessario.
Sarebbe come
rinnovare gli orrori che ha subito. Fu questo il suo ultimo pensiero cosciente, prima che
la gabbia del ricordo lo imprigionasse nuovamente.
“ Fealen, dimmi
cos’hai! ”
Non poteva accadere tutto in così pochi istanti.
“ Fealen! ”
Aniron non sapeva cosa fare…non sapeva
che tipo di cure prestare all’amico, divenuto improvvisamente cadaverico e,
ancor peggio, distante, indifferente a qualsiasi suo richiamo. Non poteva
farcela da sola. Il panico la paralizzava, impedendole di fare qualsiasi altra
cosa che non fosse accarezzarlo, abbracciarlo,
parlargli.
Non si fidava a lasciarlo lì sulla spiaggia, per
andare a cercare aiuto. Si erano allontanati troppo dal punto in cui avevano
lasciato gli altri a chiacchierare. Erano soli, e lei non sapeva come agire.
Non avrebbe dovuto insistere con Fealen per quella
passeggiata. Era tutta colpa sua.
“ Fealen, ti prego…”
Fino a che punto lo avevano sconvolto le ultime sue
parole? Erano state davvero quelle a portarlo sul baratro dell’incoscienza, o Fealen stava male e le aveva mentito
per tranquillizzarla?
“ Cos’è successo, Aniron? ”
La ragazzina credette di sognare,
quando riconobbe la voce di Frodo alle sue spalle. Ma lui era davvero lì, e fu
lesto nel correre accanto a lei e a Fealen.
“ Stavamo parlando, e lui…sembrava stare così
bene…Frodo, non so cosa…aiutalo! ”
“ Lasciate fare a me, vi prego ” si fece spazio tra i
loro corpi un’altra figura.
Entrambi si voltarono
all’udire quella voce sconosciuta, così roca e intensa.
Apparteneva ad un elfo dai capelli castani, un elfo che Aniron non credeva di
aver mai visto nell’intera Tol Eressea.
Lei e Frodo videro lo sconosciuto sollevare Fealen,
sussurrandogli parole che non poterono comprendere. Nei suoi
gesti, nel suo modo di parlare, qualcosa di incredibilmente antico, una
sensazione ancora più intensa di quella che Aniron
avesse mai provato con ogni altro elfo.
Chi era?
“ Potete dirci cosa…” iniziò a dire
Frodo.
L’irruenza di Aniron la portò a interromperlo: “ Voi sapete cosa gli è
successo? ”
“ Temo di sì, ma ora non ho il tempo di spiegarvelo. Se vorrete seguirmi dove lo porterò, dovremo affrettarci. ”
Camminando il più velocemente possibile
per stare al passo dell’elfo, Aniron e Frodo ebbero
per un attimo l’impressione di tornare alla Casa di Lindo per una via a loro
sconosciuta.
Oltrepassarono viuzze strette e ben curate, animate dalle voci di piccoli - elfi e umani - intenti nei
loro giochi…ignari di quello che in lei stava per accadere una seconda volta.
Non era giusto, questo non era
affatto giusto!
La mano dalle quattro dita di Frodo si posò sulla sua
spalla. “ I Valar lo proteggeranno ” le sussurrò.
Aniron annuì, ma non riuscì a convincersene come avrebbe
voluto.
Quando l’elfo che reggeva Fealen
si fermò dinnanzi ad un’abitazione alta e stretta, la
preoccupazione sul suo volto si era aggravata. “ Devo chiedervi di restare
fuori, per il momento. Il padrone di casa farà il possibile per aiutarlo, ma…”
“ Cosa sta cercando di dirci,
che non ce la farà? Che cos’ha? ”
“ Aniron, calmati ”
intervenne Frodo, rivolgendosi subito dopo all’elfo. “ Resteremo fuori. ”
Gli occhi chiari che lo scrutarono erano colmi di
tristezza, oltre che di preoccupazione. “ Tenete molto a questo ragazzo.
Entrambi. ”
“ Infatti. Non teneteci all’oscuro, vi prego. ”
Qualcosa di sorprendente accadde in quel momento. Nel
momento in cui l’elfo rinsaldava la presa su Fealen e
varcava la soglia di quella casa, Frodo ricordò di averlo visto altre volte.
Qualcosa gli aveva impedito di rendersene conto fino ad ora, ma il modo con cui
l’elfo l’aveva guardato…la profondità e la calma della sua voce, raggiunsero gli angoli della sua memoria e recuperarono il
ricordo. Non si erano mai parlati, e Frodo si era addirittura frenato
nell’impulso di chiedere qualcosa a Gandalf o a
Lindo, a proposito di quel bellissimo e misterioso signore.
Perché ricordava solo ora?
“ Entrate ” disse l’elfo tornato sui suoi passi,
ponendo fine alle riflessioni di Frodo, cogliendolo di sorpresa con quel
ripensamento.
Angustiati nel vedere che Fealen
non riapriva ancora gli occhi, l’hobbit e la
ragazzina seguirono l’alta e slanciata figura dello
sconosciuto. Si vennero a trovare in una luminosa sala, ancor più luminosa della stanza del Fuoco di Ceppo nell’abitazione di
Lindo.
Ad una lunga tavola era seduta una coppia di elfi dalle vesti molto simili a quelle di Legolas, adatte alla vita nei boschi. I due seguirono il
gruppetto appena entrato, con una particolare attenzione al ragazzino che
giaceva tra le braccia del loro simile. Non parlarono, ma Frodo lesse nei loro
sguardi la stessa pena e sincera preoccupazione che aveva scorto negli occhi
intensi del loro accompagnatore.
Fealen era stato sdraiato su un letto e l’elfo si chinò ora sul suo viso, sedendosi sul materasso all’altezza
della sua vita.
Frodo e Aniron avevano quasi paura di fare domande, perché erano quasi
sicuri che le risposte avrebbero sotterrato anche gli ultimi semi di speranza. Tuttavia, le risposte arrivarono, perché erano necessarie.
E l’elfo sembrava temerle ancor più di loro.
bB
“ Sapevo sin da subito che quanto gli è
stato fatto è irrimediabile, anche dalla medicina dei Valar. O meglio, ” l’elfo li
guardava comprensivo, dispiaciuto per le notizie che doveva recare, “ i Valar potrebbero guarirlo, ma non completamente. I Valar non possono intromettersi nelle ferite inferte alla
volontà di una persona. ”
“ Ferite…inferte ad
una volontà? Non capisco…”
“ Mio buon hobbit, tu che
sei stato Portatore dell’Anello dovresti capire più di
tutti. ”
“ Come ti stava trasformando l’Unico Anello? Come
agiva fin dai primi istanti sulle menti di coloro che lo indossavano? ”
Frodo serrò le labbra, cercando di superare i lunghi
brividi nei quali le parole dell’elfo stavano avviluppando le sue membra. Era come essere stretto in una trama di ghiaccio.
“ Modificava la loro volontà, è vero ” ammise.
“ A Fealen è stata fatta una
cosa analoga, anche se non per mezzo di un anello o di un manufatto dell’antico
potere elfico. Fealen ha
sofferto su di sé lo sguardo dell’Oscuro Signore, Frodo. Gli orchi che rasero
al suolo il villaggio dove abitava deportarono centinaia di persone. Le
rinchiusero a Barad-Dur…”
Frodo si sentì gelare. Gandalf
gli aveva già detto che Fealen
era stato liberato dalla torre di Barad-dur, ma l’udire
quel nome maledetto aveva sempre lo stesso effetto paralizzante, e sospettava
che lo avrebbe avuto anche se l’avesse udita per l’eternità.
“ Il padre di Fealen fece
tentativi su tentativi per dare al piccolo e alla
moglie la possibilità di scappare. Eludere la sorveglianza degli orchi risultò pressoché impossibile. Quando le guardie ripresero
per l’ennesima volta la donna e il figlio in fuga, tutta la famiglia venne portata in un grande salone…quello che Fealen rivede nei suoi incubi di ogni notte. Vennero costretti a guardare nel Palantir
– a sostenere lo sguardo dell’Occhio di Fuoco. La madre fu la prima a essere immobilizzata davanti all’immonda Sfera…la prima a
impazzire. ”
“ Valar misericordiosi! ”
esclamò Aniron, le lacrime che le impedivano quasi di
vedere il volto dell’elfo che stava parlando.
“ Quando il padre di Fealen capì che stavano per sottoporre il suo bambino alla
stessa tortura, la forza della disperazione gli consentì un ultimo tentativo di
proteggerlo. Fu Sauron stesso, a punirlo, attraverso
la sfera. E con il padre riverso a terra, ebbe tutto
il tempo di agire sulla mente indifesa di Fealen. Lo
illuse che per il padre non ci sarebbero state altre punizioni, se lui avesse
cominciato ad ubbidire veramente, senza riserve.
“ Fealen aveva visto troppo
dolore negli occhi della madre e del padre, per non aggrapparsi all’unica
possibilità di fare qualcosa per loro. Il padre – e questo si ripete
probabilmente anche adesso nella mente ferita di Fealen
– gli urlò di chiudere gli occhi e di non guardare più dentro a quella sfera.
“ Gli orchi si avventarono su di lui. Lo ferirono
deliberatamente alla bocca, con ripetuti tagli che non si sarebbero mai
rimarginati. Tagli procurati da armi avvelenate. La sua condanna sarebbe stata
quella di servire Sauron proprio attraverso la sua
bocca, come messaggero dell’Occhio di Fuoco. ”
“
“ Colui che mostrò loro la
tua cotta di mithryl
e le tue vesti, Frodo…proprio lui ” mormorò l’elfo.
“ Era il padre di Fealen? ”
L’elfo annuì cupamente. “ Torturarono padre e figlio
l’uno sotto gli occhi dell’altro, sfinendoli per assicurarsi che non tentassero
altre volte la fuga. Non mostrarono la minima pietà alle implorazioni dell’Haradrim. Trattarono Fealen come
un prigioniero adulto, insistendo a fargli credere che fosse stata la sua
disubbidienza a condannare i genitori. Fealen non fu
più in grado di evitare l’Occhio, non aveva più resistenza da opporre alle
braccia che lo costringevano in piedi, di fronte al Palantir
corrotto. ”
Un ragazzino…era solo un ragazzino!
“ Non crediamo che Sauron avrebbe mai veramente sfruttato Fealen
come fece con il padre…Forse da lui cercava solo un crudele divertimento. ”
“ E’ orribile…” Aniron
scoppiò a piangere, affondando nell’abbraccio dell’Hobbit.
L’elfo si era voltato a guardare Fealen.
“ Ora capite perché il nostro piccolo amico sente di non meritare i giorni
futuri? Gli hanno fatto credere - nel modo peggiore e più convincente - di aver determinato la fine della sua stessa famiglia. Hanno penetrato la sua mente a livelli troppo profondi,
persino per la magia di Tol Eressea…Purtroppo
è la sua volontà, adesso, a non cercare più la pace. Su questi livelli di
coscienza i Valar non possono agire, perché il
Creatore li ha legati alla promessa di lasciare ai viventi il libero arbitrio
sulle scelte che riguardano la propria anima. ”
“ Non mi sembra che questo dimostri una bontà divina…”
ringhiò una voce burbera alle loro spalle.
Gimli, si disse Frodo ancor prima di voltarsi a guardare il
volto del nano.
Non aveva pensato che gli altri lo avrebbero seguito
nel suo breve pellegrinare sulla spiaggia. Quando aveva prestato il primo
soccorso a Fealen, ad essere sincero, l’urgenza aveva
portato in secondo piano qualsiasi pensiero, oscurando quel magone
avvertito fino a pochi istanti prima per la lontananza da Sam,
per il suo mancato arrivo.
In quel momento scoprì di essere sorpreso, ma anche
incredibilmente grato della presenza di Gimli, Gandalf e gli altri in quella casa estranea – per quanto
sempre accogliente.
“ Mastro Nano, ” rispose l’elfo, apparentemente
indifferente al tono rabbioso usato da Gimli, “ io
più di tutti voi vorrei poter aiutare questo fanciullo
e riportarlo alla vita come la desideriamo noi. ”
Gimli e Legolas si erano fatti
avanti nella stanza, lasciandosi alle spalle le alte figure di Gandalf ed Elrond.
Frodo si rese conto di pensarla come Gimli. Il magone si stava
trasformando in rabbia, una rabbia che non avrebbe potuto cambiare la
situazione di Fealen, e che anzi provocava anche
in lui un malore devastante.
“ Ma allora non c’è la minima
possibilità di aiutarlo? ” domandò Legolas,
rivolgendosi anche a Gandalf e al Signore di Granburrone, persone che stimava
quasi quanto chi gli aveva dato la vita.
Gandalf si avvicinò a lui e a Gimli,
posando una mano sulla spalliera dell’armatura leggera, identità di guerriero
alla quale il nano non rinunciava mai. “ Non ha detto questo, amici. Io sono
convinto che chi ne ha il potere stia già cercando di aiutare Fealen. Non ci è dato di sapere
come, ma sento che è così. ”
“ Cosa gli sta succedendo,
esattamente? ” La domanda di Aniron
scosse i presenti per il tono di rassegnazione con cui venne pronunciata. “ Sta
soffrendo? ”
“ Non credo, Aniron ”
rispose Gandalf. Con quelle parole, aveva comunque chiarito di non poterne essere certo, e questo
rinnovò l’angoscia di Frodo, che fissava il suo piccolo amico ormai da lunghi
istanti.
La notte era ormai prossima a sbocciare, ma questa
volta non gli riusciva di cogliere nessuno dei suoi
doni: nessun suono, nessun colore portato dalle ombre era più in grado di
alleggerire le sue ansie.
Tutto era ricominciato: un vortice di sensazioni dalle
quali non riusciva a tirarsi fuori. Continuare a rimuginare sulle proprie paure
non era d’aiuto a Fealen, lo sapeva
perfettamente. Ma non poteva farne a meno…non trovava
la via d’uscita.
Le espressioni addolorate di Gandalf
e Legolas gli suggerivano che non dovevano sentirsi
meno sfiduciati e rassegnati. Quanto a Gimli,
sembrava dispiaciuto per quello che si era lasciato sfuggire…ma anche irritato
dalla calma proverbiale degli elfi, che ancora una volta faceva
risaltare l’irruenza dei nani.
Quando le luci della casa si spensero, il misterioso
padrone di casa se ne andò con discrezione dalla
stanza. A quanto pareva, considerava naturale e giusto il loro desiderio di
vegliare Fealen tutti insieme.
Il respiro del ragazzino era sempre più debole. Gli
ultimi cenni di vita in quel corpo erano il debole sbattere delle palpebre e
l’alzarsi e abbassarsi pressoché impercettibile del piccolo petto.
“ Frodo, vieni a fare due passi con noi ” mormorò ad
un certo punto Gimli, tornato insieme a Legolas sulla soglia della stanza.
Più che un invito, all’hobbit
parve uno strano ordine.
Guardò il letto dove si trovava Fealen,
poi Gandalf, poi Elrond.
Aniron si era sdraiata sulle coperte, accanto all’amico.
Lentamente si era addormentata, le ultime lacrime versate
prima di cedere al sonno si stavano asciugando sulle gote arrossate.
Pur se ancora indeciso, Frodo seguì il nano e l’elfo
nel corridoio, poi fuori dalla casa.
Continua…