Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Black_Eyeliner    28/09/2009    8 recensioni
-Non è che…
Itachi sollevò la mano, scostandogli dal volto una ciocca dispettosa di capelli, smossa dalla brezza frizzante della sera, provocandogli un leggero sussulto.
-… Per caso, ti vergogni di me, fratellino?
[ItaSasu]
[Yaoi]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avevo voglia d’Uchihacest, e così ho scritto questa breve shot.

Non so se possa essere definita una lime, ad ogni modo, spero vi piaccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

***Broken Rose

 

 

 

 

When you were with me at that time
Anata no kage wo oikakete
Hadashi de kakemekete stop me
Tozaseba tozasu hodo motsureteku kono ai
Yuruyaka ni yasashiku kiss me

 

I need your love.
I'm a broken rose.
Kareochiru kanashimi my soul

 

 

 

 

 

 

 

 

Una delicata fragranza di rose selvatiche saturava l’atmosfera ovattata della camera da letto; solo il suono, a malapena percettibile, del suo respiro quieto squarciava l’ermetica coltre di silenzio scesa sul piccolo corpo dormiente.

 

Sasuke aveva sempre adorato l’autunno e i deliziosi profumi, dolcemente effusi nell’aria tiepida, che il suo arrivo portava con sé: sin da quando era piccolo, attendeva con trepidazione la fine dell’estate e l’inizio della nuova stagione, a differenza di tutti  i suoi coetanei; evidentemente, nemmeno da quel punto di vista, Sasuke apparteneva alla cerchia più comune degli altri bambini.

Il melanconico commiato, fatto di sguardi falsamente impertinenti e parole pudicamente taciute, consacrava l’odiato solstizio d’estate e, malgrado le vacanze imminenti, Sasuke non riusciva in alcun modo ad essere parte di quell’insulso, insopportabile gaudio generale: e così si ritrovava di nuovo solo, a contare, con un fastidioso nodo in gola, i giorni, le ore e i minuti; ed anche i secondi più fugaci ed insignificanti gli parevano un’eternità, un tempo infinito a separarlo dal giorno fatidico in cui ogni sua tracotanza si sarebbe sciolta tra quelle due braccia così forti, sicure eppure così ineffabilmente, immensamente dolci.

Il passare del tempo a nulla era valso, se non a rafforzare la consapevolezza che quell’antipatico tremolio nelle ginocchia e il rossore ad imporporare gli zigomi alteri di Sasuke ogni qualvolta suo fratello maggiore lo contemplava in un misto d’adorazione e tenerezza, di severità ed eccitante dolcezza, poteva essere amore e soltanto amore, senza ulteriori attributi.

E, nonostante questa volta il loro addio d’inizio estate li avesse visti entrambi nudi tra le lenzuola umide, rotolare abbracciati sul materasso candido in un impeto di abbacinante passione, dando così corpo e consistenza a quell’amore squisitamente proibito, dall’alto dei suoi quattordici anni appena compiuti Sasuke poteva dire di non aver abbandonato la consuetudine di attendere ardentemente l’arrivo dell’autunno. 

Solo l’autunno, con i suoi toni d’oro e d’argento, con i suoi aromi frizzanti di pioggia delicata e di pallidi petali di rose bagnati, gli avrebbe riportato l’amore.

Solo l’autunno gli avrebbe riportato lui.

 

-Itachi…

Il sussurro che, sommessamente, abbandonò le labbra pallide di Sasuke, prese forma in quel nome, indipendentemente dalla sua volontà.

Dalla finestra socchiusa, la brezza autunnale lambì piacevolmente la pelle accaldata del suo bel viso ancora infantile, carezzandogli quasi i capelli ossidiana e spargendo, in invisibili molecole infinitesimali, l’effluvio dolciastro della terra bagnata.

Come solo il mero ricordo di quel pomeriggio d’estate riuscisse a rubare il pallore alla sua pelle, facendola arrossire, fu per Sasuke motivo d’imbarazzo ancora maggiore.

Dischiuse pigramente le palpebre, stille di sonno appena dissolto ancora erano rimaste intricate tra le ciglia lunghe e scure in grossi lucciconi; dalle tende di taffetà azzurro i raggi amaranto del sole al tramonto filtravano falsati dallo spesso tessuto, conferendo alla stanza un quieto e vellutato alone oltremare e, per un effimero istante, a Sasuke parve d’essere comodamente adagiato su un fondale marino, in apnea, in attesa di riavere quel respiro, il suo respiro, che lo avrebbe riportato in superficie.

 

Lentamente si mise a sedere, scoccando un’occhiata in tralice all’orologio sul comodino; esalò un lungo, inquieto sospiro, scostando le lenzuola da sé con il solito cipiglio imbronciato, quando un tonfo attutito dal parquet catturò la sua attenzione; chinandosi, raccolse dal pavimento il piccolo libro che suo fratello gli aveva regalato il giorno prima di partire per la sua vacanza studio.

Ne sfogliò adagio le pagine, affondandovi il viso e inalando nelle narici piccole e cesellate l’odore di stampa e soffermandosi titubante: chiuse forte gli occhi, come se, tra le righe, ricercasse il profumo di lui.

 

-Itachi…

 

Perché Itachi insisteva nel regalargli racconti d’amori proibiti e peccaminosi, che mai avevano lieto fine?

 

E davvero l’amore può essere considerato un peccato?

 

Sasuke chiuse di sbotto il libro, gettandolo di malgarbo sul letto disfatto, la cui vista di nuovo bastò a far provare alle sue guance eteree l’ebbrezza di arrossire; e proprio nel momento in cui l’immagine di sé, avvinghiato a suo fratello su quello stesso materasso come se non ci fosse stato domani, serpeggiò nella sua mente, s’accorse che, ormai, mancava solo un’ora al tanto agognato incontro.

 

 

 

 

 

 

*  *  *

 

 

 

Del violento acquazzone di quella mattina non vi era più traccia; le nubi si erano finalmente diradate, e la strada affollata e illuminata dal neon aranciato dei lampioni e dalle insegne colorate dei negozi sembrava un corridoio parato a festa sotto un soffitto di stelle ballerine.

 

Sasuke storse leggermente il naso; quel frenetico andirivieni di passanti non faceva altro che peggiorare la sua agorafobia e il forte sbrilluccichio delle luci elettriche gli stava dando il capogiro: tutto ciò che voleva in quel momento era che il muro contro il quale si era appoggiato, di colpo lo inghiottisse, così, semplicemente, scampando a quel caos convulso.

Si morse nervosamente il labbro, il cuore scalpitava nel suo petto così velocemente che, ad un certo punto, gli sembrò saltare due o tre battiti.

In uno di quei libri che il suo nii-san gli aveva premurosamente regalato c’era una frase che Sasuke non aveva ancora dimenticato, qualcosa che aveva a che fare con l’attesa; nella fattispecie che l’attesa del piacere è essa stessa piacere.

Quasi un sorrisetto sardonico gli increspò le labbra, quando si rese conto di quanto fossero infelici le scelte di Itachi in fatto di letteratura; ciò che in quel momento stava provando non poteva certo andare sotto l’espressione “esperienza piacevole”: tutt’altro.

I jeans che indossava gli sembrarono d’un tratto troppo sdruciti per quell’occasione, troppo stretti per le sue gambe già di per sé sottili e la maglietta blu scuro un po’ troppo informale per un appuntamento in piena regola, e di quella stregua, per giunta.

Sbuffò nervoso, voltandosi solo per essere ricambiato dalla propria immagine, riflessa dalla superficie traslucida della vetrina dinnanzi a sé; esitò per un fuggevole lasso di tempo, prima di indulgere a quello slancio d’umana vanità.

Chissà cos’era che a Itachi piaceva di lui…

E chissà se durante quell’estate aveva conosciuto qualcun altro, che magari gli piaceva ancora di più.

Forse quella lontananza forzata era servita a Itachi per riflettere.

Che si fosse pentito dell’accaduto?

E chissà se dopo quasi quattro mesi, rivedendolo, lo avrebbe ancora trovato carino, anzi incantevole come gli aveva sussurrato sensualmente più volte all’orecchio, mentre si muoveva sopra di lui, asciugando ogni sua lacrima di dolore, quel pomeriggio…

 

-E’ passato molto tempo, otouto.

 

Per davvero il suo cuore cessò di battere per alcuni istanti quando quella voce risuonò, bassa e voluttuosa, incredibilmente controllata, dietro di lui.

Si scordò di respirare, annaspando su un’imprecazione di rabbia che non riuscì tuttavia ad oltrepassare la barriera delle sue labbra, arrossendo furiosamente per essere stato scorto in quello sciocco, oltremodo infantile atteggiamento.

Smise di specchiarsi, girandosi lentamente solo per affondare le proprie iridi in quelle nero assoluto di Itachi, smarrendosi in esse e riprendendo a respirare nel profumo di lui, tangibile, reale, deliziosamente mascolino.

 

-Itachi…

 

-Mpf, stupido fratellino. Sei così felice di rivedermi che non riesci neanche a salutarmi decentemente?

 

Sasuke non sapeva perché solo Itachi era in grado, sin da quando era un bambino, di annichilire ogni sua parvenza boriosa, semplicemente incurvando le labbra in quel suo tipico, appena visibile, sorriso mordace; solo lui esercitava quel poderoso ascendente, capace di sciogliere il suo altezzoso ritegno e, per quanto ora stesse per cedere alla tentazione di stringerlo a sé in un abbraccio soffocante, Sasuke lottò strenuamente pur di non apparire così indifeso e pateticamente debole agli occhi del fratello.

 

-Sei in ritardo, nii-san.

Asserì semplicemente, sforzandosi di suonare quanto più serio e indignato possibile.

-Non mi aspetto che mi getti le braccia al collo, ma almeno un “bentornato” me lo merito, non credi, Sasuke?

Itachi si sporse quel tanto che bastava affinchè Sasuke percepisse sul viso il suo respiro caldo e appagante, decidendosi poi a sfiorargli la guancia con il dorso della mano; lo sentì irrigidirsi a quel tocco carezzevole, non seppe dire se per pudore di essere visto in quella situazione o per il suo tipico orgoglio, che gli impediva di abbandonarsi a quelle che lui reputava inutili smancerie.

Non glielo chiese solo per evitare di ricevere un’altra occhiata torva dal suo adorabile fratellino, optando invece per un colpetto sulla fronte corrucciata che servì solo a fargli aggrottare di più le sopracciglia, in un’espressione di inconfutabile sdegno.

-Lo sai, ti odio aniki.

Replicò stizzito, massaggiandosi la parte lesa.

-Oh, è così?

-Si, e a proposito…

Con un gesto inconsueto, Sasuke reclinò il capo, abbassando lo sguardo sul marciapiedi ancora umido di pioggia, per non incrociare lo sguardo, sicuramente ora compiaciuto, di Itachi.

 

-Mi sei mancato, Itachi.

 

 

 

 

*  *  *

 

 

 

 

Anche una cosa così semplice come una passeggiata in una fresca sera autunnale acquistava una miriade di nuovi significati se vissuta accanto a Itachi.

 

-Allora, otouto… Come stai?

A quella domanda, Sasuke trasalì; avrebbe voluto dirgli tante cose e soprattutto avrebbe voluto chiedergliene altrettante, ma non riuscì a proferir parola mentre un diffuso senso d’inadeguatezza cominciò ad invaderlo.

-Sasuke, qualcosa non va?

-No, nii-san, è che…

Tacque quando al loro passaggio due ragazze sedute su una panchina rivolsero una serie di occhiate ammiccanti a suo fratello, ed anche se Itachi pareva non averci fatto caso più di tanto, Sasuke non riuscì ad ignorare quel fatto; da sempre era stato attratto dai suoi begli occhi scuri, dal taglio esotico e leggermente allungato e il modo in cui le ciocche corvine dei suoi capelli incorniciavano perfettamente l’ovale armonico e affilato del suo volto, gli conferiva una sembianza misteriosa, contrastante con il suo incarnato pallido, simile alla porcellana.

Col tempo Sasuke aveva imparato a scorgere il desiderio negli sguardi licenziosi di coloro che osservavano Itachi e, ben presto, anche se la sua ostinazione e il suo amor proprio gli avrebbero impedito di darlo a vedere spudoratamente, si era accorto di essere terribilmente geloso.

Sasuke lo osservò ancora per un po’, soffermandosi sulla linea perfettamente proporzionata delle sue spalle larghe e accoglienti, alle quali si era stretto e nelle quali aveva affondato più volte il viso per soffocare i gemiti di doloroso piacere ogni volta che Itachi spingeva più forte dentro di lui; attardò il proprio sguardo rapito sulla vita esile e stretta, prima di scendere lungo le gambe snelle e agili e constatò che sì, era normale che le ragazze della sua età rimanessero soggiogate dalla sua presenza ammaliante, quasi severa.

 

-… Che?

Ancora una volta la voce profonda di Itachi lo risvegliò dal divagare della sua mente confusa e Sasuke non potè fare a meno di sollevare lo sguardo da terra, fronteggiandolo deciso.

-… Quel libro che mi hai regalato. Insomma nii-san, qualcosa di più originale no, eh? Sempre la solita storia dove alla fine i due protagonisti si separano.

-Stai rigirando il discorso.

Itachi si fermò di scatto, fissando Sasuke con aria fintamente meditabonda, prima di continuare.

-Ma vedi, per tua sfortuna, per me tu sei un libro aperto e posso dire che c’è sicuramente qualcosa che non va otouto.

Sasuke ancora una volta si sentì avvampare al pensiero di come Itachi facesse a cogliere sempre nel segno, anche stavolta che aveva fatto di tutto per dissimulare la sua inquietudine.

-E già so di cosa si tratta.

Continuò imperterrito, la sua espressione irremovibile fu appena smorzata da un lievissimo piegarsi degli angoli della bocca all’insù, quasi un sorriso di scherno, mentre Sasuke continuava a tacere, basito.

-Non è che…

Itachi sollevò la mano, scostandogli dal volto una ciocca dispettosa di capelli, smossa dalla brezza frizzante della sera, provocandogli un leggero sussulto.

-… Per caso, ti vergogni di me, fratellino?

 

Sasuke serrò le palpebre, deglutendo a fatica, prima di sottrarsi a quella nuova, tenerissima carezza e cominciare a correre a perdifiato, facendosi spazio a spallate tra le frotte di passanti in strada; non si voltò neanche quando gli parve in lontananza di sentirsi chiamare.

 

-Sasuke!

 

 

 

 

 

*  *  *

 

 

 

 

 

Esausto, con la schiena premuta contro il sudicio muro del vicolo cieco ove aveva trovato rifugio, Sasuke attendeva inutilmente che il respiro affannoso tornasse regolare; continuò a maledirsi tra i denti serrati per il suo comportamento così dannatamente immaturo.

Sicuramente Itachi avrebbe pensato di lui che non era cambiato per niente.

Il solo pensiero bastò a provocargli un dolore lancinante al petto, mentre rimuginava su quanto fosse ancora così miseramente debole, così incline a mostrarsi senza difese agli occhi di colui che aveva sempre ammirato e dal quale si aspettava che fosse fiero di lui.

Quanto era stato stupido da parte sua correre via così, senza neanche voltarsi indietro, incapace anche solo di fronteggiare Itachi?

Dal giorno in cui avevano fatto l’amore, varcando il labile confine di quel torbido amore fraterno che li legava in un connubio indissolubile e inestricabile, il timore che Itachi potesse allontanarsi da lui, abbandonarlo e uscire per sempre dalla sua vita, era abbastanza forte da smorzargli il respiro, soffocandolo.

Strinse forte i pugni quando, ancora con gli occhi chiusi in un misto di rabbia e risentimento, si sentì accarezzare la guancia, il tocco gentile e inequivocabile di dita familiari, fin troppo.

 

-Otouto…

-Nii-san, io…

-Shhh.

Itachi lo zittì piano, seguendo con i polpastrelli i contorni delle labbra morbide e corrucciate; malgrado il buio, graffiato dalla fioca luce dei lampioni in lontananza, Sasuke riuscì a scorgere il sorriso non più malizioso, ma incommensurabilmente dolce di suo fratello.

-Di cosa sei imbarazzato, Sasuke?

Itachi parlò piano, la sua voce poco più di un sussurro mentre le dita furono sostituite da labbra calde eppure gentili in un casto e leggero bacio.

-Del fatto che sono stato io a rubare il tuo primo bacio? O del fatto che sono stato io il primo ad averti?

Chiese sottovoce, pretendendo risposte che non arrivarono subito, mentre con la bocca seguì la linea della mandibola, scendendo poi sul collo proteso in tacita aspettativa di quei piccoli, rassicuranti baci a fior di labbra che fecero scuotere e gemere piano Sasuke.

-Non è questo, è che…

Si morse il labbro inferiore, sforzandosi di contenere l’ormai evidente tremolio nella sua voce, mentre Itachi era intento a scostare l’orlo della sua maglietta blu, vezzeggiando la pelle pallida della sua spalla con baci sempre più leggeri, evanescenti.

-Ho paura.

-Mi sa che ho scelto male il libro, otouto.

Sasuke fu quasi certo di sentire le labbra di Itachi arricciarsi in un sorriso contro la pelle esposta tra il suo collo e l’incavo della spalla.

-Ma io non ho alcuna intenzione di lasciarti andare, mio stupido, testardo, incantevole fratellino.

-Non dicevo per questo. Ho soltanto paura di non riuscire a smettere di volerlo fare con te.

 

Non si era sbagliato e quando percepì una lieve, beffarda risata prorompere dalla gola di suo fratello, Sasuke ebbe conferma del fatto che, probabilmente, quel loro amore sarebbe durato in eterno.

 

-Ah, e quasi dimenticavo…

Sussurrò, baciandolo brevemente prima di abbracciarlo.

 

-Bentornato, Itachi.

 

 

 

 

*  *  *

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Black_Eyeliner