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Autore: Yuri    01/06/2005    3 recensioni
E se i Saiyuki Boys vivessero nella Tokyo odierna e facessero parte di una band? Che ne direste?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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The clouds break

Eccomi qui, nuovamente on-line! Scusate! Chiedo umilmente perdono! Lo so che vi ho lasciate per un lungo periodo senza aggiornare, ma in questi ultimi tempi è diventato un po’ difficile. In primo luogo, mi sto trasferendo e siccome le cose vanno per le lunghe, la mia cameretta è diventata più un misto tra uno sgabuzzino e un campo di battaglia che una vera e propria camera da letto… sigh! Inoltre, per questa stessa ragione, il mio pc è momentaneamente imballato e nascosto da qualche parte, in attesa di poter essere portato nella nuova casa… fortuna ha voluto che mi sia tenuta il floppy con i miei appunti a portata di mano e che qualcuno mi abbia graziosamente concesso di utilizzare il suo portatile… comunque, chiedo ancora scusa per l’inconveniente e avviso fin d’ora che non ho idea di quando potrò aggiornare di nuovo.

Tornando alla fic, volevo spendere due parole per chiarire che in questa storia non ci sarà nessuna evoluzione yaoi/shonen. Mi spiace per chi aveva pensato il contrario, ma quando avevo detto di voler approfondire il rapporto Sanzo/Goku, non lo intendevo in quel senso. Non che abbia qualcosa contro le yaoi, ma semplicemente non ho pensato a questa fic come tale.

Passando ai ringraziamenti, ringrazio Sakura per i suoi commenti e per la “pubblicità” che non solo non mi dispiace, ma anzi, mi fa molto piacere! Grazie! Quando avrò più tempo, mi cimenterò in un commento degno per la tua fic che mi piace davvero troppo! Che carini Gojyo e Shinobu! Troppo pucciosi!

Ringrazio inoltre tutte le new entry che hanno commentato gli ultimi capitoli, Kakashi (sei sempre un tesoro!), Pois (leggerò anche il tuo ultimo capitolo, ma so già che mi piacerà da morire), Clov3r e Loru.

Bacetti,

 

Yuri

 

 

The Clouds break

 

Febbraio era cominciato da qualche giorno; l’ultima neve caduta a Tokyo si stava sciogliendo e qualche timida gemma spuntava già dai rami spogli.

Goku osservava il giardino fuori dalla finestra della propria camera. Qualche uccellino svolazzava qua e là, alla ricerca di qualcosa da mangiare, ma di erba ancora nessuna traccia. Era ancora troppo presto e la terra si stava appena svegliando dal lungo inverno. Sentiva in quei giorni una strana sensazione, come un forte desiderio di andare via da lì e immergersi in qualche luogo incontaminato, lontano dalla frenesia cittadina, dai rumori e da tutto.

Quegli ultimi giorni erano stati molto agitati. Yuri era in partenza per Londra; i medici avevano finalmente predisposto tutto affinché potesse essere operata e anche a scuola il preside e gli insegnanti erano stati avvertiti. Naturalmente ciò si era svolto con la massima discrezione, come Yuri aveva chiesto; solo in casa Taisho e tra tutti quelli che sapevano regnava una certa agitazione, ma non era affatto una cosa negativa. Avendo avuto modo di metabolizzare la realtà, dopo i primi giorni di smarrimento, tutti avevano ripreso a vivere e nelle ultime settimane erano giunte notizie molto incoraggianti sullo stato di salute della ragazza. A quanto pareva, stando alle analisi più approfondite, c’erano buone probabilità che l’intervento riuscisse. L’équipe medica europea aveva studiato a fondo il caso e, nonostante le analisi iniziali non prospettassero un esito roseo, era riuscita a trovare la soluzione ottimale per Yuri. Non sarebbe stata una passeggiata, quello no, e c’era sempre la possibilità che l’intervento fallisse, ma rispetto a quanto avevano prospettato i medici in Giappone la situazione si dimostrava comunque migliore.

Nonostante le belle notizie, Goku però non riusciva ad essere completamente allegro. Certo, faceva di tutto per non darlo a vedere, ma in cuor suo stava facendo uno sforzo immane. Voleva che Yuri guarisse, ma non poteva pensare che sarebbe stata per tanto tempo lontana da loro. Tra l’intervento e la convalescenza, ci sarebbero voluti diversi mesi e lei non avrebbe potuto tornare a casa prima dell’estate. Inoltre, c’era di mezzo anche la scuola, quindi non era nemmeno possibile per Goku e gli altri andare a trovare Yuri a Londra.

Il ragazzino si sentiva molto frustrato. In passato non era mai accaduto che Yuri o Nataku si dovessero allontanare per tanto tempo.

“Ti comporti come un bambino!” lo aveva rimproverato Hakkai, quando Goku glielo aveva spiegato. In effetti, Goku ne era pienamente consapevole, ma era più forte di lui.

Sollevandosi dal letto con sforzo, si stiracchiò. Doveva distrarsi un po’, ma aveva già finito di studiare e non aveva molta voglia di trascorrere altro tempo sui libri. Lanciò un’occhiata distratta agli spartiti disseminati sui ripiani della libreria. Da quando Sanzo era uscito dall’ospedale, avevano ripreso le prove a pieno ritmo. Sembrava che il biondo volesse rifarsi del tempo perduto scrivendo e provando ogni momento libero disponibile. O forse tutto quello stacanovismo era dovuto alla sua rottura con Kanako? Se lo era chiesto spesso in quelle settimane, perché la voce era giunta anche a lui, ma naturalmente non aveva il coraggio di chiederlo direttamente all’interessato e parlarne con Hakkai o con gli altri era stato un fallimento: chissà perché riguardo a quell’argomento erano tutti insolitamente reticenti? Come odiava i segreti!

Sbuffò, infilandosi la giacca; peccato che Sanzo avesse rotto con Kanako, a lui stava simpatica e poi aveva un bel sorriso. Gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio, ma ormai era impossibile.

“Esci?” gli domandò Nataku, vedendolo mentre si allacciava le scarpe da tennis.

“Questa è la mia idea…” confermò, “Vieni anche tu?”

“No, grazie. Vorrei approfittare un po’ di queste ore libere per esercitarmi con il clarinetto.” Declinò Nataku, sorridendogli.

Goku annuì distrattamente e infilò la porta, avviandosi verso il cancelletto.

“Ehi, bel moretto!”

Il ragazzino si fermò, sentendosi chiamare in quel modo familiare: Yuri lo aveva raggiunto senza farsi sentire ed ora era proprio alle sue spalle con il suo cappello in mano.

“Ti sei dimenticato questo!” disse lei, porgendoglielo.

“Ah, grazie…”

“Straviati un po’, mi raccomando.”

“Ci proverò!” promise lui, ricambiando il suo sorriso.

 

 

La stazione della metropolitana era gremita come al solito di gente. Tutti di fretta, tutti di corsa. Goku cominciava a sentirsi soffocare. Senza nemmeno prestare attenzione a quale tratta coprisse, salì sulla prima corsa disponibile, del tutto incurante della sua meta.

Non riuscendo a trovare un posto a sedere, si accontentò degli appositi sostegni metallici. Accanto a lui, donne con bambini al seguito parlavano tranquillamente, sereni. Goku li osservò con invidia: lui ricordava appena qualche episodio della propria infanzia che fosse legato ai suoi genitori. In realtà, questo era avvenuto per sua stessa noncuranza. Per lui famiglia e affetti andavano ricercati in persone completamente estranee al normale concetto di parentela. C’erano Yuri e Nataku e c’erano Hakkai, Yukino, Gojuin, Gojyo e Sanzo. Stare con loro, poterli vedere ogni giorno era l’unica cosa che realmente volesse.

La metro fermò per l’ennesima volta. Molti scesero, lasciando liberi i posti a sedere.

“Che fai, non ti siedi?”

Goku alzò di scatto il viso, guardandosi attorno con evidente curiosità: quella voce, la conosceva molto bene.

“Sanzo!” esclamò, non appena lo vide materializzandosi alle spalle.

Il biondo se ne stava comodamente seduto, occupando l’unico posto su una fila interamente vuota. Era vestito completamente di nero. Dai pantaloni al giaccone, persino l’elastico per capelli che raccoglieva la sua chioma in un codino era nero. Teneva le braccia piegate e le mani dietro la nuca, in una posizione decisamente poco composta.

“Che cosa ci fai qui?” fu la domanda spontanea del ragazzino.

“Niente che ti riguardi.” Rispose l’interpellato, laconicamente, socchiudendo gli occhi viola.

Goku rimase per parecchio tempo ad osservarlo: era veramente una delle persone più affascinanti che conoscesse. Sapeva di lui niente di più di quel che Hakkai gli aveva raccontato, vale a dire che suo padre era morto in circostanze tragiche e che Sanzo non si era più ripreso completamente da quella perdita. E sapere quel poco bastava a Goku per sentirsi solleticato nella sua irrefrenabile curiosità. Come gran parte dei suoi amici anche Sanzo era il classico tipo che ce l’ha col mondo intero, in primis con se stesso, ma a differenza di altri, sembrava non importargli affatto se ciò che lo circondava cambiasse o meno. Né pareva voler fare qualcosa perché questo accadesse. Era il classico animale in gabbia, rabbioso e frustrato, ma troppo fiero per accettare l’aiuto di altri o anche solo un consiglio. In più, rifuggiva da ogni canone di ragazzo adolescente tenendosi alla larga da ogni coinvolgimento emotivo che richiedesse un certo impegno. O almeno, questa era l’idea che Goku si era fatto prima che sulla scena comparisse Kanako. Dopo aver saputo della sua esistenza, aveva dovuto rivedere per bene quella concezione: forse anche uno scorbutico come Sanzo cercava inconsciamente un contatto umano.

“Vai da qualche parte in particolare?” si ostinò a domandare il ragazzino, prendendo posto accanto al biondo. Quello riaprì brevemente gli occhi, trafiggendo le sue iridi dorate con l’espressione tipica di chi non vuole essere importunato oltre.

Goku distolse lo sguardo: possibile che a quel tipo non riuscisse mai di rispondere con un po’ di gentilezza? Che cosa gli costasse, in fondo, non ne aveva proprio idea.

Si rigirò i pollici, osservando il pavimento del vagone metropolitano. Interagire con Sanzo sembrava quasi come interagire con un muro: elettroencefalogramma piatto.

 

-         Fantastico! Ero uscito per distrarmi un po’ e invece mi ritrovo qui con questo che non spiaccica parola neanche a minacciarlo di morte! Però, chissà dove sta andando?

 

La metro fece ancora due fermate prima di terminare la sua corsa al capolinea. Solo allora Sanzo si decise a levare le ancore e scendere. A giudicare dal piglio deciso, Goku intuì che il ragazzo aveva una meta ben precisa da raggiungere, a differenza di lui che proprio non aveva idea di cosa fare. Senza nemmeno rendersene conto, realizzò di stare seguendo il biondino. Illogico: Sanzo aveva chiaramente innalzato un muro e pareva non desiderare affatto la sua compagnia, ma arrivato a quel punto, Goku era troppo curioso e inoltre, Sanzo non poteva impedirgli proprio nulla.

Non faticando affatto a tenere il passo – Sanzo non aveva una camminata molto veloce – gli andò dietro fino alla coincidenza con un’altra linea metropolitana. Quando finalmente il viaggio parve essere finito, solo allora il biondo si voltò nella sua direzione. Non aveva più l’espressione da cerbero di prima, anzi, sembrava che si fosse un po’ rasserenato.

“Se pensi di venirmi dietro per tutto il giorno, almeno vedi di non fare casino. Non voglio stupide scimmie petulanti al seguito, chiaro?” lo avvertì, mentre riprendeva la strada.

Goku annuì silenzioso: almeno non lo aveva cacciato in malo modo.

Mano a mano che la strada s’inerpicava sulla collina, le case si diradavano, lasciando spazio ad alberi spogli e imponenti. D’estate quel luogo doveva avere una vegetazione lussureggiante, il che lasciava pensare che in quella zona dovesse sorgere un tempio. Di certo doveva, perché un simile spazio non costruito non era propriamente tipico di una città come Tokyo, per quanto si trattasse di una zona periferica.

Le aspettative di Goku non vennero affatto disattese: in effetti, dopo qualche centinaio di metri, ecco comparire tra i rami degli alberi quello che sembrava essere il tetto di una pagoda.

Il tempio buddista sorgeva isolato sulla sommità della collina, guardando verso sud. Tutto era immerso nel più totale e religioso silenzio, tanto che a Goku parve quasi di trovarsi in un altro mondo. Pareva impossibile che nelle vicinanze di Tokyo esistesse un posto del genere e così grande. L’ultima volta che aveva provato quella sensazione di solenne religiosità era stata quando Yuri li aveva portati al tempio shintoista, prima di Natale.

Continuando a seguire Sanzo, il ragazzino si guardò attorno, cercando i segni di una presenza umana a parte loro due. Non attese a lungo, perché un giovane monaco apparì all’improvviso davanti a loro, inchinando lievemente il capo.

“Sanzo… è da un po’ di tempo che non ti fai più vedere.” Lo rimproverò bonariamente quello, dimostrando di avere una certa confidenza col biondo.

“Ho avuto qualche contrattempo.” Tagliò corto quello.

“Sì, mi è giunta voce… tua madre è stata qui più o meno due mesi fa. Ha spiegato al venerabile che sei stato in ospedale a causa di un incidente. Era piuttosto preoccupata.”

Sanzo scrollò le spalle, dando ad intendere quanto poco gli importasse.

“Adesso il venerabile non può riceverti, ma se ti fermi come sempre, può darsi che ti raggiunga lui stesso.”

Il biondo annuì, poi, con passo sicuro si diresse lungo il porticato del tempio.

Goku rimase per qualche istante interdetto: dove stava andando? E poi, era giusto che lui lo seguisse oltre?

Il monaco che fino ad un momento prima sembrava non averlo notato gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla.

“Adesso è meglio che tu lo lasci solo. Quando avrà finito, ti verrà a cercare.”

Goku guardò negli occhi del religioso: non ne aveva affatto l’aspetto. Aveva lo sguardo vispo e allegro; non doveva avere più di trenta, trentacinque anni al massimo. Un fatto insolito, perché Goku si era sempre immaginato i monaci buddisti come dei vecchi decrepiti.

“Puoi venire con me, se lo desideri. Intanto faremo due chiacchiere.” Lo invitò quello, riprendendo il suo cammino verso la direzione opposta a quella presa da Sanzo.

Goku stette ancora qualche istante fermo ad osservare il biondo che spariva lungo il porticato, poi, sospirando, si decise a seguire l’altro.

 

“Conosci Sanzo da tanto tempo?” domandò a un tratto Goku, continuando a seguire il bonzo. Questi in verità, non sembrava affatto rendersi conto della presenza del ragazzo alle sue spalle.

“Scusami. Hai detto qualcosa?”

“Ho chiesto da quanto tempo conosci Sanzo.”

“Da un po’. Conoscevo e ammiravo suo padre, prima che morisse. Ogni tanto Komyo veniva qui e si raccoglieva in meditazione. Diceva sempre che questo posto lo faceva sentire in pace. Strano, per un uomo che sembrava la pace dello spirito incarnata.”

Goku non seppe che cosa rispondere: non aveva mai conosciuto il padre di Sanzo, quindi non poteva certo giudicare.

“Quindi, questo posto è molto speciale per lui…”azzardò il ragazzino.

“Sì. È come se qui Sanzo potesse ancora parlare con lui. Da quando è morto suo padre, è venuto spesso a meditare in questo tempio.”

“Io non ne avevo idea. Sanzo non è una persona che ama molto parlare.”

Il bonzo sorrise gentilmente: “Lo so, ma tu non fartene un cruccio. Il fatto che non sia molto espansivo, non significa che non apprezzi la compagnia degli altri. Inoltre, lui fa tanto lo scorbutico, ma in realtà, è solo una maschera che ha adottato per difendersi.”

“Difendersi? E da cosa?”

“Da molte cose. Per esempio, dal dolore e dal senso di perdita. Sai, le persone spesso reagiscono in modi diversi agli eventi della vita. Quando una persona che ci è cara scompare, alcuni cercano rifugio e conforto nel prossimo; altri, per paura che questa esperienza si possa ripetere, si rinchiudono in se stessi e allontanano chiunque tenti di avvicinarsi.”

“Ma Sanzo non ha allontanato tutti! Aveva persino una ragazza!” protestò Goku.

Il monaco rimase in silenzio per un breve tempo, dando al suo interlocutore l’impressione di pensare a tutt’altra cosa, poi riprese: “Ma tu puoi affermare con certezza che quella relazione gli abbia dato il conforto che cercava?”

A quella domanda, fu Goku a non riuscire a trovare le parole per rispondere.

“Scommetto che la camminata fin qui ti ha fatto venire fame…” disse il monaco, cambiando completamente argomento e salvando Goku dall’impaccio di dover rispondere.

Il ragazzino sorrise, lievemente in imbarazzo: chissà perché, chiunque lo incontrasse capiva all’istante quale fosse il suo punto debole. Con un ampio gesto del capo, annuì.

 

Il ritorno a casa non fu affatto diverso da come Goku se l’era aspettato. Sanzo, chiuso ancora nel suo mutismo, non aveva spiaccicato parola e aveva affrontato il viaggio in metropolitana socchiudendo gli occhi e fingendo di dormire. Goku lo aveva capito subito che si trattava di una finzione, ma non se l’era sentita di attaccare discorso e alla fine, quando giunse il momento di separarsi, non si aspettava neppure un saluto da parte del biondo.

Ed invece…

“Non mi dirai che sei già stanco e che vuoi tornare a casa?” domandò Sanzo, dopo aver visto Goku allontanarsi.

Lì per lì, il ragazzino stentò a credere alle sue orecchie: Sanzo si era deciso a rompere il silenzio?

“Bè… ecco… no, veramente non sono stanco, ma non ho nulla da fare in giro, quindi tornerò a casa.”

“Tsk! Stupida scimmia…” lo apostrofò il biondino, concedendosi un lieve sorriso fugace.

“E perché sarei stupido adesso?!” protestò l’altro con veemenza.

“Lascia perdere… vieni, la serata deve ancora cominciare.”

Perplesso e un poco irritato per l’epiteto, Goku si accinse a seguire il biondo davanti a lui; stranamente, nonostante la scontrosità di Sanzo, il ragazzino non riusciva ad avercela con lui per più di due secondi di seguito. Avrebbe voluto, in certi casi, ma proprio non ci riusciva.

 

-         Chissà… forse, un giorno riuscirò a capire…perché…

 

Camminarono ancora per un po’ in silenzio, l’uno a fianco all’altro, fin quando Goku non si rese conto di trovarsi proprio davanti a casa di Hakkai.

“Ma… è casa di Hakkai…” mormorò il moretto, un po’ sorpreso.

“Ma va? Te ne sei accorto… scimmia!” lo canzonò il biondino, in maniera non propriamente scherzosa.

“Certo che me ne sono accorto, non sono scemo!”

Sanzo non rispose, limitandosi a squadrarlo in modo eloquente. “Andiamo… non ho voglia di restare qui fuori a litigare con una scimmia idiota.”

 

“Oh, finalmente! Pensavo non arrivaste più…” li accolse il ragazzo dai capelli castani, non appena si vide i due amici sulla soglia. Diversamente dalla solita uniforme scolastica, Hakkai aveva addosso un paio di pantaloni neri e una camicia altrettanto scura che lo faceva sembrare ancora più magro e alto. Inoltre, si era tolto gli occhiali, perdendo così ogni traccia del solito “bravo ragazzo”.

“Hakkai… com’è che non hai gli occhiali?” domandò Goku. Di solito, la mancanza di quell’accessorio era sinonimo di una serata all’insegna del divertimento.

“Sanzo non te l’ha detto quando è venuto a prenderti?” fece l’interpellato, lanciando un’occhiata al biondo.

“Dirmi cosa?” adesso, anche Goku aveva preso a fissare Sanzo, che al contrario, non li degnava di uno sguardo.

“Ah, lascia perdere… è evidente che no.”

Goku era sempre più confuso: ma che cos’erano tutti quei misteri?

“Credo che sia meglio spiegare alla scimmia quello che abbiamo in mente di fare, o rischiamo di mandarla in tilt!” si aggiunse una voce familiare, proveniente alle loro spalle.

Gojyo entrò con il solito modo nell’ingresso dove si trovavano tutti quanti, armeggiando con un pacchetto di sigarette e un accendino. “E poi, vogliamo muoverci? Ho bisogno di una sigaretta!”

Hakkai levò gli occhi al cielo: aveva espressamente proibito a chiunque di fumare in casa sua senza un posacenere, ma Gojyo non ne voleva sapere di vagabondare per la casa in cerca di quell’aggeggio e quindi… niente fumo.

“Credo che Gojyo abbia ragione, per una volta tanto.” Convenne il padrone di casa, afferrando il giubbotto e sistemandoselo, “Andiamo Goku, un po’ di pazienza e saprai tutto anche tu!”

 

“Allora?” insistette il ragazzino, quando i quattro ebbero raggiunto il solito Red Lion.

“Rilassati! Non siamo qui per esibirci, almeno, non questa sera.” Lo avvertì il rosso, dando un’occhiata in giro in cerca di possibili prede.

Hakkai annuì, rivolgendo infine le sue attenzioni a Sanzo: “Dovevi farci vedere qualcosa o sbaglio?”

Il biondo frugò nella tasca dei suoi pantaloni, tirando fuori un pezzo di carta piuttosto malconcio e strappato in più punti.

“Hai scritto ancora?” domandò Goku, sorpreso. In quel periodo, Sanzo sembrava molto attivo quanto ai testi per le canzoni. Non aveva idea di quale fosse il motivo di tanta attività, ma pareva che l’ispirazione gli scorresse nelle vene al posto del sangue.

Il ragazzo dagli occhi viola non rispose, allungando il foglietto ad Hakkai. “Vado a farmi una birra. Tu leggila e poi vediamo.”

 

Dokomademo tsuzuiteta tooi hi no aoi sora
nobashita yubi wo kasumete kaze ni kudakare koborete yuku
        No matter what, the blue sky of that continuing, distant day
        grows hazy... smashed and broken by the wind that sweeps over my outstretched      finger

Koe no nai yobigoe ga todoita to tsubuyaita
mamoritakatta egao wa nakushita toki ni tsumi ni kawaru
        "My soundless calling voice reached you,” I murmured
        And that smiling face I wanted to protect -- when it was lost, it became my sin

Jinsei wa tsuka no ma toorisugite yuku
iiwake shiteru hima wa nai tada susumu dake
        I am just passing through this transient life
        I don't have the time to make excuses... only to make progress

Kaze ni chigire yuku kumo ga nishi no hate ni hirogaru
aru ga mama toki ni yudanete nagasarete yuku
        On the horizon of the West, the wind-shattered clouds break
        Floating on and entrusting themselves to a time without pretenses

Kagirinai tsuyosa wo to dare yori mo nozondeta
saigo no kotoba kikoete yowai kimochi wo imashimeteta
        I hoped for limitless strength, more than anyone else did
        I can hear your last words... and I reproached myself for my weakness

Sugisatta toki wa nido to wa kaeranai
sore demo ikiteiru dake de kawareru darou
        The time that has passed will never change
        Though that's so, simply by continuing to live, perhaps we can make changes

Saze ni tobasareru kumo ga nishi no hate ni tsuranaru
shibarareru mono wo motazu ni sora ni toke yuku
        Clouds, skipped over by the wind, line the horizon of the West
        With nothing to hold them back, they dissolve in the sky(*)

 

 

(*) la canzone riproposta qui è “The clouds break”, di cui ho lasciato il testo originale, perché mi piace troppo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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