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Autore: Fuffy91    28/09/2009    3 recensioni
Come Bella aveva supposto, era una motocicletta da corsa, ultimo modello, nera e lucente, con fiamme rosse sul parabrezza, molto caratteristica. Alla guida, c’era un vampiro, a giudicare dalla leggiadra con cui smontò, il cuore muto e l’odore dolciastro che emanava. Aveva il viso coperto da un casco rosso da corsa e il corpo sottile e sinuoso, nonostante l’altezza, sottolineata da stivali a spillo dodici centimetri, superflui, a dir poco, fasciato da un’aderente tuta in pelle nera lucida, con la zip sul davanti che evidenziava un abbondante decoltè. Togliendosi il casco inutile, una cascata di ricci stretti, color rosso brace cadde sulle sue spalle e sulla schiena, incorniciando un viso dai tratti delicati, con una bocca di rosa che rivelò un sorriso abbagliante, non appena i suoi occhi neri come la pece e grandi incontrarono i loro dorati e crucciati. “ Salve!” Questa è la mia nuova storia su Twilight, con un nuovo personaggio uno stravolgere la vita tranquilla della famiglia Cullen! Che succederà? Scopritelo, cliccando sul titolo! Baci baci Fuffy91! ^__________________^
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di donne...di vampire!^^'
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Capitolo11

Celine.

 

Lo guardai sconvolta, indietreggiando di tre passi, una volta districatami dal suo abbraccio, la bocca spalancata, le viscere capovolte e il respiro agitato, nonostante non fosse indispensabile.

Le sue parole continuavano a vorticarmi nella mente, decise, sicure e proibite, come il tono modulato della sua voce profonda.

“ Perché ti amo. Perché ti amo. Ti amo…Ti amo…Ti amo…Perché ti amo.”

“ Celine, hai capito quello che ti ho detto? Ti amo.”

Sussultai, ritornando nuovamente alla realtà, immergendomi nel mare oscuro che erano i suoi occhi neri, non compresi se per la sete o per l’emozione del momento. Tra le sue sopracciglia perfette e dello stesso colore cioccolato a latte dei suoi capelli indomabili e, in quel momento, smossi dal primo venticello gelido, trasportato dalla sera appena accennata, nel cielo infuocato di arancio ed oro del tramonto, una sottile ruga di preoccupazione creò una maschera accigliata sul suo volto, divino nella sua virilità imponente.

Non riuscivo a capire. Cos’era quella sensazione leggera, avvolgente nello smarrimento in cui cercava insistente di trascinarmi? Era come se tutta la rabbia, il rancore dovuto all’ incapacità di ammettere a me stessa di non essere abbastanza per Alex, di non suscitare nulla in lui, eccetto un minimo accenno di desiderio, unito a un pizzico della sua quotidiana indifferenza, e la delusione che questa consapevolezza aveva messo radici in me, si fossero sciolti, dissolti nel nulla e che le barriere gelide che imprigionavano il mio cuore muto, si fossero fuse, grazie al calore sprigionato da una potenza devastante, scaturita da quelle due semplici e, per me, indispensabili parole, proferite dalle sole labbra da cui avrei desiderato vederle pronunciare. Quelle di Alex, l’uomo che amavo più della mia stessa vita immortale.

Avrei venduto la mia anima al diavolo una seconda volta, pur di vedere il sorriso beffardo che tanto adoravo, incresparsi sul volto del vampiro a cui avrei concesso il mio cuore di diamante, duro, ma pur sempre splendente d’amore, solo per lui, nessun altro che lui.

Alex continuò a fissarmi preoccupato, evidentemente, di una mia prossima reazione esplosiva, senza sapere che mai come allora, specialmente in sua presenza, mi sentivo più svuotata di ogni pensiero negativo, lasciando uno strascico di sensazioni positive, dietro di sé, che mi riempivano di una soddisfazione e di un benessere mai provati in maniera così completa ed appagante.

Lo seguii con lo sguardo rapito tendere le braccia verso di me, lentamente, come se temesse di spaventarmi con un suo movimento repentino, portandomi verso l’inevitabile, ma mai più impensabile, fuga da lui. Nonostante non avessi alcuna intenzione di allontanarmi da quel luogo e da quel vampiro, entrambi paradisiaci, non avevo neppure il desiderio di andargli incontro, di smuovermi da quella posizione di immobile staticità. Solo il soffio gentile del vento, carico dei profumi della natura, mi solleticava dolcemente, sollevandomi di poco la gonna e l’orlo del top aderente, smuovendo i miei ricci ribelli. Era strano, impensabile per il mio carattere, rimanere passiva. Io li odiavo anche i tipi passivi! Li vedevo così privi di emozioni, incapaci di provare qualsiasi tipo di sentimento che non fosse l’apatia e l’indifferenza per se stessi e per gli altri.

Eppure, non era apatia quello che sentivo. Nel profondo della mia anima, o almeno, i brandelli che mi rimanevano, sapevo che quella era la cosa più giusta da fare. Impaziente ed irrequieta come ero, non avevo mai saputo cosa fosse il significato di pazienza ed attesa.

Ora, volevo scoprirlo, imparare ad aspettare, ad essere responsabile e maturare così un’emozione unica nel suo genere, che valeva la pena di vivere al meglio, pienamente e non solo a metà.

Oppure ero così paralizzata dalla sorpresa dell’inaspettata dichiarazione, da rimanerne di sasso. Feci spallucce tra me e me. Possibile.

Intanto, persa nelle mie congetture, non mi ero resa conto di quanto Alex si fosse avvicinato a me, se non dopo aver percepito il suo tiepido e delizioso respiro sulla pelle della mia guancia, che lui si era chinato a baciare, adulandola con tocchi gentili e delicati.

Strinsi le dita della mano destra su qualcosa che le teneva avvinte. Abbassai lo sguardo e trasalii sorpresa. Erano le dite affusolate, ma molto più grandi delle mie, di quella di Alex, mentre la sinistra aveva preso il suo giusto posto sul mio fianco.

 Il suo corpo era a distanza dal mio, come se stessimo per disputare una gara di ballo, dove io e lui eravamo i ballerini vincenti. Ma, al momento, in pista c’erano solo i nostri sentimenti.

Alex mi rialzò il volto con una leggera pressione delle sue dita sul mio mento, trattenendolo fra il pollice e l’indice, accarezzandolo con il dorso di quest’ultimo. Incatenò i nostri sguardi, profondo ed intenso quello di lui, sorpreso e titubante il mio.

Si abbassò lentamente, socchiudendo gli occhi dalle ciglia castane e lunghe, pressante teneramente le sue labbra leggermente schiuse, sull’angolo destro della mia bocca, che emise un debole sospiro, che si infranse sulla punta del suo naso, accompagnato dal movimento delle mie palpebre, che si abbassarono per serrare i miei occhi, alla vista del suo volto illeggibile, ma concentrato sul suo intento.

Quando si staccò, lo sentii sussurrare, sulla pelle della mia guancia pallida:

“ Ti amo, Celine.”

Sussultai e rabbrividii a quella ulteriore ed, ancora, scioccante confessione, mentre Alex compiva un passo verso di me, ancora immobile, colmando di poco la distanza, da lui stesso creata, fra i nostri due corpi. Avevo come l’impressione che volesse eliminare la mia involontaria resistenza, compiendo un passo alla volta, calmo e meticoloso, per poi esplodere nel momento opportuno, se non terminante della sua operazione di conquista.

 Alex era un mago della seduzione, lo sapevo bene, costatandolo negli anni in cui ero stata al suo fianco; ma mai, lo avevo trovato più abile e letale. Era come se un sentimento nuovo si fosse aggiunto al suo naturale ed irresistibile fascino.

Che fosse davvero innamorato di me, come insistentemente mi stava mormorando ad ogni bacio scoccato sulla mia pelle fremente? In cuor mio, urlavo un “si” convinto ed entusiasta; ma la mia mente, razionale ed ancora sibilante di ira repressa, non ne era ancora del tutto convinta. La mia era una lotta interiore insostenibile e troppo dura da reggere a lungo, considerata la mia natura impulsiva e pratica, ed Alex sembrava intenzionato a dare man forte al mio cuore e alla mia anima, frementi nell’attesa di una colata rovente di amore, scaturita dal suo essere. E, Cielo se ci stava riuscendo così bene!

Infatti, era da parecchi minuti impegnato nello sfiorare, con le sue labbra straordinariamente rosse, calde e succose, ogni centimetro del mio viso che riusciva a raggiungere. Dopo la guancia, salì a baciarmi la fronte, mormorando ancora il suo amore per me, con una voce roca e proibita che mi causò una scarica di brividi, difficile da reprimere, aggiunti a quelli causati dai suoi lievi ma intensi baci. In seguito, scese lungo la linea della tempia sinistra, baciando con insistenza e a lungo il lieve avvallamento di questa. Poi ripeté la medesima operazione già precedentemente compiuta sulla guancia destra, sulla sua omonima sinistra, declinò la testa verso la mandibola, baciandola lungo la sua morbida linea, fino alla punta del mento che mordicchiò leggermente, provocando un mio debole ansito, che lo fece sorridere. Ma non mi irritai per questo, anzi, intensificò il mio già alto grado di euforia. Quelli non erano semplici baci, pensai mentre mi sfiorava con la bocca semidischiusa le palpebre tremolanti dei miei occhi ancora serrati, era adorazione. Pura venerazione del mio viso, del mio corpo, del mio essere…di me.

Lo trovai talmente assurdo, che fui preda di un risolino divertito e per metà spezzato di isteria.

I ruoli si erano invertiti, infine. Ora era lui, a dipendere da me. Ma io? Io ero ancora indipendente da lui? Aprii gli occhi lentamente, e mi sentii mozzare il respiro alla vista del suo viso stravolto dall’emozione del momento, il suo petto leggermente ansimante, che produceva sospiri deboli, fuoriuscenti dalla sua bocca dischiusa, i suoi occhi erano diventati liquirizia liquida, lucidi e velati di quella che mi parve passione. Era a pochi centimetri dal mio volto, le nostre labbra si sfioravano appena. Bastava poco per unirle definitivamente, solo pochi millimetri, forse cinque. Alex declinò di poco il capo, e i millimetri divennero quattro, tre…due…uno…la sua bocca toccò la mia, in uno sfiorarsi in modo delicato, e i nostri sospiri affrettati morirono, mischiandosi fra di loro. Quando si scostò da me, entrambi trattenemmo il respiro, annegando l’uno negli occhi dell’altra. Fu allora che mi diedi la risposta, al mio quesito inespresso: si, io ero ancora irrimediabilmente ed irreparabilmente dipendente da Alexander Water, oltre ad esserne follemente innamorata.

Ma questo era solo un dettaglio. Ora più nulla importava, ed io sapevo cosa dovevo fare.

Alex mi sfiorò la guancia, accarezzandomela con il palmo della mano, a cui mi abbandonai, reclinando il capo verso quella morbidezza marmorea.

“ Celine?”

Mi chiamò, senza capire il mio atteggiamento, un cipiglio ancora marcato nella sua espressione ansiosa. Sorrisi inevitabilmente.

Lo sentii trattenere il respiro e la sua mascella si contrasse, un gesto involontario che compiva ogni qualvolta era nervoso o agitato.

Abbassai lo sguardo, incapace di credere a quello che stavo per fare. Ma poi, stringendo i pugni per infondermi coraggio, chiudendo il destro intorno alla sua mano, ancora intrecciata alla mia, puntai gli occhi dorati nei suoi neri, decisa e vidi un lampo di incredulità percorrerli, quando sciolsi gentile la stretta delle nostre mani, avvolsi con entrambe il suo viso e con determinazione, lo baciai sulle labbra, i piedi puntellati sulle punte, per raggiungere la sua altezza.

Non era un gesto particolarmente plateale, né così esasperatamente eclatante. Ogni donna, se voleva, donava un bacio al proprio compagno, almeno tre volte al giorno. Ogni donna, eccetto me. Io, infatti, non avevo mai baciato un uomo di mia iniziativa. Considerando che il mio primo bacio era stato con un vampiro di nome Nathan, di seguito avevo baciato solamente due uomini: Alex e Jordan, l’umano per il quale nutrivo un profondo affetto. Ma nessuno dei due, né Nathan né Jordan erano riusciti a scatenare un decimo delle sensazioni devastanti che un singolo bacio a fior di labbra di Alex riusciva a far sorgere in me.

Eppure, non una volta avevo preso l’iniziativa. Era sempre lui a dare un inizio ed una fine alla nostra coinvolgente maratona di baci. Quindi, quel gesto, per me e, forse, anche per lui, doveva rappresentare molto di più di quello che poteva apparire come il classico, languido desiderio di una donna in preda ad una ventata di dolce lussuria, nei confronti del proprio uomo.

Infatti, dopo il mio bacio casto, dove al temine mi distaccai di qualche centimetro, per osservarlo in volto, compresi che il mio messaggio sottile aveva fatto centro, rispecchiandosi nel sorriso beffardo di Alex, che mi fece sussultare dalla gioia del rivederlo.

Improvvisamente, animato da una nuova speranza, mi cinse i fianchi con le braccia, attirandomi al suo corpo scultoreo, facendolo aderire completamente al mio. In seguito, reclinò il capo verso il mio, travolgendomi in uno dei suoi baci più roventi e passionali, quasi divoratori. Mentre sentivo le sue mani esplorare avide ogni centimetro della mia schiena, affondando di tanto in tanto fra i miei ricci di brace, proprio nel momento in cui gli mordicchiai il labbro inferiore, causandogli un gemito sommesso di piacere, feci scivolare le mie mani dal suo viso, ai suoi capelli, torturandoli come lui stava facendo con me. Poi, gli cinsi il collo con le braccia, attirandolo maggiormente a me. Lo volevo vicino, ancora più vicino. Avevo bisogno di lui più dell’aria, più del sangue, più della vita…anzi, ormai potevo benissimo affermare con convinzione che Alex era la mia unica ragione di vita.

“ Oh, Celine.”

Mormorò roco il mio nome, sospirandolo in un filo di voce, udibile solo alle mie orecchie ipersensibili.

“Alex.”

Ma non potei pronunciare nient’altro che il suo nome, visto che mi trascinò nuovamente sul tappeto soffice e smeraldino del prato, sovrastandomi con il suo corpo virile ed imponente, nonostante la sua sinuosa snellezza. Mi scostò i capelli dal volto, illuminandomi con un sorriso smagliante che ricambiai appena, ancora intontita da quel gesto improvviso.

Le mie gambe si trovavano fra le sue, divaricate e pronte ad accoglierle unite e tremolanti. Forse era stato un bene stenderci comodamente sull’erba, evitando così spiacevoli cadute a causa di ginocchia traballanti. Risi fra me e me, mentre gli scostavo una ciocca di capelli castano chiaro dalla fronte, ancora più ribelli e disordinati dopo il trattamento delle mie dita insidiose, ma mai lo avevo trovato più bello ed affascinante.

Gli sorrisi rassicurante, alzando le braccia per invitarlo ad unirsi ad mio abbraccio, e lui subito rispose al mio richiamo silenzioso, accomodandosi su di me lentamente, senza pesarmi troppo, trafiggendomi con uno sguardo pieno di passione, per poi catturare ancora le mie labbra in un bacio intenso. Mi abbandonai completamente a lui, per una volta senza pensieri né ritorsioni da porgli come accuse indifendibili. Il passato era passato. Ciò che importava, in quell’istante, era il presente. Lui ed io, Alex e Celine, noi, insieme, per sempre.

“ Ti amo.”

Mi mormorò ancora in uno orecchio, mordicchiandone il lobo, un gesto che mi faceva impazzire, ne era cosciente. Infatti, ansimando in preda alle fiamme, con le braccia a circondargli il collo, una mano nei suoi capelli, gli occhi chiusi per assaporare a pieno le sue carezze sul mio corpo febbricitante, le sue labbra sul mio collo, il suo petto a schiacciare il mio, finalmente gli risposi:

“ Anch’io.”

Lui, ritrovando il suo impeccabile autocontrollo, ancora ansimante, il volto oscurato dalla passione, strabuzzò gli occhi come frastornato, i capelli disordinati all’eccesso, il colletto della camicia sgualcito, i muscoli del petto visibili ora al mio sguardo per l’indumento quasi completamente aperto, la croce pendente alla sua catenina in oro bianco puro oscillante per i suoi movimenti, mi domandò con voce parzialmente ferma, ma sempre irresistibile:

“ Cosa hai detto?”

Io gli sorrisi, avvicinandomi al suo viso, incatenando i nostri occhi in una catena invisibile, difficile da districare. Sospirando, gli dissi disinvolta ma con un tono che sapevo essere ammaliante ma profondo nella sua emozione.

“ Ho detto che ti amo.”

Lui rilasciò il respiro che aveva trattenuto durante l’attesa della mia risposta, per poi sorridermi felice e continuare a baciarmi insaziabile, facendomi ridere  allegra per il suo impeto entusiasta.

Scendendo lungo la linea morbida e ben delineata del mio collo, tracciandola con la punta del naso, sentendolo respirare l’odore della mia pelle, baciò la base del petto, scoperta dalla scollatura del top, sfiorando con le labbra il pizzo viola, per poi appoggiare dolcemente e fluidamente il suo capo sul mio seno, un gesto che compiva molto spesso, anche in passato. All’inizio sussultai sorpresa, ma dopo l’iniziale sbigottimento, seguì un’ondata di benessere e dolcezza, che mi riempì il cuore, sciogliendolo con una colata di miele caldo.

Sorridendo e sospirando ad occhi chiusi, lo strinsi ancora di più a me, catturandolo nella presa strangolatrice delle mie braccia intorno al suo collo niveo, accarezzandogli leggera i ciuffi ribelli dei suoi capelli castani, lisciandoli fra le dita, come a riportarli ad un ordine che non avrebbero mai potuto raggiungere. Ma andava meglio lo stesso. Più nulla avrebbe mai potuto turbare la perfezione e l’amorevole idillio della nostra riconciliazione ora, sapevo, definitiva. Sorrisi ancora di più, deliziata ed euforica solo all’idea, rafforzando la stretta su di lui, possessiva.

Una sua risatina sommessa fece vibrare il tessuto che ricopriva l’incavo tra i miei seni, solleticandone la pelle tiepida con il suo fresco sospiro, per poi regalarmi un bacio anche lì, causando una mia risata gioiosa a cui si unì anche Alex che, rialzato di poco il volto, scivolò sul mio corpo baciandomi le labbra ancora increspate in un sorriso con le sue, donandomi un tocco delicato, ma pieno d’amore.

Mi emozionò e mi sconvolse più dei precedenti, ma subito il mio stupore aumentò quando, con decisione e voce ovattata, Alex mi richiamò:

“ Celine?”

Io gli risposi con un mugolio, strofinando la mia guancia con la propria, mentre con lentezza ma con determinazione, la sua mano destra, che stava accarezzando il mio ventre piatto, da lui stesso scoperto dal top, cominciò la sua scalata verso l’alto, arrivando verso la curva del seno.

E quando lo sentii sfiorarlo con le dita, da sopra il tessuto nero, ansimai e gemetti di sorpresa e languore uniti insieme, in un mix che rischiava di mandarmi ben presto nel regno della perdizione, con un biglietto di sola andata.

“ Vuoi essere mia?”

Quelle semplici parole, pronunciate con quel tono seducente ed ammaliatore, mi costrinsero a chiudere gli occhi per ritrovare un minimo di lucidità.

Sorrisi con un tremito emozionato a scuotermi le labbra. Seguii un attimo di silenzio, interrotto solo dai nostri respiri agitati e lo scoccare dei suoi baci sul mio collo, mentre le sue carezze si erano arrestate. Forse voleva attendere pazientemente la mia risposta, prima di ricominciare a stordirmi, a lui spettava la scelta se per farmi desistere dalla mia labile ragione, oppure se per intensificare la mia pazzia, il cui unico centro sul quale ruotava era lui.

Decisi di accontentarlo, anche per strapparlo a quell’agonia che, sapevo, lo stava affliggendo.

Sospirai, accarezzandogli con una mano i capelli, mentre con l’altra giocavo con le sue spalle, creando arabeschi immaginari sul tessuto impalpabile della sua camicia blu notte.

“ Ma io sono già tua.”

Sorrisi sentendolo sbuffare silenziosamente, per poi mordermi dispettoso un lembo di pelle del mio collo. Volevo giocare un po’ con lui, senza farlo arrabbiare, ovviamente.

“ Si, ma…”

Una pausa in cui mi baciò l’angolo della bocca socchiusa.

“ Non completamente.”

Risi fra me e me, sorridendogli ed accarezzandogli, con il palmo della mano con cui torturavo i suoi capelli, la guancia liscia e vellutata, godendo nel sentirlo completamente in mio potere.

“ Cosa intendi con << non completamente>>?”
Sapevo benissimo cosa significasse, non ero così sprovveduta. Ingenua, alcune volte, si, ma non sprovveduta. In quel momento, non riuscii a resistere nel metterlo in difficoltà. E ci riuscii pienamente, visto che, soddisfatta di me stessa, lo vidi contorcere l’espressione in una smorfia, per poi reclinare il viso verso l’altro lato del mio collo, mormorando frustrato e con voce ancora roca, per il desiderio e l’amore ancora leggermente represso dentro di lui.

“ Celine.”

 Ero cosciente che fosse più amore che passione ciò che volesse dimostrarmi, non solo con le parole, ma con i fatti. Del resto, Alex era sempre stato un uomo schietto, impetuoso, indifferente solo alle cose che non lo riguardavano da vicino o che non coinvolgessero esplicitamente quelle che gli erano care, ma per il resto, non era tipo da trattenere a lungo i sentimenti che provava, sia positivi che negativi, dentro di lui. Diceva sempre che sarebbe esploso se, per puro capriccio, un giorno, avesse deciso di rimanere apparentemente impassibile o sordo alle sue vere emozioni. Doveva per forza sfogarle, in qualsiasi modo, senza essere eccessivamente violento. Ed era proprio ciò che desideravo ardentemente. Farlo capitolare, fargli perdere il controllo come lui aveva sempre fatto con me. Volevo sentirlo mio completamente, e avevo buone probabilità di riuscirci, vista la sua reazione.

Preso da un’ondata di puro desiderio, percorse flebilmente tutto il mio corpo, adulandolo con voluttuose carezze. Gemetti per il piacere, mordendomi le labbra per non cedere del tutto. Il suo sorriso tronfio fece fremere tutti i nervi del mio corpo, devoto a lui in modo irreversibile.

Lui si chinò a baciarmi le labbra in un modo che mi tolse anche l’ultimo lembo di razionalità rimastomi. Mossi le mie labbra ad intrecciare le sue, fasciate dal jeans, le mie braccia intensificarono la presa sulle sue spalle, come se lui fosse l’unico porto sicuro in cui sarei potuta sopravvivere al buco nero dell’irrazionalità che voleva inglobarmi nel suo caldo oblio, come quello traspirato dai suoi occhi, che sembravano fondere l’oro dei miei.

Alex si chinò nuovamente sul mio collo, baciando il lobo dell’orecchio e mordicchiandone la punta con i denti, mormorandomi con voce rovente:

“ Fai l’amore con me.”

Lasciai che la sua richiesta, invocata a mo di supplica, entrasse a pieno nella mia mente, elaborandola, analizzandola per poi ripeterla come un disco incantato. Chiusi gli occhi, sorridendo gioiosa, ed ero sicura che se fossi stata ancora umana, a quest’ora sarei arrossita, raggiungendo le soglie di un nuovo color porpora. Fortuna che non avevo più di queste preoccupazioni, anche se il mio cuore muto, ora a braccetto con la mia ragione, non più maliziosa e vendicativa, sembrava cantare di gioia. Lo strinsi sul mio petto, in un abbraccio che valeva tanto quanto i nostri sentimenti…indissolubile, eterno, infinito…il nostro.

Amore, non sesso. Sospirai ancora contenta ed euforica, per quella nuova e deliziata consapevolezza. Come era cambiato, Alex. Chissà se grazie anche a me. Ma ora non volevo pensarci. Non era importante.

“ Non ancora. Più avanti, magari.”

Gli sussurrai di rimando, sorprendendomi del mio stesso tono seducente e roco, così simile al suo, ma più suadente, tanto da farlo rabbrividire. Il mi sorriso si allargò ancora. Alex strofinò la sua fronte sulla mia, baciandomi la punta del naso e le labbra. Lo sentivo fremere e mantenere il controllo di sé. Quando si staccò sospirò, allontanandosi di poco da me.

“ Perché? Non mi credi? Pensi ancora che voglia portarti solo a letto?”

Mi pose queste domande velocemente, con voce più controllata, più lucida, ma pur sempre morbidamente sussurrata. Era ansioso, voleva conoscere i miei pensieri. Lo accontentai, senza nemmeno pensarci. Non volevo procurargli altro dolore con dubbi irrisolti.

“ No. Lo so che mi ami. L’ho sentito.”

Gli rivelai, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte. Ed era vero. Lo avevo percepito attraverso le sue carezze, le sue attenzioni, i suoi baci…anche lì, le parole erano inutili. Il sentimento che provavamo l’uno verso l’altro era così viscerale, così potente, così soave da non poter esprimere solamente attraverso l’uso del linguaggio umano. Ma era così semplice da sentire, capire, ascoltare, odorare con i nostri occhi, le nostre mani, la nostra pelle, i nostri odori, le nostre labbra…semplicemente, noi eravamo il nostro amore. Perché ci era voluto così tanto da capire? Non sapei spiegarmelo, ma preferii non indugiare ancora sui miei pensieri.

“ E allora, perché? Non ti piaccio?”

Mi domandò, inarcando un sopracciglio scettico lui stesso delle sue parole. Risi spontanea e sonoramente, avvertendo in lontananza uno stormo di uccelli volare spaventato. Stavo riprendendo il contatto con la realtà. Buon segno, almeno per la mia salute mentale.

Lo sentii sorridere con me. Addio realtà circostante, ben ritrovato mondo di Alex.

“ Stupido, cosa dici? Sei così dannatamente attraente e sexy. Come posso solo pensare di resisterti?”

A quella domanda retorica ed ironica, lui rispose con un guizzo eccitato negli occhi assetati, abbassandosi nuovamente su di me e sussurrarmi sulla pelle del viso.

“ Allora non farlo.”

Si chinò a baciarmi insistente le labbra.

“ Amami, Celine. Amami e sii mia, per sempre.”

Quelle parole mi riempirono di dolcezza e per un attimo, complice le sue carezze sul mio fianco e sulla mia coscia, che ora stavano diventando più audaci, avanzando sempre di più verso luoghi proibiti, fui tentata di cedere all’impeto della sua passione. Ma non era ancora il momento adatto. Dovevamo chiarirci, parlare, spiegarci e poi, dopo, ci saremmo uniti completamente. Così, a malincuore e con riluttanza, interruppi il nostro bacio, accarezzando le sue labbra con le mie, per poi alzarmi dal suo corpo che rotolato di fianco, sull’erba soffice, si pose immediatamente davanti a me, cingendomi la vita con entrambe le braccia, entrambi eretti e perfettamente coscienti, o quasi, della situazione.

“ Dammi un buon motivo per cui non dovremmo farlo ora? Ci amiamo, perché aspettare!?”

Per lui era tutto così semplice e forse lo era davvero, o forse no. Ero confusa, e volevo essere decisa e sicura  quando avrei scelto con piacere di essere sua anche nel corpo.

Lui sembrava aver letto tutto nei miei occhi, tanto che sospirò sorridendo amaro ma dolce come il suo profumo, ormai impresso su di me, come il mio, unendo le nostre fronti, in un gesto che gli sembrava abituale.

“ Ho capito. Aspetteremo, come vuoi tu. Vorrà dire che il piacere sarà ancora più dolce, quando consumeremo finalmente il nostro atto.”

Risi, imbarazzata da quelle parole maliziose.

“ Ma cosa dici!? Sembra che tu stia parlando di mangiare un dolce.”

Alex rise e la sua risata gioiosa mi entrò nei polmoni, riempiendoli di aria pura.

“ Si, in effetti, tu sembri tanto ad un dolce.”

“ Ah, davvero? E cosa sarei, sentiamo?”

Lui mi studiò attento, per attimi che mi parvero un eternità, per poi puntare lo sguardo serio nel mio, aprendosi nel sorriso beffardo che mi faceva sempre fremere di languore e desiderio.

“ Una fragola.”

Concluse sommesso, per poi avvicinarsi con passo cadenzato e stringermi al suo petto, accarezzandomi i ricci scarlatti.

“ Una fragola ricoperta di cioccolato e panna. Tutta da gustare.”
Disse baciandomi la fronte e le labbra.

“ Tutta da leccare.”

Continuò a sussurrarmi, sempre più suadente, sempre più roco, attuando le parole con i fatti, leccandomi con la lingua tiepida un lembo della guancia destra, facendomi rabbrividire di piacere.

“ Tutta da mordere.”

Disse, mordendomi il lobo dell’orecchio, per poi risalire nuovamente, poggiando il suo viso sul mio capo, strofinando la sua guancia sui miei ricci, come se nulla fosse successo. Mi faceva impazzire.

Lo strinsi a me, ancora sconvolta, sentendolo ridere allegro e soddisfatto, mentre io sbuffavo, ma per poi sorridere divertita.

“ Ti amo.”

Gli dissi, baciandogli il petto, la dove era il suo cuore.

“ Sei il centro del mio universo, Celine.”

Fremetti a quelle parole e se avessi potuto, avrei pianto di felicità.

Mi sciolsi gentilmente dal nostro abbraccio, incatenando le nostre mani con le dita. Gli accarezzai con le dita gli incavi violacei delle sue occhiaie e le sue palpebre pesanti, oscurate da iridi nere.

“ Hai sete.”

Lui annuì a malincuore. Sospirai amareggiata. Lui si nutriva di esseri umani. Dovevo lasciarlo andare. Non potevo certo farlo morire di fame, ammesso che fosse possibile.

Feci per sciogliere la nostra stretta, ma lui me lo impedì, portandomi un braccio dietro le spalle, i nostri visi a pochi centimetri di distanza.

“ Stasera offri tu. Cosa c’è nel menù di oggi?”

Per un attimo non compresi il suo discorso, ma poi, quando mi indicò con un cenno del capo la foresta, gli sorrisi felice ma ancora incredula. Gli cinsi, a mia volta, la vita con un mio braccio, la mano di quest’ultimo appoggiato sul suo fianco, mentre ci avviavamo ancora occhi negli occhi nei meandri della foresta quasi oscura, per via della sera calante.

“ Uhm…beh, ci sono cervi, alci e più in là, lungo i confini a nord, dei puma niente male, senza contare i grizzly.”

Lui mugugnò come in meditazione, poi mi sorrise, intensificando la stretta e accarezzandomi con l’indice della mano il profilo del mento, discostandomi un riccio dalla guancia.

“ Vada per i grizzly.”

Io risi, correndo con lui verso un nuovo futuro, finalmente, insieme.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Buanaseeeeeeeeeeeeeeeeera!!!! Si si, lo so, lo so!!! Che fine hai fatto????? Vi starete chiedendo in tanti, ebbene chiedo umilmente perdono!!! La scuola, nonché il benedetto quinto anno di liceo scientifico mi ha incastrato!!! Sapete da quanto tempo volevo finirlo questo cap??? Ufff, una fatica solo per scrivere una pagina. Un po’ i compiti, un po’ mia mamy che mi chiama, anzi, mi urla: “ VAI A STUDIARE! SEMPRE A SCRIVERE VICINO A QUESTO COMPUTER!” Quindi, vi lascio immaginare!!! Ma io non mi arrendo!!! Il prossimo cap, già in produzione, sarà ancora più bello!!! Ebbene si, amici ed amiche, sarà l’ultimo! Ma poi ci sarà l’epilogo e infine ci saluteremo, ma solo per questa storia!!! Ce ne saranno altre, ancora più belle ed emozionanti!!!

Allora, passiamo alle recensioni:

Luisina: Ma Luisina, cara, a me lo dici??? Le settimane tragiche ci sono state e ci saranno, ma io rimarrò sempre qui, a farvi emozionare e spero anche tu, con le tue meravigliose storie e con le tue recensioni!!! Allora, innanzitutto, grazie mille per i tuoi complimenti!!! Oh, mi fai arrossire!! ^///^

Sei un tesoro!! Si, all’inizio Celine è un po’ ambigua, ma poi riesce a farsi volere bebe da tutti, persino da noi (mi includo!XD) che leggiamo le sue bislacche congetture da ragazza innamorata! Spero ti sia piaciuto anche questo cap ricco di passione ed amore vissuto a 10001%!!! AAAAAH, io ADORO le storie così…così…TRAVOLGENTI, non saprei definirle in altro modo!!! E tu, invece, cosa ne pensi??? Fammi sapere al più presto!!! Bacioni, Fuffy91!!!^___^

Weepsiewolf: Piccola Weepsie!!! Sono così felice di risentirti! Mi sei mancata tantissimissimo!!! Praticamente, a quanto ho potuto capire, la tua è una mission impossibile leggere la mia storia!!! Lo so, è lunga, ma ne vale la pena, no? Attenta a non farti mettere in punizione, però!!!^^ Ti è piaciuto il mio cap precedente, cmq, vedo!!! Bene, bene!!! Immagino, allora, quest’altro!!! Non credo di essere stata smielata, però spero ti sia piaciuta la scena d’amore fra Celine ed Alex!!! Fammelo sapere!!! Bacioni, Fuffy91!!!^___^

P.S. Bambolina è Alice, zolletta di zucchero è Nessie, zuccherino è Bella, pasticcino è Edward, Barbie cara Rosalie, fiorellino Esme, Carlisle non ha soprannomi, Emmett orsacchiotto, cucciolotto Jacob e Jasper biondino!!! Spero di averti tolto dall’impiccio di incasinarti con i soprannomi!!! Baci baci!!!

 

Ed ora un mega grazie a tutti coloro che mi seguono, mi hanno messo tra i preferiti, mi leggono, ai nuovi e ai vecchi, insomma!!! Bacioni a tutti voi!!! A presto, si spera!!! Baci baci, sempre vostra Fuffy91!!!

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