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Autore: alexxienne    29/09/2009    0 recensioni
La ragazza scosse la testa in segno di non conoscenza, o meglio lei sapeva dove si trovasse l’amica ma non voleva parlare con lui, non voleva rivolgergli la parola. Lui si allontanò avvicinandosi a quella che aveva presentato come sua amica, le porse l’orecchio in modo tale che lei potesse dirle qualcosa che nessuno sentì.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Hei dov’è Elisa

-Hei dov’è Ellen?- domandò il ragazzo, rimanendo con le mani poggiate nella panca della chiesa. La ragazza scosse la testa in segno di non conoscenza, o meglio lei sapeva dove si trovasse l’amica ma non voleva parlare con lui, non voleva rivolgergli la parola.

Lui si allontanò avvicinandosi a quella che aveva presentato come sua amica, le porse l’orecchio in modo tale che lei potesse dirle qualcosa che nessuno sentì.

Veronica si alzò in fretta dalla panca dove era seduta le mani le tremavano e non sapeva che fare. Si sentiva ferita, abbandonata e non aveva quella spalla sicura su cui piangere, così volse lo sguardo verso quel ragazzo che ancora chiacchierava con la sua “amica”. Rimase non poco tempo a fissare la scena, finché non si rese conto che la scena era cambiata, ora anche lui la fissava, scosse impercettibilmente la testa si voltò e corse fuori. Per fortuna le lacrime si fecero strada nella suo viso solo che si fu girata. Spalancò la porta della chiesa, provocando un rumore dovuto al ferro arrugginito, corse ancora fini a raggiungere l’ultimo scalino della scalinata e si sedette lì. Non fermò il corso del suo pianto, voleva liberarsi di quelle sensazioni e credeva che così ci sarebbe riuscita. Ma lo stesso rumore che lei aveva provocato minuti prima la fece sobbalzare e voltandosi di botto lo vide…era lì fuori dalla porta che la guardava e si stava per avvicinare.

-Vattene- urlò lei voltandosi nuovamente, la voce era più rauca del solito e il viso era rigato da quelle lacrime che non si fermavano.

-Perché?- domandò il ragazzo rimanendo fermo

-Non voglio mai più vederti, sei riuscito ad ottenere quello avevi paura accadesse, perdermi- rispose lei con un nodo alla gola e le mani bagnate dalle lacrime.

Un tuono, poi un altro. E la pioggia cominciò a scendere come se volesse esprimere la sua solidarietà nei confronti della ragazza, coprendo e nascondendo le sue lacrime.

-No, io...- quelle parole lo colpirono, lui che si credeva superiore a qualsiasi sentimento, che credeva che dire “mi interessi” fosse solo un gioco stupido o una frase di circostanza, lui che era tanto pieno di se da non rendersi conto che le uniche persone che veramente gli volevano bene erano proprio quelle che lui maltrattava.

-Vattene- ripeté la ragazza, con tono arrabbiato e seccato. Oramai era tutta bagnata, ma non aveva intenzione di rientrare e dover sorbirsi quelle scene.

-No!- esclamò lui deciso.

-Bene, allora sarò io ad andarmene- si alzò, aveva tutti i capelli bagnati e si stringeva le spalle per il freddo, aveva dimenticato il giubbotto dentro e era lì in mezzo alla pioggia con addosso solo una magliettina a maniche corte che ormai era zuppa di acqua.

Lui le si avvicinò e tentò di poggiarle una mano su viso, ma lei lo fermò con la mano e alzando lo sguardo –Non ti permettere mai più a toccarmi- gli disse sibilando e fissando i suoi occhi azzurri che con la pioggia erano diventati ancora più chiari e belli.

-Cosa...io...scusa- disse il ragazzo, sostenendo lo sguardo fisso negli occhi di lei, anch’essi azzurri non accesi come i suoi ma più sul grigio, che a causa del pianto erano parecchio arrossati.

Lei fece due passi indietro e poi tornò a salire evitandolo, si aprì la porta ed entrò.

Una ragazza le venne incontro –Very stai bene?- domandò preoccupata, la ragazza annui ma quella non si dette pace –Ma perché sei uscita senza cappotto, oddio sei tutta bagnata...- poi si fermò vedendo rientrare il protagonista di quel maledetto musical che lei dirigeva col fratello. Gli andò incontro –Carl, che facevate fuori? Non vedi com’è combinata- concluse indicando la ragazza castana con i capelli tutti bagnati che si era appena seduta a terra con le gambe strette al petto e tremava come una foglia. Ma non piangeva più.

Il ragazzo non rispose alla co-regista e passando avanti si fermò a due passi dalla ragazza e abbassandosi sui ginocchi –Non voglio perderti- le sussurrò.

Ma lei non riusciva più a sentirlo, era come se si trovasse intrappolata in un’altra dimensione dalla quale non riusciva ad uscire, e gridava e gridava ma nessuno, nemmeno la sua migliore amica, era li per salvarla.

Il ragazzo sgranò gli occhi, si girò di botto verso la ragazza di prima -Chiama un ambulanza, veloce- le urlò.

La ragazza si avvicinò a Veronica mettendole una mano sulla fronte, era bollente ma i suoi occhi non erano chiusi, lei non era svenuta, il suo sguardo era spento, vuoto. Estrasse il cellulare dalla tasca e in poco tempo i soccorsi arrivarono.

 

Il resto della storia non è importante, perché oramai tutto era successo,

e nessuno aveva più voglia di proferire parola,

nemmeno la sottoscritta che infondo non è stata solo un giudice esterno,

che da lontano osserva quello che l’insensibilità umana distrugge...

 

 

 

spazio autrice

Salve! Questa è una short di mia invenzione, o meglio io l’ho scritta, cioè ho portato parole in scrittura. Spero vi sia piaciuta, so bene che è triste e molti di voi non ne saranno contenti ma spero lo stesso che piaccia, l’unica e ultima cosa che voglio sottolineare e che questa short è scritta col cuore, il cuore di una ragazza, distrutto in miliardi di pezzi. E ogni volte che lei ha quasi finito di raccoglierli e rincollarli, ecco che qualcun altro prende quello che lei è riuscita a sistemare e lo rigetta a terra pestandolo, riducendolo di nuovo in frantumi, come un bimbo dispettoso e invidioso che ruba e rompe il giocattolo dell’altro.

Solo che senza un giocattolo si può vivere senza il cuore no...

Grazie a tutti in anticipo!

 

  
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