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Autore: Terry17    29/09/2009    2 recensioni
Anno 2014: sono passati 4 anni da quando Near, l'SPK e l'intero staff del quartier generale della polizia giapponese sono stati giustiziati da Kira. Ora il mondo di Kira è una cruda realtà, un mondo in cui chiunque non segue le regole viene eliminato senza pietà. Ma quando tutto sembra perduto, Roger Ruvie, nuovo direttore della Wammy's House, scopre da una lettera di L che forse c'è ancora una speranza di fermare Kira...
Estratto dal cap 18: Io non sono L, e non sono nemmeno uno dei suoi successori: io sono la sua erede, la sua vendetta per il genere umano nata dal suo sangue e dalle sue ceneri, sono la bambina a cui hai fatto come regalo per il suo settimo compleanno la morte di suo padre. Io sono la tua Nemesi, sono colei che segnerà la tua condanna: io sono Dark L.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk, Teru Mikami
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ero completamente sconvolta: L aveva lasciato mia madre e me per impedire che cercassero di farci di nuovo del male.
-Allora è così che stanno le cose...- mormorai mentre sentivo una lacrima solcare la mia guancia. Poveri mamma e papà! Se non fosse mai successo niente quel giorno sarebbero rimasti insieme?
Probabilmente no. Prima o poi L si sarebbe reso conto che non poteva prendersi cura di noi senza metterci in pericolo, e ci avrebbe lasciate comunque.
Ma evidentemente il destino voleva che io diventassi come i miei genitori ad ogni costo. E infatti, come loro, sono cresciuta in un orfanotrofio. Da sola.
Quasi senza che me ne rendessi conto, lo scenario cambiò di nuovo: L, poco più alto, magro e con occhiaie molto più marcate del se stesso della precedente "visione", era rannicchiato sul sedile di un taxi, in un giorno di pioggia. Aveva l'aria stravolta, come se stesse per andare al patibolo, ma durò poco: infatti subito dopo riuscì a ricomporre la sua maschera di totale e assoluta indifferenza.
Dopo averlo guardato attentamente notai che aveva in mano un foglietto con su scritto un indirizzo. Quello dell'orfanotrofio in cui sono cresciuta.
Una volta arrivato pagò la tariffa al tassista e si diresse immediatamente verso la segreteria dell'edificio, percorrendo dei corridoi innaturalmente vuoti.
-Posso fare qualcosa per lei, signore?- chiese l'inserviente, leggermente a disagio per lo strano aspetto del suo interlocutore.
-Sì. Sto cercando la signorina Jordan, ho saputo da alcune fonti che è stata qui per un periodo- disse L, mantenendo una maschera di freddezza che fino a poco prima non aveva.
L'uomo cercò per un pò fra gli archivi. -Ci sono ben tre signorine Jordan; quale sta cercando esattamente?-
-Kyla Marie Jordan, anche se preferisce la forma abbreviata Kyrie.-
-Eccola qui. Kyrie Jordan...- l'espressione dell'inserviente cambiò d'un tratto -Lei è il signor L Lawliet?-
L era sbigottito. -Come fa a saperlo?-
L'inserviente gli fece cenno di seguirlo fino al giardino sul retro della struttura, dove si trovava un piccolo cimitero dove erano sepolti i bambini morti... o le madri morte di parto.
-No!-
L cadde in ginocchio davanti alla tomba di mia madre e lì per lì sembrava che stesse per scoppiare a piangere; dopo che riuscì a calmarsi alzò la testa e accarezzò con la mano il nome inciso sulla lapide.
-Questa è per te.- disse l'inserviente porgendogli una busta -L'ha scritta proprio poco prima che morisse.-
L'uomo se ne andò lasciando L da solo sulla tomba dell'amore della sua vita. Corse a ripararsi sotto una tettoia e aprì la busta.


Caro L,
Se stai leggendo questa lettera significa che non sono più in vita. Ultimamente non sono stata bene, e la mia salute è sempre stata cagionevole, e tutto ciò mi porta a pensare che ci sono buone probabilità che io non sopravviva al parto. Ti scrivo perché so bene che un giorno o l'altro verrai a cercarci, e, se questa lettera giungerà fra le tue mani sarà la prova che avevo ragione al riguardo: tu sei ancora innamorato di me, nonostante in quella lettera avessi affermato il contrario, e, soprattutto, ti importa di nostro figlio. Ed è per questo che ci hai abbandonati: non volevi che ci succedesse qualcosa di male a causa del tuo lavoro. Lo hai detto anche tu in quella lettera, "L non può essere padre", e lasciarci deve essere stata la decisione più dolorosa che tu abbia preso in vita tua. Anche se io probabilmente morirò, spero che almeno il nostro bambino si salvi: ormai manca molto poco al parto, lo so perché le false contrazioni non mi stanno dando pace. Scommetto che sarà un bellissimo bambino, tenace e testardo come il suo papà; anche se fosse una femmina, vorrei che ti somigliasse almeno un pò. So che non vorresti leggere queste cose, ma io preferirei che fosse così. Però, anche se fosse la mia fotocopia spiccicata e sputata qualcosa di te l'avrà comunque: indipendentemente dal sesso, il suo nome sarà Rue Lawliet, l'anagramma di L in giapponese con il tuo cognome.
So bene che potrebbero passare anni prima che tu legga queste parole, ma sappi che ti ho sempre pensato in questi mesi di lontananza. Non ti ho mai dimenticato e spero di non dimenticarti nemmeno dopo che me ne sarò andata. Non dimenticarmi nemmeno tu, e parla di me a nostro figlio il giorno in cui vi incontrerete.
Arrivederci L. Ti amerò per sempre,
Kyrie Jordan



Dopo aver letto quelle parole L si strinse la lettera al petto e cominciò a singhiozzare in silenzio, mentre le lacrime si mescolavano alle gocce di pioggia che gli avevano bagnato il viso in precedenza. Si riprese quando ormai era buio, si alzò in piedi e tornò in segreteria.
-Che ne è stato del bambino?- chiese in modo secco ed esauriente.
-È ancora ospite in questa struttura. Potrà vederla al saggio di domani, dato che ha superato l'orario delle visite- disse l'inserviente. -Vederla... è una femmina?- chiese L, come se la risposta fosse di vitale importanza.
-Sì, è una femmina. Si chiama Rue, come nelle volontà della madre. Scusi se sono indiscreto, ma lei è il padre? Perché la povera Kyrie le ha messo come cognome Lawliet, e lei è L Lawliet...-
L fulminò il pover'uomo con lo sguardo. -Non sono tenuto a rivelarglielo.-
Detto questo si raggomitolò su una sedia lì vicino e si addormentò in quella posizione.
Il giorno dopo L si svegliò circondato da una folla di ragazzini che lo fissavano, parlottando fra loro.
-Cosa ci fa qui, signore?- chiese una bambina con le treccine appena L aprì gli occhi.
-Forse è un barbone Annie, stai attenta- disse un bambino con un buffo cappellino.
-Alan potrebbe avere ragione, guarda com'è conciato.-
A L però non importava assolutamente nulla di quello che dicevano i bambini, quando però una vocina si fece sentire nel tumulto.
-Lasciatelo stare. Se è qui ci sarà un motivo.-
I bambini tacquero e io e L dovevamo avere la stessa espressione sconvolta: lui perché vedeva un suo miniclone al femminile con occhiaie meno marcate, mentre io vedevo me stessa a cinque anni come se fosse stata un'altra persona. Una cosa del genere era leggermente inquietante, come se il suo aspetto non fosse già poco rassicurante di per se: i capelli neri e lunghi che le cadevano disordinatamente fino alle spalle, con la maglietta nera e i jeans scuri, creavano un bizzarro contrasto con la pelle pallida della ragazzina, dandole l'aspetto di un cadavere dissotterrato da poco. Ma non fu quello che colpì L.
La cosa che lo colpì maggiormente furono gli occhi: erano neri con delle sfumature color cioccolata. Gli stessi occhi di Kyrie.
La bambina passò oltre e L la seguì fino alla sala di prove situata dietro le quinte del palcoscenico.
Improvvisamente ricordai quel giorno: c'era un saggio, e io avrei suonato il pianoforte. Ero andata lì per provare un'ultima volta, quando dal nulla spuntò un uomo. Però era talmente buio che non riuscii a vederlo bene in faccia.
-Sei brava- disse L.
La ragazzina fece spallucce. -Me la cavo.-
-Non direi che te la cavi e basta. Pensa che c'è gente che darebbe l'anima al diavolo per suonare come te. Io me la cavo a giocare a tennis, ma non sono mai stato capace di distinguere un Mi da un La.-
-Non è poi così difficile. Se vuoi te lo insegno io.-
L sorrise nell'oscurità. -Non importa, piccola. In fondo ognuno ha i suoi campi. Il mio è quello del tennis, e il tuo è il pianoforte.-
-Non direi che il tuo campo è nello sport. Sei alto e cammini curvo, segno evidente che mantieni per la maggior parte del tempo una postura scorretta, e avendo visto come ti siedi, direi che saresti capace di rimanere inchiodato in quella posizione per ore senza sentire malesseri; non sei uno sportivo, hai un lavoro dove non è necessario muoversi troppo.-
L fissò la me del passato, completamente strabiliato: forse aveva fatto male a sottovalutarla. -A quanto pare mi hai beccato. Hai un ottimo spirito d'osservazione... ehm...-
-Rue- disse la ragazzina, ancora ignara che lo sconosciuto sapesse già chi fosse.
-Rue. Un bel nome, ti si addice.-
-È un nome come un altro- commentò la me del passato.
-Sarà anche un nome come un altro, ma ciò non toglie che farai grandi cose. Credimi, sono sicuro che un giorno sarai una grande pianista, Rue.- disse L cominciando ad allontanarsi -Mi spiace solo non esserci quando verrà il tuo momento. Ci vediamo presto Rue, e mi raccomando, dai il meglio di te su quel palco.-
La me del passato si girò verso lo sconosciuto. -Ciao, ehm...-
L si bloccò per un attimo. -Chiamami Ryuzaki-
-Ciao, Ryuzaki. Ci vediamo presto.-
La bambina riprese a suonare il pianoforte, mentre L si fermò ad ascoltare per un attimo.
-Addio, figlia mia.- mormorò prima di uscire da quella stanza... e dalla mia vita.
In quel preciso istante capii tutto e, prima che me ne rendessi conto, ero in una stanza completamente bianca ed L era davanti a me.
-Ryuzaki... L... Kaziryu.- mormorai. Ormai avevo capito tutto: gli atteggiamenti di L, le sue espressioni, persino il suo modo di parlare... erano identici a quelli del mio amico Shinigami.
-Perché non mi hai detto subito di essere mio padre?- gli chiesi.
-Chissà... magari sapevo che non mi avresti ascoltato se te lo avessi detto subito. In fondo sono solo il padre che ti ha abbandonata nonostante sapesse della tua esistenza- disse.
-È vero, avrei potuto non ascoltarti.- ammisi. -Però ciò non toglie il fatto che però sia venuto da me quando avevo bisogno di aiuto, e che ora tu stia per morire di nuovo per aver salvato la vita a me e a miei amici.-
L sorrise. -Vero anche questo.-
-Perché lo hai fatto? Perché mi hai mostrato tutto questo?-
-Avresti potuto darmi del bugiardo se ti avessi detto tutta la verità a parole. Mi avresti creduto se ti avessi raccontato di me e di tua madre quando ero ancora Ziryu lo Shinigami?-
Mi morsi il labbro. Aveva ragione: se mi avesse detto tutto senza darmi prima la prova concreta che lui una volta è stato L probabilmente non gli avrei mai creduto. Forse solo chi lo aveva conosciuto avrebbe potuto riconoscere in lui qualcosa di L, e io non potevo farlo, dato che lo avevo mai visto, né avevo mai sentito parlare delle sue abitudini.
-Non rispondi, eh? Lo supponevo.- disse, avvicinandosi a me. -Sono state davvero poche le persone che mi hanno conosciuto, e ancora meno erano le persone a conoscenza dell'esistenza di una mia figlia biologica. Non credo che loro avrebbero potuto confermarti la mia versione dei fatti.-
-Lo immagino. Il mondo ti ha conosciuto come il grande detective L, non come il padre di Rue Lawliet.-
-Non sono stato un padre modello...- commentò.
-Però sei stato un buon padre quando mi hai lasciata all'orfanotrofio per proteggermi dai pericoli che comporta l'essere la figlia del più grande detective del mondo. E in questo mese e mezzo che abbiamo trascorso insieme, sei stato un padre a dir poco esemplare.- dissi, fermamente convinta di quello che stavo dicendo -Non tutti avrebbero compiuto un'impresa suicida come te per garantire l'incolumità del proprio figlio.-
L mi abbracciò e io ricambiai l'abbraccio.
-Ti voglio bene, piccola- mormorò con le con le lacrime agli occhi.
-Ti voglio bene anch'io, papà.-
La stanza bianca cominciò a sbiadire e io e L, tornato alla sua forma di Shinigami, ci ritrovammo abbracciati in salotto davanti ad Alex, l'unica persona oltre a noi ad essere sveglia.
-Rue, Ziryu, che succede?- chiese, sorpreso come me di essere ancora vivo.
L non disse niente, ma si limitò a guardarlo. -Alex, la affido a te. Prenditi cura di lei oppure troverò il modo di prenderti a calci anche dall'oltretomba.-
-Cosa? Rue? Ziryu qualcuno può...? Oh, cavolo!-
L cominciò a sgretolarsi davanti ai nostri occhi, e le sue ceneri cominciarono ad ammucchiarsi sul pavimento. Tesi la sua mano verso di lui e mio padre fece altrettanto; le nostre dita si strinsero un'ultima volta.
-Se la vedi, saluta mamma- dissi, incapace di aggiungere altro. Mio padre mi sorrise un'ultima volta, mentre le palpebre che si sgretolavano creavano l'illusione che stesse piangendo; ed ero certa che se gli fosse stato possibile lo avrebbe fatto. Alla fine le sue orbite si svuotarono e ciò che rimaneva del suo corpo cadde sul pavimento trasformandosi in cenere all'istante. Il suo Death Note cadde aperto sulle ceneri, mostrando al mondo la sentenza di morte che mio padre aveva firmato per Teru Mikami. E per se stesso.
Caddi in ginocchio e cominciai a piangere in silenzio.
-È... morto?- chiese timidamente Alex.
Annuii. -Sì... per proteggerci... e perché facessimo ciò che lui non era riuscito a fare in vita.- Mi alzai e andai in cucina a prendere un contenitore vuoto. Spazzai le sue ceneri dal pavimento e le versai nel barattolo dello zucchero, sperando che Watari non mi rimproverasse per quello che stavo facendo.
-Cosa stai dicendo? Che intendi con "ciò che non è riuscito a fare in vita"?-
-Il suo nome completo era Kaziryu... l'anagramma di Ryuzaki. Ryuzaki era lo pseudonimo che mio padre cominciò ad usare dalla morte di mia madre- spiegai rapidamente.
Alex capì. -Non è possibile...-
Alzai lo sguardo, stringendo convulsamente il barattolo che conteneva le ceneri dello Shinigami. -Invece lo è, Alex: lui era L. Lui era mio padre.-


***


Angolo dell'Autrice: 17: il mio numero preferito, noto per portare fortuna a me e sfiga a ogni altro essere. XVII, anagramma della parola VIXI, "sono vissuto" in latino. E, in questa litania di capitolo spaccato in due, Ziryu, meglio noto a tutti i fan e non di Death Note come L, muore per la seconda volta. *Si sente un boato assordante provenire da dentro la casa dell'autrice, una giovane ragazza di diciassette anni: NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!! ç_ç* Le regole, purtroppo per me, le ha fatte la Ohba e io le devo rispettare: L era diventato uno Shinigami, e L doveva morire per averli salvati. Ma non siate tristi, perché nonostante questo L farà comunque il mazzo a Light Yagami anche dalla tomba, muhuhahahahahahahahahahahahahahahahahaaaa! Come? state a vedere... :X

Risposta alle Recensioni:
Ritsuka96: Lieta di averti sorpresa! Tranquilla, non sarà l'ultimo infarto che vi farò venire... XD Ecco, ora sapete ciò che tutti sapevano fin dall'inizio: Ziryu, diminutivo di Kaziryu, anagramma di Ryuzaki, è L!!!!!!!!!!!! (come se non si fosse capito subito! appena arrivato ha chiesto dolci da mangiare, organizzava piani machiavellici persino per usare il Death Note e ogni tanto sparava percentuali: se non era L... ndTutti) E mi spiace di averlo ucciso, ma purtroppo non le ho fatte io le regole. Mi spiace, ma rallegrati: L ha appena cominciato a mazziare Light! Mikami è solo un sassolino... ciò che ha combinato è molto più diabolico. Muhuhahahahahahahaaa!!!!!

Grazie a chi legge e commenta, in particolare ad Amimy, Ritsuka96 e Targul, che hanno messo la storia fra i preferiti, erda, Lewaras e Ory_StarDust_95 che l'hanno messa fra le seguite, e TheDarkWisher, che l'ha messa sia nelle seguite che nei preferiti! Ciao e continuate a seguire questa storia
Terry17
  
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