4.
Attenzione: il volo 617 per Milano partirà tra cinque minuti.
-Vìì dai con quel distributore di schifezze!- dissi mentre Vì prendeva a pugni il distributore di merendine.
-Stupida macchina!- disse dando un colpo finale al distributore -Si è mangiata ben cinquanta centesimi!-
-Tieni- dissi dandole il “patrimonio” che aveva perso – E ora prendiamo le nostre cose e mettiamoci in fila..-
Arrivammo al posto di controllo dei passeggeri. La fila era lunghissima. Davanti a noi c' era un signore abbastanza grasso che puzzava di sudore. Io e Vì ci guardammo contemporaneamente e, come sempre, ci capimmo all' istante. Cercammo di trattenere le risate, mordendoci il labbro e guardando da un' altra parte.
-Vì- dissi sul punto di scoppiare a ridere – perchè non.. pfff..-
-HAHAHA- Ridemmo come due cretine, tanto da far girare tutte le persone che erano in fila.
-Più uno! E non siamo nemmeno partite-
-Già, ci conviene segnarle una per una!-
Finalmente arrivò il nostro turno. Passò per prima Vì, senza far suonare nessun allarme. Poi passai io
DIN DIN DIN
L'
allarme scattò. Subito si piombarono su di me una
cinquantina di
poliziotti che iniziarono a toccarmi per tutto il corpo.
In
tasca avevo un pacchetto di caramelle, che da fuori poteva essere
scambiato per un arma. Uno delle guardie ci fece caso.
-Attenzione! E' armata!- urlò ai poliziotti.
-Ragazzi, calma, è solo..- dissi mentre cercavo di cacciare fuori il pacchetto.
-Ferma non muoverti!- disse un altro puntandomi una pistola addosso.
-Cavolo
non credo possa fare un attentato con un pacchetto di caramelle!-
dissi finalmente cacciandolo fuori.
La
tensione che si era creata tra i passeggeri svanì e sentii
un
sospiro di sollievo da parte di tutti.
-Comunque lei ha addosso qualcosa che non potrebbe avere-
Il poliziotto continuò a frugarmi tra le tasche.
-Ah-Ha!- esclamò poi, cacciando dalla mia tasca una semplice forcina.
-..Tutto qui?- dissi snobbandoli -Ora posso salire?-
-Sì prego- disse facendomi strada.
-Grazie- risposi in modo dispregiativo.
In tutto questo Vì era lì che come sempre rideva come una cretina.
-Cosa ridi tu?! Spicciamoci a salire piuttosto..-
Avevamo un posto in seconda classe, non male. Andammo ai ostri posti. Eravamo distrutte, soprattutto Vì, che già normalmente è stanca, figuriamoci dopo una sveglia presto d' estate e dopo tante ore di viaggio. Erano appena passati cinque minuti.
-Vì allora io ho già deciso: il..- dissi girandomi verso di lei. Mi bloccai vedendola con gli occhi chiusi. Sorrisi e la lasciai dormire. Decisi di concedermi anch'io cinque minuti di riposo.
Cinque minuti.. Solo cinque.. Solo.. Zzzz..
“Una ragazza dai capelli ricci castano chiaro passeggiava per le strade di una città. Era felice. Lo si capiva dal sorriso che aveva stampato in viso. Improvvisamente una goccia le piombò sulla guancia. Alzò gli occhi verso il cielo. Stava iniziando a piovere.”...
-Fignorina? Ffffignorina fi fvegli!- un ragazzo con le orecchie a sventola e la zeppola in bocca mi scuoteva ripetutamente il braccio.
Aprii lentamente gli occhi -Cosa vuole non ho fatto niente stavolta-
-Bhè.. Fa com'è, fiamo arrivati a Milano – ridacchiò grugnendo come un porco – Dovete fcendere dall' aereo-
Una sputazza finale mi arrivò dritta nell' occhio. Feci per asciugarmi e mi alzai dal sedile aggiustandomi i capelli. Diedi uno spintone a Vì.
-Scema sveglia- non dava segni di vita. Improvvisamente misi in moto il cervello.
-Ehi.. Non è che potresti sollecitarla anche tu?-
-..Ma certo!- prese un bel respiro -FFFFFFFFFFFFFFFFVEGLIA!- disse infine ad alta voce, sputando del tutto Vì, che si alzò di colpo dal sediolino. Mentre pronunciava con la sua zeppola la S vidi contro luce tutta la sputazza volare sulla sua faccia.
-Che ci fa qui, professore?!- disse Vì spaventata mentre si asciugava la faccia inondata di sputazza.
Risi – No Vì, è solo lo stewart che ci avvisa che siamo arrivati e che dobbiamo scendere-
-Grazie ancora per.. la sveglia! Arrivederla!- dissi prendendomi Vì ancora assonata per un braccio e uscendo velocemente dall' aereo.
-Potevi risparmiarmi questa doccia!-
-Lo sai che non potevo- dissi con un sorrisone.
Dopo aver chiamato i nostri genitori, raggiungemmo un taxi libero e, dopo aver caricato tutti i bagagli che a malapena entravano, ci sedemmo sui sediolini posteriori.
-Allora, ragazze, dove vi porto?- disse il taxista girandosi con un tipico accento milanese.
-Al Washington Hotel- dicemmo contemporaneamente.
Calò
il silenzio. Vì era troppo assonata per dire qualcosa. Il
taxista
sembrava un tipo calmo, e fortunatamente non uno di quelli che parla,
parla e parla. Guardai fuori dal finestrino. Improvvisamente mi
passarono per la mente.. tanti flash? Tanti ricordi? No. Tanta
nostalgia, forse.
E'
strano quanto guardare fuori da un finestrino ti faccia riflettere.
Mi
girai verso Vì che a malapena teneva gli occhi aperti e
anche lei
aveva lo sguardo verso il finestrino.
A
rompere quel silenzio fu il mio cellulare. Vì si
girò verso di me.
-..Fammi indovinare.. E' tua mamma? No.. E' tuo padre? No.. E Ciro forse?!-
Sorrisi -No.. Mi sa è mio fratello- dissi ironica
1 nuovo msg da: Amo: Scemina tutto bene? La tua mancanza qui si sente già.. Ti penso sempre, fatti sentire.. ;)
Sulle mie labbra apparve un sorriso.
-Vedere vedere- disse Vì prendendomi di mano il cellulare.
Lesse il messaggio – Come.. Come è poetico!- disse prendendomi in giro- Non ho mai sentito parole più profonde di queste!-
-Tsè.. Non puoi capire- dissi facendo la finta offesa.
-Meglio così, credimi-
Scossi
la testa. A interromperci fu il taxista che parcheggiando l' auto ci
disse che eravamo arrivate. Pagammo e prendemmo le valige.
Io
e Vì eravamo ferme davanti alla porta girevole, come
incantate da
qualcosa. Ci girammo l' una verso l' altra.
-Aspettiamo che qualcuno gentilmente ci porti tutto il guardaroba che ci siamo portare da casa, o entriamo?- disse Vì.
-Sarebbe meglio la prima, ma non credo ci sia qualcuno così disponibile da portarceli. Sùsù muoviamoci- dissi prendendo il trolley mettendomi una borsa sulle spalle, un' altra a tracolla e una nella mano destra.
-Ma non sono ridicola?!-
Vì
annuì solo con la testa, anche lei troppo impegnata con i
bagagli.
Non
appena entrammo, il receptionist vedendoci sgranò gli occhi.
Forse
perchè avevo poggiato bruscamente le valige per terra e
avevo
esclamato un “Marò”.
-Scusate, forse avete sbagliato Hotel- disse con una faccia schifata.
Lo squadrai da capo a piedi.
-No, non abbiamo sbagliato hotel- dissi anch'io con una faccia e con un tono schifato.
Riconobbe il mio accento napoletano
-Ah, napoletane.. Sì spiega tutto-
Stavo per dire qualcosa di offensivo quando Vì prontamente mi bloccò
-Non è il caso di farci cacciare anche qui, Kìa- mi sussurrò
Era vero. Era meglio non dire niente, se no andava a finire come l' anno scorso che mettendomi a litigare con il cameriere di un ristorante ci cacciarono.
-..Il cognome?- disse quello
-.Pascucci-
-Pascucci?!- disse come sconvolto – Ci deve essere un errore..-
-No, nessun errore, sono proprio io, la figlia del sig. Pascucci-
Si fece leggermente rosso -Oh, allora mi scusi, signorina, prima non volevo..- disse cambiando tono di voce.
-Si si, come vuole- dissi interrompendolo – Ora puo' darci le chiavi gentilmente?-
-Certamente-
-Ah, ecco! Camera n° 618- disse porgendomi le chiavi – Se permettete vi chiamo un fattorino e vi faccio vedere dove si trova la camera-
-Grazie, sarebbe proprio la cosa migliore-
-Certo che il cognome di tuo padre funziona sempre, eh- mi sussurrò Vì.
Sorrisi
mentre camminavamo per il lungo corridoio. Le pareti erano tappezzate
di un tessuto bordeau e le porte erano bianche, con le maniglie in
ottone come le targhette.
Arrivammo
all' ascensore, anche questo bianco con i pulsanti in ottone. Al suo
interno c' era un enorme specchio, anche questo con una cornice in
ottone.
Scendemmo all' ultimo piano. Suite con vista (quale vista non l'ho
ancora
capito..).
-Questa è la vostra chiave- disse il fattorino – e questi i vostri bagagli. Se cè qualche problema, basta chiamare al numero della hall. All' interno della camera c'è un elenco con tutti i numeri di telefono dell' hotel-
-Grazie di tutto- dissi sorridendo e chiudendo la porta una volta che il fattorino se ne andò salutando.
Chiudemmo la porta. Io e Vì ci guardammo in faccia.
-Allora che ne pensi??-
-E' S T U P E N D A ! Papà stavolta ha scelto proprio bene-
-Ehi, anche mio padre ha collaborato-
-Certo, certo- risposi assecondandola
Già.
I nostri padri erano due importanti imprenditori, ecco
perchè il
propretario dell' hotel subito cambiò tono al sentir
nominare il mio
cognome. E forse mio padre avrebbe comprato lo stesso Washington
Hotel.
La
suite all' ingresso aveva un piccolo soggiorno, seguito da un
corridoio che conduceva alle camere da letto, che erano collegate dal
bagno. Entrambe avevano un letto matrimoniale, ma io e Vì
già
sapevamo che avremmo dormito insieme. Nella camera inoltre c'era un
piccolo mini-bar.
Il
bagno invece aveva sia la vasca-idromassaggio, che la cabina-doccia.
Prima della vasca c'erano due scalini, mentre la cabina-doccia, in
vetro trasparente, era vicino alla finestra.
Passammo
la maggior parte della giornata a disfare le valige. Si fecero le
21.00, ora di cena.
Subito
dopo cena andammo ritornammo nella nostra suite. Eravamo distrutte,
quindi decidemmo di andare subito a dormire.
-Io mi metto a destra!- dissi correndo verso il cuscino di destra.
-Come vuoi.. Ehi cos'è questo??- disse Vì avvicinandosi a qualcosa che non riuscivo a vedere.
Mi avvicinai anch'io -Cosa cosa?-
-..Questo!- rispose Vì correndo sul cuscino destro.
-Ti ho mai detto che ti odio?-
-Sì, tante volte!-
Dopo essermi lavata e dopo aver indossato la mia camicia da notte, finalmente mi distesi su quel soffice cuscino di piume. Finalmente? Passarono cinque minuti e Morfeo ancora non si era fatto sentire. Vì invece era già nel pieno del sonno. Decisi di alzarmi. Mi andava di fumare una sigaretta, così mi vestii velocemente mettendo degli shorts e una canotta a caso e uscii dalla suite. Andai verso il bar. In giro non c' era nessuno. Nemmeno il barista. Notai dietro al bancone le innumerabili bottiglie di Alchol che mi attraevano particolarmente.
Una sigaretta e un drink. Non uno di più, promesso
E naturalmente non fu così. O almeno in parte. Infatti mi preparai un solo drink, ma usando più della metà delle bottiglie che c'erano. Iniziò a girarmi la testa.
-Devo riuscire a tornare in camera- dissi con una strana voce -Devo riuscir..-
BUM
Per terra. Stesa. Buio.
-Siate tutti contenti, siamo arrivati al Washington Hotel!- dissi ironico.
-Cos'era quel tonfo?-
Stesa per terra c' era una ragazza. Non era svenuta, si capiva dal fatto che cercava di alzarsi ma senza risultati.
-Iniziamo bene..-
-Joe invece di borbottare pensa a cercare qualcuno del personale-
Bussai varie volte il campanello della receptionist, ma non venne nessuno. Kevin intanto era andato a cercare qualche donna delle pulizie. Nessuno. Stranamente l' albergo era completamente vuoto.
-Ehi, guardate qui- disse Nick prendendo un volantino dal bancone – ..Tutto si spiega-
Kev gli prese il foglio di mano -Bene, proprio stasera doveva mancare il personale!-
Notai un bicchiere e una cicca accanto agli altri volantini. Odorai il bicchiere -..La ragazza è solamente ubriaca-
-Solamente?-
-Bhe, che puo' fare di male?-
Nick e Kev mi guardarono male -Ok, puo' fare di male-
-Che ne facciamo?-
-Semplice: noi ce ne andiamo in camera nostra a riposare, mentre la ragazza rimarrà qui stesa sul pavimento. Domattina la troveranno e tutto si aggiusterà- dissi avviandomi.
-Joe, non possiamo lasciarla qui-
-E dove vuoi che la mettiamo? In camera nostra?!-
Nick e Kev si lanciarono un' occhiata.
-..Io scherzavo-
Continuavano a fissarmi
-Non starete pensando davvero che..-
-Oh sì! Avanti Joe.. Non avrai mica vergogna di dormire per una notte con una ragazza?-
-Niente affatto! Solo che..- guardai prima la ragazza che mugugnò qualcosa che non riuscimmo a capire -Ok..-
Kia's Space ♡
Hìì <3 Dopo mooooolto tempo riesco a postare anche il quarto capitolo.. Spero che i commenti siano un po' di più di quelli della volta scorsa [0] e che questo capitolo piaccia di più xD
-xoxo Kìa ♡