Bianco
Quel
giorno per Harry sarebbe iniziato il settimo anno ad Hogwarts. La guerra era
terminata da appena un mese e le lezioni sarebbero riprese, con qualche
professore e qualche studente in meno. Per alcuni giorni era stato indeciso se
continuare la scuola oppure iniziare l’apprendistato al dipartimento Auror, come propostogli da Kingsley.
Poi ripensò a come aveva trascorso gli anni passati e gli venne voglia di
godersi un vero anno scolastico in piena regola, finalmente sollevato dal
pericolo incombente di Voldemort a pesargli sulle
spalle. Ron era come sempre il suo compagno di banco, mentre Hermione si era posizionata in prima fila, con aria di chi
volesse recuperare in un sol giorno tutte le nozioni perse durante la guerra. A
dire il vero Ron sarebbe volentieri andato con Gorge al negozio, ma la capacità
di persuasione di Hermione era addirittura aumentata,
da quando stavano ufficialmente insieme.
-Ragazzi, nonostante siamo ormai a Dicembre inoltrato, si
può dire che l’anno scolastico inizi adesso, anzi, per alcuni di voi è proprio
così. Pertanto abbiamo deciso di azzerare la situazione di tutti e ripartire da
capo, come un nuovo inizio appunto. Inoltre, in vista dei recenti avvenimenti,
abbiamo deciso di avviare delle attività intercase, per sviluppare una maggiore
cooperazione fra tutti gli studenti.- annunciò la professoressa con calma. La
notizia venne accolta abbastanza tranquillamente dalla maggioranza della
classe.
Harry e Ron si guardarono con un velo di preoccupazione negli occhi. Dietro di loro Malfoy cercava di contenere il nervosismo. Fioccarono i primi nomi e le nuove coppie si strinsero la mano per suggellare la collaborazione. Ad Harry non importava con chi sarebbe capitato, gli andava bene chiunque, eccetto uno. Contemporaneamente in una testa biondo platino, qualcuno componeva gli stessi pensieri “Va bene chiunque, persino la mezzosangue, ma ti prego…lui no!”, recitava mentalmente Malfoy come un mantra. Nei barattoli erano rimasti pochi bigliettini e la professoressa pareva aver rallentato il ritmo, alimentando la suspance che si respirava nell’aria. O almeno quella era la visione personale di Harry.
-Allora, la prossima coppia sarà costituita da…Ronald Weasley e…Goyle Gregory.-
Ron affondò la faccia tra le braccia, sbattendo la fronte sul banco.
-Coraggio, poteva andarti peggio…- cercò di consolarlo Harry dandogli leggere pacche sulla spalla.
-Ed infine Hermione Granger /Cho Chang
e…Harry Potter /Draco Malfoy.- concluse
-Come dice signor Potter?- lo squadrò
-N-niente professoressa- bofonchiò Harry arrossendo lievemente.
-Mi sa che avevi ragione, poteva andarmi peggio. Coraggio Harry.- mormorò Ron al suo orecchio con tono compassionevole. Nell’ultima fila Malfoy era rimasto congelato dallo stupore, le nocche bianche tanto stringeva i pugni e il volto granitico.
Le lezioni si susseguirono una dopo l’altra, lasciando Harry apatico e sconsolato. Si era appena liberato del peso della salvezza del mondo e ora la sorte gli aveva affidato un’ulteriore impresa: riuscire a convivere a stretto contatto con Malfoy senza uccidersi a vicenda! Era troppo, persino per il salvatore del mondo magico. “Si tratta solo di un compito ogni tanto, ce la puoi fare Harry” si ripeteva per auto convincersi.
A pranzo i professori li invitarono a mescolarsi, senza tenere conto della casa di appartenenza. I ragazzi ubbidirono volentieri, in fondo molti si conoscevano già tra loro e l’idea del mescolamento creava un clima di festa. L’unico problema erano i Serpeverde, che a quanto pare non riuscivano a trovare posto fra gli altri, schivati come caccabombe.
-Certo che la gente non impara proprio mai!- sbottò Hermione seccata.
-In che senso scusa?- chiese Harry perplesso.
Hermione sbuffò.
-Nel senso che dopo quello che abbiamo passato, dovremmo aver imparato che è importante essere uniti e che la casa di appartenenza non decreta la bontà di una persona. E tu dovresti saperlo più di tutti Harry!- rimbeccò lei con sguardo severo.
Harry abbassò lo sguardo, in effetti in cuor suo sapeva che la sua amica aveva ragione, ma nella sua mente erano ancora vivide certe immagini…certi ricordi brucianti, che proprio non riusciva ad accettarli. Specialmente lui. Perciò si limitò a brontolare cose senza senso evitando gli occhi fulminanti di Hermione. Ron dal canto suo optò per una posizione neutrale. La ragazza si alzò e procedette verso il gruppetto dei Serpeverde con passo deciso.
-Dimmi che non farà quello che credo stia per fare- sibilò Harry all’amico.
-Temo di sì…prepariamoci al peggio- confermò Ron con voce funerea.
Poco dopo Hermione tornò al tavolo, seguita da Malfoy e l’inseparabile Goyle, mentre altri imitarono la ragazza invitando gli altri Serpeverde. Fatta eccezione per qualche debole tentativo di Herm per intavolare una qualche conversazione, il pranzo si svolse in un silenzio astioso e imbarazzato. Malfoy non proferì parola, trovando più interessante il suo piatto di patate arrostite. Lo stesso fece Harry, lanciando improperi mentali alla sua cara ex-amica. L’atmosfera non migliorò nei giorni seguenti, tanto che Harry dovette sorbirsi una ramanzina da Hermione, che lo accusava di non sforzarsi abbastanza nel progetto di cooperazione. Al che Harry uscì fuori dalla sala comune, per impedirsi di strozzarla. Erano settimane che gli dava il tormento perché lui non aveva ancora fatto nemmeno un compito con Malfoy. Non poteva più contare neanche su Ron per contrastarla, ora che finalmente stavano insieme evitava qualsiasi pretesto di litigio e prendere le sue parti apertamente voleva dire guerra. Agitato e nervoso scese le scale di corsa, mandando a quel paese Pix e i suoi scherzetti maligni. Dal nervoso dimenticò il solito gradino evanescente e mise il piede in fallo, proiettandosi in un bel capitombolo giù per la scala.
-Levicorpus!-
Harry aprì gli occhi che poco prima aveva chiuso in vista dell’impatto, spalancandoli stupido di trovarsi a galleggiare per aria.
-Grazie mille dav…- il ringraziamento gli morì in gola vedendo il volto del suo salvatore.
Malfoy lo osservava con un ghigno divertito, senza accennare a mettere giù la sua bacchetta.
-Ma guarda chi c’è…San Potter in persona.-
-Mettimi immediatamente giù Malfoy o ti schianto!- ruggì Harry furioso.
Il biondo alzò un sopracciglio e sciolse l’incantesimo, facendolo atterrare con poco garbo sul pavimento. Harry si alzò immediatamente con un bernoccolo fresco in fronte e la bacchetta alzata, pronto al contrattacco. Il suo avversario invece aveva riposto la bacchetta, fissandolo immobile.
“Perché non mi attacca? Cos’ha in mente?” si chiese Harry, i nervi a fior di pelle per la tensione.
Finalmente il biondo si mosse, alzando una mano verso di lui.
-Potter..-
-Stupeficium!- gridò Harry, mandando Malfoy gambe all’aria contro la colonna di marmo retrostante. Il ragazzo boccheggiò sputando sangue. Harry si scosse, per la seconda volta aveva quasi ammazzato il biondino. L’incantesimo era partito da solo, di getto. “Fortuna che è una pellaccia!” si ritrovò a pensare, sorprendendosi di sentirsi sollevato. Fece qualche passo verso di lui, ma il la mano del biondo si alzò a mo’ di alt.
-Fermo lì Potter…non ho bisogno di aiuto.- proferì ansando, con ancora il fiato mozzo per la botta. Harry si bloccò, guardando Malfoy alzarsi faticosamente, per poi andarsene a passo malfermo, il volto impassibile e glaciale come sempre.
I giorni successivi Harry rimuginò spesso sull’accaduto. L’atteggiamento tenuto da Malfoy era…era sospetto. Chiariamoci, era odioso come al solito, tuttavia era sicuro che qualcosa non quadrasse. Innanzitutto perché salvarlo da una bella caduta dalle scale con il levicorpus, quando poteva starsene a guardarlo rompersi l’osso del collo? E poi la sua reazione passiva…il vecchio Faccia da Furetto non si sarebbe comportato così. Nonostante ne avesse discusso con Ron, raccontandogli del bizzarro comportamento del nemico, il dubbio rimaneva. Memore dell’ultima volta che aveva sospettato di lui al sesto anno, decise che questa volta avrebbe affrontato il problema di petto. Sarebbe andato a chiedere spiegazioni al diretto interessato. Alla peggio avrebbero duellato. Ron seppe da Goyle il posto preferito da Malfoy e lo disse ad Harry che lo stava cercando da ore per tutto il castello. Fuori faceva un freddo cane e le nubi minacciavano una belle tempesta da un momento all’altro. “ Ma tu guarda quello che razza di posto preferito si è scelto” brontolò Harry battendo i denti, mentre attraversava il prato e superava la capanna di Hagrid, per poi infilarsi nella Foresta Proibita. Lì il vento era meno forte, filtrato dalle chiome dei giganteschi alberi, ma anche la luce era molta meno, costringendolo a socchiudere gli occhi per focalizzare il sentiero. Come gli aveva detto Ron, lo trovò pochi metri dopo, in una piccola radura. Harry si trattenne dal rivelarsi subito, voleva prima vedere cosa stava facendo, magari lo avrebbe colto in fragrante. Malfoy era seduto su una roccia, il volto al cielo, con espressione assorta. Il suo corpo era percorso da tremiti continui, tuttavia continuava a stare lì impalato, senza far nulla nemmeno per riscaldarsi. Ad un certo punto si alzò e si tolse il cappotto, la sciarpa e i guanti. Rimanendo in camicia e pantaloni, in piedi, lo sguardo sempre rivolto al cielo. Harry cominciò seriamente a dubitare della salute mentale del suo nemico. D’un tratto gli parve di udire dei suoni strani, simili a lamenti e singhiozzi, provenire dalla diafana figura del ragazzo e involontariamente mosse un passo verso di lui, calpestando un rametto che schioccò sonoramente in quel silenzio. Malfoy si voltò di scatto e sbiancò alla vista del suo rivale in quel luogo. Harry trattenne un sospiro notando gli occhi solitamente freddi e sprezzanti del biondo, arrossati e lucidi come quelli di un bambino piccolo. Un imbarazzante silenzio cadde tra i due. Poi Malfoy si riprese e schiarendosi la voce domandò:- Ti sei perso Potter?- cercando di mantenere il solito tono strafottente. Harry percepì una nota di amarezza in quella domanda e ciò che aveva visto lo aveva confuso ancor più di prima. Era il momento delle risposte.
-Cosa ti succede Malfoy? Che stai tramando questa volta?- proruppe con decisione, la mascella contratta.
Malfoy abbozzò un sorriso stanco, ombra del suo antico ghigno.
-Devo per forza tramare qualcosa? No guarda, ho imparato sulla mia pelle che non sono fatto per queste cose…- rispose enigmatico, guardando oltre.
-In effetti non ti definirei uno stratega.- convenne Harry, stupendosi del suo tono fin troppo cordiale.
Il biondo annuì. Nei suoi movimenti mancava totalmente l’aggressività e la sfrontatezza che lo distinguevano, era come svuotato, stanco. Harry si spazientì.
-Senti mi vuoi dire che ti prende?! Perché non reagisci? Perché ti sei fatto schiantare come un novellino l’altro giorno?!!- gridò Harry avvicinandosi. Fra i due sbuffi di alito caldo salivano al cielo. Gli occhi verdi di Harry bruciavano di voglia di combattere, quelli celesti di Malfoy erano invece privi di qualsiasi energia vitale.
-Vuoi uccidermi Harry?- gli domandò calmo il biondo –Allora fallo! Ora, subito!- gli urlò in faccia Malfoy avvicinandosi al suo viso.
-Non posso se tu non ti difendi! Prendi la bacchetta, forza!- rispose l’altro distogliendo lo sguardo.
Il ragazzo sfoderò la bacchetta.
-Benissimo allora, combatti Potter- sibilò Malfoy esibendo il suo miglior ghigno malefico.
Ad Harry andò il sangue alla testa. Vide Sirius scivolare dietro il velo dei morti, Silente cadere dalla torre, Edvige stecchita nella sua gabbia, l’occhio di Malocchio piantato nella porta della Umbridge, Fred con l’ultima risata ancora in volto e poi Remus, Tonks, Colin Canon e tutti gli altri compagni sdraiati a terra freddi, morti. E poi la sua rabbia irruppe con la potenza di un uragano. Lanciò un Crucio contro Malfoy che cadde al suolo urlante, contorcendosi in spasmi frenetici. Le urla riecheggiarono nella foresta e nella mente di Harry, che gettò la bacchetta al suolo. Lontano da lui. Le ginocchia gli cedettero e affondarono in un sottile strato di nevischio. Aveva iniziato a nevicare. La pioggia si era trasformata in candida neve, che ora scendeva a larghi fiocchi, ammantando il mondo di purezza. Entrambi ansimavano, osservando la neve posarsi su di loro. Chiusero gli occhi, respirando profondamente.
-Grazie Potter-
Due semplici parole, dette con sincerità, scaldarono il cuore di Harry.
-Quando vuoi Malfoy.-
In quel momento si levò una splendida risata, chiara e cristallina come la neve. Draco Malfoy stava ridendo come una persona qualunque, di gusto e gioiosamente. Alla sua risata si unì quella di Harry, calda e melodiosa. Rimasero così per un tempo che parve infinito, sdraiati nel bianco dove ogni cuore poteva trovare la tanto agognata…pace.