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Autore: Fuuma    30/09/2009    4 recensioni
Come vorrei poter scegliere tra Paradiso e Inferno. recita una canzone famosa.
Se solo si potesse, sarebbe tutto più facile. Perfino tornare alla sede di Quantico, per affrontare una sconfitta che brucia nel petto e li corrode come una malattia incurabile.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tears and Rain

Serie: Criminal Minds

Character: Spencer Reid, Derek Morgan

Pairing: //

Conteggio parole: 788

Note: Nonostante il finale vagamente slash (ma anche no) della fic, non è da leggersi in questa chiave.
Dopo aver trattato di un caso finito bene, non ho resistito a parlare anche della versione in cui le cose non sono andate poi così bene. In ogni caso non mi soddisfa molto, nonostante nelle altre due fic che ho scritto sulla serie Reid fosse sempre il protagonista, gli altri comunque avevano la loro importanza, qui invece non sono riuscita ad infilarli. C'è solo Spencer e Derek (non che mi dispiaccia, eh =ç=... però non nominare Hotch... e Gideon è_é, mi piglia male). Mah.

Disclaimers: I personaggi di CM appartengono agli aventi diritto.

Titolo e frasi ad inizio fic appartengono all'omonima canzone Tears and Rain cantata da James Blunt

Scritta per il Pigiama Party @FW.it


.Tears and Rain.

How I wish I could walk through the doors of my mind;
Hold memory close at hand,
Help me understand the years.
How I wish I could choose between Heaven and Hell.
How I wish I would save my soul.

James Blunt – Tears and Rain

 

Un nuovo caso.

Una bacheca tappezzata di cadaveri, fantasmi da vendicare, immortalati in un’ultima posa.

Facce di sconosciuti, con i loro sorrisi spezzati, i loro occhi sbarrati e la firma di un serial killer stampata sul volto di ogni vittima.

Un volo d’andata, direzione Inferno.

In cui parlare, discutere della morte e dei suoi boia, senza mai tralasciare nulla.

Analizzando tutte le sfumature della mente di un assassino, fino a pensare come lui.

Che schifo.

Poi di nuovo corpi straziati e senza vita, di nuovo foto di esseri umani uccisi da altri esseri umani.

Fino alla cattura del colpevole.

Infine tutti a casa, in un viaggio che dura troppo poco, mai abbastanza per scrollarsi di dosso il puzzo di sangue, lo sguardo di un folle immolato per la propria follia e la stretta allo stomaco per aver fallito.

Non si può sempre vincere.

Non si possono salvare tutti.

Ma non basta questa consapevolezza per smettere di provare un senso di vuoto che pezzo dopo pezzo li divora dentro, riempiendo la testa di “Forse se avessi…”.

Le mani affondano tra i capelli, dita scheletriche arpionate a ciocche biondicce o castane che, nervosamente, vengono tirate indietro più e più volte, nel vano tentativo di levarli dalla faccia.

Inutilmente.

Appesantiti dall’acqua, continuano ad imbrattargli il volto.

Maledetta pioggia.

«Ehi, tutto ok?»

No.

«Sì.»

«A chi vuoi darla a bere, ragazzino.»

A lui.

Al resto della squadra.

Un po’ a tutto il mondo.

«Abbiamo fatto tutto il pos…»

«Morgan.»

È un bisbiglio, coperto dalla pioggia di Quantico, eppure Derek lo sente e si ferma, aggrottando la fronte scura mentre la mano che voleva posarsi alla spalla di Spencer rimane a mezz’aria, sospesa tra il fare ed il non fare. Così come sono state le loro decisioni nelle due settimane passate dietro l’ennesimo caso: agire o aspettare.

Qualsiasi decisione presa sarebbe stata quella sbagliata.

Era una partita persa in partenza.

«Non avremmo potuto fare nient’altro.» riprende Derek, con il tono di un fratello maggiore, più grande e, quindi, con più esperienza. Anche se alle volte non è vero ed altre non basta comunque avere più esperienza.

Spenser scuote il capo, la pioggia segue i suoi movimenti, ma non smette di bagnarlo.

Non sa neppure cosa vorrebbe dire con quel gesto, cosa vorrebbe negare e cancellare dalla propria testa. Difficile per uno che ha una memoria eidetica.

«Lo so che non c’era nient’altro da fare.» inizia la sua voce, è così sottile che pare potersi spezzare anch’essa da un momento all’altro. Fragile. Era questo aspetto di lui che portava tutti gli altri a volerlo proteggere, non il fatto che fosse il più giovane –e quindi cosa, il più puro? Stronzate-.

«Ma forse se avessi…»

Se avessi prestato più attenzione ai segnali.

Se avessi notato prima lo sguardo di un ragazzo che sembrava normale, che era così giovane.

Se avessi insistito di più, osato di più, provato di più.

Forse

Se

Avessi…

«Reid, Reid, Reid…»

È una nenia che pare non aver fine, formata dal suo nome ed intonata dalla voce di Derek accompagnata dal suono costante di una goccia dopo l’altra che cade sulla città. L’uomo ha reclinato il capo abbassandosi per essere alla stessa altezza di sguardi e permettere a Spencer di poterlo guardare negli occhi. Obbligandolo a guardarlo negli occhi. Così che possa leggervi tutte le parole che vorrebbe dirgli e che invece tace, limitandosi a scuotere il capo piano, lentamente.

Per questa volta –anche per questa volta- dovranno accontentarsi del semplice fatto che è finita.

Domani in ufficio troveranno altri incubi ad occhi aperti ad attenderli, ma per oggi –anche per oggi- è finita.

«Sto bene, davvero, Morgan.» sussurra il più giovane, stupendosi di come la propria voce abbia assunto un tono più freddo della stessa pioggia, rifiutandosi di aiutarlo a fingere quel minimo che basterebbe a tutti e due per convincersi che si trattava solo di un caso come un altro.

Ma nessun caso è mai come quello precedente.

La mano di Derek, che ancora sostava a mezz’aria, si abbassa al suo capo, raccogliendone la nuca tra le dita e tirandolo a sé, contro la propria spalla, nell’immodesta convinzione che sia abbastanza forte da farsi carico anche delle bugie stiracchiate di Reid. Rimane così per un po’, a contare il tempo che passa e che permetterà a questa maledetta giornata di finire.

«Domani andrà meglio.» soffia via, forse anche per se stesso.

Forse un po’ per tutti quanti.

Oggi però sono solo lacrime e pioggia.


.THE END.

   
 
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