Chiacchiere,
afa e altro
Caldo.
Sento i miei vestiti aderire perfettamente al corpo, perle di sudore scorrere
lente sulla mia faccia.
L’aria è
pesante, sforzo inutilmente i muscoli nel vano tentativo di accelerare il passo
e trovare al più presto il conforto del mio rifugio domestico.
Con quale
vantaggio, mi chiedo, visto che il condizionatore è rotto e la temperatura
dentro casa mia è pressoché identica a quella che c’è in strada… Anzi,
peggiore, visto che abito all’ultimo piano e il sole batte sul tetto
violentemente tutto il giorno rendendo quei pochi metri quadri che mi
appartengono un inferno.
Mi fermo
ad una panchina all’angolo della strada tra il mio barbiere e l’edificio del
comune; a quest’ora è il deserto totale, tutti sono a pranzo, i pochi fortunati
che possono concederselo schiacciano un pisolino per trascorrere la pausa prima
di tornare alla propria occupazione.
Non mi
abituerò mai completamente alla vita di paese.
Strano. Da
piccolo vivevo con un tutore in un paesino sperduto tra le montagne e quando
mio padre mi ha richiamato in città avrei volentieri evitato di trasferirmi.
Ora che ci
penso non era per la città in sé. Era per mio padre. E ancora non sapevo il
motivo della sua chiamata! Da quel momento in poi, una volta conosciutolo, si che avrei avuto ottimi motivi per
desiderare il paesino tra le montagne!
Eppure ,
ad un certo punto, ho cominciato ad amare quella città. Naturalmente mi sono
accorto di questo legame solo parecchi anni dopo averla abbandonata… Ma ho
resistito e non sono più tornato indietro.
Vorrei
poter dire di aver rotto tutti i ponti con NeoTokyo3, ma non è così.
Ogni tanto
scrivo qualche lettera alla signorina Misato.
Lei vive
ancora lì, coltiva una vita piena di rimpianti e commiserazione. Si avvia alla
cinquantina, è ingrassata parecchio a causa degli alcolici e della vita
sregolata. Non si è mai sposata.
Vive di
rendita, grazie ad una pensione speciale attribuita a tutto lo staff della Nerv
al momento dello smantellamento della base.
Anch’io
potrei non muovere un dito tutto il giorno e permettermi comunque un
appartamento più lussuoso, ma il lavoro tiene impegnati i miei pensieri e una
casa più grande non avrebbe fatto altro che aumentare la mia agorafobia.
D’altra
parte, cosa ci si può aspettare da uno cresciuto in un entry plug?
Gli spazi
asfissianti mi rassicurano, c’è poco da fare.
Ogni tanto
, la signorina Misato mi racconta delle persone che vivevano con me tanti anni
fa.
Non di mio
padre, non di Ayanami. Loro sono andati via insieme lasciandomi giusto due righe.
Non potevo
aspettarmi di più da persone così poco inclini al dialogo…
La vera
sorpresa l’ ho avuta quando sono venuto a sapere da un collega che Ayanami si è
sposata.
Non con
mio padre. Ho dovuto dedurne che restavano solo due ipotesi da fare: o avevano
avuto una relazione, che però si era conclusa… e questo lasciava il mistero di
come Rei fosse cambiata al punto da innamorarsi e decidere di mettere su
famiglia… Beh, se non di innamorarsi, almeno di accasarsi…
Oppure la
seconda e più terribile soluzione: mio padre aveva portato Rei con sé per
continuare ad avere con lei un privilegiato, strano, assurdo, patetico,
ossessivo rapporto padre-figlia… il che voleva dire che per l’ennesima volta mi
aveva abbandonato e che per l’ennesima volta aveva preferito a me quell’esile
figura azzurra.
E’ strano
dire a 35 anni “Mio padre mi ha abbandonato per l’ennesima volta”. Mi sento
stupido.
Se ci
fosse Asuka, mi direbbe che stupido lo sono davvero.
O forse
non me lo direbbe neanche più, tanto sarebbe disgustata da me.
Sono
diventato il prototipo dell’uomo mediocre. Anzi, ho felicemente portato a
termine la strada verso la mediocrità che avevo intrapreso durante
l’adolescenza.
Non me lo
diceva nessuno, ma l’ ho sempre pensato in fondo al mio cuore e questo ha
finito per influenzare tutta la mia vita. Faccio un lavoro d’ufficio, mi illudo
di fare la vita da scapolo…
Ma… Quale
vita!?
Dio solo
sa quanto tempo è che non ho un rapporto sessuale con una donna!
Eppure gli
scapoli dovrebbero divertirsi a fare i don Giovanni, soprattutto se, come me,
si mantengono in perfetta forma:.35 anni oggi e neppure una ruga, né un capello
bianco.
L’unica
cosa da cui traspare l’età che avanza è lo sguardo.
È sempre
più spento e triste. Mi sento un anziano di 90 anni… Le rughe che non sono sul
mio volto sono sul mio cuore, che ogni giorno si fa più piccolo e nero. Sento
che un giorno si atrofizzerà e morirò.
Chissà se
mia figlia verrà avvertita e verrà al mio funerale.
Chiedo
venia…. La figlia di Asuka. Non so neppure se porta ancora il mio cognome o se
l’unica donna che abbia mai amato abbia proceduto legalmente per farla
riconoscere dal marito.
Ex-marito…
per quanto mi ha raccontato la signorina Misato.
Pare che
abbia divorziato 4 anni fa, circa. Non mi ha saputo dire di più perché Asuka
spesso non risponde alle sue lettere e rifiuta le chiamate. Quando le và, si fa
viva lei.
Per
capriccio, suppongo.
Per il
resto, il nulla totale.
È fatta
così Asuka, credo che anche il suo ex-marito abbia sperimentato il suo
carattere diabolico, ma ho la vaga sensazione che solo io sia stato l’essere
prescelto come sua vittima sacrificale.
Ha deciso
di farmi soffrire ed è riuscita nel suo intento.
Abbiamo
avuto una relazione piuttosto lunga, per me intesa, per lei… non saprei.
Ci siamo
messi insieme perché era naturale che finisse così, era quello che si
aspettavano tutti . Quello che non si aspettava nessuno, me compreso, era che
durasse tanto a lungo. Lei ha fatto in modo che durasse tanto proprio perché io
non l’avevo calcolato… e non avendolo calcolato, mi teneva continuamente sul
filo del rasoio, sentivo che avrebbe potuto piantarmi in asso in qualunque
momento.
6 anni. 6
anni della mia vita li ho passati con lei. E non ho nemmeno il titolo di
ex-marito, io!
Sono solo
un ex-convivente.
A
pensarci, avrei potuto definirmi così anche senza avere una relazione intima
con lei.
Dopotutto
avevamo convissuto da co-inquilini già per più di due anni, prima di finire a
letto insieme.
Il più
delle volte si comportava come una vera fidanzata. Incredibile a dirsi, ma
sapeva essere anche gentile e dolce nei miei confronti. Ma ogni volta che il
rapporto si andava rafforzando, lei tornava aggressiva e lunatica e mi sfuggiva
tra le dita. Ero in un continuo stato ansioso, ma… almeno ero vivo.
Quando
rimase incinta, venne a dirmelo arrabbiatissima. Mi disse anche che se ne
andava di casa.
Rimase a
NeoTokyo3 giusto il tempo di portare a termine la gravidanza e rimettersi in
sesto. Mi ha sempre lasciato dubbioso la sua scelta di tenere la bambina.
Non mi ha
consentito di assistere al parto. Diceva che non c’era la necessità visto che
non stavamo più insieme.
Non ho
partecipato alla scelta del nome, già è tanto che mi abbia consentito di
firmare le carte per il riconoscimento.
Prima di
partire e di tornare in Germania , venne a trovarmi nella nostra vecchia casa
per intimarmi di non cercare più né lei né la bambina. “Non volevo avere figli
da te” , mi disse. E mi spezzò il cuore.
Tornò in
Germania e sposò in un battito di ciglia quello che attualmente è il suo
ex-marito.
Non credo
che l’abbia mai amato. Anzi, lo spero, così non sono l’unico a cui non ha
voluto donare il calore del proprio animo.
Però a me
sarà sempre legata da un sottile filo rosso. Sono sempre il padre della sua
unica figlia.
Non le
vedo da 11 anni ormai e ne sento la mancanza. Ogni giorno di più.
Oggi poi è
insopportabile. Passare il compleanno da soli, sapendo che altrove c’è quella
famiglia che tanto brami è terribile.
Decido di
riprendere la lunga strada verso il mio covo. Il mio compleanno vale almeno un boccone
ed un quarto d’ora di sonno.
Sono così
stanco. Stanco e depresso.
Il
riflesso del sole sulle pareti bianche delle case e sulle carrozzerie delle
automobili è accecante.
Ho gli
occhi così stanchi che a stento riesco ad infilare la chiave nella toppa della
serratura, una volta giunto al mio portone.
Raccolgo
distrattamente la posta prima di salire al mio inferno personale.
All’improvviso
un brivido di freddo mi corre lungo la schiena. C’è una sua lettera tra la
corrispondenza.
Una volta
chiuso a chiave, mi getto sul divano preda di forti dubbi. Quasi vorrei non
leggerla, ma se Asuka è arrivata al punto di scrivermi deve essere accaduto
qualcosa di grave.
Un nodo in
gola mi sorprende mentre un turbinio di immagini travolgono la mia mente.
Immagino
mia figlia, di cui non conosco neppure il volto perché mai sua madre si è
degnata di inviarmi una foto, travolta da un’auto , con le gambe amputate … o
ritrovata in stato confusionale dopo che un adulto aveva abusato di lei mentre
tornava da scuola da sola, come neppure nel peggior racconto di Charles
Bukowski .
Dopo vari
minuti di sbandamento mi convinco ad aprire la busta, devo assolutamente
sapere.
“Oggi non
so che mi è preso. Sono malinconica ed è una cosa che raramente mi capita.
Non lo
sopporto, mi fa sentire piccola ed indifesa.
Mentre
ripercorro a tappe la mia vita, filtrando i ricordi alla luce soffusa e fredda
di una lampada azzurra, sento un’ansia gigantesca crescermi dentro. Sto
arrivando a ritroso ai momenti trascorsi con te.
Fa caldo,
un caldo assurdo per il clima che normalmente dovrebbe esserci a Francoforte a
giugno. Un caldo fastidioso, che istiga al sonno… e il sonno rende la mente
meno vigile e il raziocinio debole.
Il caldo
non è un buon motivo per vivere, casomai il contrario… istiga a pensieri tristi
e maniacali.
Sogno il
freddo…. Attento! Non quello dell’aria , ma quello dei sentimenti.
Sogno
delle anime fredde che si muovono attraverso piovosi ed impressionistici
scenari.
Provo ad
aiutarmi con la musica di Bjork. Solo in ritardo mi viene in mente che sto
ascoltando la canzone che mi facevi sempre sentire tu.
Allora mi
aiuto con il ricordo sbiadito della tua faccia…
Questo
caldo infernale a giugno. Proprio non posso dimenticarmi di te, vero?
Ora ti
saluto. Vado a fare una doccia, spero di lasciar scivolare via questa apatia.
Asuka
Ah,
dimenticavo… auguri. Fa conto che siano tanti quanti gli anni in cui non te li
ho fatti”
La mia
ferita si riapre lentamente, il cuore sanguina.
È solo uno
scherzo. Il solito capriccio della mia piccola Asuka. Ogni tanto si ricorda che
esisto, che consolazione!
E io qui a
preoccuparmi seriamente!
Vorrei
cestinare la missiva, ma il suo profumo me lo impedisce.
La carta
sa di lei, lo sento.
Alzo il
ricevitore del telefono. Una chiamata intercontinentale. Lei risponde dopo
pochi squilli, neppure si aspettasse di risentirmi dopo tanto tempo. Sento la
voce della mia bambina chiamarla, ad un certo punto.
Lei per
qualche motivo è strana e sembra impacciata.
Parliamo
di poco o niente, la gran parte del tempo sono solo silenzi. La ringrazio per
gli auguri: vorrei dirle tante cose,ma non lo faccio.
Vorrei
chiederle se credeva veramente a quello che mi ha detto 11 anni fa prima di
partire, ma non ne ho il coraggio: preferisco non conoscere la risposta al mio
dubbio e inventare ,al suo posto, una montagna di stupide scusanti…
Voglio
credere che è scappata per la paura di
un rapporto che si stava facendo troppo impegnativo.
Ed
importante , aggiungo all’ultimo momento alla mia riflessione.
E ,magari,
che temeva di perdermi all’improvviso e
senza motivo, così m’ ha mandato direttamente a puttane lei, per risparmiare
tempo e patimenti.
Ho 35
anni, ma ho sempre l’esclusiva delle fughe mentali… proprio come a 14.
Conclude
la telefonata con un saluto sterile… ma sento nella sua voce un filo di
tristezza.
Appena
attaccato il ricevitore, chiamo l’aeroporto e
prenoto il primo volo per Francoforte: mi sento la contraddizione fatta
persona,ma…
Voglio
vederla.
Anche se…
Beh, ci ho
provato anche 2 anni fa,ma all’ultimo momento mi sono tirato indietro e non mi
sono presentato all’aeroporto.
Però,
quest’anno , proprio non ce la faccio a festeggiare il mio compleanno da solo
come un cane: ho una famiglia “altrove”, cavolo!
Ho ancora
qualche ora per farmi coraggio.
Già so che
,una volta al suo cospetto, perderò tutte le mie difese.
Ma non
sarebbe meraviglioso lasciarsi scivolare
semplicemente tra le sue dita? E
rigettarmi nello scorrere della vita…
Non so
ancora se troverò la forza per fare questo salto della fede.
Ho ancora
qualche ora.
E se
proprio non riuscissi a convincermi quest’anno, ci sono sempre tanti altri
compleanni futuri da utilizzare come possibili leve per un cambiamento radicale
della mia esistenza…