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Autore: Hikari Horaki    15/09/2003    4 recensioni
Una fanfiction nata in uno dei giorni più caldi dell'estate 2003. Quando il caldo da alla testa...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiacchiere, afa e altro

 

 

Caldo. Sento i miei vestiti aderire perfettamente al corpo, perle di sudore scorrere lente sulla mia faccia.

L’aria è pesante, sforzo inutilmente i muscoli nel vano tentativo di accelerare il passo e trovare al più presto il conforto del mio rifugio domestico.

Con quale vantaggio, mi chiedo, visto che il condizionatore è rotto e la temperatura dentro casa mia è pressoché identica a quella che c’è in strada… Anzi, peggiore, visto che abito all’ultimo piano e il sole batte sul tetto violentemente tutto il giorno rendendo quei pochi metri quadri che mi appartengono un inferno.

Mi fermo ad una panchina all’angolo della strada tra il mio barbiere e l’edificio del comune; a quest’ora è il deserto totale, tutti sono a pranzo, i pochi fortunati che possono concederselo schiacciano un pisolino per trascorrere la pausa prima di tornare alla propria occupazione.

Non mi abituerò mai completamente alla vita di paese.

Strano. Da piccolo vivevo con un tutore in un paesino sperduto tra le montagne e quando mio padre mi ha richiamato in città avrei volentieri evitato di trasferirmi.

Ora che ci penso non era per la città in sé. Era per mio padre. E ancora non sapevo il motivo della sua chiamata! Da quel momento in poi, una volta conosciutolo,  si che avrei avuto ottimi motivi per desiderare il paesino tra le montagne!

Eppure , ad un certo punto, ho cominciato ad amare quella città. Naturalmente mi sono accorto di questo legame solo parecchi anni dopo averla abbandonata… Ma ho resistito e non sono più tornato indietro.

Vorrei poter dire di aver rotto tutti i ponti con NeoTokyo3, ma non è così.

Ogni tanto scrivo qualche lettera alla signorina Misato.

Lei vive ancora lì, coltiva una vita piena di rimpianti e commiserazione. Si avvia alla cinquantina, è ingrassata parecchio a causa degli alcolici e della vita sregolata. Non si è mai sposata.

Vive di rendita, grazie ad una pensione speciale attribuita a tutto lo staff della Nerv al momento dello smantellamento della base.

Anch’io potrei non muovere un dito tutto il giorno e permettermi comunque un appartamento più lussuoso, ma il lavoro tiene impegnati i miei pensieri e una casa più grande non avrebbe fatto altro che aumentare la mia agorafobia.

D’altra parte, cosa ci si può aspettare da uno cresciuto in un entry plug?

Gli spazi asfissianti mi rassicurano, c’è poco da fare.

Ogni tanto , la signorina Misato mi racconta delle persone che vivevano con me tanti anni fa.

Non di mio padre, non di Ayanami. Loro sono andati via insieme lasciandomi giusto due righe.

Non potevo aspettarmi di più da persone così poco inclini al dialogo…

La vera sorpresa l’ ho avuta quando sono venuto a sapere da un collega che Ayanami si è sposata.

Non con mio padre. Ho dovuto dedurne che restavano solo due ipotesi da fare: o avevano avuto una relazione, che però si era conclusa… e questo lasciava il mistero di come Rei fosse cambiata al punto da innamorarsi e decidere di mettere su famiglia… Beh, se non di innamorarsi, almeno di accasarsi…

Oppure la seconda e più terribile soluzione: mio padre aveva portato Rei con sé per continuare ad avere con lei un privilegiato, strano, assurdo, patetico, ossessivo rapporto padre-figlia… il che voleva dire che per l’ennesima volta mi aveva abbandonato e che per l’ennesima volta aveva preferito a me quell’esile figura azzurra.

E’ strano dire a 35 anni “Mio padre mi ha abbandonato per l’ennesima volta”. Mi sento stupido.

Se ci fosse Asuka, mi direbbe che stupido lo sono davvero.

O forse non me lo direbbe neanche più, tanto sarebbe disgustata da me.

Sono diventato il prototipo dell’uomo mediocre. Anzi, ho felicemente portato a termine la strada verso la mediocrità che avevo intrapreso durante l’adolescenza.

Non me lo diceva nessuno, ma l’ ho sempre pensato in fondo al mio cuore e questo ha finito per influenzare tutta la mia vita. Faccio un lavoro d’ufficio, mi illudo di fare la vita da scapolo…

Ma… Quale vita!?

Dio solo sa quanto tempo è che non ho un rapporto sessuale con una donna!

Eppure gli scapoli dovrebbero divertirsi a fare i don Giovanni, soprattutto se, come me, si mantengono in perfetta forma:.35 anni oggi e neppure una ruga, né un capello bianco.

L’unica cosa da cui traspare l’età che avanza è lo sguardo.

È sempre più spento e triste. Mi sento un anziano di 90 anni… Le rughe che non sono sul mio volto sono sul mio cuore, che ogni giorno si fa più piccolo e nero. Sento che un giorno si atrofizzerà e morirò.

Chissà se mia figlia verrà avvertita e verrà al mio funerale.

Chiedo venia…. La figlia di Asuka. Non so neppure se porta ancora il mio cognome o se l’unica donna che abbia mai amato abbia proceduto legalmente per farla riconoscere dal marito.

Ex-marito… per quanto mi ha raccontato la signorina Misato.

Pare che abbia divorziato 4 anni fa, circa. Non mi ha saputo dire di più perché Asuka spesso non risponde alle sue lettere e rifiuta le chiamate. Quando le và, si fa viva lei.

Per capriccio, suppongo.

Per il resto, il nulla totale.

È fatta così Asuka, credo che anche il suo ex-marito abbia sperimentato il suo carattere diabolico, ma ho la vaga sensazione che solo io sia stato l’essere prescelto come sua vittima sacrificale.

Ha deciso di farmi soffrire ed è riuscita nel suo intento.

Abbiamo avuto una relazione piuttosto lunga, per me intesa, per lei… non saprei.

Ci siamo messi insieme perché era naturale che finisse così, era quello che si aspettavano tutti . Quello che non si aspettava nessuno, me compreso, era che durasse tanto a lungo. Lei ha fatto in modo che durasse tanto proprio perché io non l’avevo calcolato… e non avendolo calcolato, mi teneva continuamente sul filo del rasoio, sentivo che avrebbe potuto piantarmi in asso in qualunque momento.

6 anni. 6 anni della mia vita li ho passati con lei. E non ho nemmeno il titolo di ex-marito, io!

Sono solo un ex-convivente.

A pensarci, avrei potuto definirmi così anche senza avere una relazione intima con lei.

Dopotutto avevamo convissuto da co-inquilini già per più di due anni, prima di finire a letto insieme.

Il più delle volte si comportava come una vera fidanzata. Incredibile a dirsi, ma sapeva essere anche gentile e dolce nei miei confronti. Ma ogni volta che il rapporto si andava rafforzando, lei tornava aggressiva e lunatica e mi sfuggiva tra le dita. Ero in un continuo stato ansioso, ma… almeno ero vivo.

Quando rimase incinta, venne a dirmelo arrabbiatissima. Mi disse anche che se ne andava di casa.

Rimase a NeoTokyo3 giusto il tempo di portare a termine la gravidanza e rimettersi in sesto. Mi ha sempre lasciato dubbioso la sua scelta di tenere la bambina.

Non mi ha consentito di assistere al parto. Diceva che non c’era la necessità visto che non stavamo più insieme.

Non ho partecipato alla scelta del nome, già è tanto che mi abbia consentito di firmare le carte per il riconoscimento.

Prima di partire e di tornare in Germania , venne a trovarmi nella nostra vecchia casa per intimarmi di non cercare più né lei né la bambina. “Non volevo avere figli da te” , mi disse. E mi spezzò il cuore.

Tornò in Germania e sposò in un battito di ciglia quello che attualmente è il suo ex-marito.

Non credo che l’abbia mai amato. Anzi, lo spero, così non sono l’unico a cui non ha voluto donare il calore del proprio animo.

Però a me sarà sempre legata da un sottile filo rosso. Sono sempre il padre della sua unica figlia.

Non le vedo da 11 anni ormai e ne sento la mancanza. Ogni giorno di più.

Oggi poi è insopportabile. Passare il compleanno da soli, sapendo che altrove c’è quella famiglia che tanto brami è terribile.

Decido di riprendere la lunga strada verso il mio covo. Il mio compleanno vale almeno un boccone ed un quarto d’ora di sonno.

Sono così stanco. Stanco e depresso.

Il riflesso del sole sulle pareti bianche delle case e sulle carrozzerie delle automobili è accecante.

Ho gli occhi così stanchi che a stento riesco ad infilare la chiave nella toppa della serratura, una volta giunto al mio portone.

Raccolgo distrattamente la posta prima di salire al mio inferno personale.

All’improvviso un brivido di freddo mi corre lungo la schiena. C’è una sua lettera tra la corrispondenza.

Una volta chiuso a chiave, mi getto sul divano preda di forti dubbi. Quasi vorrei non leggerla, ma se Asuka è arrivata al punto di scrivermi deve essere accaduto qualcosa di grave.

Un nodo in gola mi sorprende mentre un turbinio di immagini travolgono la mia mente.

Immagino mia figlia, di cui non conosco neppure il volto perché mai sua madre si è degnata di inviarmi una foto, travolta da un’auto , con le gambe amputate … o ritrovata in stato confusionale dopo che un adulto aveva abusato di lei mentre tornava da scuola da sola, come neppure nel peggior racconto di Charles Bukowski .

Dopo vari minuti di sbandamento mi convinco ad aprire la busta, devo assolutamente sapere.

 

“Oggi non so che mi è preso. Sono malinconica ed è una cosa che raramente mi capita.

Non lo sopporto, mi fa sentire piccola ed indifesa.

Mentre ripercorro a tappe la mia vita, filtrando i ricordi alla luce soffusa e fredda di una lampada azzurra, sento un’ansia gigantesca crescermi dentro. Sto arrivando a ritroso ai momenti trascorsi con te.

Fa caldo, un caldo assurdo per il clima che normalmente dovrebbe esserci a Francoforte a giugno. Un caldo fastidioso, che istiga al sonno… e il sonno rende la mente meno vigile e il raziocinio debole.

Il caldo non è un buon motivo per vivere, casomai il contrario… istiga a pensieri tristi e maniacali.

Sogno il freddo…. Attento! Non quello dell’aria , ma quello dei sentimenti.

Sogno delle anime fredde che si muovono attraverso piovosi ed impressionistici scenari.

Provo ad aiutarmi con la musica di Bjork. Solo in ritardo mi viene in mente che sto ascoltando la canzone che mi facevi sempre sentire tu.

Allora mi aiuto con il ricordo sbiadito della tua faccia…

Questo caldo infernale a giugno. Proprio non posso dimenticarmi di te, vero?

Ora ti saluto. Vado a fare una doccia, spero di lasciar scivolare via questa apatia.

                                                                                                                                       Asuka

Ah, dimenticavo… auguri. Fa conto che siano tanti quanti gli anni in cui non te li ho fatti”

 

La mia ferita si riapre lentamente, il cuore sanguina.

È solo uno scherzo. Il solito capriccio della mia piccola Asuka. Ogni tanto si ricorda che esisto, che consolazione!

E io qui a preoccuparmi seriamente!

Vorrei cestinare la missiva, ma il suo profumo me lo impedisce.

La carta sa di lei, lo sento.

Alzo il ricevitore del telefono. Una chiamata intercontinentale. Lei risponde dopo pochi squilli, neppure si aspettasse di risentirmi dopo tanto tempo. Sento la voce della mia bambina chiamarla, ad un certo punto.

Lei per qualche motivo è strana e sembra impacciata.

Parliamo di poco o niente, la gran parte del tempo sono solo silenzi. La ringrazio per gli auguri: vorrei dirle tante cose,ma non lo faccio.

Vorrei chiederle se credeva veramente a quello che mi ha detto 11 anni fa prima di partire, ma non ne ho il coraggio: preferisco non conoscere la risposta al mio dubbio e inventare ,al suo posto, una montagna di stupide scusanti…

Voglio credere  che è scappata per la paura di un rapporto che si stava facendo troppo impegnativo.

Ed importante , aggiungo all’ultimo momento alla mia riflessione.

E ,magari, che temeva di perdermi  all’improvviso e senza motivo, così m’ ha mandato direttamente a puttane lei, per risparmiare tempo e patimenti.

Ho 35 anni, ma ho sempre l’esclusiva delle fughe mentali… proprio come a 14.

Conclude la telefonata con un saluto sterile… ma sento nella sua voce un filo di tristezza.

Appena attaccato il ricevitore, chiamo l’aeroporto e  prenoto il primo volo per Francoforte: mi sento la contraddizione fatta persona,ma…

Voglio vederla.

Anche se…

Beh, ci ho provato anche 2 anni fa,ma all’ultimo momento mi sono tirato indietro e non mi sono presentato all’aeroporto.

Però, quest’anno , proprio non ce la faccio a festeggiare il mio compleanno da solo come un cane: ho una famiglia “altrove”, cavolo!

Ho ancora qualche ora per farmi coraggio.

Già so che ,una volta al suo cospetto, perderò tutte le mie difese.

Ma non sarebbe meraviglioso lasciarsi scivolare  semplicemente tra le sue dita? E  rigettarmi nello scorrere della vita…

Non so ancora se troverò la forza per fare questo salto della fede.

Ho ancora qualche ora.

E se proprio non riuscissi a convincermi quest’anno, ci sono sempre tanti altri compleanni futuri da utilizzare come possibili leve per un cambiamento radicale della mia esistenza…

 

  
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