Nella
notte buia e in un temporale fitto, si poteva scorgere una donna. Una
giovane
donna, che nessuno avrebbe mai potuto capire chi fosse. Indossava un
lungo
manto nero, che avvolgeva il suo esile corpo. La donna misteriosa
correva più
che mai, con ansia e timore, nell’aperta campagna. Non
guardava alle spalle, si
limitava a correre, come se stesse cercando di vincere una corsa contro
il
tempo.
Ansimava,
ma non si fermò, nonostante il temporale le provocava
difficoltà nel proseguire
verso il suo tragitto. Non voleva darsi per vinta. Per nessun motivo si
sarebbe
fermata. Tra le braccia custodiva una cesta, dalla quale non si poteva
scorgerne il contenuto. La teneva stretta a se, come un tesoro
inestimabile. E
proprio per quel contenuto stava sfidando il temporale.
Corse
a lungo, e arrivò a destinazione. Una villa le si pose
davanti. Lei si fermò
davanti all’enorme cancello. Un fulmine si scagliò
e illuminò il suo volto. Chinò
il capo, rassegnata.
Una lacrima
sgorgò dal suo volto. Non si notò,
vista la pioggia, che l’aveva ricoperta d’acqua.
Allungò la mano verso il
cancello, ma la ritrasse subito. Un’altra lacrima scese
giù dai suoi occhi. Annuì
consapevole.
Depose
la cesta e si allontanò, come a volersene separare, e mai
più rivederla. Si
girò, e fece per andarsene. Ma prima di questo disse:
<< la mamma ti
vorrà bene, te lo prometto >>. Strinse i
pugni. << Non sai quanto
mi costa, ma devo farlo. Con loro starai bene >>.
Riguardò la cesta, per
l’ultima volta. << Ti giuro, che i nostri
destini non si incroceranno mai
più >>. Con questa ultima frase, se
né andò inconsapevole di cosa le
avrebbe riservato il fato in futuro.