Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: ReeJewel89    04/10/2009    12 recensioni
-Quattro settimane.-sussurrò davanti al frigorifero, cancellando un'altra casella con una grossa X rossa sul calendario, cercando di non pensare alla strana morsa che le prendeva allo stomaco al solo pensiero.
-Ragazze, siamo in super ritardo!-urlò poi controllando l'orologio.
Sequel di Hello Beautiful.
Dedicata, come sempre, alle mie mitiche sorelle.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
efo
***

Capitolo 4:Butterfly Fly Away.

 
“Had to drive me every where
you were always there when i looked back
you had to do it all alone
make a living, make a home
must have bin as hard as it could be
and when i couldn't sleep at night
scared things wouldn't turn out right
you would hold my hand and sing to me”


-Miley Cyrus-

Negli ultimi due anni Paul aveva acceso solamente tre sigari: uno la sera in cui aveva conosciuto le sorelle Ruggieri, durante la cena in famiglia. L'altro, il giorno in cui Kevin si era fidanzato e non era ancora sicuro del perchè. Sapeva che amava quella ragazza e che non stava con lui solo per i soldi, ma forse era il pensiero che il suo primogenito si sposasse a farlo rimanere sconvolto.
Kevin aveva ancora un pò di tempo prima di accompagnare i bambini, così entrò in quella che era camera sua e si chiuse in bagno, deciso a riprenderesi con una doccia.
Uscì pochi minuti dopo con i capelli ancora bagnati e vestito di tutto punto, incappando contro Alice.
-Ehy piccola. Sei pronta?-chiese abbassandosi e legandole una scarpina.
-No, devo portare di sotto la cartella. Mi aiuti per favore?-chiese con l'espressione da cucciolo che sapeva sortire l'effetto sperato.
-Lo sai che ce la puoi fare benissimo da sola!-disse Kevin con un finto rimprovero.
-Dai papà! I quaderni sono pesanti!-borbottò Alice facendo sporgere il labbro.
Kevin rimase per qualche istante interdetto, sentendo un fremito che gli prese la gola.
-Va..va bene, piccola.-sussurrò cercando di reprimere il nodo che gli si era formato a livello del pomo d'Adamo.
Alice sorrise soddisfatta saltandogli al collo per dargli uno di quei baci che solitamente danno le figlie ai padri.
Era certo che Alice avesse avuto un lapsus, però era innegabile l'emozione che aveva sentito quando da quella boccuccia innocente di otto anni era uscita quella parola. Papà.
Per un istante Kevin si chiese se sarebbe mai stato testimone di una nascita cui avesse contribuito lui stesso. Ma quella domanda non avrebbe certo avuto risposta in quel momento.
 
Scaricati davanti a scuola i bambini con un ultimo bacio e un abbraccio, Kevin mise in moto alla volta della casa delle sorelle Ruggieri.
-Vieni anche tu?-chiese Joe, rompendo il silenzio che c'era stato fino a quel momento.
Kevin sembrò combattuto. Sapeva di non trovarla in casa, ma non seppe nemmeno lui come mai si trovò ad annuire sganciando la cintura di sicurezza.
Joe fu grato al fratello per aver accettato di venire con lui. Aveva bisogno di sapere che c'era qualcuno che non gli era totalmente ostile in quella casa, quando sarebbe scoccata l'ora dell'ennesima litigata.
Timoroso bussò alla porta in legno, ma nessuno rispose. Provò ad aprirla, ma era chiusa.
Joe lanciò uno sguardo preoccupato a suo fratello maggiore, che con un piccolo sospiro tirò fuori dalla tasca la chiave della casa della fidanzata.
Era quasi un anno che aveva quella chiave, ormai.
Con un piede aprì la porta quando scattò la serratura e il silenzio tombale fece insospettire i due fratelli. Kevin sapeva perfettamente che Arianna era in viaggio per qualche giorno, ma Trix... Trix doveva essere a casa.
Joe lo guardò spaventato.
-Guarda se è di sopra!-disse spiccio il maggiore, dirigendosi a grandi passi verso la cucina.
Ok, forse non era affar suo ma lo sguardo terrorizzato di suo fratello minore era stato abbastanza per convincerlo a mettere per un pò il rancore da parte. Dopotutto, sua cognata era incinta e chissà, magari si era sentita male. Scosse la testa. Era un pensiero che non voleva nemmeno includere nelle ipotesi di che cosa fosse successo.
-Kevin! Se ne sono andate!-urlò Joe ancora più pallido di qualche secondo prima correndo verso di lui in cucina.
-Non sei nella condizione di scherzare, Joseph.-
-Non sto scherzando. Ti pare che potrei scherzare? Sono sparite quasi tutte le valigie di Louis Vuitton e un sacco di scarpe.-
-Arianna se n'è andata qualche giorno, lo so.-rispose secco Kevin.
Joe si morse un labbro e si passò la mano tra i capelli disperato.
Kevin sospirò alzando gli occhi al cielo.
-Ok, niente panico. Dove potrebbe essere andata?-
-Non lo so! So solo che non è bene che vada in giro da sola. Se le succede qualcosa? Cristo è anche mio figlio!-
-Nemmeno io volevo che se ne andasse, ma l'hanno fatto quindi basta piagnucolare e diamoci da fare.-
-Cristo, è sconvolta.. e se.. e se..e se..-balbettò Joe.
-Sconvolta? Siamo tutti sconvolti, Joseph! Se tu fossi stato un minimo più responsabile non ci saremo trovati qui a doverle cercare di nuovo per mezzo mondo!-urlò Kevin furioso.
Joe gli lanciò un'occhiata astiosa.
-Aspetta. Mezzo mondo. Joe, cazzo! So dove sono entrambe e se le rivogliamo vive, è meglio che ci sbrighiamo!-
I due fratelli si guardarono negli occhi presi da un'improvvisa illuminazione.
-Io mi occupo dei bagagli, tu pensa ai biglietti!-ordinò spiccio Joseph.
Sapevano dove erano. Nell'unico posto dove potevano stare vicino alla famiglia ma lontane l'una dall'altra. Speravano solo di non arrivare troppo tardi, ora.

Due aereoporti, due aerei, due scali in due città europee,due orari, due taxi ma un solo luogo d'arrivo.
Quando il secondo taxi bianco parcheggiò immediatamente dietro il primo, le due clienti scesero perplesse prima di scambiare le loro espressioni sorprese con due volti decisamente contrariati.
-Che diavolo ci fai tu qui?-
-Oh no. Oh no no. Che cazzo ci fai tu qui?-
-Scappo da te, cosa vuoi che faccia!-rispose arrabbiata la mora, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
-Non credevo ti saresti spostata. Hai il tuo fottuto matrimonio da organizzare!-
-E tu sei fottutamente incinta!-urlò.
-ancora per poco!-gridò la rossa.
-Giusto, meglio abortire e togliersi il problema invece che affrontarlo! Tutto come al solito, insomma.-urlò di nuovo la riccia alzando le braccia al cielo.
-Ti pare che io non affronto il problema?-
Per Elizabeth quella giornata era iniziata esattamente come tutti gli altri giorni. Era andata da parrucchiere, aveva dato ordini alla cameriera su cosa cucinare e cosa comprare per cena, aveva telefonato ad una di quelle false amiche pettegole per aggiornarsi sui gossip del circolo letterario di cui era membro onorario, aveva confermato o disdetto cene di beneficienza a cui doveva partecipare ed ora, a metà pomeriggio, si apprestava a rispondere alla corrispondenza nel patio con una tazza di thè. Di certo non si aspettava di sentire una parlata per metà americana e per metà italiana provenire dal vialetto della sua villa. E non si aspettava nemmeno che un'altra voce molto simile alla prima le rispondesse con un linguaggio così forbito da fare invidia ad un camionista.
-Oh my Jesus.-esclamò correndo fuori.
Sì, non aveva dubbi. Non li aveva avuti nemmeno per un istante.
Arianna e Giulia erano volate a Milano dalla nonna per stare lontane l'una dall'altra e si erano invece trovate a scendere nello stesso istante da due taxi diversi di fronte alla grande villa accogliente.
-Ragazze!-esclamò la nonna stupita.
La cosa che più la colpiva non era però il fatto che le due sorelle fossero davanti a lei, ma più che altro era il linguaggio forbito che usavano per riferirsi l'una all'altra. Sì, forse un pò anche la loro presenza ad un continente e mezzo di distanza da dove risiedevano solitamente contribuiva a rendere quella situazione quasi surreale.
-Sì, tu i problemi non li vuoi affrontare! Non li hai mai affrontati! Ti basta una minima responsabilità per andare totalmene nel pallone!-
-Ragazze!-chiamò di nuovo la nonna.
-Oh certo. Solo perchè ho vent'anni e voglio godermi la vita invece che assumere i comportamenti di una quarantenne come invece fai tu?-sibilò acida la rossa.
-Girls!-urlò più forte la nonna, attirando finalmente l'attenzione elle due sorelle che furenti si guardavano.
-Qualsiasi cosa sia successa, entrate immediatamente in casa. Il vialetto non è il luogo migliore per lavare i panni sporchi, soprattutto se siete le fidanzate di due rockstars!-disse risoluta.
Con un rapido gesto della mano fece cenno ai due maggiordomi di occuparsi delle valigie nei taxi, mentre con l'espressione corrucciata indicò alle due ragazze la porta di casa.
Questa sì che si chiama autorevolezza. Giulia e Arianna si lanciarono un'occhiata piena di rancore e con lo sguardo colpevole si diressero a testa bassa verso la porta di casa.
Lo sguardo severo e sbalordito della nonna non le lasciò un solo istante.
-Avanti, in salotto. Si può sapere qual'è il problema?-chiese posando elegantemente le mani sui fianchi.
C'era un codice, un codice morale che vigeva tra le sorelle quando si trattava di litigi: innanzitutto, bisogna precisare che tra di loro non litigavano praticamente mai, ma quando questo disgraziatamente capitava, risolvevano sempre i problemi tra di loro e solo ed esclusivamente in casi estremi telefonavano alla nonna che aveva sempre un ottimo consiglio da dare. Il fatto che si fossero presentate direttamente a Milano quindi, mollando a casa le sorelle minori, non era di certo un buon segno.
Era una pessima notizia. Rasentava i limiti della tragedia.
Le due si guardarono pronte ad attaccare, ma senza dare segno dell'intenzione di rispondere.
Elizabeth sbuffò alzando gli occhioni scuri al cielo e buttandosi su una delle poltrone sempre con calcolata grazia, quasi che le forze l'avessero improvvisamente abbandonata.
-Ragazze, mi dite se è il caso che io annulli la partita di bridge questa sera?-chiese.
Arianna e Giulia si guardarono di nuovo cagnescamente.
-Lei è incinta.-
-Voglio abortire.-dissero quasi in sincrono.
Elizabeth sgranò gli occhi, sbattendo per qualche secondo le lunga ciglia.
-Annullo il bridge.-sospirò alzandosi e camminando leggiadramente verso la stanza adiacente.

 

To be continued.

***

Nota dell’autrice: scusate il ritardo, m’ero scordata che oggi è domenica! Ecco un capitolo con un po’ di svolta. Abbiamo capito dove sono le sorelle e abbiamo assistito ad un momento cruciale che sarà uno dei temi portanti di tutta la storia. Ad ogni modo sono terribilmente dispiaciuta ma non riesco a ringraziarvi personalmente ma sappiate che ogni volta che leggo uno dei vostri commenti mi si scalda il cuore. Siete fantastiche!

Un grazie particolare a : Benny; Nes95; Jollina la verde; Annina94; Coco2; Lilian Malfoy; Crazy_Dona; Jonas_Princess; Bitch; _Stellina; Maggie_Lullaby; Carly4ever; Jeeeee; JonasBrothersFan.

Un grazie speciale alla mia coscienza. :)

 

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: ReeJewel89