Sono le dieci di sera e Gin è già ubriaca.
Si aggira barcollando per casa sua, in cerca di una birra o di qualcuno.
Ok, l’ha visto. Lemon è a pochi passi da lei, seduto sul divano colorato della taverna. Gin gli si avvicina un po’ instabile, spingendo via chiunque si metta nel suo cammino.
E’ riuscita ad arrivare al divano. Si butta pesantemente vicino all’amico sobrio, che la guarda un po’ sorpreso.
“Gin..hai bevuto per caso?”
“Ehm..sssssnooo” risponde lei raccogliendo quel poco autocontrollo che le è rimasto. Ed ha bisogno anche di un po’ di coraggio.
“Dov’è Pesca?”, è la sua prima mossa.
“E’ tornato a casa, ha avuto un’intossicazione alimentare”.
Bene. Lui è fuori dai piedi.
Gin si butta senza alcuna eleganza sul petto dell’amico sconvolto, che tenta di tirarla su, in una posizione quanto meno decente.
Ok, ora lo dice. “Sì, Gin, è il momento che sogni da anni. Daiiii! ”
“Ma tuu”, il suo tono sembra quello di un ubriacone americano,” mi ami, vero? Perché io sì tantissimo! E tu non puoi essere gay.. Cioè.. Sei troppo bello.. E sei mio! ”
Lemon ha un’espressione che mischia lo schifo con la paura. Guarda l’amica con gli occhi fuori dalle orbite. Intanto lei si approccia sempre di più, scala i suoi addominali faticosamente e si sta avvicinando pericolosamente alla sua bocca. “Oh no, no Gin ti prego non faaa…”
La bocca di lei si posa sulle labbra serratissime di Lemon. Lui è sempre più spaventato da quell’approccio così diretto. E la bocca di Gin ha un sapore orrendo, un misto di birra, sigarette e tutto il resto che si è fumata. In compenso, si lascia baciare: un po’ gli manca quella sensazione, che riguardi un ragazzo o una ragazza.
Finalmente si stacca. Lemon ha ancora gli occhi spalancati, non ha osato sbattere le ciglia.
“Niente? ”, chiede Gin.
“Niente. ”, risponde Lemon.
“Mannaggia! Oh tu, ” subito distoglie lo sguardo dall’amico e lo rivolge ad un altro tipo che, sfortunato, si trovava lì al momento sbagliato, “tu, che non mi ricordo il tuo nome, mi ami, vero? ”.