Nulla stava andando per il
verso giusto, quel giorno sembrava proprio che la sorte ce l’avesse
con lui… non aveva mai pensato di essere sfortunato, non era di quelle persone
che si piangono addosso, tanto bisognose di prendersela con qualcuno da tirare
in ballo persino il fato, ma quel giorno Harry davvero non sapeva che
giustificazione dare a tutto ciò che stava succedendo.
Il nuovo cuoco del suo
ristorante era, malgrado tutte le raccomandazioni, un emerito imbecille e
perfino lui sarebbe stato capace di cucinare meglio; un bambino della sua
squadra di Quidditch era caduto dalla scopa e, anche se questa non si alzava
più di un metro e mezzo da terra, era riuscito a slogarsi un polso, così che
aveva dovuto portarlo al San Mungo, spaventando inutilmente i genitori e i suoi
giovani compagni di squadra; Zabini lo aveva tenuto al telefono per più di
mezzora perché a sua detta Neville si comportava in
modo strano e lui doveva sicuramente conoscere il motivo della sua
preoccupazione (per poi scoprire che semplicemente una delle sue piante aveva
preso una leggera malattia perfettamente curabile…) e come se non bastasse,
appena tornato a casa era dovuto uscire nuovamente perché avevano trovato un
nuovo nascondiglio segreto, una volta appartenuto a dei Mangiamorte e sembrava
che la sua presenza tra il gruppo di Auror che
dovevano entrare per primi nell’edificio, ormai abbandonato da tempo, fosse
indispensabile: avrebbe anche accettato la cosa… ma la sua presenza era
risultata quanto meno inutile e dentro quella stupida catapecchia non avevano
trovato altro che un mucchio di ragnatele e un serpentello,
che era risultato talmente terrorizzato da non riuscire neanche a rivolgergli
la parola, così da costringerlo a farlo levitare fuori, esattamente come
avrebbe potuto fare chiunque altro del gruppo.
Tornando a casa quella sera,
Harry non poté che prendere un respiro profondo, momentaneamente sommerso dalla
stanchezza… malgrado avesse fame non aveva decisamente
voglia di cucinare e il solo prendere in mano una padella gli avrebbe fatto
ricordare che aveva licenziato il cuoco e che il giorno dopo avrebbe dovuto supplicare
qualcuno perché lo aiutasse al ristorante con così poco preavviso, si stava
ancora ripassando sulla lingua il gusto amaro di quella considerazione quando
si fermò all’improvviso, i capelli ritti sulla nuca e tutti i sensi tesi al
massimo.
Aveva appena infilato la
chiave nella serratura del portone di casa sua, ma c’era qualcosa di indistintamente
strano e immediatamente afferrò la bacchetta: non c’era nulla di fuori posto e
tutto sembrava tranquillo nella pallida luce serale, ma un brivido
gli percorse la schiena e il suo addestramento da Auror
gli aveva insegnato a fidarsi di simili sensazioni. Socchiudendo gli occhi
dalla concentrazione tese le orecchie, ma non sentì niente, gettò un’occhiata
verso la finestra… non riusciva a scorgere nulla, pensò di chiamare aiuto, ma
non sapeva nemmeno per cosa e Ron e Hermione avevano già fin troppi problemi a
dormire, con i loro tre bambini a svegliarli ogni pochi minuti, per essere
disturbati nel bel mezzo della notte da una sua sensazione.
Con un respiro profondo girò
la chiave e aprì di scatto la porta, puntando la bacchetta all’ingresso, ebbe
solo il tempo di richiudere il portone silenziosamente e di rannicchiarsi dentro
all’armadio a muro, tra mantelli e cappotti, quando sentì la porta della cucina
aprirsi e dei passi cauti avvicinarsi a lui, aspettò che si avvicinassero
abbastanza mentre il suo cuore si fermava pronto ad agire nell’istante esatto…
accadde tutto in un attimo, il secondo prima era chiuso nell’armadio e il
secondo dopo afferrò lo sconosciuto con una mossa fluida e decisa, il braccio
stretto attorno al suo collo e la bacchetta puntata alla sua gola, sul volto
un’espressione determinata.
Uno strillo acuto si liberò
dalla gola dell’estraneo e il cuore di Harry tornò battere normalmente mentre
il ragazzo lasciava andare il suo prigioniero, scioccato ma anche irritato
dalla sorpresa e dai richiami preoccupati che arrivavano dalla cucina e se non
fosse stato per la risata cristallina che li accompagnò, che lo fecero
sbiancare improvvisamente, Harry sarebbe arrossito dalla rabbia.
“Ron?!
Che diavolo ci fai in casa mia a quest’ora?... e al
buio per di più!”
Il rossino arrossì con
violenza, incominciando a balbettare confusamente, ma Harry scosse la testa,
ignorandolo e dirigendosi in cucina, i suoi passi veloci e sicuri, abituati
alla casa anche senza bisogno della luce, contrariamente a quelli cauti ed
esitanti dell’amico che aveva sentito poco prima e giudicato sospetti. Sentendo
però il rossino inciampare nel mobile all’ingresso recitò la breve formula così
che le luci si accesero, mostrando con ancora più chiarezza la colpevolezza sul
volto di Ron.
“Fermo! Non entrare!”
Il moretto corrugò la fronte,
ma si fermò, anche dopo aver sentito uno sbuffo sonoro provenire da dietro la
porta ancora chiusa.
“Si può sapere che cosa sta
succedendo? Oggi me ne sono già capitate abbastanza…”
Il rossino arrossì ancora di
più e Harry prese un respiro profondo, alzando gli occhi al cielo e lasciando
che il rossino si prendesse il suo tempo prima di confessare la sua colpa:
“Beh, ecco… tu hai un
fidanzato, no? E sono otto mesi che state assieme senza contare i tempi della
scuola, però tu… beh, nessuno sa ancora chi è, Hermione mi ha ripetuto mille
volte che dovevo farmi gli affari miei e che tu ce lo
avresti detto quando saresti stato pronto a farlo, ma, ecco… lo sai che io sono
curioso!”
Harry aveva ora sul volto uno
sguardo irritato e Ron abbassò gli occhi rendendosene conto, accelerando nella
speranza che quando l’amico avesse saputo tutto sarebbe stato perdonato:
“Lo so che non è stato
intelligente, ma io e Seamus
abbiamo deciso di appostarci davanti a casa tua… così prima o poi l’avremmo visto!”
“Ron!”
Il rossino abbassò ancora di più
la testa, quasi che la rabbia di Harry lo avesse colpito fisicamente, ma un
secondo dopo alzò gli fieramente occhi, felice di ciò
che stava per dire:
“Però
abbiamo trovato qualcun altro! Quello stronzo di un Malfoy gironzolava qua
attorno e… non ci crederai mai Harry!... ha provato ad
entrare in casa tua!”
Harry strinse i denti, ora definitivamente arrabbiato, ma sfortunatamente per lui
Ron confuse la causa:
“Così io e Seamus lo abbiamo catturato e legato in cucina, è
giusto che sia tu a fargliela pagare per la sua faccia tosta! Voleva entrare dalla finestra!”
Il moretto si prese la testa
fra le mani, sì, decisamente quel giorno non era
destinato ad essere positivo! Con un sospiro spalancò la porta della cucina ed
entrò rapidamente, tallonato da un gongolante Ron.
“Si può sapere perché diavolo
volevi entrare dalla finestra?”
Malfoy ghignò spudoratamente,
legato come un salame ad una sedia e guardato a vista
da Seamus, ma non incapace di cogliere il lato
ironico della situazione e sicuramente ben deciso a tenersi stretto il suo
orgoglio:
“Ho lasciato la chiave in
ufficio e in banca dopo la chiusura non ci si può certo Smaterializzare!”
Harry si sedette pesantemente
su una sedia, un cerchio di stanchezza attorno alle tempie che si faceva via via più pesante. Con un sospiro fece svanire i lacci che
tenevano fermo il biondino, ignorando Ron e Seamus
che puntarono le bacchette sul ragazzo con rinnovato fervore.
“Ron, Seamus…
vi presento il ragazzo con cui sto da ormai oltre un anno… e se vi chiedevate
perché ho aspettato così tanto a presentarvelo, beh,
il fatto che lo abbiate legato e che, malgrado ciò che vi sto dicendo, stiate ancora
puntando le bacchette contro di lui dovrebbe rispondervi…”
Seamus spalancò la bocca, senza parole, abbassando
lentamente la bacchetta, ma Ron scosse la testa,
incapace o forse restio a comprendere:
“Cosa diavolo stai dicendo?!”
Draco si alzò elegantemente
dalla sedia, sul volto un ghigno malefico che Harry sapeva non avrebbe portato
a nulla di buono, con un’occhiata di sufficienza a Ron il biondino si diresse
verso la sedia del moretto, sedendogli cavalcioni:
“Sta dicendo questo…”
Con una naturalezza data solo
dall’abitudine, una mano diafana andò a posarsi dietro la nuca di Harry,
attirandone le labbra rosse sulle proprie e intraprendendo un bacio gentile che
divenne sempre più passionale, il moretto completamente abbandonato ad esso, dimentico dei suoi amici presenti e di tutti gli
imprevisti della giornata: Draco era accanto a lui, le sue labbra lo stavano
assaggiando e le loro lingue giocavano una danza conosciuta, ma sempre nuova ed
emozionante e questo gli bastava, per ora quello era tutto ciò di cui aveva
bisogno per trasformare quella catastrofica giornata in qualcosa di più
sopportabile.
Quando infine si separarono Seamus era già riuscito
a trascinare fuori un scioccato e recalcitrante Ron e Harry si rilassò
nell’abbraccio di Draco che lo strinse a sé, sussurrando direttamente nel suo
orecchio:
“Mi dispiace… ho saputo che
avevi quell’operazione con gli Auror e volevo
prepararti la cena, ma quei due idioti sono sbucati dal nulla… Pansy mi ha
detto che hai dovuto portarle uno dei tuoi ragazzini che era caduto dalla
scopa…”
“Sì, il piccolo Stephan, ma non era nulla di grave… la Parkinson lo ha sistemato in pochi minuti, il problema sono stati i
suoi genitori, neanche lo avessi gettato giù dalla scopa di mia spontanea
volontà!... e ho dovuto anche licenziare il cuoco!”
Il biondino prese il suo
volto tra le mani, baciandolo delicatamente sulle tempie e sulle labbra, mentre
l’irritazione che aveva accompagnato Harry per tutta la giornata lentamente
scompariva, dopo alcuni minuti riaprì gli occhi, sorridendo al ragazzo ancora
appollaiato sulle sue gambe:
“Non so se essere felice
perché il mio ragazzo, malgrado ne sia completamente incapace, era disposto a
cucinare per me… oppure terribilmente depresso perché non è stato capace di
difendersi da due attentatori così maldestri!”
Il biondino lo guardò con
un’aria di scioccata incredulità:
“E
io che cercavo di essere gentile! Bene!...”
Il biondino fece per
andarsene, ma Harry lo afferrò per i fianchi, appoggiando il volto contro il
suo ventre, a metà ridacchiando e a metà piagnucolando
le sue scuse, fino a quando Draco non scoppiò a ridere, afferrandolo e
facendolo alzare a sua volta, prima di riprenderlo fra le braccia:
“Ti perdono solo perché sei
riuscito a far strillare Lenticchia come una donnetta!”
Harry ridacchiò, baciandolo
con trasporto e adagiandosi completamente a lui:
“Siamo ufficialmente fidanzati
ora…”
Il biondino sorrise dolcemente,
ma presto una piccola smorfietta indispettita piegò
il suo volto alla sua espressione assorta:
“Pentito?”
Harry lo guardò sorridendo
appena, ben consapevole di quante volte una conversazione di quel tipo era
finita con una disputa appassionata, combattuta con morsetti a tradimento e
carezze troppo lievi per essere soddisfacenti, ma il
suo sguardo si fece subito serio, bisognoso di comunicare qualcosa che sapeva
il biondino non sarebbe mai stato stanco di sentire:
“No… è solo che a volte… a
volte non riesco a crederci nemmeno io…”
Il sorriso del biondino tornò
a piegare quelle labbra che per tanti anni Harry aveva
visto solo ironiche e indisponenti e il moretto sentì scaldarsi il cuore nel
cogliere la dolcezza nel suo sguardo e la luce che le sue parole aveva acceso
nel profondo grigio, ma il biondino non aveva nessuna intenzione di lasciar da
parte la passione per quella notte e gli leccò maliziosamente il lobo
dell’orecchio:
“Conosco un metodo estremamente efficace per questo tipo di incertezze…”
Harry sorrise, lasciandosi
esplorare la bocca con più passione e infilando con bramosia le dita sotto la
camicia del ragazzo, accarezzandogli il ventre e risalendo veloce, prima di
tuffarsi sotto alla cintura, la passione che provava per lui che ancora una
volta lo afferrava violentemente, quasi che dopo essere stata soffocata per
tutto il giorno non avesse aspettato altro che la sua pelle per esplodere in
tutta la sua intensità. Draco mugolò e abbracciandolo stretto
lo trascinò fino al piano della cucina, dove lo fece sedere, staccandosi da lui
solo per gettargli uno sguardo di affamato desiderio che tolse il fiato al
moretto.
Un secondo dopo Harry stava però ridacchiando e il compagno lo guardò aggrottando
le sopracciglia:
“Sembra che stasera cucinerai
davvero per me… ma non avevo capito che era questo il piatto!”
Draco gemette mentre le dita
del moretto si posavano sulla sua erezione, stuzzicandola.
“Non è forse questo il tuo
preferito?”
Harry ridacchiò, ma non poté
trattenersi dall’assentire prima che le sue labbra fossero nuovamente catturate
da un bacio appassionato.
Contro tutte le previsioni
quella giornata non era proprio da buttare via.
NOTA: allora, tanto per
chiarire: questa oneshottina
in realtà è partita come oneshottina a se stante da
qualsiasi altra cosa e così l’ho infatti presentata adesso… ma dato che io sono
semplicemente schiava delle mie dita e che sono loro che pigiano a loro
piacimento su questo o quel tastino… beh, se volete la potete anche considerare
come un capitolo finale finale finale
di ‘le mie ali nel vuoto’… inzomma:
a voi la scelta!!!!! Baci8li Ci.
….
…
naturalmente se non mi scriverete una recensione mi sentirò non
solo autorizzata, ma addirittura in dovere di venirvi a prendere uno ad uno,
casa per casa, catapecchia per catapecchia e marciapiede per marciapiede (io
non giudico!!! XD!) a consegnarvi quel famoso panegirico sulla Chang (che da un paio di capitoli spunta qua e là … come la
peste o i brufoli!!!!) e vi costringerò a leggerlo tutto almeno tre volte di
fila e a impararne a memoria almeno 3 canti!!!!!!
…
…
se volete denunciarmi per minacce… prendete il numerino
e fate la fila!!!
…
…
bon! Ho finito! Ciau!!!!!!!