E
come promessovi ecco il mio nuovo
capitolo! Sono ancora arrabbiata per ieri! Hanno osato boicottare NCIS!
Anche
se io non tifo per l’Italia posso capire che agli altri piace
vedersi la
nazionale e rispetto la decisione della rete... però poi
vedere che hanno
trasmesso Harper's Island (o come cavolo si scrive) mi ha fatto
incavolare!
Insomma! Non ho visto la puntata in inglese per godermela in italiano e
ho
aspettato un anno! Mi sono accontentata solo di qualche spoiler o di
qualche
immagine! Era un anno che aspettavo quel momento e loro hanno rovinato
tutto! Ahhh...
mi sono sfogata!
Comunque
sia, non voglio annoiarvi
con le mie stupide lamentele, quindi torniamo a noi! Questo
è il penultimo
capitolo ed è mooooolto Tiva, quindi preparatevi
psicologicamente!
Grazie
per i commenti slurmina! Sono
contenta che sia tu che piccoligiganti mi recensiate sia qua che sul
forum! Mi
fa sentire ancora più apprezzata! (scusate per il copia
incolla, ma non sono
molto brava in queste cose... xP) Grazie
mille anche alle altre per i commenti e buona lettura!
Capitolo
3 - Im lo akhshav
-
Dici che questo va bene?!?- gridò
Tony indicando un fungo e portandolo a Ziva, era abbastanza grande, con
il
gambo bianco e aveva un grande cappello rosso con piccole macchie
bianche.
Ziva
sorrise della sua ingenuità e
ignoranza.
-
Amanita
muscaria... ne hai mai sentito parlare?-
-
No... è buono? È un fungo molto
pregiato?- chiese lui rigirandoselo tra le mani e fissandolo da ogni
angolazione.
-
L’Amanita muscaria è
il fungo velenoso più conosciuto e diffuso al
mondo...-
-
Velenoso?- balbettò Tony, posò lo
sguardo di nuovo sul fungo e lo lasciò cadere a terra con un
grido non molto
virile.
Ziva
scoppiò a ridere in modo
incontrollabile.
-
Che hai da ridere?!? Ho toccato un
fungo velenoso! Sono morto! Ho i minuti contati!-
-
Io non ci conterei... devi averlo mangiato
per essere avvelenato!-
-
Davvero?-
Ziva
annuì e gli fece un sorriso.
Lui
parve convincersi ma
all’improvviso scosse la testa vigorosamente con aria
preoccupata.
-
Non è detto! L’ho tenuto in mano
per molto tempo! Forse la tossina si è diffusa nel mio
sangue!-
-
Non lo hai mangiato vero?!?- chiese
lei cominciandosi a preoccupare.
-
No! Che ti salta in mente?!? Non
sono così stupido!-
-
Allora non ci sono problemi! Stai
bene e starai bene anche tra qualche ora!-
-
Se lo dici tu...- mormorò lui
pulendosi le mani sporche di spore e di terra sui pantaloni, poi si
voltò e
corse giù dalla veranda - Torno alla ricerca!-
E
così si immerse di nuovo per i
boschi.
C’era
un momento di pace, la pioggia
aveva smesso momentaneamente di battere e loro due si sentivano meglio,
anche
se Ziva sospettava di avere un po’ di febbre, ma quello era
un dettaglio talmente
insignificante che non vi aveva neanche badato.
Avevano
deciso di rimanere alla baita
finchè il temporale non fosse finito del tutto, infatti a
secondo le
informazioni di Ziva quello era solo un piccolo momento di pace, la
tempesta
sarebbe ricominciata di lì a poco più forte della
sera precedente.
Ma
per loro non era un problema,
infatti le loro orme erano state cancellate dal temporale e visto che
loro non
avrebbero potuto fare molta strada senza essere di nuovo travolti dalla
tempesta, non l’avrebbero potuta fare neanche i loro nemici.
Così
a Tony era venuta la splendida
idea di cibarsi con quello che gli offriva madre natura, e mentre Ziva
rimaneva
sulla veranda avvolta nei propri vestiti ormai asciutti e nella
tovaglia a
fissarlo, lui aveva cominciato a trafficare qua e là per il
bosco come un
bambino.
Il
prode DiNozzo fino ad allora aveva
trovato solo un paio di miseri funghi porcini sporchi di terra e un
po’ di
bacche. Un misero pasto se non ci fossero state anche le loro provviste.
Ziva
si sistemò meglio sulla sedia e
lo guardò litigare con una lucertola per il possesso di un
altro fungo porcino,
sorridendo.
Sperò
vivamente che lui non avesse
ingerito quel fungo, ma in fondo non c’era poi molto di cui
preoccuparsi, infatti
anche se lo avesse fatto non era un fungo mortale.
I
sintomi dell'avvelenamento da Amanita muscaria
si manifestavano dopo
1-4 ore dall'ingestione del fungo e consistevano in vomito, diarrea,
allucinazioni e aumento del battito cardiaco legato a uno stato
generale di
eccitazione. L'individuo intossicato passava da violenti accessi di
collera a
un'esaltazione gioiosa che, nel giro di qualche ora, si trasformava in
una
profonda sonnolenza; al risveglio da questa sorta di sonno comatoso,
l'individuo in genere risultava guarito.
Quindi
al massimo Tony si sarebbe
fatto una bella dormita.
-
Ehi, Ziva! E questi?- chiese sbucando
fuori dalla vegetazione, salendo di nuovo in veranda e mostrandole le
mani
unite a coppa e con dentro due piccoli funghi sull’arancione
di forma quasi
perfettamente sferica.
-
Sono delle Vesce di lupo, sono
commestibili, ma io non ne ho mai assaggiata una...-
ammise lei prendendone una in mano e osservandola bene.
-
C’è sempre una prima volta!- fece
Tony sorridendo felice.
Poi
andò di nuovo nel bosco e ne uscì
con dei sottili ma robusti bastoncini di legno.
-
Forza! Entriamo in casa! Ho una
fame pazzesca!-
Mangiarono
quello che avevano portato
dal loro mondo civilizzato e quello che la natura aveva gentilmente
fornito
loro, quasi a sazietà, lasciando qualcosa per quella sera.
Avevano
cotto i funghi sopra il fuoco
con i bastoncini e avevano scoperto che le Vesce
di lupo non erano male.
-
Hai visto Ziva? Sono nato per stare
in mezzo ai boschi! Riconosco una leccornia a un miglio di distanza!-
Lei
aveva riso a quella affermazione,
soprattutto dopo averlo visto alle prese con quel fungo velenoso e
soprattutto
scappare inseguito da una lepre.
-
Aveva la rabbia!- si era
giustificato lui - la schiuma alla bocca come un cane feroce!-
Dopo
mangiato si sedettero sopra il
letto, sfiniti e parlarono. Parlarono tanto a e lungo, di qualsiasi
cosa,
mantenendo accuratamente lontano l’argomento da quella che
era la loro sfera
sentimentale e affettiva.
Erano
ancora troppo scossi da quello
che era successo la sera prima per poter affrontare un argomento serio
e
difficile come quello.
Ma
quando ormai era prossima la sera
e il temporale era tornato a imperversare sulla foresta Tony aveva
deciso di
fare la sua mossa, era stanco di tutti quei sotterfugi da parte di
entrambi,
soprattutto da parte sua.
Era
ora di aprirsi un po’ di più.
-
Sei mai stata innamorata di
qualcuno Ziva?- le domandò a bruciapelo.
-
Che cosa?!? Scusa, ma queste
sparate te le sogni la notte?!?-
-
A volte, e comunque nel sogno tu
non avevi questa reazione...-
-
E cosa facevo? Ti saltavo addosso
dicendoti che ti amavo dal primo giorno che ti avevo visto?-
-
Beh... più o meno! È quello il
concetto...-
-
Fai davvero degli strani sogni...-
disse lei guardandolo di sottecchi.
-
Eh, già...- mormorò Tony
sorridendo.
-
Quindi, fammi capire... mi chiedi
una cosa del genere così all’improvviso
interrompendo il nostro importantissimo
discorso sul pigiama che indossa Gibbs e pretendi che io ti risponda?
Stai
scherzando vero?!?-
-
E dai! Dico seriamente! Ti prego!
Ah! E tra parentesi secondo me Gibbs il pigiama non lo indossa!-
-
Dorme nudo quindi? Interessante...-
-
Si... tu pensa a rispondermi invece
di pensare a Gibbs nudo!-
-
Va bene...-
Ziva
si sistemò meglio sopra la sua
spalla dove era appoggiata e lo fissò negli occhi.
-
Beh... io... si... insomma! Tutti
siamo stati innamorati almeno una volta! No?-
-
Io non intendo quelle stupide cotte
adolescenziali... o le normali storie nelle quali dire di amare
è quasi un
obbligo... io parlo di amore puro... vero amore... del desiderare il
bene di
una persona prima del proprio... e fare di tutto per renderla felice,
anche
vederla con qualcun altro e lontano da noi stessi...-
Ziva
si stupì di quelle parole così
profonde di Tony, proprio da lui non si aspettava una cosa del genere!
Questo
suo lato nascosto si stava
facendo sempre più interessante e soprattutto le piaceva
sempre di più.
-
Beh... credo di si... non so...-
-
Ti sei mai fidata a tal punto di
una persona da permetterle di amarti? Hai mai aperto il tuo cuore a
qualcuno,
Ziva?-
Lei
spalancò gli occhi e distolse lo
sguardo, poi si mise seduta diritta senza staccare la testa dalla
spalla del
ragazzo.
-
Non lo so... penso... forse solo a
mia madre, mio fratello e Tali... e poi che a te che ti interessa,
mettinaso?-
-
Si dice “ficcanaso” non
mettinaso...-
-
Dettagli...-
-
E poi... non avevi detto di avere solo
una sorella?- la interruppe, piuttosto confuso, Tony.
-
Non ho mai detto di avere solo una
sorella! Ho detto di avere una sorella ma non di avere solo quella!-
tentò di
giustificarsi lei tirandosi su del tutto e mettendosi la testa tra le
mani.
-
Sicura? Non mi stai nascondendo
niente vero? Non è che tua sorella era un travestito?-
tentò di buttarla sullo
scherzo lui.
Lei
gli diede una pacca e lo fissò
divertita.
Lui
rispose allo sguardo.
-
Avanti chiedimelo...- fece Tony
abbassando gli occhi e grattandosi la testa nervosamente.
-
Che cosa scusa?-
-
Avanti! Non fare la finta tonta! Lo
so che lo vuoi sapere! Chiedimelo!-
Lei
lo fissò un secondo, sorridendo
dolcemente a quel suo comportamento così strano.
- Ok... hai mai aperto il
tuo cuore a qualcuno
Tony? E rispondimi seriamente!-
-
Beh... se devo dirti la verità non
ci avevo mai pensato prima di oggi... sai? Credevo di amare Jeanne...
però...-
-
Ad amarla non era il vero Tony...-
completò per lui Ziva cogliendolo di sorpresa.
Da
quando riuscivano a capirsi così
maledettamente bene?!?
Non
ci aveva mai fatto caso lui, che
in quel ultimo anno era stato così occupato nella sua
missione sottocopertura e
aveva trascurato i suoi amici, colleghi, se stesso e Ziva.
Lei
era in una categoria a parte che
lui non era ancora riuscito ad identificare per bene. Era
un’amica, ma lo
comprendeva come poteva fare solo un’amante, una madre, una
sorella.
-
Già... quindi credo che a parte mia
madre non abbia mai amato nessuna a parte...-
-
Kate?- completò anche stavolta
Ziva.
Questa
volta fu colto ancora di più
di sorpresa...
Non
le aveva mai parlato di lei se
non in quel lontano giorno in cui si erano conosciuti.
Come
aveva fatto a capirlo?
-
I fiori...- disse la donna
scrollando le spalle – Ogni sabato vieni con giacca con dei
petali di fiori a
lavoro...-
-
Chi ti dice che non fossero per
qualche ragazza...-
-
Perché ti conosco bene Tony! Ti
conosco maledettamente bene! E poi perché me lo dice il mio
istinto!-
Ziva
si sentì terribilmente in colpa.
Ari,
suo fratello, aveva fatto fuori
l’unica donna che Tony avesse mai amato e lei
l’aveva protetto davanti a tutti
dicendo che non poteva essere lui il colpevole, aveva fatto offuscare
il suo
giudizio dall’amore, certo alla fine era andata come era
andata, però DiNozzo
quello non lo sapeva. Almeno gli doveva una spiegazione.
Lui
dal canto suo stava rimanendo
ogni minuto di più sorpreso da quella donna, lo conosceva
così maledettamente
bene come diceva lei stessa?
Come
mai lo capiva così bene?!?
La
osservò alzarsi dal letto e andare
a cercare qualcosa nel suo zaino, quando tornò aveva un
mazzo di fotografie in
mano, nei suoi scuri leggeva qualcosa di diverso ora qualcosa di strano.
-
Prendi...- disse lei semplicemente
sedendosi di nuovo accanto a lui.
Tony
tolse delicatamente l’elastico e
fissò le foto, erano piuttosto vecchie, dovevano avere
più di dieci anni.
-
Guarda! Eri così piccola!- disse
indicando una foto di lei tredicenne con un cucciolo in braccio -
Lavoravi già nel
Mossad?-
-
Si... ci sono entrata ufficialmente
a sedici anni, ma mi allenavo già da qualche anno sotto la
supervisione di mio
padre...-
Lui
annuì e cambiò foto.
Stavolta
c’era l’immagine di una
bambina molto somigliante a Ziva che salutava con la mano.
-
Mm... questa deve essere Tali...
vero?-
-
Si...- rispose lei con un filo di
voce.
Tony
la fissò di sottecchi e cambiò
di nuovo foto, questa volta a sorridergli erano due giovani di circa
una
ventina di anni che stavano teneramente abbracciati.
-
E questo chi era? Il tuo
fidanzatino?- domandò guardandola, ma lei non sorrise e non
ribattè nulla.
Lui
allora tornò a fissare la foto.
C’era
qualcosa di familiare nei
tratti di quel uomo...
Dentro
di lui un dolore sordo ormai
sepolto da tempo si fece risentire quando riuscì a
identificare l’uomo che
stava abbracciando Ziva.
-
Ziva... cosa significa questa?!?
Questo è Ari! Che ci fa in una foto abbracciato con te?-
gridò arrabbiato - Chi
era per te quel bastardo? Non eri solo il suo ufficiale responsabile
vero? Era
il tuo amante? -
-
Era mio fratello...- affermò Ziva
interrompendo quella marea di fesserie che stavano uscendo dalla bocca
di Tony
e lasciandolo estremamente sorpreso - fratellastro a dire il vero...
stesso
padre ma madri diverse... l’ho ucciso io...-
-
Tu? Non era stato...-
-
Gibbs? No... sono stata io e poi
lui mi ha protetta da mio padre prendendosi la colpa... mi dispiace per
quello
che ha fatto a Kate e a te... mi dispiace veramente...-
Lui
si riprese dallo shock e strinse
i pugni fino a farsi sanguinare la carne.
Ziva
era la sorella di quel bastardo.
Nelle sue vene scorreva lo stesso sangue che scorreva in quelle di Ari,
in
quelle dell’uomo che l’aveva privato di una delle
cose a cui teneva di più al
mondo.
Come
poteva essere sua sorella?
-
Ti dispiace?!? Quando avevi
intenzione di dirmelo?!?- sbraitò alzandosi dal letto.
-
Non lo so!- rispose lei altrettanto
forte.
-
E se non fossimo finiti chiusi qui dentro
me l’avresti mai detto?!?-
-
Non lo so Tony! Non lo so! Ok? Non
lo so!-
Detto
questo si alzò anche lei dal
letto.
I
loro occhi si incontrarono
furibondi.
-
Volevo solo che tu lo sapessi...-
borbottò lei superandolo e andandosi a sedere al tavolo,
tirò fuori tutti i
suoi coltelli e cominciò a lucidarli.
Lui
la fissò sbuffando, poi prese una
delle sue rivista per soli uomini e fece finta di leggerla mentre la
fissava
con la coda dell’occhio.
In
breve si fece sera. Il vento
ululava fuori dalla baita e la grandine batteva contro il tetto e i
muri.
Loro
due non si erano parlati per
tutto il tempo, non si sapeva chi fosse arrabbiato con chi, ma alla
fine Tony
decise che era stato lui a fare arrabbiare Ziva urlandole addosso in
quel modo.
Dopotutto lei aveva deciso di parlare con lui, di confidarsi, di aprire
se
stessa un po’ di più di quanto avesse mai fatto in
passato, e capiva che per
lei doveva essere stato estremamente difficile oltre che umiliante.
Aveva
deciso di fidarsi lui, e solo
in quel momento Tony comprese la grandezza di quel gesto che per i
semplici
essere umani poteva sembrare così semplice ma che per loro
valeva quanto la
loro vita stessa ed era la cosa più complessa che gli
potesse chiedere di fare.
Si
alzò e andò verso di lei a passi
lenti, senza fretta.
Quando
le fu di fronte, lei continuò
a tenere il viso basso, intenta come era a lucidare i coltelli.
Tony
la fece alzare dalla sedia e la
costrinse ad incontrare il proprio sguardo.
I
suoi occhi caldi e chiari e il suo
sorriso dolce la trapassarono da parte a parte facendole battere il
cuore in un
modo irrefrenabile, quello sguardo voleva dire tutto, e lei lo sapeva
benissimo.
Ricordava
i sentimenti che aveva
provato a vedere Tony con un’altra donna, erano ancora vivi
dentro di lei, era
stato orribile scoprire che lui non era solo suo, che non gli
apparteneva, che
non doveva darlo per scontato insomma.
Il
vederlo nello stato pietoso nel
quale si era ridotto subito dopo la partenza di Jeanne era stato
più doloroso
che perdere Roy, si era resoconto di amare quel uomo alla follia,
più di se
stessa probabilmente.
Però
non potevano stare insieme! A
parte quella stupida regola di Gibbs, che a lei non faceva poi
così tanta paura
il non rispettarla, d’altronde le regole sono fatte per
essere infrante, c’era
un altro insormontabile scoglio tra lei e Tony: erano troppo diversi.
Il
Mossad non era l’NCIS, Israele non
era gli Stati Uniti, lei non era Jeanne.
Non
avrebbe mai potuto dargli quello
che cercava nella donna dei suoi sogni, però il suo
sguardo...
Per
la terza volta due giorni Tony
provò quella inspiegabile sensazione alla bocca dello
stomaco e ora, in piedi
di fronte a Ziva, con gli occhi puntati sui suoi, quel fastidio alla
bocca
dello stomaco si fece più insistente.
Si
ritrovò a fissare con desiderio
quei lineamenti tanto familiari, e fu costretto a distogliere lo
sguardo.
-
Scusa per prima...- mormorò sempre
con lo sguardo basso - non volevo urlarti contro, scusami!-
-
La regola di Gibbs non dice niente
scuse?-
-
Tu non sei Gibbs...-
Avrebbe
voluto aggiungere
qualcos’altro ma le parole gli mancarono. La
osservò sorridere
impercettibilmente e fu sicuro che lei aveva capito lo stesso.
-
Non so, sono molto arrabbiata!-
fece lei facendo la preziosa.
-
E dai! Ti prego!-
Lei
finse di pensarci su, poi
sospirò.
-
E va bene! Scuse accettate DiNozzo!-
fece sorridendogli.
-
Amici come prima?- domandò Tony
porgendole la mano come a suggellare questo loro patto e tornando a
fissarla.
Lei
non ci pensò due volte, afferrò
la mano e annuì.
Si
guardarono sorridenti per un paio
di secondi, poi Tony fece qualcosa di inaspettato.
La
attirò a se e la baciò sulla
bocca. La lingua si aprì un varco, e Ziva fu travolta dal
sapore di Tony. Si
stacco da lui immediatamente e lo fissò negli occhi.
Cosa
stavano facendo?!?
-
Tony... io... non posso!- balbettò
lei - Non possiamo Tony!-
Come
mai ora l’idea di baciarlo non
le sembrava più tanto assurda? Anzi desiderava che lui lo
facesse!
C’entrava
il suo comportamento della
sera prima? Quello che aveva fatto per lei? O quello che aveva detto
qualche
ora prima riguardo all’amore?
Lui
le tolse una ciocca di capelli
dalla fronte, sicuro di se stesso, e di quello che stava facendo
sfidando ogni
legge.
-
Non parlare!- le disse
impossessandosi di nuovo delle sue labbra.
“Perché
devo sempre essere così?
Perché devo sempre mandare all’aria tutto? La vita
è breve! Forse domani tutto
finirà e io non avrò vissuto!”
pensò Ziva in un momento di lucidità. Le venne
in mente una frase molto ricorrente nel suo paese, non ricordava chi
l’avesse
detta ne in che occasione, ma le parole si stagliarono nitide nella sua
mente.
Im
lo akhshav?
Quando
se non adesso?
Trovò
quella frase perfetta per la sua
situazione e la interpretò come una benedizione divina.
Stavolta
si lasciò travolgere dalla
passione e gli gettò le braccia al collo, avvicinandolo di
più a se per
approfondire il bacio. Stavolta non fu come la sera precedente, non ci
fu nulla
di casto, non si fece fermare dalla paura. Tutto quello aveva un che di
familiare, ma quella volta, quella volta sottocopertura, era tutto
finto,
mentre ora... ora erano in ballo i loro sentimenti, non stavano
più giocando.
Tony
la baciò con infinita dolcezza,
cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava per lei e
che aveva taciuto
a se stesso per anni. Perché si, era amore. Ne era sicuro, e
ora che l’aveva
finalmente capito non avrebbe permesso a Ziva, alla sua Ziva di
andarsene, e
no!
Ormai
era fregata! Gli apparteneva!
Era sua e soltanto sua! Sapeva che era un pensiero egoista ma purtroppo
aveva
bisogno di lei, dopo quei due giorni nella baita non sarebbe
più riuscito a
stare senza lei.
Lei
cominciò a sbottonargli la
camicia mentre la mano di lui si insinuava sotto la maglietta e le
carezzava la
morbida curva della schiena, per poi passare al seno, sempre senza
smettere di
baciarla. Maglietta e camicia volarono via e la bocca di Tony
lasciò
momentaneamente quella di Ziva e cominciò a vagare su tutto
il corpo di lei. Le
mani della donna corsero alla cintura del compagno e lei sorridendo
maliziosa
lo attirò verso di se e cominciò a
indietreggiare, fino a che non toccarono la
sponda del letto e vi caddero sopra ridendo.
*
Im lo akhshav?: Quando se
non
adesso?
*
La frase sopra riportata è una
celebre frase Hillel divenuta il motto del sionismo.
*
Hillel (Babilonia 70 ca. a.C. -
Gerusalemme 10 ca. d.C.), rabbino e maestro ebreo, detto "il Vecchio",
in ebraico “hazaken”. Fu il primo a sistematizzare
l'interpretazione del
diritto scritturale; a Gerusalemme divenne una vera e propria
autorità in
materia e venne posto a capo dell'Accademia farisaica.
L'importanza
che Hillel attribuiva
alle norme etiche, a una religiosità partecipe e impegnata,
all'umiltà e
all'amore per il prossimo, prefiguravano i precetti morali di Cristo.
La sua
massima era: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse
fatto a
te". Hillel fondò una scuola liberale di interpretazione
delle Scritture,
che si opponeva alla scuola intransigente dell'erudito Shammai. Il
contrasto
finì per risolversi in favore di Hillel: per molte
generazioni i capi della
comunità ebraica in Palestina furono suoi discendenti.
*
Allora, riguardo alla storia dei
funghi, le informazioni, sull’Amanita
Muscaria sono tutte vere, così come quelle sulle Vesce (o Vesciche) di lupo, il nome non
mi ispirerebbe granché se
dovessi mangiarne un paio, a parte che io odio i funghi,
però mi pareva
interessante e divertente inserirlo nella storia!
*
Anche se ho deciso di continuare a
pubblicare certo che guardare la 7x02 Reunion non è che mi
abbia aiutato molto
a considerarmi un po’ più brava, anzi il
contrario, però voi siete stati tutti
così carini e dolci e mi avete riempito così
tanto di complimenti che come
avevo detto ho deciso di continuare! Il mondo vedrà la fine
di questa fic e il
continuo de “Gli agenti del Mossad non piangono”!
Muahahahah! XD