Entrai nel treno a passo altezzoso e
a testa alta, sfoggiando i miei tacchi 15 neri vernice.
I miei genitori mi avevano insegnato
a far morire d’invidia gli altri.
Vide che alla Weasley era caduta la
borsa, e la sua puffola pigmea era accovacciata per terra.
La aiutai a raccogliere la roba. I
miei avrebbero detto: Ma che fai, ti
abbassi al suo livello? Distruggi l’immagine della famiglia Nightfall! E
ricorda che ricopri l’importantissimo ruolo di Principessa Serpeverde! E bal
bla bla.. Avevano ragione ma Ginny era abbastanza simpatica, perciò …
“Ei Chiara, da quando in qua si
frequentano i pezzenti?” Disse Malfoy dando un’occhiataccia alla Waesley.
“Si chiama gentilezza, Draco,
se è quello che intendi.”
Finì di aiutare la Weasley a
raccogliere ciò che le era caduto dalla borsa per poi fare la linguaccia a
Draco.
Tiger e Goyle sghignazzarono e il
biondino mi trascinò via per un braccio.
“Ciao, Rossa.” Dissi a Ginny prima di scomparire nello
scompartimento dei Serpeverde “vip”.
Le mie all-star verdi erano zuppe;
fuori cadeva quella pioggerella che ti bagna tutto anche se sembra poca.
Il cielo plumbeo di Londra salutò il
treno che si stava mettendo in movimento per arrivare ad Hogsmeade; erano le
otto del mattino.
Mi infilai le cuffiette dell’Ipod
verde nelle orecchie per poi mettere: What I’ve done dei Linkin Park.
Oh, adoravo quella canzone! Mi misi a
canticchiare le parole guardando fuori dal finestrino; dai sobborghi di Londra
e le casine tutte uguali, tutte ordinate
e perfette si passò alla sterminata campagna inglese; qualche fattoria qua e
là, i campi ricoperti di brina e la nebbia mattutina che faceva sembrare quasi
tutto innevato. Adoravo l’Inghilterra!
Quelle troiette della Parkinson e
della Bullstrode entrarono a braccetto nello scompartimento ridacchiando e
sibilandosi delle parole all’orecchio.
Io feci finta di niente ma non potei
evitare di ascoltarle mentre sparlavano di me e di Draco, che teneva la testa
sulla mia spalla.
Le guardai malissimo e si sedettero
dalla parte opposta, ad occupare i posti in mezzo se ne occuparono Tiger e
Goyle.
Cominciai a giocherellare con i
capelli biondo platino di Draco.
Nott e Blaise si fiondarono nello
scompartimento sventolando una copia della Gazzetta del Profeta. Mi tolsi le cuffiette.
“Bizy, Notti, che succede?” Dissi con
un mezzo sorriso vedendo quei due, matti da legare.
Ansimando e cercando di riprendere
fiato dissero all’unisono: “Voldemort ritornerà!”
“Non vedo cosa ci sia di male.” Disse
Draco rimettendosi dritto.
“Già, concordo. Noi non gli abbiamo
fatto niente e per lo più i nostri padri … Bè avete capito … Cosa potrebbe
farci di male?!” Già, mio padre era un Mangiamorte, ma nonostante tutto, era
una persona beneducata. Non si poteva dire lo stesso di Lucius!
Puffy, il mio furetto bianco, si
acciambellò sulle mie gambe. Io lo accarezzai.
Blaise disse: “Ma il problema è che
noi, Principe e Principesse, anzi … Principessa Serpeverde, - additò, Draco,
Nott, me e se stesso – dobbiamo diventare servi dell’oscuro signore.”
“Bè, pensavo che diventare
Mangiamorte fosse la vostra aspirazione!” Disse ghignando la Parkinson.
“Mettiamo in chiaro una cosa; i
Nightfall non servono nessuno!” Dissi indignata.
“I Malfoy nemmeno!” Disse Draco.
“Solo perché siamo stati educati con dei principi non vuol dire che dobbiamo
per forza attenerci ad essi!”
“Io non ho capito.” Disse Nott con
aria confusa.
“Se facciamo qualche passo falso,
crepiamo.” Disse Malfoy con pochi giri di parole.
“Vaffanculo!” Gli dissi io voltandomi
dall’altra parte.
“E’ la verità Chiaretta, non ci
possiamo fare niente.” Disse lui
accarezzandomi il braccio, io scansai la sua mano in un gesto seccato.
“La Principessina Serpeverde non può
ammettere che un giorno morirà anche lei! O forse ha trovato la pozione
dell’immortalità?” Disse la Bullstrode in tono canzonatorio.
“Puttana.” Sibilai. Tirai fuori dalla
tasca la bacchetta, pronta a fare uno Schiantesimo da Maestra quando Draco mi
afferrò per un braccio.
“Non farlo.”
Digrignando i denti, infilai in tasca
la bacchetta.
Mi sedetti e con forza strinsi i pugni, avevo una voglia
matta di farla secca, una volta per tutte! Il mio orgoglio era troppo, troppo,
troppo, e chi osa ferirlo, bè … Finisce nei guai.
Ripresi il mio aspetto signorile
mascherando la mia espressione rabbiosa con un’espressione di indifferenza per
poi iniziare a leggere un libro: 13 Reason Why.
La pioggerella adesso si era
trasformata in uno scroscio e il vento era così forte che dava l’impressione
che i finestrini si sarebbero scardinati! Mi strinsi nel mio maglione verde.
“Hai fame? Se vuoi ti vado a prendere
qualcosa.” Disse premuroso Draco; voleva fare pace.
Il mio stomaco brontolava ma risposi
secca: “No, furetto viziato egoista e bla, bla, bla.”
Blaise ci guardò divertito e Draco ci
rimase un po’ male, per poi andare a cercare la tizia del carrello, nel
frattempo avrebbe potuto divertirsi ad insultare qualche primino e, se
capitava, fare anche il suo sport preferito; insultare il Magico Trio.
“Ecco quaaa!” Disse Malfoy portando
un sacchettino pieno di dolci.
“Prendine uno! Lo so che ti
piacciono!” Mi disse.
“Cazzate.” Dissi in un sibilo.
“Un Malfoy non fa mai cazzate!” Disse
per fare una battuta.
“No. Fa solo stronzate.”
Mi alzai, lo scansai e corsi verso il
bagno; feci un incantesimo insonorizzante e iniziai a strillare insulti per poi
piangere a dirotto.
Avevo proprio bisogno di sfogarmi.
Presi il beauty case e mi sistemai:
un po’ di eye-liner, ombretto verde, mascara e rossetto. Poi mi sistemai lo
smalto nero. Mi infilai dei jeans stretti, le Converse verdi e nere, una
maglietta verde con su disegnata una rosa nera, mi pettinai con un incantesimo;
adesso i miei capelli casani cadevano ordinati lungo il mio viso.
Mi avviai a testa alta verso il
nostro scompartimento.
Lo guardai con sguardo omicida per poi
sedermi accanto a lui e fare l’indifferente.
Giocherellai con il pelo di Puffy che
dormiva beatamente, come tutti nello scompartimento, tranne me e Draco.
“Come farò a farmi perdonare?” Disse
Draco sussurrandomi all’orecchio.
“Malfoy, me lo dai un bacio?” Dissi
maliziosa.
“Certo!”
Ridacchiando, si allungò verso di me
e mi baciò, e io mi lasciai trasportare.
Dopo cinque minuti buoni mi staccai
piano e lui mi disse: “Perdonato??” Fece gli occhi da cucciolo.
“Forse.” Dissi con freddezza, ma non
riuscì a trattenere una risata. “No! Gli occhi da cucciolo no!” Risi fino alle
lacrime.
“Ti amo, lo sai?” Disse.
“Anche io ti amo.”
Ci abbracciammo.
E sì, era cominciato un nuovo anno,
il nostro sesto anno ad Hogwarts.