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Autore: Persychan    06/10/2009    2 recensioni
Un tempo la sua pelle profumava di salsedine, ora sapeva di sangue, fumo e carte da gioco.
Ma anche tutto ciò era solo un miraggio.
1. Luci - Nel mio sangue io cambierò: "[...]il suo cuore smise di battere, mentre l’ultima cosa che provava era il dolore."
2. Lei - Io: "Chiunque nella stanza avrebbe scommesso o su un colpo di lupara o su lancio di tazzina, non di certo su un persona come lui, famosa per la sua pazienza e accondiscendenza."
3. Le rose - Lui è illusione: "Nessun sogno per lui quella notte, nessuna voce dolce e nessun profumo di rose ne quella notte ne la prossima."
4. Tra occhi di cristallo e piume di cappelli : "Francia ama le belle dame e figli della nobiltà che circolano a corte, ma il perché debba sopportare anche i rispettivi genitori e parenti acquisiti gli è ancora sconosciuto." [Chibi!Monaco]
[Principato di Monaco]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Lei - Io
Personaggi/Pairings: Francis (Francia), Antonio (Spagna), Monaco (Oc del Principato di Monaco), Andorra (Oc dell'Andorra) + comparsa di Arthur (Inghilterra), Lovino (Sud d'Italia) e Feliciano (Nord d'Italia). Oneside Monaco ---->Francis, implicita FrUk, AntonioLovino
Rating: verde.
Avvertimenti: shonen-ai.
Riassunto: "Chiunque nella stanza avrebbe scommesso o su un colpo di lupara o su lancio di tazzina, non di certo su un persona come lui famosa per la sua pazienza e accondiscendenza."
Note:- non betata.
- Non avrei voluto far usare a Andorra dei giapponesismi come il -niisan, ma sinceramente l'idea che ripetesse continuamente la parola "fratelloni" mi faceva venire l'orticaria. Mi scuso quindi per questa incoerenza, ma fate finta che...boh, forse un giorno Giappone conquisterà il mondo *-*
- Nota su Andorra: vorrei precisare che il carattere di Andorra più che essere basato sulle caratteristiche dello stato in sé (anche se è vero che è un paese che basa buona parte della sua economia sulla bellezza del suo panorama e che dipende molto dalla Repubblica Francese), è fondato sul carattere che potrebbe avere una bambina qualunque, praticamente isolata dal resto del mondo, venendo cresciuta da due persone dal carattere come quello di Antonio e Francis. Inoltre vorrei che nessuno la odiasse per il suo comportamento, è soltanto una bambina – dal corpo d’adulta – che non ha idea del resto del mondo, è viziata ed infantile, ma non è cattiva. Ha avuto solo due pessimi genitori - amorevoli - ma pessimi, povera piccola, io le voglio bene.
- Modificate alcune frasi nulla di eccezionale comunque.



Lei - Io



Andorra è una bella, bellissima ragazza di quelle che non puoi fare a meno di guardare, che anche dopo un solo sguardo sono capaci di infestare i sogni di un uomo per anni e che sfortunatamente sanno bene di esserlo. Lei, però, non si considera ne vanitosa e neppure narcisista poiché, come spiega a chi osa contraddirla, non ama la sua bellezza come caratteristica fine a se stessa, semplicemente ha basato la sua esistenza sul suo aspetto fisico.
In realtà in pochi hanno provato effettivamente a contestare questa sua convinzione poiché la maggior parte di coloro che hanno avuto a che fare con lei sono capitolati davanti a quello splendido corpo che riunisce, in una magnifica visione, gli aspetti più incantevoli di due bellezze diverse come quella spagnola e quella francese: lunghi capelli dai delicati boccoli miele, pelle di seta dai caldi colori profumata da costose essenze della bassa Provenza, occhi verdi con cui solo gli smeraldi dell’antico tesoro degli Indios possono competere, tratti sottili e delicati come quelli dei cherubini delle più belle le cattedrali e un corpo seducente, di quelli che solo il vento del Mediterraneo sa tratteggiare, dal seno prosperoso e dai fianchi morbidi. Andorra ha praticamente tutto quello che vuole.
Certo, la sua nazione non è ricca, ma in qualche modo se la cava e in caso contrario può sempre chiedere aiuto a uno dei suoi due fratelloni:  la soccorrono sempre quando ha bisogno, soprattutto Francia-niisan che, per sua fortuna, si occupa di molte delle mansioni più noiose dell’essere una nazione, così a lei rimane tutto il tempo per curare il suo aspetto, per passeggiare nei grandi viali di Parigi o per prendere il sole su una delle tante spiagge di Spagna-niisan.
Qualcuno osa dire che il suo è un comportamento da un’ingrata, ma si sbagliano: Andorra vorrebbe tanto ricambiare la loro gentilezza e i favori che le fanno, ma i suoi ringraziamenti sono sempre interrotti o addirittura non accettati!
Ce l’ha ancora un po’ con Francia-niisan per quella volta che l’ha cacciata via dalla sua camera - costringendola tra l’altro a vestirsi in fretta rompendo così un paio di collant - con la scusa che stava arrivando...oh, non ricorda più il suo nome, insomma quello dalle strane sopracciglia. A suo avviso la motivazione non ha alcun senso: lei è molto più importante di un qualunque tizio sopraccigliuto.
In ogni caso oggi ha deciso di andare a trovare i suoi fratelloni all’uscita di non-ricorda-più-quale-riunione-di-un-consiglio-dal-nome-ancora-più-strano perché vuole vederli e far loro una sorpresa. Magari  sarebbe riuscita a ringraziarli almeno un po’ senza che strani sopracciglioni o inquietanti ragazzini incazzosi la interrompessero.


Entrare nella sala riunione non è le è difficile, in fondo anche lei fa parte del Consiglio d’Europa, e non lo è neppure trovare i suoi due fratelloni visto che siedono vicino.
Percorre la stanza come se le appartenesse - non come se fosse una minuscola nazione dispersa tra i monti - e il rumore dei suoi tacchi riecheggia tra quella pareti bianche interrompendo, con il loro ritmo cadenzato accompagnato da un ancheggiare deciso, il discorso, dal pesante accento britannico, di quel tipo di cui Andorra continua a non ricordare il nome.

“Andorra, quale piacere vederti qui.”
“Lo è anche per me rivederti, Francia-niisan.”

Francia porta una delle sue mani curatissime alle labbra in un perfetto baciamano e Andorra si sente ancora più meravigliosa di quanto non sia: in quel momento Francia-niisan è solo suo e guarda solo lei, cosa potrebbe esserci di più bello?Da qualche parte della stanza si il rumore di un microfono che stride.
Quelle strane e ignorabili sopracciglia non sanno neppure usare un aggeggio così semplice...
Andorra si guarda intorno alla ricerca di una sedia libera, sfortunatamente non ce n’è nessuna vicino ai suoi fratelloni, ma non le importa più di tanto, si arrangerà.

Niña, potresti scendere dalle mie gambe?”

Ad Antonio, in realtà, non dà particolarmente fastidio che si sieda a cavalcioni delle sue gambe - lo fa fin da quando era una bambina alta quanto un barattolo – ma Lovino alcuni metri più in là non sembra d’accordo con lui. Era penna quella che sta trasformando in schegge di plastica?

“Ma sei così comodo...”

Andorra si stende ancora di più facendo salire il vestito con mille fronzoli e Spagna non può sinceramente non notare la sua scollatura. Solitamente l’argomento non gli interessa, ma ora gli è offerto in modo così sfacciato che gli è impossibile non farci cadere sopra gli occhi.
E anche Francia sembra avere lo stesso problema, anche se probabilmente se la sta godendo più di lui, almeno Francis non ha un uomo del Sud, che sta costruendo proiettili con quella che era una penna, con cui avere a che fare dopo.

“Non trovi che questo vestito mi stia bene, Francia-niisan?”

C’è silenzio e anche Francia non osa dire una parola. Andorra lo guarda con i suoi occhioni verdi e il vestito si alza un altro po’.

“Ora basta Andorra!”

Chiunque nella stanza avrebbe scommesso o su un colpo di lupara o su lancio di tazzina, non di certo su un persona come lui famosa per la sua pazienza e accondiscendenza.

“Che c’è Monaco?”
“C’è che il tuo modo di fare è riprovevole e assolutamente inadatto a una sede come questa. Se desideri metterti in mostra sono certa che le vie del mondo ti basteranno, senza che la tua presenza debba infastidire anche chi sta cercando seriamente di fare il proprio lavoro.”

Andorra ride e si alza su quei tacchi vertiginosi facendo qualche passo in direzione del suo insopportabile fratello, in realtà non hanno sangue in comune - per sua fortuna visto l’idea di assomigliare a quello scricciolo non l’avrebbe fatta dormire per notti - ma Francia-niisan parla di lui come del suo fratellino e così anche lei si trova ad averlo in famiglia.

“Per favore Monaco, non essere ridicolo. Sei più piccolo di me che ho già ben pochi poteri e credi ugualmente che la tua presenza abbia una qualche importanza? Sii serio, non sei altro che un rimasuglio di territorio, giusto perché nessun’altro lo voleva...”

Se prima c’era silenzio, ora c’è il nulla assoluto: anche Feliciano, che aveva continuato – sottovoce dopo una duplice occhiataccia da parte del fratello e di Austria – a chiedere spiegazione, tace.
Per qualche secondo Monaco non dice nulla limitandosi a stringere il bordo del tavolo fino a far diventare bianche le punte delle dita, poi prende un respiro profondo  e risponde.

“Sappi che il tuo infantilismo e la tua ignoranza del mondo non giustifica in alcun modo il tuo comportamento inopportuno e men’ che meno l’offesa arrecata nei miei confronti e di tutte le micronazioni di cui fai, addirittura, parte.”
“Come se fossimo importanti, come hai detto tu: siamo micronazioni.”

Per Francia Monaco è sempre stato il bambino che si aggrappava alla sua veste con le manine paffute, il piccolo che lo seguiva adorante con i capelli scompigliati dalla brezza di mare e poi il ragazzo docile che da furioso gli ispirava morsi su quelle morbide labbra imbronciate. Ora Monaco non gli fa pensare a nulla di tutto ciò e Francis si rende conto di non averlo mai visto veramente arrabbiato.
E di non conoscerlo affatto.

“Tu.”

Monaco si solleva con un unico gesto fluido, in un movimento che, se non fosse lui a compierlo - il suo fratellino, il suo fragile e bisognoso fratellino - Francis definirebbe da guerriero. La mano, invece, stringe ancora il tavolo - come a sostenersi, come a trattenersi – e il suo sguardo non osa spostarsi dai fogli che ha davanti a sé: non è timidezza, ma un vano tentativo di riprendere il controllo.
Ma, poi, Andorra parla. Di nuovo.

“Io? Io cosa? Parla. Eppure non è difficile basta mettere una lettere dopo l’altra.”

La sedia crolla all’indietro, Feliciano si allunga per raccoglierla, ma Ludwig lo ferma mettendogli una mano sulla spalla.
Non è il momento quello.
Nell’aria si spande uno sciocco sonoro e Andorra si porta una mano alla guancia dove spiccano sulla pelle abbronzata cinque dita rosse.

“Come hai osat...”

Andorra vorrebbe dire qualcosa, ma la voce le si ferma in gola: occhi furibondi, intrisi nel sangue – anche se lei non sa il sangue di chi - come quelli delle fiere che popolavano le storie di Spagna-niisan, la osservano, la scrutano e lei si chiede come possono essere finite iridi così mostruosi su un viso delicato a tal punto da non venir sfigurato da tanta malvagità

“Tu, piccola viziata, stupida bambinetta cresciuta tra i balocchi come osi anche solo sminuire chi, al contrario di te, ha dovuto combattere per la sua sopravvivenza? Chi ha dovuto zittire il proprio io, per un po’ di protezione o chi ha dovuto sopportare in silenzio i soprusi perché incapace di ribellarsi?”
“Quante belle paroline messe in fila, ma smettila di comportarti da regina del dramma. Pensi che io non abbia mai fatto nulla?”
“Esatto.”

La mano di Monaco trema, chiusa a pugno, mentre stringe il fondo della giacca.

“Come puoi parlarmi così?”

Il secondo schiaffo Francis riesce a vederlo sulla punta di quelle dita, mentre afferrano il mento di Andorra costringendola ad abbassarsi – sono tanti i centimetri che li distanziano complici anche i tacchi troppo alti di lei – e se il colpo non arriva è solo perché Monaco è troppo furioso per sfogarsi in un gesto così estraneo dal suo essere: non c’è nel suo animo l’istinto che conduce all’azione, ma le sue parole hanno il potere di ammaliare e turbare il cuore altrui con una forza esasperante.

“Perché è la verità. Ti sei mai piegata per sopravvivere distruggendo ogni frammento di te, per riuscire ad esistere anche solo per un altro attimo? Hai mai sentito lo strappo della carne e il tuo stesso sangue che ti cola tra le mani? Sei mai stata oppressa dal peso delle armi di chi ti avrebbe dovuto proteggere, di chi amavi? Hai provato il dolore di non riconoscere il proprio viso allo specchio, perché il cambiamento è stato troppo, anche per tu che hai sopportato tutto con un sorriso e una speranza? Eh, l’hai mai provato? O anche soltanto l’umiliazione di sapere che quella era l’unica via perché tu non hai mai avuto altra scelta se non cedere e inginocchiarti? Dimmelo Andorra, e se anche se ad una sola di queste domande la tua risposta sarà sì, allora io ritirerò tutto quello che ho detto .”

Lei sposta lo sguardo, ma Monaco stringe la presa in una morsa, che le fa arrossare la pelle e sgranare gli occhi dal dolore, obbligandola a guardarlo: pozzi neri circondati appena da un azzurro così intenso da far male perché non è altro che dolore quello che vi si nasconde dietro e Andorra ha paura di annegare.

“Su, dimmelo Andorra. In questo modo potrai vantarti di avermi costretto anche tu in ginocchio, no?”

Andorra trema e Antonio vorrebbe fare qualcosa, in fondo  è stata quasi una figlia per lui, ma lo sguardo di Francis, o meglio il suo non guardare, il suo nascondersi dietro le dita della mano che ha portato al volto, gli fa comprendere che per il momento è meglio che se ne stia buono ad abbracciare Lovino.

“Non ho ancora sentito la tua risposta. Eppure non è difficile basta mettere una lettere dopo l’altra e qui sono solo due.”

Monaco è di molto più piccolo di Andorra - è sottile, efebico quasi con quei suoi immensi occhi azzurri, e delicato nel muoversi al punto che si ha l’impressione di sentirlo scivolare tra le mani come acqua di fonte - eppure ora, mentre stringe il polso della ragazza fino a lasciare i segni costringendola ad abbassarsi, ad essere al suo livello, nessuno sembra notarlo.

“No.”

Quello di Andorra è quasi un singhiozzo, un sussurro sfuggito da una bocca tremante di paura, ma Monaco sembra non accontentarsi di quella debole risposta.
Inghilterra, intanto, si sposta, attento a non far rumore, e si avvicina al suo nemico di sempre – anche se con il tempo il campo di battaglia è cambiato e lui perde più di prima – perché per quanto poco gli interressi il dramma che si sta consumando davanti ai suoi occhi non può vedere Francia soffrire. Almeno se non è lui a infliggere quelle ferite.
Allunga una mano - vorrebbe prendere la sua e stringerla tra le dita - ma Francis la scaccia con un gesto rapido.
Arthur si dice che dovrebbe arrabbiarsi, infuriarsi per quel comportamento maleducato; lui che, per una volta, voleva aiutarlo, ma non può perchè capisce e perchè conosce maledettamente bene quell'espressione l'ha vista per secoli ogni volta che si specchiava dopo quella maledetta giornata di luglio.

“Non ho capito bene Andorra, potresti ripetere?”
“No, non mi è mai capitato.”

A quella frase Monaco si allontana liberando dalla presa delle sue dita il viso di Andorra che indietreggia fino a raggiungere il muro dove si appoggia e crolla a terra: le sue belle gambe tremano e il suo viso di fata è pallido come quello di un morto tranne per le macchie rosse che segnano il mento.

“Bene. Come immaginavo.”

Monaco si drizza, rigido come un fusto, spolverando appena il pantalone del gessato e sistemandosi il polsino della camicia, prima di infilare un paio di occhiali a coprire le iridi chiare, che abbandonate la furia appaiono quasi vuote e acquose, e di andarsene con un gesto appena accennato del capo come saluto.
Lentamente, finalmente, la stanza ritorna alla vita riempiendosi di nuovo di voci e di suoni: la sedia viene raccolta, qualcuno borbotta sull’accaduto, qualcuno chiede spiegazioni, Spagna – blandito Lovino con un “è come una figlia” – raggiunge Andorra cercando di consolarla, Inghilterra guarda Francia e Francis esce.


Monaco è all'esterno dell'edificio seduto a terra poco lontano dalla porta con una sigaretta tra le dita e un filo di fumo che gli sfugge dalle labbra. A quanto pare in quel momento sporcarsi gli abiti è l’ultimo dei suoi problemi ora.

“Non sapevo fumassi.”

Francia si rende conto che la sua è una entrata in scena ridicola, così inadatta a lui signore della teatralità e della bellezza, ma le parole di Monaco ancora gli artigliano il cuore come uncini e lui non ha la forza di trovare qualcosa di meglio.

“Non sai molte cose di me, frère
Touche.

Monaco si alza togliendosi gli occhiali e agganciandoli al colletto della camicia, prima di gettare a terra la cicca, ancora per metà intatta, e schiacciarla sotto il piede con un gesto deciso. Poi si volta verso di lui con un’aria contrita che Francis vorrebbe cancellare subito perché non è adatta a quel viso delicato come quello di una fanciulla.

“Scusami.”
“Per cosa?”
“Per aver litigato, o meglio aver fatto una scenata di fronte al Consiglio d’Europa, per aver praticamente insultato un’altra nazione che è per di più una tua sottospecie di figlia. E anche perché tu risulti compromesso da questo mio comportamento essendo stato tu il mio educatore e tutore.”
“Non importa, anzi dovrei ringraziarti. Per quanto io voglia bene ad Andorra credo che abbia un po’ frainteso alcune cose riguardo le manifestazioni di affetto”

Gli occhi di Monaco, però, lo guardano ancora con quell’espressione desolata che lo fa sembrare un cane bastonato e che gli fa sanguinare il cuore ancor di più di quegli uncini dolorosi. Allora lo stringe a sé - per non vederli più, per dimenticarli  - e Monaco traballa e dubita, ma non si allontana, appoggia soltanto la tua piccola testolina bionda contro la spalla di Francia e respira. Il suo battito sotto le  dita è veloce, frenetico come quello di un uccellino, di un rossignol, e Francia si rende conto che se in quel momento gli strappasse il cuore dal petto Monaco non si ribellerebbe.
In passato le parole non gli sono mai mancate, anzi, ma ora non ne trova nessuna e Francis preferisce agire piuttosto che stare fermo, di nuovo, ad ossevare.
Porta una mano tra i suoi capelli, giocando con quelle ciocche così simili alle proprie, ma soltanto a prima vista. Francis sa che tra di loro non ci sono cose veramente uguali, solo apparentemente somiglianti come il riflesso in uno specchio scheggiato: lo sguardo di Monaco è più chiaro, liquido, quasi vacuo, la sua pelle diventa una distesa d’ambra sotto il sole estivo e la sua chioma ha un colore diverso un biondo scintillante, che si trasforma in un nido  di riccioli dorati quando il vento che proviene dal mare la scompiglia. Un tempo, poi, Monaco profumava anche di salsedine, ora sa solo di fumo.
Gli raccoglie un ciuffo dietro l’orecchio liberando il collo niveo e sfiorandone delicatamente con le labbra la pelle che spunta appena dal candore soltanto un più chiaro della camicia bianca, Monaco si irrigidisce come scottato e si libera frettolosamente dall’abbraccio allontanandosi abbastanza da non permettere a Francia di imprigionarlo, nuovamente, in quella stretta.

“No, Francis. Non ora, non lo sopporterei.”
Pourquoi,  mon rossignol?”
“Sei in ritardo. Di un paio di secoli direi.”

Monaco si rimette gli occhiali da sole e Francia vorrebbe strapparglieli via perché non può sopportare che si nasconda alla sua vista, non ora.

“Sai Francis, un tempo sarei stato così felice di gesto simile da parte tua che avrei accettato di pagare qualunque prezzo in cambio. Ti amavo così tanto allora.”
“E adesso?”

Non può fare a meno di domandarlo, le parole escono da sole dalle sue labbra. perchè no, non può averlo perso.

“I sentimenti non cambiano, mon frère. Si fanno solo più dolorosi.”



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Tendezialmente non amo scrive al presente, ma questa fic è nata così e mi sarebbe stato impossibile cambiarla, tenzialmente non scrivo neppure così tanti dialoghi, ma quì sono nati prima loro del resto quindi non potevo eliminarli più di tanto spero, però, che vi sia ugualmente piaciuta.
Ah, per chi non l'avesse capito l'inquietante ragazzino incazzoso è Lovino <_<
Se iniziate a parteggiare per la coppia FranciaxMonaco o se soltanto volete leggere una bella fic Nc17 ecco a voi Piège Aigre-doux di Kurenai *-*

Linea temporale - qui verranno messi i link a tutte le fanfiction riguardanti Monaco in ordine cronologico.

Le luci - Nel mio sangue io cambierò ~ | ~ Lei - Io ~ Le rose - Lui è illusione ~ Piège Aigre-doux by Kurenai ~
(1848 - 1860) 2000
   
 
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