Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |      
Autore: Castalia    04/06/2005    3 recensioni
Un violino,una ragazza,una storia ,una vita. Amos entra per pruro casoa far parte di questa vita che scoprirà pian piano tramite le melodie che sul violino verranno suonate... Lo so,come commento ad una storia non è un granchè ma non è motlo facile da riassumere ...spero che venga apprezzata almeno da qualcuno...leggete e commentate...^_^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1-MELODY IN THE DRAKNESS

CAPITOLO 1: MELODY IN THE DARKNESS

 

 

Buio.

Notte senza luna.

Notte senza stelle.

Nuvole di tenebra ricoprivano l'intera volta celeste.

Il vento fischiava  e sbatteva contro le grandi vetrate del castello che si stagliava su quello sfondo lugubre.

Luci tremolanti provenienti dell'interno delle stanza creavano strane ombre sul terreno.

Un lampo ed in successione un tuono. Dopo questo il silenzio.

Il suono di un violino interruppe quel silenzio;mille note cominciarono a vibrare nell'aria.

Note a tratti dolci,a tratti violente,a tratti spaventate …quasi terrorizzate,poi una stonatura ed ancora il silenzio.

Rumore di passi,di passi  veloci…troppo veloci per essere di una persona che camminava tranquilla.

Ma chi camminerebbe con tranquillità in una notte come quella?.

Ancora passi veloci.

Poi un tonfo.

Un fagotto completamente bagnato si rialzò incespicando nel mantello completamente zuppo che ora non serviva più neanche a riparare dall'acqua scrosciante.

E ancora passi  veloci. Arrivò dinanzi all'imponente castello e cominciò a picchiare con violenza sul portone d'entrata.

Colpì ancora,e ancora e ancora ma nessuno gli aprì.

Nessuno accorse in aiuto di quel fagotto;poi ad un tratto,quando ormai il fagotto aveva perso le speranze, il portone si spalancò senza fare alcun rumore.

Titubante la figura si avvicinò all'apertura,sbirciò dentro e poi entrò.

Il portone gli si chiuse alle spalle facendo un rumore sordo  che lo fece sussultare.

Con un po’ di timore si avviò per il lungo corridoio.

Non c'era il minimo respiro. Solo il vento faceva sussultare,di tanto in tanto, il fagotto.

La paura cominciò ad invadere la sua mente e il suo corpo portandolo a pensare alle cosa più atroci che avrebbe potuto trovare in quel castello che all'apparenza sembrava disabitato.

Poi una risata. Fredda,quasi isterica.

Si girò di scatto per vedere chi c'era ma non trovò nessuno alle sue spalle.

Cominciò a guardarsi intorno senza però trovare l'artefice di quella risata.

Decise che la cosa migliore da fare era andarsene ed allora iniziò ad indietreggiare freneticamente incespicando ancora una volta nel mantello.

Rovinò a terra picchiando violentemente la schiena.

Oltre ai suoi ansimi di dolore nulla si sentiva in quel castello. Anche il vento aveva smesso di ululare e aveva dato tregua alle fronde degli alberi che erano state private della maggior parte delle loro foglie.

In quel silenzio il fagotto udì le note di un violino.

Note malinconiche questa volta. Piene di rancore e tristezza,dirette a ferire nel profondo chi le sentiva.

A fatica il fagotto si rialzò deciso a trovare un' anima viva in quel castello. Se se ne fosse andato così conciato sarebbe andato incontro a morte certa.

A fatica e poggiandosi al muro continuò lungo il corridoio arrivando ad un grande portone che,una volta aperto,mostrò ai suoi occhi un immenso salone con una grande scalinata che portava al piano superiore.

Ai lati di questa sala erano poste varie porte,alcune in perfette condizioni altre con pezzi di legno mancanti.

Decise di andare al piano di sopra.

Il violino stava ancora suonando e il fagotto era deciso a trovare la persona che lo stava suonando.

Salì le scale reggendosi al corrimano. La schiena doleva di meno ma da li a qualche giorno sarebbe uscito un grande ematoma.

Arrivato in cima girò a destra e proseguì per il corridoio. Il suono era sempre più forte e perciò la persona che stava suonando era più vicina.

Ad un tratto di nuovo la risata.

Proveniva dalla porta posta alla sua  sinistra.

Con le mani tremanti la aprì e si trovò su una balconata che si affacciava su un grande salone.

Un salone come quello dove si tenevano i balli dei grandi imperatori.

Le pareti erano ricoperte di dipinti e il pavimento era finemente decorato con motivi geometrici e non.

Grandi vetrate si stagliavano su una parete.

Alcune riportavano dei dipinti altre invece erano semplicemente di vetro trasparente.

Il suono del violino proveniva da li.

Fece scorrere lo sguardo su tutta la sala ma non vide niente,poi fu il turno della parete con le grandi vetrate posta davanti alla sua vista.

E la vide.

Una figura accovacciata sul davanzale interno di una vetrata stava beatamente suonando il violino.

Vedendola la in cima il fagotto si chiese come aveva fatto a salire lassù ma poi,facendo scorrere lo sguardo su tutta la parete fino all'intersecarsi con l'altro muro,capì.

Se si percorreva il poggiolo fino all'incrocio dei due muri si poteva benissimo salire sui davanzali interni delle vetrate.

Insieme alle note di quel violino poté sentire ancora la risata.

Questa volta però non era fredda ne tanto meno  isterica. Sembrava quasi gioiosa.

Simile a quella di un bambino quando gioca con gli amichetti.

Portò lo sguardo sulla parte inferiore della sale e vide una sagoma esile muoversi e danzare.

Non riuscì a vedere molto perché la luce delle candele era fioca e non permetteva una maggiore vista.

-Scusate!- disse rivolta alle due figure.

Il violino stonò e la figura che stava ballando si fermò di colpo interrompendo una magnifica piroetta.

-Scusate…- ripeté.

Anche se non vedeva i loro volti era più che certo che lo stessero fissando in modo insistente.

-Chi sei?- chiese una vocina. Probabilmente era la figura che stava danzando.

-Io…io…mi …- cominciò ma non riuscì a finire la frase perché le forze gli vennero meno.

L'unica cosa che sentì prima di perdere definitivamente  i sensi fu un gridolino spaventato.

Quando riaprì gli occhi non si ritrovò sul freddo pavimento sul quale era capitolato ma in un morbido e caldo letto.

Inspirò profondamente;le lenzuola aveva un profumo di fiori inebriante.

Faticò a tenere gli occhi aperti ma dopo svariati tentativi la vista si ristabilì.

Quando tentò di alzarsi una mano gli si posò sulla spalla costringendolo a sdraiarsi nuovamente.

-Rimanete sdraiato …- disse una voce.

La figura alzò il volto e vide in piedi accanto al letto una persona che reggeva in mano una tazza.

-Vi ringrazio per avermi aiutato…-

-Non potevamo di certo lasciarvi la sul pavimento…- gli rispose la persona.

La figura passò davanti al letto e poggiò su di un tavolino la ciotola.

Aveva i capelli rosso scuro leggermente mossi lunghi fino alla vita.

-Scusate…posso sapere il vostro nome?-

La figura si girò rivelando un viso pallido dai tratti fini  e due meravigliosi occhi grigi.

-Il mio nome è  Alexiel…il vostro invece straniero?-

-Io mi chiamo Amos…-

- Amos…bel nome….-

-Grazie…scusate ancora ,ma potreste dirmi dove mi trovo?-

-Questo castello apparteneva alla mia famiglia,la nobile casata dei McPherson...-

Solo ora Amos poté notare che la ragazza non indossava abiti femminili ma ben sì abiti che si addicevano ad un giovanotto di buona famiglia.

La camicia bianca era portata fuori dai pantaloni ed il colletto con la rouges  era sbottonato. I pantaloni leggermente attillati erano infilati in un paio di stivali neri  lunghi fino a metà polpaccio.

-Cosa avete da guardare?- chiese un po’ seccata la ragazza.

-Stavo osservando il vostro abbigliamento…non si direbbe proprio un vestiario consono ad una ragazza…-

-Lo so…ma non ho mai potuto sopportare quegli abiti pomposi…e poi sono molto più comoda…- rispose fissando il ragazzo negli occhi.

-Ora vogliate scusarmi ma ho altre faccende da sbrigare…- e così dicendo lasciò il ragazzo solo nella sua stanza a rimuginare su tutto quello che era successo.

Era successo tutto così in fretta.

Prima di arrivare al castello aveva quasi rischiato di morire a causa di un imboscata che aveva colpito la sua carrozza.

Stava tranquillamente viaggiando in compagni di  cinque amici diretto al castello della famiglia McGregor per il ballo in onore del matrimonio della loro figlia Giselle quando ad un tratto uno scossone fece spostare la carrozza verso sinistra.

All'inizio tutti pensarono ad un sasso capitato sotto la ruota ma ben presto si accorsero che non era così.

Un bandito sfondò con un pugno il vetro proprio accanto ad Amos e mosse la mano alla cieca cercando di prendere qualcosa ma il ragazzo riuscì a spostarsi in tempo.

Dopo sentirono un tonfo proveniente dal tetto della carrozza segno che qualcuno vi era saltato sopra.

Un terzo bandito riuscì ad aprire la porta e ad entrare minacciando i ragazzi con una pistola.

-Datemi tutte le cose di valore che avete!- intimò il bandito.

I ragazzi cominciarono a rovistare nelle tasche della giacca e dei pantaloni cercando qualcosa da consegnare al bandito.

Il bottino fu magro perché i ragazzi aveva in tasca solo poche monete d'oro,un fiuta tabacco d'argento e un orologio d'oro. Il bandito si gettò sul cavallo che era a fianco della carrozza e corse via.

Dopo poco sentirono un tonfo. Amos sporgendosi vide il loro cocchiere a terra con un pugnale conficcato nella schiena senza vita;ciò voleva dire che la carrozza era fuori controllo.

-Ragazzi siamo in un bel guaio …la carrozza è fuori controllo il cocchiere è stato ucciso…-

A queste parole il terrore prese possesso dei volti dei ragazzi. Se non avessero fatto qualcosa sarebbero andati in braccio alla morte.

Le idee su come fare tardarono e dopo neanche cinque minuti la carrozza si ribaltò su un fianco fece andare a sbattere tutti i ragazzi contro la parete della carrozza che aveva toccato terra.

I ragazzi tirarono un sospiro ma il peggio doveva ancora venire. Infatti,quando uno di loro si mosse per uscire,la carrozza si mosse ancora e cadde nella scarpata che si trovava sul ciglio della strada.

Rotolò giù fino in fondo facendo sbattere i ragazzi a destra e a sinistra per l'intero perimetro della carrozza.

Quando finalmente arrivò in fondo per tre dei ragazzi  non vi era più nulla da fare,uno era agonizzante e il quinto era cosciente se pur con molte ferite.

Amos era completamente pieno di graffi superficiali e non.

Uscì e poi aiuto l'amico ad uscire dal cubicolo.

Risalendo,a fatica,la scarpata si crearono nuovi graffi che però erano nulla in confronto a ciò che gli aveva causato la caduta con la carrozza.

Arrivati in cima si incamminarono seguendo le tracce che avevano lasciato i cavalli senza sapere però dove andare.

Dopo circa due ore di camminata il suo amico non riuscì a reggere lo sforzo e cadde a terra sfinito.

-Dai non fare così…ce la facciamo…dai rialzati…- lo incitò Amos ma per l'amico non c'era più nulla da fare e per la serie "di male in peggio" il cielo si era oscurato e non prometteva nulla di buono.

Prevedendo che di li a  poco si sarebbe messo a piovere prese in mantello che indossava l'amico lo indossò lui stesso per ripararsi in caso di pioggia.

La sua previsione non tardò molto a divenire realtà.

L'acqua cominciò a scendere sempre più forte.

"O trovo un rifugio in qualche castello o casa o troverò rifugio fra le braccia della morte!" pensò mentre cercava di andare avanti nonostante il vento e la pioggia che sembravano avercela con lui.

Dopo molte ore di camminato lo intravide.

Un maestoso castello si stagliava davanti alla sua vista. Era la sua unica ancora di salvezza.

Ed ora si trovava proprio in quel castello che era stata la sua salvezza.

Fuori,da quel che poteva intravedere dalle ante semichiuse della stanza ,vide la luce chiara del sole e quella visione lo rincuorò. Anche se vi era rimasto sotto poche ore,quelle interminabili ore sotto la poggia gli avevano fatto dimenticare come potesse essere bella una giornata di sole.

Un leggero bussare alla porta lo distolse dai suoi pensieri.

-Avanti…- disse senza distogliere però lo sguardo dalla finestra.

-Salve…- disse una voce fine. Era quella che aveva sentito la sera precedente.

Quando la vide rimase un po’ sorpreso.

La voce era quella di una bambina ma il corpo erano quelli di un adolescente in fase di crescita.

-Mia sorella mi ha detto che il vostro nome è Amos….-

-Si…esatto….il vostro invece?-

-Io mi chiamo Elynia….- disse sorridendo.

Amos sorrise di rimando socchiudendo gli occhi.

-Ora credo sia meglio che voi mangiate…- disse portando la ciotola ,che poco prima aveva portato Alexiel, sul comodino accanto al letto.-…aspettate che vi porto il tavolino dal letto…-

Lo aiutò a sedersi contro lo schienale del letto e gli posizionò il tavolino davanti con la ciotola fumante sopra.

-Bene…vi lascio…-

-No per favore…rimanete a farmi compagnia….-

-Con molto piacere…-rispose la ragazza prendendo un sgabello e vi si sedette sistemando l'ampia gonna color turchese. Strofinò  il bustino delle steso colore,intarsiato di ricami, come per pulirlo dalla polvere e si spostò un ricciolo castano dalla fronte.

-Quanti anni avete?- chiese la ragazza.

-19…e voi?-

-Io ne ho 15…-

-E Alexiel?-

-Alexiel ne ha 18…è bella vero?- rispose Elynia.

-Si,è proprio una bella ragazza,ma come mai si veste come un ragazzo?- chiese mentre continuava a mangiare la zuppa.

Elynia gli raccontò che fin da piccola aveva il "vizio" di vestirsi da maschio. Prendeva i pantaloni che il padre non  usava più e con l'aiuto della governante li sistemava in modo da poi poterli usare.

Lo stesso faceva con le camicie.

La madre aveva rinunciato a convincere la figlia a vestirsi come Dio comandava e certe volte aiutava anche lei la governate e la figlia a sistemare i vestiti.

L'unica cosa che le importava era che la figlia fosse felice.

Per la madre le figlie (le gioie della sua vita,come le chiamava lei) erano la cosa più importante e prima di tutto veniva la loro felicità.

-Vi vuole molto bene,vostra madre….- disse alla fine del racconto il giovane ragazzo.

A queste parole il viso della giovane fanciulla si oscurò.

-Non…non vi sentite bene?- chiese un po’ preoccupato dal brusco cambiamento.

-Sto benissimo…è solo che i nostri genitori…ecco…loro…-

"No ti prego fai che non sia ciò che sto pensando…" pensò disperatamente Amos.

-Loro sono morti,qualche anno fa ...incidente con la carrozza…- concluse tristemente Elynia.

"NO!" pensò Amos dopo che quella risposta confermava i suoi timori.

-Mi dispiace non lo sapevo…-

-Non preoccupatevi…- disse Elynia sorridendo allegramente.-…i nostri genitori non vorrebbero vederci tristi…beh ora devo proprio lasciarvi,fra poco dovrebbe venire mia sorella con degli abiti puliti per voi,quelli che indossavate sono inguardabili….- e detto questo uscì lasciando il ragazzo solo con la sua zuppa.

"Hanno perso i genitori…povere ragazze…" pensò Amos mentre mangiava un'altra cucchiaiata di minestra.

Mentre era solo nella stanza Amos non fece altro che pensare ai suoi compagni di viaggio che oramai erano morti.

Li conosceva sin da quando era bambino. Erano andati a scuola insieme e  non si erano mai separati.

Questi tristi pensieri ,però,vennero interrotti dall'entrata nella stanza di qualcuno.

Amos si girò di scattò e vide che la persona che era appena entrata era Alexiel.

-Scusate se vi ho fatto spaventare…- disse la ragazza poggiando sul tavolo,dove prima aveva appoggiato la tazza,dei vestiti puliti.

-Spero vi vadano bene…-

-Grazie…mi dareste una mano ad alzarmi?-

-Siete sicuro di potercela fare?-

-Si,mi sento meglio…questa zuppa era veramente buona…-

Senza chiedere altro la ragazza aiutò Amos a scendere dal letto e lo accompagnò al tavolo.

-Ora vi lascio cambiare…rimarrò qui fuori ,quando avete finito chiamatemi…va bene?- disse Alexiel.

-Perfetto,grazie mille…-

La ragazza si girò ed uscì chiudendosi alle spalle la porta.

-Alexiel!Alexiel!- urlò una vocina.

-Elynia,che succede?- disse la ragazza preoccupata.

-Nulla di preoccupante…volevo solo chiederti se dopo ti andava di suonare qualcosa per me….magari invitiamo anche Amos…- disse in tono supplichevole la ragazzina.

-Non so se ad Amos andrebbe bene…-

-Invece io sarei più che contento di sentirvi suonare,Alexiel.-

A quelle parole la ragazza sussultò.

-Mi avete fatto spaventare…- disse girandosi ma appena vide il ragazzo si fermò di colpo.

I vestiti che gli aveva portato calzavano a pennello.

I pantaloni neri negli stivali delineavano la forma perfetta delle gambe e la camicia bianca con le rouges era perfetta.

-Vogliamo andare?- disse impaziente Elynia.

Alexiel sospirò in segno di resa e seguì la ragazzina nel salone dove la sera precedente Amos le aveva viste.

Elynia corse a prendere una poltrona e spingendola a fatica la portò al ragazzo per farlo sedere.

Nel frattempo Alexiel aveva aperto un armadio e aveva preso un astuccio. Quando lo aprì ne estrasse un violino di legno scuro,prese la bacchetta e lo accordò.

Elynia stava parlando animatamente con Amos e il ragazzo sembrava piuttosto divertito.

Alexiel si schiarì la voce per chiedere il silenzio e così fu.

Il silenzio piombò nella sala.

La ragazza fece scivolare la bacchetta sulle corde e queste cominciarono a vibrare producendo suoni melodiosi.

La melodia non rimase solo nelle quattro mura della sala ma si espanse per tutto il castello.

Era diversa dalla melodia che aveva sentito la sera precedente;non era malinconica ma era dolce e vellutata.

Amos stava fissando inebetito Alexiel. Sembrava che per la ragazza non esistesse altro che lei e il suo violino.

Quando suonava diventava un tutt'uno con il suo violino.

Fin da piccola aveva amato il violino che suonava sua madre e una volta,quando la madre era uscita per delle compere,lo aveva preso di nascosto e aveva cominciato a strimpellare qualcosa,poi capendo come posizionare le dita era riuscita a fare la sua prima scala di note senza stonarne  neanche una.

Aveva ripetuto più e più volte questo atto,ovvero prendere di nascosto il violino della madre in sua assenza, e ogni volta riusciva a fare qualcosa di nuovo.

Quando sentiva la madre suonare prendeva alcuni spartiti e continuava a leggerli finché non imparava a memoria le note. Era così che aveva imparato a suonare le melodie.

Una volta,credendo che la madre fosse uscita,prese come di sua consuetudine il violino e cominciò a suonarlo.

La donna  sentendo il suono corse a vedere chi lo stesse suonando e quando arrivò nella stanza e vide che era la figlia si fermò ad ascoltarla.

Lei per imparare a suonare perfettamente quella melodia ci aveva impiegato due anni;Alexiel dopo averla letta un paio di volte l'aveva imparata a memoria e ora la stava suonando senza lo spartito sotto gli occhi.

Per il compleanno la madre le regalò lo stesso violino che stava suonando in quel preciso istante, per Amos e la sorella,spiegandole che l'aveva vista quel giorno nel suo studio ed era rimasta estasiata dalla sua bravura e aveva deciso che era il caso di approfondire la sua conoscenza con la musica.

Quando finì di suonare  riposò delicatamente il violino nella sua custodia e lo mise nell'armadio dal quale lo aveva preso.

La sorella si alzò in piedi e cominciò ad applaudire con entusiasmo.

Amos poco dopo seguì il suo esempio e cominciò ad applaudire la ragazza.

Alexiel si girò e fece un debole sorriso per poi tornare di nuovo seria.

-Bravissima sorellina,come sempre del resto…- disse Elynia.

-Grazie…ora però io devo fare alcune cose…tieni tu compagnia al nostro ospite…- rispose Alexiel per poi uscire dal grande salone.

- E' molto brava…- disse Amos risedendosi sulla poltrona.

-Già…lo è sempre stata…- rispose Elynia con occhi sognanti -…invece io non so suonare nulla ma in compenso so ballare molto bene…-

Amos sorrise in direzione della ragazza.

Ad un tratto si sentì stanco. Doveva ancora riprendersi da tutto ciò che era successo.

-Scusate ma ora vorrei tornare nella mia stanza…non mi sento molto bene…-

-Oh,certo…vi ci accompagno io…- e cosi dicendo la ragazzina aiutò Amos ad alzarsi e lo accompagnò nella stanza.

-Ora vi lascio…se vi serve qualcosa suonate questo campanello…- disse indicando una cordicella posta sopra la spalliera del letto -…e io o Alexiel verremo…-

-Va bene, grazie mille…-

Elynia sorrise e poi uscì lasciandolo di nuovo solo.

Solo con i suoi pensieri.

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Castalia