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Autore: confidentina    06/10/2009    0 recensioni
La strega che le si avvicina ha le unghie laccate di rosso. Bellatrix non ha ancora imparato la fine arte del lacerare le immagini e lasciare al loro posto un buco fatto di voci e di non-voci, e l’impressione che le resta di questa donna è di sangue e carne.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Dream in the Doorway
Fandom: Harry Potter
Rating: PG
Conteggio parole: 600 (MS Word)
Riassunto: Con un passo oltre l’uscio, si porta una mano alla fronte, come unica difesa visibile contro l’uragano che si avvicina.

Questa storia è scritta secondo il prompt 061. della Criticombola di Criticoni. Nel testo vi è una citazione dal dizionario DeMauro Paravia; il titolo è tratto dalla canzone “Not your concern” (The Hush Sound).

Non detengo alcun diritto d’autore su Harry Potter, né pretendo di utilizzarne i personaggi a scopo di lucro.


Dream in the Doorway




Bellatrix si sente soffocare.

Con un occhio circospetto sulla porta chiusa e un altro divertito su sua sorella Narcissa, solleva con grazia il calice di vino che le viene dato e lo porta alla bocca senza bere.

Lo tiene premuto con delicatezza al labbro inferiore per un paio di secondi, osservando guardinga Narcissa da sopra il bordo del calice, e per un attimo le sembra di essere tornata alla propria gioventù sfruttata malamente, ricca di pensieri turbolenti e di respiri che esitavano a venire e di incertezze inasprite dal proprio senso di inquietudine.


Ecco un episodio dell’infanzia di Bellatrix:

Una coppia di fragili bambole gemelle viene divisa tra Bellatrix e Andromeda.


Le cose accadono in questo modo:

Un giorno Druella guarda le proprie figlie con spirito abbastanza critico da notarne la profonda rassomiglianza comune. Stupita, un po’ perplessa e vagamente inquieta, accosta il marito e gli riporta l’osservazione appena fatta. Le parole che si scambiano sono le prime della settimana.

Sono:

“Bellatrix e Andromeda. Hai notato? Si assomigliano molto.”

“Davvero?”

“Davvero.”

“Non me n’ero accorto.”


Bellatrix inala quietamente e cerca di chiudere la propria mente se non i propri occhi: un’infanzia trascorsa con la propria famiglia le ha insegnato a non abbassare la guardia in fronte a nessuno.

Narcissa la sta ancora osservando con un sorriso in volto.

Bellatrix ha vissuto quattordici anni con i soli Dissennatori a cui parlare: non sarà un lieve sorriso di sua sorella minore a farla fremere di timore.


Ecco come accadono realmente le cose:

Un giorno Druella guarda le proprie figlie con spirito abbastanza critico da notarne la profonda rassomiglianza comune. Stupita, un po’ perplessa e vagamente inquieta, cerca con lo sguardo il marito e lo trova assente.

Pensierosa, chiama a sé un elfo domestico e gli ordina con un vago cenno della mano di torturarsi con il muro, della corda, e un paio di forbici. È sempre riuscita a riflettere meglio con dei singhiozzi di dolore come sottofondo.

Il giorno dopo, prende una piuma e della pergamena per lettere e invia una peculiare richiesta a un’artista sua conoscente.


Bellatrix pensa:

Freddo. Vento. Soffocare.


ar|tì|sta (s.m. e f.)

1 chi esercita professionalmente un’arte o vi si dedica abitualmente, spec. eccellendo | in comparazioni, per indicare chi ha un fine senso artistico, particolare gusto e sensibilità | chi eccelle nella propria attività

2 chi lavora nel mondo dello spettacolo

3 obsoleto artigiano


Nello stesso anno, Bellatrix perde un padre, uno zio; un cugino.

Regulus è quello che le rimane più impresso nella memoria a brandelli: urlo (due), singhiozzo (quattro), ansito (tre).

Le immagini le scivolano dalla mente come acqua fra le mani. Bellatrix ricorda in grida e preghiere; in suppliche e pianti.


Le cose continuano così:

La strega che le si avvicina ha le unghie laccate di rosso. Bellatrix non ha ancora imparato la fine arte del lacerare le immagini e lasciare al loro posto un buco fatto di voci e di non-voci, e l’impressione che le resta di questa donna è di sangue e carne.

Bellatrix non resiste alle due dita che le puntellano il volto in su; si lascia scrutare per il tempo necessario a formulare quattro pensieri (due immagini; cinque parole associate).


Bellatrix pensa:

No.


Andromeda è uno spicchio di luce rubato al sole, a metà fra la penombra e la non-penombra.

Bellatrix pensa:

Labbra dipinte di sangue: pesche; acqua.

La gonna di Druella, nascosta alla vista ma presente nella memoria: inchiostro; fantasma; chi?


Bellatrix si sente soffocare.

Con un passo oltre l’uscio, si porta una mano alla fronte, come unica difesa visibile contro l’uragano che si avvicina.



  
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