Cari lettori rieccomi con il settimo
capitolo di questa serie, scusatemi il ritardo ma stanno scemando le idee piano piano! Tranquilli mi
farò venire in mente qualcosa e non vi deluderò!
Grazie mille per le recensioni anche se due, mi hanno fatto davvero piacere e
ringrazio inoltre tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti e le
seguite, mi si è aperto il cuore quando l’ho visto! Un bacione
grande a tutti,mi raccomando recensite e se avete
qualche idea è ben accetta!!! Al prossimo capitolo!!
Sfogo sotto le stelle
Si era appostato su quell’albero
insieme a Miroku ad osservare e ad origliare la
conversazione delle due ragazze, anzi della ragazza e della
demone, ma a differenza di lui non ne aveva alcuna intenzione. Il monaco
si era rivolto a lui con uno sguardo implorante e alla fine aveva accettato, ma
ancora non riusciva a trovare il senso di quella farsa. Da lassù poteva sentire
benissimo la chiacchierata e se poco prima era seduto guardando da un’altra
parte, appena sentì fare il suo nome si sporse verso le ragazze diventando d’un tratto curioso. Kagome aveva
appena chiesto all’amica il motivo della parola “cuccia” e lui era stato
costretto a schiantarsi contro il ramo su cui erano appollaiati, suscitando
così una risatina da parte di Miroku, ma riuscì ugualmente a tenersi rimanendo aggrappato a mò di scimmia. La piega del discorso stava vertendo su un
argomento ben più scottante ovvero l’amore. Proprio in
quel momento la demone stava chiedendo a Sango se per caso lei aveva mai provato qualcosa per Inuyasha e lui,preso dall’ansia,trattenne il respiro
aspettando la fatidica risposta secondo la quale avrebbe capito i veri
sentimenti della ragazza. La cacciatrice le rispose
con un si e da quel momento lui non riuscì a sentire
nemmeno una parola di quello che continuò a dire. Era totalmente perso nei suoi
pensieri, si rendeva conto solamente ora di quanto era stato stupido a non
rivelare a Kagome quello che provava per lei e tutto
per la sua testardaggine. Poi sentì dire alla ragazza che non era più
importante perché ormai non ricordava più nulla. Il mondo gli crollò addosso.
Il suo sguardo era perso nel vuoto, le mani e le gambe mollarono la presa,
sentì Kagome chiamarlo dal basso mentre lui cadeva a
terra trascinandosi dietro Miroku che aveva cercato
inutilmente di afferrarlo. Non ascoltò minimamente quello che gli stava dicendo
lei ma si limitò a fissarla con cipiglio arrabbiato, anche se lo era più con sé
stesso che con la ragazza. Si incamminarono verso il
villaggio dato che stava calando il sole, le due davanti a loro seguite dal
monaco che cercava invano di farsi perdonare e lui, un po’ più dietro, perso
nei suoi pensieri convincendosi sempre più che doveva chiarire quella
situazione.
L’occasione si presentò la sera stessa quando, finito di
mangiare, tutti andarono a dormire per riposarsi prima della partenza. La
ragazza accampò la scusa di voler restare un po’ da sola in modo da potersi
chiarire un po’ le idee e affrontare il viaggio con serenità, così usci al
chiaro di luna e si andò a sedere in una radura facendo ondeggiare la coda di
qua e di là. Il mezzodemone la seguì con lo sguardo,
aspettò ancora un po’ in modo che gli altri si addormentassero e si alzò dal
giaciglio uscendo alla sua ricerca. La trovò lì che
osservava la luna immersa nei suoi pensieri e mai, prima di allora, gli sembrò
così bella da mozzare il fiato. Rimase lì come un’idiota a fissarla,
percorrendo il profilo del suo corpo: le gambe piegate e strette al corpo dalle
braccia, la schiena incurvata, il naso all’insù volto a alla
luna, le orecchie tese pronte a captare ogni singolo rumore. Era davvero bella
agli occhi di Inuyasha e
l’istinto di correrle incontro, abbracciarla e baciarla, quasi prese il
sopravvento ma riuscì comunque a frenarlo grazie a quel briciolo di umanità che
risiedeva in lui. Ancora girata di spalle, Kagome gli
disse:
- Beh che fai, resti là impalato o
vieni a farmi compagnia? –
Lui si risvegliò dalla catalessi in cui era caduto e si andò
a sedere vicino alla ragazza che il suo cuore bramava più di ogni
altra cosa. Restarono in silenzio per un po’ e poi la demone
ruppe quella cortina tra di loro dicendo:
- Ti piace la luna Inuyasha? – Lui
confuso rispose
- Ma che domande fai? No che non mi
piace soprattutto quando è piena e lo dovresti sapere benissimo! – Ma poi si ricordò della sua memoria ormai perduta e le disse
più calmo – hai ragione non lo puoi sapere, scusa. Comunque
no perché mi ricorda che dentro di me c’è sempre quell’odiosa parte umana – Lei
voltò il capo nella sua direzione e gli occhi neri brillarono a quel chiarore
che li avvolgeva. Aveva uno sguardo triste, malinconico e allo stesso tempo
curioso forse anche un po’ sospettoso. Puntò nuovamente gli occhi alla luna e Inuyasha fu quasi tentato di prenderle il viso tra le mani
e costringerla a guardarlo ma resistette un’altra volta, alzando anche lui gli
occhi al cielo. Lei fece un sorriso triste e si rivolse a lui stranamente
gentile e premurosa:
- Perdonami per essermi comportata in quella maniera l’altro
giorno. Si insomma, quando ti ho quasi baciato e ho
fatto la… vabbè hai capito no? – e
inchiodò gli occhi alle ginocchia. Lui quasi le rise in faccia per la tenerezza
che gli aveva suscitato ma si lasciò sfuggire solo un sorrisino rispondendole:
- Si ho capito ma non c’è bisogno di chiedermi scusa, non eri in te e lo avrebbe capito anche quel maniaco di Miroku. –
- Il fatto è che, Inuyasha, chi
sono io? Io non so nulla di come mi comportavo prima. Come puoi dire che non
ero in me? Come si comportava l’altra me? Io non ho ricordi e questo mi sconvolge,
ho paura di essere sola e di non riuscire più in
nulla! – mentre diceva queste parole le lacrime le
bagnarono il viso rigandole le guance. Inuyasha non
riuscì a reprimere questa volta la voglia di abbracciarla perché non sopportava
vederla piangere, così si mise davanti a lei la prese per le spalle e l’attirò
a sé, stringendola per un tempo che ad entrambi sembrò lunghissimo, poi le
sussurrò all’orecchio:
- Non hai ragione di averne, ci siamo io, Miroku,
Sango e Shippo che ti aiuteremo a ricordare e saremo sempre con te. Io non sono un
granché in discorsi di questo genere però sappi che sono qua
e quando vorrai avrai sempre qualcuno che ti ascolterà. Non piangere più Kagome ti aiuteremo noi e ti ritornerà la memoria stanne
certa! – Le lacrime continuarono a scenderle sul viso e senza
rendersene conto ricambiò l’abbraccio continuando a sfogarsi. Inuyasha non riusciva a credere a quello che le aveva detto, non era da lui abbracciarla e consolarla. Quel
compito era di Sango! Eppure si sentiva felice all’idea
di averla nelle sue braccia così piccola e minuta
potendo così assaporare il suo profumo fino in fondo. Restarono l’uno nelle
braccia dell’altro ancora un po’ finché lei alzò il volto dal suo petto e smise
di piangere. Si guardarono per un po’ gli occhi fissi in quelli dell’altro,
ambra e ebano fusi insieme, entrambi rossi in volto
per la distanza ravvicinata poi Kagome abbassò lo sguardo
e con estremo imbarazzo gli disse:
- Ti prego, non ritorniamo al villaggio, voglio stare ancora
un po’ qua a guardare le stelle con te! – lui rispose balbettando un – C- ce-
certo…- e sciolsero l’abbraccio sdraiandosi per terra vicini,
lei si accoccolò sul suo petto scostando il braccio che lui teneva lungo il
fianco e portandoselo dietro le spalle in modo da farlo stare più comodo. Lui
diventò di un colorito molto vicino al rosso pomodoro e si irrigidì
a quel contatto. Lei se ne accorse e con una punta di
tristezza nella voce gli disse:
- Scusami, vuoi che mi tolgo? –
- No no tranquilla è solo che è
strano tutto qua…-
- Perché è strano? – chiese lei curiosa
- Perché non ci siamo mai messi a
guardare le stelle così…anzi non abbiamo mai guardato le stelle insieme…-
- Beh… C’è sempre una prima volta – e detto questo immerse di nuovo la testa tra la sua veste. Inuyasha era al settimo cielo ma anche molto imbarazzato
perciò, cercando di darsi una calmata, poggiò l’altra mano dietro la nuca e si
godette quell’attimo di pace. Restarono in silenzio per un po’ poi sentì un
gorgoglio provenire dalla gola della ragazza al suo fianco, si girò verso di
lei e la vide con gli occhi chiusi probabilmente addormentata. Si incantò nel vedere il suo viso così dolce e sereno
illuminato solo da quei deboli raggi che ne esaltavano la perfezione. Il
gorgoglio che sentiva alla fine erano solo le fusa. “
Beh d’altronde ora è una gatta…la mia gattina…” pensò il mezzo demone. Quanto
avrebbe voluto urlare al mondo che era sua e di nessun’altro, ma non lo era e grazie a questa nuova
trovata di Cihiro non lo sarebbe stata mai. Già. Lei
non ricordava più nulla di quello che le era successo, del loro incontro, del
loro amore mai dichiarato. Ora tutto era scomparso, non sarebbe
mai più tornato e Inuyasha sentì una fitta
allo stomaco che lo fece sbiancare. Poi guardò
di nuovo la ragazza al suo fianco e decise di godersi il momento fino in fondo dato
che probabilmente momenti del genere non sarebbero più tornati. Chiuse gli
occhi anche lui e ben presto si addormentò appoggiando la sua testa a quella di
Kagome. Sognò lei quella sera, gli stava sorridendo, un
sorriso caldo confortante di quelli che ti lasciano senza fiato, poi d’un tratto quel sorriso si spense e divenne triste, lo
sguardo assente quasi vuoto. Si rese conto di avere attorno al collo un paio di
braccia esili e il viso di Kikyo
gli apparve di fronte molto vicino al suo. Avrebbe voluto scostarsi gridare a Kagome di non andarsene, ma qualcosa lo tratteneva
incollato agli occhi della donna che aveva amato un tempo mentre l’altra
ragazza si allontanava. Quando la sacerdotessa posò le labbra sulle sue Inuyasha poté vedere la demone
sbarrare gli occhi dalla sorpresa e chiuderli di scatto mentre si dissolveva
completamente, poi qualcosa in lui fece si che si abbandonasse a quel bacio
caldo e confortevole. Si riscosse si staccò violentemente da lei e urlò il nome
di Kagome a squarcia gola ma
lei non rispose, allora continuò ad urlare fino a che aveva fiato in gola. Si
svegliò di soprassalto scosso da una presa forte ma allo stesso tempo delicata
e sentì un forte odore di gatto. Guardò meglio e vide Kagome
davanti a sé con una faccia preoccupata che lo scuoteva. Si riprese un po’ ma
sul volto aveva dipinto un’espressione confusa che fece ridere la ragazza davanti lui:
- Ahahahah! Sei così buffo Inuyasha! Mi hai anche svegliato mentre urlavi il mio nome!
Si può sapere che stavi sognando? Dicevi “Kagome, Kagome non te ne andare!”
tranquillo caro sono qui!- e continuò a ridere a crepapelle prendendolo in
giro. Il ragazzo sbuffo per poi risponderle acido:
- Non sono affari tuoi quello che sognavo! E
non mi chiamare caro!- detto questo girò la testa dall’altra parte e si alzò
incamminandosi verso il villaggio. Aveva lasciato Kagome
con la bocca aperta molto interdetta e infastidita per
quel suo tono, perciò con un mezzo sorriso si volse e le disse con un mezzo sorriso:
- Beh, che fai? Rimani li
imbambolata o vieni con me dagli altri? –
Lei ghignò mettendo in mostra uno dei suoi canini affilati
poi, con un balzo felino, si alzò in piedi, corse verso di lui ancora girato di
spalle e gli saltò sulla schiena finendo entrambi distesi per terra ruzzolando
lungo la radura.