Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: milly92    08/10/2009    6 recensioni
Quando Sabrina torna dalle vacanze trascorse con la sua migliore amica Titti, scopre di essersi persa un po’ di cose in sua assenza, soprattutto il fatto che i suoi genitori sembrano presi da un 28enne che ha affittato la loro dependance. Sabrina sarà gelosa di questo rapporto, si sente trascurata, ma soprattutto non riesce a tollerare Cristian, anche perché il loro primo incontro non è stato dei migliori, dato che lei non sapeva né della sua esistenza né del suo arrivo, quando invece lui sapeva molto di lei… Riusciranno a sopportarsi e a "convivere" civilmente? Anche perchè Cristian ha un segreto che nemmeno lui sa di avere, che c'entra anche con il padre della ragazza e con il suo passato... [DALL'EPILOGO: “Posso ribadire che non ho intenzione di tradire nessuna bambina?”. Ci voltammo e ridemmo. Alle nostre spalle c’erano Cristian e Sabrina che ci guardavano con un’aria un po’ di disappunto. Com’erano belli! Ogni volta che li vedevo insieme il cuore mi si riempiva di gioia e non potevo non dichiararmi soddisfatta della piega che avevano preso le cose. Chi avrebbe mai immaginato che sarei riuscita ad allevare una figlia così meravigliosa e diligente nonostante i miei numerosi impegni di lavoro?]
Genere: Romantico, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Notte Degli Imbrogli

“E' una bella

prigione , il mondo”.

Shakespeare , “Amleto”

Capitolo 8

La Notte Degli Imbrogli

La luna illuminava il viso perlaceo di Irene, rendendolo ancora più bianco e smorto, sempre più terribilmente inquietante. Se avessi seguito il mio primo istinto, probabilmente si sarebbe ripetuta la scena di poco prima- quella in cui cercavo di colpire stupidamente mio padre- con l’unica differenza che il soggetto che avrebbe subito le mie azioni sarebbe stata proprio la donna avanti a me, che al momento appariva così fragile e priva di forze. Ma mi bastò vedere il modo in cui la guardò Cristian per provare uno strano senso di paura nei suoi confronti, un modo strano, sia di completa sottomissione che disapprovazione misto a voglia di essere in tutti i posti del mondo tranne che lì.

Tuttavia, dato che cercavo in tutti i modi di riuscire a respirare per bene e a cercare di non ricordare i momenti intimi passati con Cristian ogni volta che lo guardavo, decisi di dire qualcosa, qualsiasi cosa che potesse aiutarmi a sentirmi meglio. “C-Come fa a sapere che Cristian è sul serio nostro fratello? Onestamente non mi va di rovinarmi la vita a causa di una sua semplice supposizione” sussurrai, ma in contrasto a tutto il silenzio che si era formato probabilmente tutti mi avrebbero sentito anche se avessi solo pensato quella domanda.

Irene incrociò le braccia, e, cosa assurda, rise. “Mi fai tenerezza Sabrina, sei tutta tua madre”.

“Allora è per questo che sta cercando di scombussolare di nuovo la nostra vita? Per colpire me solo perché somiglio a mia madre e non ce la fa più a combattere con una persona della sua stessa stazza, scegliendo come compromesso di prendersela con chi è più piccolo di lei? Perché diavolo questa storia assurda è uscita fuori solo dopo che ha visto che Cristian usciva con me?” urlai, sentendo la rabbia montare di mille e più tacche dentro di me. Per anni avevo sentito racconti crudeli su quella Irene, ma al momento sentivo che i miei genitori erano stati molto garbati quando mi parlavano di lei, non avevano reso in tutto e per tutto il concetto della sua perfidia capace di emergere con un solo minimo battito di ciglia.

Di lei sapevo che era una ex fidanzata papà, ex giornalista per una rivista di cronaca rosa, ballerina e con decine di ruoli svolti nel mondo della tv, e che da quando aveva saputo dell’inizio della storia tra i miei genitori aveva iniziato a rompere le scatole, citando spesso papà come l’uomo più sexy del momento e cose simili nei suoi articoli, finchè, quando papà poco prima di sposarsi con mamma accettò di partecipare ad un reality, arrivò al punto di iscriversi nel cast a sua volta per stargli alle calcagna, approfittando del fatto che avrebbero vissuto insieme ventiquattro ore su ventiquattro. E fu proprio in quell’occasione che, con l’aiuto del ex manager innamorato di mia madre, Alberto Morelli, drogò mio padre e tutta Italia vide delle scene in cui lui tradiva la mamma con lei a causa di ciò. Purtroppo le cose non andarono come previsto da Irene e pochi minuti dopo mio padre reagì male alla sostanza e andò in coma. Solo Dio sa le pene che mia madre passò dopo tutto quel caos, e alla fine riuscì ad incastrare sia Irene che Alberto, e quest’ultimo morì quando mamma era incinta di Gabriele, suicidandosi in carcere. Si, perché alla fine, anche se papà si era risvegliato dopo circa un mese e mezzo, per loro due il carcere era una cosa ovvia da scontare, anzi, per me erano stati graziati. 

Per cui, memore di ciò più della nuova notizia, il mio stomaco si attorcigliò per la rabbia.

“Ecco un’altra cosa che hai in comunque con tua madre, mocciosa. Credi che il mondo ce l’abbia con te, che tutti non abbiano niente da fare tranne tramare contro di te” continuò imperterrita Irene.

“Non ti permettere di parlare così a mia figlia!” strillò mamma, avanzando verso di lei e fronteggiandola.

“Appunto” aggiunse papà, avvicinandosi. “Sei così ridicola ormai, Irene, non sai più cosa inventarti per…”.

“Io non sto inventando nulla. Cristian non è frutto della mia immaginazione, sai?” disse sarcastica, indicando il figlio che ormai seguiva il battibecco guardando in tutte le direzioni tranne verso di me. “Se ricordi bene, una sera di quasi ventinove anni fa venni a casa tua, quella casa che condividevi con gli altri tre, sotto tuo invito. Era Halloween e mi avevi chiesto di presentarmi con un costume seducente, ricordi? E di certo non disprezzasti il costume da scolaretta sexy che avevo indossato, peccato che ti dimenticasti di comprare i pr…”.

Schiaff.

Tonf.

Io e mamma ci guardammo sconvolte mentre Irene se ne stava a terra e Cristian cercava di aiutarla a rialzarsi. Papà sembrava essere in una sorta di trance e Gabriele era quasi arrossito, anche se teneva la bocca semi aperta.

“Sai da quanti anni avevo voglia di darti uno schiaffo?” disse mamma con una voce stranamente tranquilla.

Io invece avevo spinto quell’arpia, non potendone più di quelle parole quasi indemoniate, ragion per cui si ritrovava per terra. Non credevo che sarebbe caduta, mi era sembrato di spingere un rametto di un albero.

“Ma che razza di modi”.

Alzai lo sguardo e guardai Cristian incredula. “Che cosa? Fammi capire, te la stavi godendo mentre tua madre raccontava un episodio di secoli fa con un tono così…”.

“Taci” mi interruppe, amareggiato. Mi guardò per la prima volta negli occhi, e vi lessi uno strano sguardo carico di parole che, tuttavia, non riuscivo ad interpretare. Invece agli innamorati bastava guardarsi un secondo per comprendersi, ecco il segno che non potevamo stare insieme. “Io vado un attimo in bagno se permettete” aggiunse, ed entrò nella dependance, mentre Irene a stento riusciva a stare in equilibrio dopo essersi rialzata.

“Soddisfatte?”  ci chiese in segno di sfida, con odio.

“Certo che no. Sei stata fortunata, sgualdrina che non sei altro. Anche se tutta questa storia è vera tu non ami tuo figlio, tu ami ciò che rappresenta! Non potevi dirlo ad Andrea subito? Non potevi evitare tutta questa messa in scena? Non lo ami e basta, è solo uno dei tuoi giochetti per complicarci la vita” constatò.

“Pensala come vuoi. Fatto sta che la realtà non si può eludere. Lui non può stare con Sabrina…” dedusse, in un modo che mi fece venire i nervi. Sembrava quasi che ci godesse e ciò mi irritava ancora di più.

“Quindi, fammi capire, ti sei resa conto di dover dire la verità a Cristian dopo soli ventotto anni solo perché hai visto che stava instaurando un rapporto con Sabrina?” chiese papà, ridendole quasi in faccia.

Se per tutta la discussione era rimasto zitto, ora sembrava voler cacciare fuori tutto ciò che si era trattenuto dal dire durante le spiegazioni. Sorrideva sarcastico, ed era avanzato pericolosamente, trovandosi quasi faccia a faccia con Irene.

Ella parve abbassare la guardia per un secondo, poi fece un piccolo cenno di dissenso. “Già da tempo dovevo dire questa cosa a Cristian, ma la sua vicinanza con Sabrina mi ha convinto ancora di più a darmi una mossa. Dopotutto sto aspettando un trapianto di fegato e…”.

“E niente, non ci impietosirai facendo la parte della malata terminale” esclamai, incrociando le braccia e guardandola con l’espressione più odiosa che avevo nel mio repertorio. Passare dal darle il lei ad usare il tu era una cosa ovvia, per me. Il lei si da per rispetto, e al momento quell’arpia ossigenata e malevola meritava meno rispetto di una zanzara fastidiosa e particolarmente ronzante.

Irene sbuffò ed indietreggiò, facendo una risata fredda e priva d’allegria. “Credo che la mia presenza qui sia inutile, la verità ve l’ho detta. Vedete voi cosa volete fare….”.

“Ma quale verità?” chiese papà incredulo. “Io non dirò che Cristian è mio figlio prima di aver avuto la prova che lo è sul serio. Mi sembra troppo strano che questa storia spunti fuori dopo quasi trent’anni, e conoscendoti c’è qualcosa dietro”.

Mamma annuì, e per la prima volta dall’inizio di quella discussione gli si avvicinò e gli strinse un braccio, facendo comprendere che condivideva le sue parole. “Infatti. Domani andate a fare il test di paternità e vediamo” disse mamma.

“Come vuoi, ma per me dovresti fidarti. Avete gli stessi occhi…” tentò Irene, come se volesse fingere di essersela presa per la mancanza di fiducia.

“Non mi sembra di avere chissà quali particolari occhi. Guarda, Gabriele è mio figlio ed è la mai fotocopia genetica” ribattè papà, indicando mio fratello, quello con ero certa di essere imparentata, che se ne stava un po’ isolato ad ascoltare la discussione.

“Buon per lui, almeno non ha preso da quella vipera di tua moglie” dedusse lei, e si allontanò, camminando lentamente.

Quindi, matematicamente parlando, quella era un’offesa sia verso mia madre che verso di me, che le assomigliavo molto.

“Calma, Sabri, domani ci occuperemo di questa faccenda” sussurrò mamma, con gli occhi lucidi, trattenendomi per una spalla quando feci per andarle incontro.

In pochi istanti Irene scomparve, inghiottita dal buio.

“Io credo che dovremmo andare a casa e cercare di dormirci su, poi…” sussurrò papà, pallido, ma io lo interruppi.

“Ma come fai? Io non ho mai avuto meno voglia di dormire in vita mia… vado nella dependance” decisi, quando in realtà avevo voglia di gettarmi tra le loro braccia e sentirmi dire che sarebbe andato tutto bene, che non era niente vero, che avrei potuto continuare a frequentarmi con Cristian.

Cristian. Cristian, il figlio della donna che più odiavo al mondo. Sembrava una maledizione. Se poi ci aggiungevamo il fatto che probabilmente era mio fratello… Il solo pensiero sembrò farmi congelare.

Entrai nella dependance ed ero diretta verso la mia stanza quando sentì un braccio afferrarmi e condurmi repentinamente nel soggiorno.

Trattenni il respiro quando mi ritrovai lo sguardo di Cristian fisso su di me. Le sue iridi color miele sembravano emanare uno scintillio e il mio cuore erse un battito. Nel frattempo, il mio stomaco si contraeva dolorosamente: non potevo più permettermi di provare quelle sensazioni, dannazione, non dopo la rivelazione shock di poco fa.

“Cristian, l-lasciami” sussurrai, quando circa il 75% del mio cervello voleva stringerlo  a me. Mi sembrava impossibile che solo la mattina prima ci eravamo baciati in garage come due adolescenti spensierati e pazzi l’uno dell’altra.

Mi aveva afferrato per un polso e sembrava particolarmente deciso. “Tu hai stampato la mie e-mail. Hai spiato il mio computer” disse.

Rabbrividii. “Si. L’ho fatto, ok? Non ti eri fatto vivo, non sapevo dov’eri, io… Io non sapevo la verità, volevo solo sapere se pensavi ad un’altra…”. Arrossii di botto e abbassai lo sguardo.

Cristian sospirò e dallo stringermi il polso scese verso la mano. “E’ stato un gesto… Carino. Insomma, vuol dire che qualcosa te n’è fregato ma… Scusami se ti ho staccato le chiamate ma non… Cazzo, mi sto impappinando” sbuffò, e si allontanò da me, facendosi aria e sedendosi sul divano.

“Cosa…?” domandai, ancora appiattita contro il muro. “Insomma, parla! Dimmi qualcosa! Forse siamo fratelli e…”.

“Ancora l’hai capito? Mi sa proprio che io e te al momento siamo solo vittime di un progetto di quella stronza di mia madre, sempre se si può definire tale!” urlò lui, non potendone più, rosso in viso.

Feci un passo indietro, senza capire.

“Che cosa?” domandai.

Lui si avvicinò, e iniziò a parlare a raffica, con una gestualità che sfociava nella più sensuale sensualità.

“Allora, io cresco in un orfanatrofio e nessuno se ne frega di me. Faccio i salti mortali per riuscire a diplomarmi, e il doppio per poter vincere una borsa di studio e laurearmi. In tutto questo ho sempre vissuto da solo, ce l’ho fatta con le mie forze e poi, a ventotto anni, dopo che sono riuscito a trovare un posto di lavoro decente, ecco che spunta la mia madre naturale, un ex carcerata malata. Non credo proprio che si sia ricongiunta a me come ultimo desiderio prima di morire, e nemmeno che mi abbia mandato da voi per il mio bene. Secondo me vuole un aiuto economico per pagarsi qualcosa come farmaci e specialisti, tutto qui” disse infine. Aveva parlato molto velocemente, con un sarcasmo palese, ma nonostante tutto era riuscito a imprimere ogni singola sillaba nel mio cervello, senza tralasciarne alcuna.

Lo guardai stupita. “Tu credi?” chiesi poi.

“Ne sono più che sicuro. Senti, io devo togliermi questo dubbio…”.

“Domani farai il test di paternità con mio padre” dissi subito.

Lui fece un piccolo cenno. “Ok, ma sappi che se… Insomma, le parole di quella sono vere, non mi vedrai per un bel po’” decretò, girandosi, per darmi le spalle con la scusa di guardare fuori dalla finestra. “Non ce la farai a starti vicino sapendo di essere tuo fratello, impazzirei” sussurrò.

Quelle parole avrebbero dovuto farmi rendere conto della realtà, che era impossibile e inutile stargli ancora così vicina, ma non ce la feci più e mi avvicinai a lui, stringendolo a me da dietro, appoggiandomi contro le sue spalle larghe e così perfette. Lo sentii irrigidirsi, ma non si mosse, non mi respinse.

“Se vuoi posso andarmene io, è la stessa cosa. Mi faccio schifo da sola ma non ce la faccio a starti vicino se, insomma…” iniziai, ma mi zittii perché Cristian si era girato e al momento mi stava abbracciando, circondandomi e avvolgendomi completamente con le sue braccia invitanti.

Sentivo il battito del suo cuore accelerare in un modo assurdo, proprio come il mio, e non so per quanto tempo restammo così.

Quando ci staccammo sentivo il fiato mancarmi, e ciò era un po’ una contraddizione visto che stare tra le sue braccia mi aveva donato una sensazione di pace che non speravo di poter provare per i prossimi vent’anni.

Ma non so perché, dopo quell’azione, non riuscimmo  guardarci negli occhi.

“Credo che andrò a casa, mamma starà malissimo” sussurrai, mentre mi voltavo.

“Fai bene, ciao” rispose lui, mentre prendeva posto sul divano.

Il mio cervello rischiava di scoppiare tante erano le sensazioni che stavo provando, a tal punto che per un istante mi parve di essere vuota, libera da ogni fardello a causa di tutto quel miscuglio.

Quando entrai in casa trovai la mia famiglia seduta attorno al tavolo della cucina davanti una tazza di camomilla fumante. Se ne stavano tutti zitti, così presi un respiro e mi decisi a parlare.

“Cristian pensa che sia tutto uno stratagemma di Irene per ottenere i soldi per curarsi dalla malattia o per pagare i medici” buttai lì, sedendomi vicino a Gabriele e rifiutando una tazza di camomilla.

“Ci abbiamo pensato pure noi” rispose papà. “Sabrina” aggiunse poi, “Stavo giusto rivangando un po’ il passato per cercare di scoprire se ci sono possibilità minime che Cristian sia mio figlio. Sai quand’è nato?” domandò.

“Il 5 agosto 2010 (*)” risposi automaticamente. Me l’aveva detto qualche settimana prima, non ricordo a proposito di cosa.

Papà fece una faccia un po’ sconvolta. Contò sulle dita innumerevoli volte ma mamma lo precedette, afflitta. “Se quella storia a luci rosse circa la sera di Halloween è vera, probabilmente Cristian può essere tuo figlio visto che è nato proprio circa nove mesi dopo” disse, accasciandosi contro lo schienale della sedia.

“Ma il giorno dopo ci siamo lasciati, chi mi dice che…”.

“Domani sapremo la verità e basta. Io mi pendo un bel sonnifero e vado a dormire, non ce la faccio” lo interruppe lei, e la vidi allontanarsi, salendo le scale che conducevano al secondo piano con un piccolo tremore. Stava singhiozzando.

Papà parve riprendersi da un piccolo shock e corse verso di lei, così restai da sola in cucina con Gabriele. Non facevamo altro che guardarci senza dire nulla, così, non potendone più, andai nella mia stanza e fui sorpresa di trovarvi papà seduto sul mio letto, con il capo tra le mani.

“Papà?” domandai, con voce incerta.

Lui alzò lo sguardo e fece un sorriso triste. “Vieni qui” sussurrò, facendo segno su una parte del materasso accanto a sé, così ubbidii e appena presi posto mi strinse a sé. “Sabri non sai quante cose ti vorrei dire” mormorò, respirando con aria grave.

“Sono qui” dissi, sapendo che facendo la sarcastica o cose simili avrei solo peggiorato la situazione.

“Riguardo stamattina, quando ti ho vista nel garage con Cristian, scusami, so che non dovevo reagire così, so che sei grande e che hai tutti i diritti di avere una tua vita privata, ma mettiti nei miei panni, ti amo come tutti i padri amano le loro figlie e vedere che Cristian riusciva a renderti felice più di me in un certo senso mi ingelosiva. E riguardo Irene… Ognuno di noi ha commesso i propri sbagli. Tu pensi di aver commesso uno sbaglio in vita tua? C’è qualcosa di cui ti sei pentita?” domandò, non con interesse bensì con un modo deciso, quasi come se volesse condurmi a fare un certo ragionamento.

Ci ragionai un po’ su, mentre mi allontanavo dalla presa di papà. “Essermi messa con Brando anni fa, forse” mormorai.

“Ecco. Quella è la stessa cosa che è successa a me”. Lui respirò e mi guardò negli occhi. “Ammetto di aver avuto un discreto numero di ragazze nella mia vita, sai che per un po’ sono stato anche con Rossella, ma dopo l’esperienza di Music’s Planet tutto è cambiato. Lì ho conosciuto tua madre, e per tre anni ho cercato solo di divertirmi per non pensare a lei, dato che tra noi non c’erano stati altro che teneri baci. Cercavo nuove emozioni, per dirmi che il mondo andava oltre ciò che mi avrebbe potuto offrire Debora, e nel frattempo vedevo un numero sempre più vasto di ragazze famose o giù di lì farmi la corte. Ed è lì che è giunta Irene… Era la più bella di tutte, certo, e ammetto che per un po’ siamo stati insieme solo per vantarci con i nostri conoscenti, io per dire di stare  con una bella ragazza, apparentemente perfetta, lei per dire che era riuscita ad abbordare il sex simbol di una boy band sempre più famosa. Ma non ci conoscevamo, non avevamo nulla in comune, e alla fine ci siamo lasciati. Dopo di lei c’è stata qualcun’altra, ma è inutile dire che ho ricominciato tutto da capo quando ho rivisto tua madre dopo tre anni. Sai, forse è ciò che è accaduto a te e a Cristian, nonostante lui sia grande ha scelto te e…”.

“Papà, ma ti rendi conto che mi sono innamorata del mio forse fratello?” lo interruppi, esasperata.

Lui si zittì e sospirò. “Credimi, Sabri, voi non siete fratelli. Irene non può essere rimasta incinta dopo che ci siamo lasciati, ci teneva a me come suo rappresentante nel mondo della tv e non avrebbe esitato a usare una gravidanza per incastrarmi” sussurrò, per convincere più se stesso che me, forse.

Feci un piccolo cenno e lo riabbracciai. “Ma se non è così? Io… Non ce la farei, impazzirei, anche se ormai sono sulla buona strada…”.

“Shh, ora non ci devi pensare. Voglio solo che tu mi comprenda, piccola, e che non ce l’abbia con me. Vederti così paonazza nei miei confronti mi ha fatto davvero male, prima” mi spiegò quando ci separammo nuovamente.

Abbassai lo sguardo, poco fiera di me per la sfuriata di poco prima. “Scusami, ma mettiti nei miei panni…”.

“Lo so e ti capisco, tranquilla. Ora vado da mamma, non voglio lasciarla sola, non vuole più prendere il sonnifero” dichiarò, mi diede un bacio sulla tempia e uscì.

Dal canto mio, mi buttai sul letto con fare esausto. La voglia di dormire ovviamente non c’era, ma nonostante tutto spensi la luce e mi infilai sotto le coperte per la temperatura un po’ bassa nonostante non fosse ancora iniziato ottobre, vestita di tutto punto.

Il mio cervello sembrava un treno, correva da un pensiero all’altro in un modo troppo veloce senza che me ne rendessi conto, e lasciai vagare gli orribili pensieri che mi attanagliavano finchè non restai tra il sonno e la veglia, molte ore dopo.

Sentivo qualcosa di caldo al mio fianco che mi stringeva per la vita, e, ancora mezza assonnata, mi parve di vedere Gabriele. Mi voltai finchè lui non sussultò.

“Ti ho svegliata?”.

Sobbalzai udendo quella voce, e dopo essermi stropicciata gli occhi vidi che quello non era Gabriele, bensì Cristian, con i capelli scompigliati e un’espressione di scuse.

“Che ci fai qui?” chiesi con un tono acuto, nonostante stessi quasi sussurrando.

“Scusami, è che verso l’una sono venuto qui e ho parlato un po’ con Andrea che se ne stava ancora sveglio e mi ha autorizzato a dormire da te visto che non volevo tornare nella dependance” rispose, guardandomi grazie alle fioca luce che proveniva dalla finestra.

Sorrisi a quel pensiero. Che dolce che era stato papà, gli aveva permesso di starmi vicino prima di sapere la verità che forse ci avrebbe divisi per sempre.

“Ah. Comunque non stavo dormendo, credo, ero in una sorta di veglia”.

Cademmo in un silenzio imbarazzato, e ci guardammo con uno sguardo capace di trasmettere il significato di quel silenzio. In confronto a quando, ore prima, stava al fianco di Irene e mi sembrava di non comprendere le parole che voleva esprimere con il solo sguardo, ora eravamo in perfetta sintonia.

“Quante cose vorrei dirti…” mormorò, accarezzandomi il viso con lentezza.

“E allora dimmele” lo incitai, quando non chiedevo altro che poter stringermi a lui e riassaggiare il dolce sapore delle sue labbra. Pensare che circa ventiquattr’ore prima ce ne stavamo nella casetta sull’albero, stretti l’uno all’altra, mi sembrava impossibile.

Ma lui scosse il capo, mordendosi il labbro in un modo che mi fece venire la pelle d’oca. “Ora no. Te lo dirò domani, dopo… Dopo il test”.

Quelle parole mi fecero aprire una voragine nello stomaco, incolmabile, profonda, densa. La consapevolezza di non innamorarmi più nella mia vita se non potevo stare con lui mi travolse come una marea e fu così che mi ci gettai letteralmente addosso, stringendolo a me con una forza che non credevo di poter possedere.

Lui, come quella sera, non si tirò indietro e mi strinse a sua volta con un fare quasi disperato. Sentire il suo fiato vicino al mio collo non mi aiutava affatto, stavo andando in tilt. Possibile che una cosa ti attirava così tanto quando ti veniva negata?

“Sabri, è meglio se ci allontaniamo, sul serio, altrimenti…” sussurrò, tuttavia ancora avvinghiato a me.

“Altrimenti…?” chiesi innocentemente, solo per prolungare quell’abbraccio.

“Altrimenti…”. Aspettai una risposta, ma invano, finchè non sussultai sentendo le sue labbra nei pressi del mio collo.

Restai immobile, mentre una parte di me mi diceva di respingerlo, disgustata, e l’altra chiedeva di più.

Ma, forse proprio per opera del fato, fu un rumore di cocci in frantumi che ci fece separare.

“Che cosa è stato?” chiesi, ma lo domandai al nulla visto che Cristian era già scattato all’impiedi ed era uscito dalla stanza.

Mezzo secondo dopo squillò il telefono di casa, e no so come ebbi il tempo di vedere sull’orologio digitale che si trovava sul mio comodino che erano le quattro e dieci del mattino.

Mi alzai di botto, impaurita, e mi diressi nella stanza di Gabriele, da cui provenivano delle voci. Il pavimento era pieno di frantumi del vaso preferito di mamma, bordeaux e bianco.

Trattenni il respiro vedendo che c’erano due uomini vestiti in nero nella stanza, di fronte a Cristian, uno dei quali teneva una siringa nei pressi del braccio di mio fratello, addormentato e beato. L’altro invece teneva una pistola puntata contro Cristian e, subito, la puntò poi contro di me.

“Oddio!” strillai, e cercai di fermare papà e mamma con lo sguardo, mentre stavano entrando.

Troppo tardi. Mamma stava con il cordless in mano e disse: “Stella e Vittoria sono scomparse! Non sono tornate a casa ieri sera!”. Poi si bloccò, vedendo i due uomini.

Papà la imitò, mentre un’atmosfera gelata riempiva la casa.

“Hazel, cosa fare?” chiese quello che ci stava puntando con la pistola. Nell’udire quel nome ebbi un brivido di pura paura.

L’altro si fermò nell’atto di usare la siringa contro mio fratello, ancora profondamente addormentato- e la cosa mi spaventava, come mai non si era svegliato con tutto quel trambusto?- e fece un sorriso malefico.

“Tutto ok, calma” disse placidamente, esibendo la sua siringa. Era di una bellezza malefica, biondo con occhi scuri che sembravano indemoniati.

“Cosa volete fare?” chiese papà.

“Non importa a te, signore” rispose l’altro uomo, ma Hazel lo zittì.

Si avvicinò e riprese a sorridere. “Voi fare solo ciò che io dire a voi e basta” esclamò con una falsa mielosità che mi fece raggelare il sangue, mentre mi maledivo per non aver scoperto cosa mi doveva dire di così importante Vittoria e che non mi aveva detto.

Ci mancava solo questa, pensai esasperata, mentre sentivo che quella notte non l’avrei dimenticata mai e poi mai. Sempre se arrivavo viva all’indomani, pensai, quando l’altro uomo si avvicinò e mi puntò dritto la pistola alla tempia ,tappandomi la bocca, impedendo al secondo urlo gigantesco di quella serata di fuoriuscire dalle mie labbra.

Continua….

 

(*) Cristian è nato nel 2010 circa, se contiamo che la storia è iniziata nel 2008. Quindi, tecnicamente, siamo circa nel 2038 se ora Debora ha 46 anni e nel 2008 ne aveva 16, si è messa con Andrea circa nel 2011, ma è solo una formalità, di certo Sabrina&Co non sono ragazzi del futuro con robot e iper tecnologie….

 

Ciao girls!

Ovviamente so che l’ultimo capitolo vi ha lasciato sconvolte, e questo probabilmente ancora di più. Siamo entrati nella part “dark” della fic, e mi duole dover scrivere i cap aggiornamento dopo aggiornamento visto che per la prima volta da quando pubblico le fic su Deb&Co non ho i capitoli già scritti a causa della mancanza di tempo.

Comunque, ora scopriamo che non ho messo Hazel in questa storia senza motivo xD Voi che idee vi siete fatte? Cristian e Sabri sono si o no fratelli? Cosa c’è nella testa di Irene questa volta? E cosa vuole Hazel? Lo scopriremo nel prossimo chappy ovviamente, ehehe!

Per chi non ha seguito le altre due fic e vuole sapere qualcosa più su Irene, può andare nel mio account, nella fic “Confessions of a future bride”, e vedere nei capitoli 11, 13,23, 24 e un po’ dal 26 in poi, dove la sua figura è causa di tutti gli avvenimenti.

Poi, finalmente sono riuscita a trovare un’attrice che secondo me riesce a rendere bene l’idea di Deb, ovviamente nella sua versione ventenne…. Et voilà:

http://celebrity-pics.movieeye.com/celebrity_pictures/Mandy_Moore_694317.jpg

http://www.gossipboy.ca/wp-content/uploads/2009/09/mandy-moore-4.jpg

E poi, ecco Gabriele:

http://img2.timeinc.net/people/i/2009/database/taylorlautner/taylor_lautner300.jpg

http://mokshatop.files.wordpress.com/2009/08/taylor-lautner-new-moon.jpg


Comunque, grazie di cuore alle 23 persone che hanno messo al fic tra i preferiti e alle 15 che hanno messo la fic tra le storie seguite, e a coloro che hanno recensito:

Shinalia: Grazie mille, mi fa piacere sapere che tu abbia deciso di leggere questa storia e che ti sia piaciuta. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ^^

piaciuque: Ciao ^^ Eh si, diciamo che nessuno saprebbe come comportarsi in una situazione del genere, e Cristian e Sabrina hanno deciso di allontanarsi nel caso di una vera fratellanza. E’ bello sapere che un cap così sconvolgente ti sia piaciuto! Grazie mille!

ElseW: Grazie mille per i complimenti, anche se mi dispiace essere la causa di una tua momentanea pazzia xD Credimi, sono la prima ad essere sconvolta di me stessa a delle mie idee criminali, dovete scusarmi ma quando mi vengono queste idee non posso evitare di scriverle. Se sono fratelli o no, beh, lo scopriremo nel prossimo cap! ^^ Ancora grazie mille!

Angel Texas Ranger: Eh, diciamo che la prima spiegazione me la devo dare io da sola per queste idee pazzoidi che mi ritrovo a pensare. Mi sento profondamente in colpa per aver sconvolto tutti i lettori con una simile trovata xD Mi fa piacere che ti sia piaciuto il modo in cui ho descritto il tutto, però, grazie mille ^^ E la spiegazione totale ci sarà nel prossimo cap, promesso. Un bacione!

_piccola_stella_senza_cielo_: Hai ragione, e poi per i miei standard è una cosa assurda vedere che faccio mettere insieme i due protagonisti dopo soli sei capitoli (tipo per fare mettere insieme Deb e  Andrea la prima volta ce ne ho messi 36) quindi era ovvio che ci fosse qualcosa sotto ^^ Per ora non sappiamo se sono sul serio fratelli, avremo più risposte nel prossimo capitolo! Grazie mille per la recensione^^

CriCri88: Ammetto che la tua reazione era una di quelle che più mi incuriosiva, sai? So di essere stata diabolica, e  ti ringrazio se ritieni che sia stata geniale, mi fai arrossire ^^ In realtà già dall’inizio era nei miei scopi far succedere questa cosa, altrimenti per i miei standard è qualcosa di assurdo far succedere qualcosa tra i due protagonisti dopo solo sei cap, non credi? Spero solo che mano a mano la sensazione di shock si allevierà, non voglio essere causa di traumi xD Ti ringrazio ancora, cara, un bacione!

vero15star: Tesoro sapessi quanto mi manchi <3 ! Spero sul serio che riusciremo a sentirci al più presto, anche se grazie a facebook ogni tanto riusciamo a comunicare anche solo mediante un link ^^ Comunque, Marcoplino ha fatto furore, eh si, e ti ringrazio per il suggerimento. Un bacione enorme, ti voglio bene!

lillay: Grazie mille, è bello sapere che il capitolo nonostante la sua tragicità xD ti sia piaciuto! Irene purtroppo quando c’entra in qualcosa non porta mai a nulla di buono U_U Ma nel prossimo capitolo vedremo qual è la verità, e cosa hanno in mente Hazel e l’amico…. Un bacione!

Come sempre non so quando aggiornerò visto che il cap 9 è tutto da scrivere e già incombono le interrogazioni T_T

Un bacione a tutte, chicas!

La vostra milly92.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: milly92