AVVERTIMENTO: la seguente one shot la possono leggere e capire tranquillamente anche coloro
che non hanno seguito la “Rosa Rossa”. Soltanto una dritta: Sakura
ha ricevuto una rosa rossa da un misterioso donatore (molto più vicino a lei di quanto sembri). Ecco, con la questa fan fic riassuntiva, svelato il mistero.
Dopo molto pensare e ripensare ho deciso di
concludere la fan fic “Rosa Rossa” con una one
shot d’epilogo, e questo per diversi motivi, tra i quali la scarsa
volontà di portare avanti una long fic della quale ero sempre meno
convinta (per la leggerezza, per la lunghezza), e la mancanza di ispirazione e
di “Palle” (perdonate il linguaggio colorito) per cimentarmi in una
long fic della quale – viste le continue modifiche di trama nella mia
testa – non vedevo una fine precisa.
Dunque mi scuso con voi tutti per questa
brusca interruzione della fan fic. Ma sinceramente, per rispetto nei vostri
– e nei miei – confronti non me la sentivo di portare avanti una
cosa senza passione, senza la voglia iniziale.
Vedete, ultimamente al riguardo del fandom di
Naruto (e comunque in generale!) ho desiderio unicamente di scrivere flash fic,
one shot o al massimo una mini long (al massimo tre capitoli),
ovvero, ho desiderio di descrivere momenti brevi, prodotti di ispirazioni
lampo, perché l’ispirazione in questo periodo non mi concede
altro, ahimè.
Tutto questo preambolo per dirvi che ci tenevo
a spiegarvi per bene il motivo per il quale concludo così presto la fan
fic “
Perdonatemi se vi ho annoiato, vi lascio alla
lettura :)
A Delia,
musa della fan fic.
Riassunto
28 Marzo
Una rosa rossa sulla soglia di casa sua.
Chi mai poteva essere stato così
misteriosamente romantico?
Sakura pensò che quello fosse davvero uno strano
modo di concludere la giornata del proprio compleanno, ma in fondo se ne
compiacque e ne godette molto, di lì agli attimi, alle ore, ai giorni a
seguire.
Non prima di aver lanciato sospettose occhiate in giro
si voltò e rientrò in casa, la rosa che sembrava pulsare nei suoi
palmi.
Salsedine
Spin off definitivo.
[Sakura/…Uchiha]
“Ti
va di venire in giro con me, domani? Ho giusto bisogno di qualcuno che mi tenga in compagnia e con cui possa parlare...in un certo
modo”
“Cosa?
Io?”
“Già,
è una proposta bizzarra e su due piedi, perdonami Sakura. E’ solo
che di chiedere al mio caro fratellino, capiscimi, non ne ho la minima voglia.
Sai che bella compagnia!”
“…oh
ma io sono libera”
“Allora
affare fatto, ti passo a prendere alle otto. Si va al mare”
Ore 8.00
Itachi
era forse la persona più intrinsecamente elegante che lei avesse mai conosciuto.
Trasudava
finezza da ogni parte, da ogni particolare.
I capelli raccolti in un codino, alcuni ciuffi
che gli ricadevano sul volto e davanti ai grandi occhi neri, la camicia col
colletto alzato, i primi bottoni aperti, i jeans a vita bassa che gli
calzavano così a pennello…
Dio.
Tutto in lui era sintomo di una naturale e
stupefacente eleganza.
Non ne fosse rimasta seriamente ammaliata
avrebbe provato una gelosia non indifferente dinnanzi alla persona di Itachi
Uchiha.
- Andiamo? – le domandò con una
voce bassa e cordiale, e lei si ritrovò a seguirlo a ruota senza
proferire parola, lo sguardo basso (tranne quando gli lanciava alcune occhiate
compiaciute).
Assomigliava un po’ a Hinata, in quel
momento: le guance pericolosamente rosse e la parola che chissà dove era
andata a finire.
Tranne che per una cosa: Sakura gli camminava
accanto fiera, lasciando che le loro mani si sfiorassero ad ogni passo e non
aveva paura di incrociarne lo sguardo.
E poi lei non aveva mai bramato Itachi, non lo
aveva mai considerato come un uomo, mai lo aveva sognato, mai lo aveva desiderato.
Itachi non era il frutto dei suoi sogni di
bambina né il prodotto di tutte le sue aspettative adolescenziali.
Era il fratello del suo ex ragazzo.
E solo allora – da un po’ di tempo
a quella parte – lo aveva scoperto. Nel
senso più intenso della parola.
Era come se prima non lo avesse mai visto
veramente, come se fosse stata cieca o comunque indifferente alla sua eleganza,
alla sua essenza.
Ma qualcosa era radicalmente cambiato, da quando una rosa aveva fatto capolino nella sua vita.
Non poteva nasconderselo: Itachi Uchiha, in
qualche oscuro modo, aveva cominciato ad ipnotizzarla fin troppo.
***
Battè più volte
ciglio e voltò il capo in direzione di Itachi, alla sua sinistra.
Egli le sorrideva sornione e quasi affettuoso,
e con quel sorriso si mostrava così assurdamente familiare che a lei sembrò come se il loro rapporto fosse ben più di qualche
incontro sporadico o conversazione concitata.
Per poco non credette di avere affianco Sasuke
o Naruto, persone che, inevitabilmente, avevano sempre fatto parte della sua
vita.
Si ritrovò a porre domande con gli
occhioni sgranati e a boccheggiare.
Itachi notò la sua confusione e, non
abbandonando il sorriso sghembo, si affrettò velocemente a spiegare,
comprensivo:
- Ti sei addormentata, Sakura –
Se ne avesse avuto la possibilità
sarebbe volentieri sprofondata sotto terra: in quell’ora di viaggio in
macchina aveva dormito. E del sonno più calmo che da tempo le fosse
capitato.
Ad un certo punto lui, spinto dalle domande,
si era messo a raccontare dei suoi corsi universitari, della scuola, delle
ragazze – e lì Sakura era stata per forza attenta, provando
più che una tipica invidia un’assurda curiosità infantile
– e addirittura della sua vita in generale.
E lei lo aveva ascoltato così
attentamente che ad un certo punto le parole avevano preso a diventare
immagini, e le era sembrato di esserci dentro anche lei, di vivere, di toccare
con mano il passato di dolore di quel ragazzo, di vedere con gli occhi di lui
un Sasuke fragile e dipendente…e le immagini erano diventate un grande ed
intensissimo sogno. Era crollata.
Il tepore della macchina, la musica
malinconico/romantica di sottofondo, la voce bassa del ragazzo, la pace
ch’egli costantemente emanava, non erano stati di certo d’aiuto per
rimanere vigili.
Arrossì vistosamente, assumendo una
buffa espressione pentita che lo fece ridere.
Sì, Itachi rise di gusto.
Allora
Itachi non era quel rigido e non mutevole marmo che dava a vedere.
E fortunatamente la tensione che in quel
mentre era andata creandosi scemò del tutto.
- Scusami – si limitò a
bisbigliare Sakura mentre scendeva tutta indolenzita
dalla macchina ad un Itachi che le aveva appena aperto gentilmente la portiera.
Non era abituata alla galanteria maschile.
Naruto le sbatteva le porte in faccia, quanto a Sasuke…non abbassava il
suo orgoglio per degli inutili gesti da
donne.
Sorrise compiaciuta fra sé notando
quell’altra differenza tra i due Uchiha,e per
poco non boccheggiò ancora notando anche quanto la sua vita, un modo o
nell’altro, avesse sempre un’Uchiha “Di
accompagnamento”, una presenza costante degli Uchiha, quella che Ino
chiamava “Dipendenza da Uchiha”.
- Allora…dove siamo di bello? –
esordì Sakura con decisione e per la prima volta si voltò verso
ciò che la circondava. O meglio, si degnò di volgersi verso
ciò che la circondava.
Davanti a loro c’era il mare, una vasta
e scusa distesa di mare sul quale il sole creava strani giochi di luce, a volte
abbaglianti, a volte ipnotici.
Un cielo azzurro cadeva sulla distesa salata e
le nuvole parevano esser state dipinte da uno scherzoso pittore, lassù.
Aveva sempre amato il mare, specie quello
pacifico e solitario; nonostante lei fosse una persona che amava la compagnia
– anche chiassosa e numerosa - il mare le piaceva vederlo in
intimità, da sola. O magari con una persona silenziosa e fidata che non
la prendesse in giro, che non le destabilizzasse le
riflessioni – che il mare le procurava -, che la capisse e la cullasse,
quasi.
Itachi
dava l’idea di essere quel tipo di persona lì.
Lo guardò con la coda
dell’occhio: era lì accanto a lei, lo sguardo perso
all’orizzonte e una strana fierezza negli occhi. Un po’ compiacimento, un po’ appagamento nascosto.
Sakura era brava a leggere le persone.
- In un posto in cui vengo quando voglio stare
un po’ da solo, o quando ho bisogno di una pausa, o prima di prendere una
decisione importante. O anche… - qua Itachi lasciò sfumare la
frase e abbassò il capo per osservare Sakura, un’espressione
indecifrabile.
Si era come trattenuto.
- …per trovare la forza giusta per
affrontare il mondo, insomma – concluse a mo’ di regola generale
lei, sperando di non essere banale e noiosa, come sicuramente Sasuke, sentendo
una cosa del genere, l’avrebbe definito.
Sasuke non era uno da poesia o romanticismi.
Itachi
forse sì.
Ma Sakura non aveva mica ancora capito se
amasse più gli uni – coloro che sono riflessivi, poetici – o
gli altri – i concreti, i passionali –
- Più o meno, una volta, non molto
tempo fa, ci sono venuto senza uno scopro preciso. Sentivo che mi andava di
venire qui, e poi ho trovato una cosa, la soluzione ad un problema che molto probabilmente la
mia testa aveva deciso di mettere da parte per paura di affrontarlo o che io
nemmeno m’ero reso conto esistesse. Oh non fare quella faccia, anche gli
Uchiha hanno paura! E’ appunto da quella volta di Marzo che non ci vengo
– disse Itachi, e mentre parlava aveva richiuso la macchina e s’era
avviato lungo la strada asfaltata poco distante dal naturale lungo mare di
ghiaia che separava la strada dal mare.
Un posto selvaggio ma ordinato.
Mentre lo raggiungeva
Sakura si sentì invadere da una stranissima sensazione, molto simile al
timore o all’eccitazione pensando che stavolta lui era venuto lì
assieme a lei.
Itachi
aveva scelto di abbandonare la sua solitudine per lei.
Possibile?
Provò come un’ansia da
prestazione che la fece inspirare forte quell’aria di mare e stringere su
sé stessa, percorsa dai brividi che l’emozione e la continua
brezza le stavano causando.
- Vieni – ingiunse Itachi e senza
aggiungere né chiedere altro la prese per mano e la portò alla
spiaggia, il suo luogo vero e
proprio.
L’intimità,
il vero rifugio di Itachi.
***
Aveva trovato in tutto cinque indiziati:
Sasuke, Naruto, Kakashi – il suo affascinante professore
all’università! - Karin – l’ex compagna
di classe ancora invidiosa del rapporto Sakura/Sasuke e Sai – un grande
amico - scioccamente scovato da Ino
. Ma nessuno di loro si era rivelato quello giusto.
Che sciocca….come aveva potuto credere
che Sasuke…e Kakashi poi!
A pensarci bene era stata proprio una ricerca
stupida – si disse Sakura, rannicchiata su sé stessa sulla soffice
sabbia – eppure…si era divertita, non poteva nasconderselo –
sorrise di nascosto fra sé, alzando il capo che fino a quel momento
aveva trattenuto tra le mani.
Però tutto a un tratto si era stufata,
a lei i giochi che tiravano per le lunghe non le erano mai piaciuti. Era sempre
stata una persona fin troppo concreta e seriosa.
Non per questo non sognava, non per questo non
amava scherzare: con Naruto, ad esempio, aveva elaborato gli scherzi più
belli che fossero mai stati fati da due adolescenti. E le risate…Dio,
quanto aveva riso con Naruto e Sasuke all’epoca del liceo, quando il trio
aveva raggiunto l’apice della compattezza.
“
Il mistero le aveva portato agli occhi Itachi
Uchiha.
Non poteva negarlo più: Itachi prima
non era che fratello di Sasuke, ora, invece, finalmente era Itachi Uchiha, una
persona distinta da Sasuke, un uomo particolare
e ricercato, qualcosa di molto sublime rispetto agli standard soliti (parlando
di uomini, appunto).
Itachi
era di certo il più bell’uomo che avesse mai incontrato.
Quanto si sentì ancor più
sciocca, Sakura, pensando tale cosa!Doveva essere impazzita, o per lo meno tutta
quella brezza doveva averle dato alla testa.
Aveva troppi pensieri per la testa. Ma quel
rifugio, a detta di Itachi, non doveva rischiararle la mente?
Finalmente riportò alla mente quegli assurdi momenti e
controllò che sguardo avesse l’uomo che le era accanto.
Non lo trovò subito.
Egli le dava le spalle, ora non la difendeva
più dall’aria standole gentilmente affianco; s’era
avvicinato verso il mare e aveva tolto le scarpe.
Sakura istintivamente si alzò,
chiedendosi quanto tempo fosse stata immobile, persa in una moltitudine di
pensieri che da tempo non aveva il tempo e la calma di fare-
Molto probabilmente era l’effetto di
quel rifugio, dell’atmosfera pacifica e calma che tutto l’ introno
emanava, persino lui.
- Raccogli conchiglie? – la voce di
Sakura lo fece girare.
Lei gli guardava le mani che, a coppa,
contenevano una cinquina di conchiglie piccole ma graziosissime.
- Come ricordo di oggi – rispose Itachi
pacato e il suo sguardo balenò intenso sul volto di Sakura che, stupita
di tanta intensità, repentinamente si abbassò e andò a
concentrare la sua attenzione sulla sabbia bagnata.
Sarebbe
riuscita a sostenere il suo sguardo?
Si mise anch’ella a raccogliere
conchiglie, parlando animatamente di un mucchio di cose con lui (le loro
conversazioni andavano a tempo, alternate da uno
stranissimo silenzio senza imbarazzo).
Così come le risate, seguivano il ritmo
dei loro silenzi.
Di certo era la giornata più strana che
avesse mai vissuto da tempo, ormai (dall’epoca delle gite con mamma e
papà) e portare a casa dei ricordi materiali (oltre i molti altri) era una cosa molto saggia e romantica da fare.
Ora si sentiva come una bambina, una bambina
felice e appagata.
Itachi no, Itachi rimaneva uomo, uomo sublime
e quasi etereo.
Desiderò toccarlo, Sakura, per
rassicurarsi che fosse realmente lì, con lei, materiale, concreto, vero.
Una cosa simile l’aveva desiderata in
compagnia di Sasuke, nei mesi in cui erano stati follemente assieme.
***
Avevano mangiato a una locanda del piccolo
paese a pochi passi dalla spiaggia. Aveva offerto lui dopo molte inutili
battaglie femminili.
Era tutto tranquillo e pacato, il mondo non
era più quel luogo confuso e caotico. Era tutto molto un sogno.
- Uhm, sii sincera Sakura ti stai annoiando?
–
Sakura non recepì subito la domanda,
boccheggiò alcuni istanti prima di storcere le labbra in una smorfia e
chiudere le mani a pugno lungo i fianchi fasciati dai soliti jeans.
- Sinceramente? Non mi aspetto una domanda del
genere. Insomma, come fai solo a pensarlo? – questionò di getto e
sentì salire su un calore strano alle guance, lo stesso che provava
quando era arrabbiata. O imbarazzata.
Anche il groppo alla gola era lo stesso che aveva quando
arrivava l’incazzatura.
E poi era come se fosse stata delusa, delusa
dalla domanda.
Per un attimo, silente, si preoccupò
della sua stessa reazione.
La mente ragionava velocissima, gli occhi
percorrevano il mare, la spiaggia, e spazi tutti interiori, le mani ora
tastavano le tasche piene di conchiglie, nelle orecchie sibilava sempre la
brezza, nelle narici profumo di salsedine e di lui.
Sensazioni
definite, incancellabili.
- Ammetterai anche tu che è stata una
mattinata alquanto fuori dal comune; quando mai due
persone, al giorno d’oggi, passano il proprio tempo libero a guardare il
mare, parlare civilmente, raccogliere
conchiglie…chi mai? – insistette sarcasticamente Itachi e socchiuse
gli occhi, vagamente triste.
- Noi
–
Sakura sostenne lo sguardo triste di lui,
un’espressione quantomai fiera dipinta sul volto arrossato
dall’aria e dall’emozione.
Passarono secondi, forse dei minuti interi.
Itachi sembrava studiarla, leggerle dentro e
lei faceva lo stesso; seppur apparentemente indecifrabile egli appariva
remotamente triste, gli occhi sembravano pi profondi che mai e lucidi, quasi
avesse pianto, ma non piangeva, era sempre un corpo marmoreo e inscalfibibile a
vederlo dall’esterno.
Non v’era solo tristezza, in lui; Sakura
credeva di vedere anche sentimenti diametralmente opposti quali la sorpresa e
l’appagamento.
Uno
strano compiacimento aveva ora sopraffatto l’iniziale vaga sorpresa.
- Lo sapevo – furono le prime parole di
Itachi dopo molto silenzio.
Sakura sgranò gli occhioni, curiosa e
preoccupata.
Aveva
forse sbagliato tutto? Si aspettava forse lui un’altra risposta?
La mente stava per scoppiare, lasciarsi andare
all’oblio, bellissimo.
Ne aveva
bisogno, sentiva che lì era il luogo giusto.
Avrebbe voluto registrare quei pensieri. Erano
troppo assurdi, troppo veri.
- Finora sono stata benissimo, credimi. E se
non ci credi…bè, vuol dire che non potrai mai prestarmi fede
veramente, starmi affianco – mormorò Sakura e gli occhi lanciarono
un ultimo bagliore, la voce si spezzò e si spense, le mani si rilassarono
come ogni muscolo del suo corpo, la mente…annullò ogni pensiero.
Itachi annuì e sorrise.
Curvò le labbra nel suo tipico sorriso
sghembo (lei lo guardava senza battere ciglio, quasi. Lei guardava le labbra.
Lei gli guardava le labbra) e le si fece più vicino.
Chinò il capo e i loro volti furono
l’uno di fronte all’altro.
- Direi che è ora di uscire allo
scoperto – le bisbigliò nell’orecchio, dopo averle
delicatamente spostato un ciuffo di capelli.
Infine la prese per mano, come aveva fatto
poche ore prima per condurla alla spiaggia, e la portò con sé.
***
Un piccolo parco un po’ lasciato andare,
nel retro di una casa vecchio stile, disabitata, sul quale la luce del sole
filtrava quasi magicamente dagli alti alberi.
Ecco dove l’aveva portata Itachi, spiazzandola
per l’ennesima volta in un’unica giornata.
Afferrando il suo stupore lui la spinse oltre,
verso il cuore del parco, tenendola a sé ogni volta che un qualche
groviglio di rami rendeva difficile il percorso.
Voleva proteggerla, quantunque questo non
fosse indispensabile.
A mente lucida, Sakura, avrebbe definito tutta
questa voglia di proteggerla come semplice voglia di averla vicina, appresso.
Tutto a un tratto si fermarono.
Si trovavano davanti ad un albero fragile e al
contempo maestoso, il tipo di albero che Sakura amava per eccellenza: il
ciliegio. Ed era in fiore.
- …Dio – non riuscì a
pronunciare altro.
I petali cadevano a centinaia sulle loro
teste; il ciliegio aveva creato un manto delicatissimo tutto intorno. Se ne
stava al centro del piccolo parco, protetto da tutti gli altri alberi.
Un ciliegio in fiore e il mare.
Un contrasto forte, assurdo.
Tutte e
due le cose assieme.
Lo stupore aveva toccato il suo limite
massimo, era divenuta vera e propria ammirazione.
Sakura si ritrovò a guardare Itachi
senza poter fare a meno di ringraziarlo silenziosamente e senza poterne fare a
meno.
Egli non la stava osservando, aveva il capo
basso, lo sguardo ai piedi del ciliegio.
Sakura seguì il suo sguardo e
l’attenzione cadde su un particolare.
Un piccolo folle particolare che le fece
tremare le gambe.
Un
minuto rosaio di boccioli di rose rosse.
- E’ qui che ho colto la rosa per te,
Sakura –
Dovette appoggiarsi completamente ad Itachi
per non cadere a terra, sul manto di fiori.
Vi si sarebbe appoggiata molte e molte volte,
di lì ai giorni a venire.
Era
Itachi Uchiha il misterioso ammiratore.
Fu
incondizionatamente e pazzamente felice.
Aveva
trovato quello che andava cercando.
Aveva
trovato chi incoscientemente cercava da tempo.
Dalla improvvisa e del tutto
illogica notizia per poco non si mise ad urlare, mentre abbandonato ogni
pensiero, ogni limite, ogni cecità, si tuffava ad abbracciare il suo
ammiratore, stringendolo con tutta la forza e la gratitudine possibile.
***
«Poteva
essere chiunque. Anche un maniaco»
«T’ho
fatta davvero preoccupare?»
«Io...
no»
«Ah.
In ogni caso…perdonami»
«Perdonare
te? Ma neanche per sogno»
«…mh?»
«…non
ce ne è bisogno, Itachi »
«Ah»
«Sto
per dirti una cosa banale, ne sono consapevole. Ma voglio dirtela lo
stesso»
«Dimmi»
«Vedi…hai
fatto di me la donna più innamorata sulla faccia dell’Universo»
«….immagino che dicendoti che già sento di amarti non
farei che incrementare la mia colpa»
«Esattamente»
«ora
capisco perché hai detto che non potrai mai perdonarmi, Sakura. Però
vedi… io ti amo già»
Non ci volle molto perché i suoi amici
lo capissero, in primis i suoi genitori.
Lei ci arrivò qualche secondo dopo.
Si era
innamorata veramente.
THE END
Oh.
Dopo le
scuse e le spiegazioni iniziali, doverose, passiamo ai ringraziamenti.
Grazie infinite
a coloro che mi hanno sempre offerto e mi offrono la loro stima, decidono di
usare una piccola ma preziosa parte del loro tempo per leggere le mie storie,
emozionarsi, farmi sapere che ne pensano, tenermi, un poco, nel loro cuore.
Spero di
poter continuare a farvi emozionare, staccare un po’ dalla (pesante)
realtà.
E grazie
eep, per questo mondo e rifugio fantastico.
Terrastoria