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Autore: terrastoria    09/10/2009    6 recensioni
Itachi era forse la persona più intrinsecamente elegante che lei avesse mai conosciuto.
Trasudava finezza da ogni parte, da ogni particolare.
I capelli raccolti in un codino, alcuni ciuffi che gli ricadevano sul volto e davanti ai grandi occhi neri, la camicia col colletto alzato, i primi bottoni aperti, i jeans a vita bassa che gli calzavano così a pennello…
Cielo.
Tutto in lui era sintomo di una naturale e stupefacente eleganza. [...]
[Sakura/...Uchiha]
Spin off/one shot d'epilogo della fan fic "Rosa Rossa" (relative e doverose spiegazioni all'interno). Non è obbligatorio aver letto la long per capire la one shot ^^
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTIMENTO: la seguente one shot la possono leggere  e capire tranquillamente anche coloro che non hanno seguito la “Rosa Rossa”. Soltanto una dritta: Sakura ha ricevuto una rosa rossa da un misterioso donatore (molto più vicino a lei di quanto sembri). Ecco, con la questa fan fic riassuntiva, svelato il mistero.

 

Dopo molto pensare e ripensare ho deciso di concludere la fan fic “Rosa Rossa” con una one shot d’epilogo, e questo per diversi motivi, tra i quali la scarsa volontà di portare avanti una long fic della quale ero sempre meno convinta (per la leggerezza, per la lunghezza), e la mancanza di ispirazione e di “Palle” (perdonate il linguaggio colorito) per cimentarmi in una long fic della quale – viste le continue modifiche di trama nella mia testa – non vedevo una fine precisa.

Dunque mi scuso con voi tutti per questa brusca interruzione della fan fic. Ma sinceramente, per rispetto nei vostri – e nei miei – confronti non me la sentivo di portare avanti una cosa senza passione, senza la voglia iniziale.

Vedete, ultimamente al riguardo del fandom di Naruto (e comunque in generale!) ho desiderio unicamente di scrivere flash fic, one shot o al massimo una mini long (al massimo tre capitoli), ovvero, ho desiderio di descrivere momenti brevi, prodotti di ispirazioni lampo, perché l’ispirazione in questo periodo non mi concede altro, ahimè.

Tutto questo preambolo per dirvi che ci tenevo a spiegarvi per bene il motivo per il quale concludo così presto la fan fic “La Rosa Rossa” e così avvertirvi delle mie prossime apparizioni lampo, da queste parti.

Perdonatemi se vi ho annoiato, vi lascio alla lettura :)

 

 

A Delia, musa della fan fic.

 

 

 

Riassunto

 

28 Marzo

 

Una rosa rossa sulla soglia di casa sua.

Chi mai poteva essere stato così misteriosamente romantico?

Sakura pensò che quello fosse davvero uno strano modo di concludere la giornata del proprio compleanno, ma in fondo se ne compiacque e ne godette molto, di lì agli attimi, alle ore, ai giorni a seguire.

Non prima di aver lanciato sospettose occhiate in giro si voltò e rientrò in casa, la rosa che sembrava pulsare nei suoi palmi.

 

 

Salsedine

 

Spin off definitivo.

 

[Sakura/…Uchiha]

 

 

 

“Ti va di venire in giro con me, domani? Ho giusto bisogno di qualcuno che mi tenga in compagnia e con cui possa parlare...in un certo modo”

“Cosa? Io?”

“Già, è una proposta bizzarra e su due piedi, perdonami Sakura. E’ solo che di chiedere al mio caro fratellino, capiscimi, non ne ho la minima voglia. Sai che bella compagnia!”

“…oh ma io sono libera”

“Allora affare fatto, ti passo a prendere alle otto. Si va al mare”

 

 

 

 

Ore 8.00

 

Itachi era forse la persona più intrinsecamente elegante che lei avesse mai conosciuto.

Trasudava finezza da ogni parte, da ogni particolare.

I capelli raccolti in un codino, alcuni ciuffi che gli ricadevano sul volto e davanti ai grandi occhi neri, la camicia col colletto alzato, i primi bottoni aperti,  i jeans a vita bassa che gli calzavano così a pennello…

Dio.

Tutto in lui era sintomo di una naturale e stupefacente eleganza.

Non ne fosse rimasta seriamente ammaliata avrebbe provato una gelosia non indifferente dinnanzi alla persona di Itachi Uchiha.

- Andiamo? – le domandò con una voce bassa e cordiale, e lei si ritrovò a seguirlo a ruota senza proferire parola, lo sguardo basso (tranne quando gli lanciava alcune occhiate compiaciute).

Assomigliava un po’ a Hinata, in quel momento: le guance pericolosamente rosse e la parola che chissà dove era andata a finire.

Tranne che per una cosa: Sakura gli camminava accanto fiera, lasciando che le loro mani si sfiorassero ad ogni passo e non aveva paura di incrociarne lo sguardo.

E poi lei non aveva mai bramato Itachi, non lo aveva mai considerato come un uomo, mai lo aveva sognato, mai lo aveva desiderato.

Itachi non era il frutto dei suoi sogni di bambina né il prodotto di tutte le sue aspettative adolescenziali.

Era il fratello del suo ex ragazzo.

E solo allora – da un po’ di tempo a quella parte – lo aveva scoperto. Nel senso più intenso della parola.

Era come se prima non lo avesse mai visto veramente, come se fosse stata cieca o comunque indifferente alla sua eleganza, alla sua essenza.

Ma qualcosa era radicalmente cambiato, da quando una rosa aveva fatto capolino nella sua vita.

Non poteva nasconderselo: Itachi Uchiha, in qualche oscuro modo, aveva cominciato ad ipnotizzarla fin troppo.

 

***

 

 

Battè più volte ciglio e voltò il capo in direzione di Itachi, alla sua sinistra.

Egli le sorrideva sornione e quasi affettuoso, e con quel sorriso si mostrava così assurdamente familiare che a lei sembrò come se il loro rapporto fosse ben più di qualche incontro sporadico o conversazione concitata.

Per poco non credette di avere affianco Sasuke o Naruto, persone che, inevitabilmente, avevano sempre fatto parte della sua vita.

Si ritrovò a porre domande con gli occhioni sgranati e a boccheggiare.

Itachi notò la sua confusione e, non abbandonando il sorriso sghembo, si affrettò velocemente a spiegare, comprensivo:

- Ti sei addormentata, Sakura –

Se ne avesse avuto la possibilità sarebbe volentieri sprofondata sotto terra: in quell’ora di viaggio in macchina aveva dormito. E del sonno più calmo che da tempo le fosse capitato.

Ad un certo punto lui, spinto dalle domande, si era messo a raccontare dei suoi corsi universitari, della scuola, delle ragazze – e lì Sakura era stata per forza attenta, provando più che una tipica invidia un’assurda curiosità infantile – e addirittura della sua vita in generale.

E lei lo aveva ascoltato così attentamente che ad un certo punto le parole avevano preso a diventare immagini, e le era sembrato di esserci dentro anche lei, di vivere, di toccare con mano il passato di dolore di quel ragazzo, di vedere con gli occhi di lui un Sasuke fragile e dipendente…e le immagini erano diventate un grande ed intensissimo sogno. Era crollata.

Il tepore della macchina, la musica malinconico/romantica di sottofondo, la voce bassa del ragazzo, la pace ch’egli costantemente emanava, non erano stati di certo d’aiuto per rimanere vigili.

Arrossì vistosamente, assumendo una buffa espressione pentita che lo fece ridere.

Sì, Itachi rise di gusto.

Allora Itachi non era quel rigido e non mutevole marmo che dava a vedere.

E fortunatamente la tensione che in quel mentre era andata creandosi scemò del tutto.

- Scusami – si limitò a bisbigliare Sakura mentre scendeva tutta indolenzita dalla macchina ad un Itachi che le aveva appena aperto gentilmente la portiera.

Non era abituata alla galanteria maschile. Naruto le sbatteva le porte in faccia, quanto a Sasuke…non abbassava il suo orgoglio per degli inutili gesti da donne.

Sorrise compiaciuta fra sé notando quell’altra differenza tra i due Uchiha,e per poco non boccheggiò ancora notando anche quanto la sua vita, un modo o nell’altro, avesse sempre un’Uchiha “Di accompagnamento”, una presenza costante degli Uchiha, quella che Ino chiamava “Dipendenza da Uchiha”.

- Allora…dove siamo di bello? – esordì Sakura con decisione e per la prima volta si voltò verso ciò che la circondava. O meglio, si degnò di volgersi verso ciò che la circondava.

Davanti a loro c’era il mare, una vasta e scusa distesa di mare sul quale il sole creava strani giochi di luce, a volte abbaglianti, a volte ipnotici.

Un cielo azzurro cadeva sulla distesa salata e le nuvole parevano esser state dipinte da uno scherzoso pittore, lassù.

Aveva sempre amato il mare, specie quello pacifico e solitario; nonostante lei fosse una persona che amava la compagnia – anche chiassosa e numerosa - il mare le piaceva vederlo in intimità, da sola. O magari con una persona silenziosa e fidata che non la prendesse in giro, che non le destabilizzasse le riflessioni – che il mare le procurava -, che la capisse e la cullasse, quasi.

Itachi dava l’idea di essere quel tipo di persona lì.

Lo guardò con la coda dell’occhio: era lì accanto a lei, lo sguardo perso all’orizzonte e una strana fierezza negli occhi. Un po’ compiacimento, un po’ appagamento nascosto.

Sakura era brava a leggere le persone.

- In un posto in cui vengo quando voglio stare un po’ da solo, o quando ho bisogno di una pausa, o prima di prendere una decisione importante. O anche… - qua Itachi lasciò sfumare la frase e abbassò il capo per osservare Sakura, un’espressione indecifrabile.

Si era come trattenuto.

- …per trovare la forza giusta per affrontare il mondo, insomma – concluse a mo’ di regola generale lei, sperando di non essere banale e noiosa, come sicuramente Sasuke, sentendo una cosa del genere, l’avrebbe definito.

Sasuke non era uno da poesia o romanticismi.

Itachi forse sì.

Ma Sakura non aveva mica ancora capito se amasse più gli uni – coloro che sono riflessivi, poetici – o gli altri – i concreti, i passionali –

- Più o meno, una volta, non molto tempo fa, ci sono venuto senza uno scopro preciso. Sentivo che mi andava di venire qui, e poi ho trovato una cosa, la soluzione ad un problema che molto probabilmente la mia testa aveva deciso di mettere da parte per paura di affrontarlo o che io nemmeno m’ero reso conto esistesse. Oh non fare quella faccia, anche gli Uchiha hanno paura! E’ appunto da quella volta di Marzo che non ci vengo – disse Itachi, e mentre parlava aveva richiuso la macchina e s’era avviato lungo la strada asfaltata poco distante dal naturale lungo mare di ghiaia che separava la strada dal mare.

Un posto selvaggio ma ordinato.

Mentre lo raggiungeva Sakura si sentì invadere da una stranissima sensazione, molto simile al timore o all’eccitazione pensando che stavolta lui era venuto lì assieme a lei.

Itachi aveva scelto di abbandonare la sua solitudine per lei.

Possibile?

Provò come un’ansia da prestazione che la fece inspirare forte quell’aria di mare e stringere su sé stessa, percorsa dai brividi che l’emozione e la continua brezza le stavano causando.

- Vieni – ingiunse Itachi e senza aggiungere né chiedere altro la prese per mano e la portò alla spiaggia, il suo luogo vero e proprio.

L’intimità, il vero rifugio di Itachi.

 

***

 

Aveva trovato in tutto cinque indiziati: Sasuke, Naruto, Kakashi – il suo affascinante professore all’università! -  Karin – l’ex compagna di classe ancora invidiosa del rapporto Sakura/Sasuke e Sai – un grande amico -  scioccamente scovato da Ino . Ma nessuno di loro si era rivelato quello giusto.

Che sciocca….come aveva potuto credere che Sasuke…e Kakashi poi!

A pensarci bene era stata proprio una ricerca stupida – si disse Sakura, rannicchiata su sé stessa sulla soffice sabbia – eppure…si era divertita, non poteva nasconderselo – sorrise di nascosto fra sé, alzando il capo che fino a quel momento aveva trattenuto tra le mani.

Però tutto a un tratto si era stufata, a lei i giochi che tiravano per le lunghe non le erano mai piaciuti. Era sempre stata una persona fin troppo concreta e seriosa.

Non per questo non sognava, non per questo non amava scherzare: con Naruto, ad esempio, aveva elaborato gli scherzi più belli che fossero mai stati fati da due adolescenti. E le risate…Dio, quanto aveva riso con Naruto e Sasuke all’epoca del liceo, quando il trio aveva raggiunto l’apice della compattezza.

La Rosa Rossa” era stata un motivo per tornare adolescente, tornare a fare quella ragazza spensierata (che poi non lo era stata mai più di tanto, con i genitori sempre via per il mondo per lavoro, lo studio ferreo che sempre si era predisposta) e quasi gioiosa ch’era stata nell’infanzia. E poi in un qualche modo questo mistero le aveva portato anche un paio di cose positive: il consolidamento dell’amicizia con Ino e un’altra cosa, più implicita e che più si avvicinava a quegli assurdi momenti lì alla spiaggia.

Il mistero le aveva portato agli occhi Itachi Uchiha.

Non poteva negarlo più: Itachi prima non era che fratello di Sasuke, ora, invece, finalmente era Itachi Uchiha, una persona distinta da Sasuke, un uomo particolare e ricercato, qualcosa di molto sublime rispetto agli standard soliti (parlando di uomini, appunto).

Itachi era di certo il più bell’uomo che avesse mai incontrato.

Quanto si sentì ancor più sciocca, Sakura, pensando tale cosa!Doveva essere impazzita, o per lo meno tutta quella brezza doveva averle dato alla testa.

Aveva troppi pensieri per la testa. Ma quel rifugio, a detta di Itachi, non doveva rischiararle la mente?

Finalmente riportò alla mente quegli assurdi momenti e controllò che sguardo avesse l’uomo che le era accanto.

Non lo trovò subito.

Egli le dava le spalle, ora non la difendeva più dall’aria standole gentilmente affianco; s’era avvicinato verso il mare e aveva tolto le scarpe.

Sakura istintivamente si alzò, chiedendosi quanto tempo fosse stata immobile, persa in una moltitudine di pensieri che da tempo non aveva il tempo e la calma di fare-

Molto probabilmente era l’effetto di quel rifugio, dell’atmosfera pacifica e calma che tutto l’ introno emanava, persino lui.

- Raccogli conchiglie? – la voce di Sakura lo fece girare.

Lei gli guardava le mani che, a coppa, contenevano una cinquina di conchiglie piccole ma graziosissime.

- Come ricordo di oggi – rispose Itachi pacato e il suo sguardo balenò intenso sul volto di Sakura che, stupita di tanta intensità, repentinamente si abbassò e andò a concentrare la sua attenzione sulla sabbia bagnata.

Sarebbe riuscita a sostenere il suo sguardo?    

Si mise anch’ella a raccogliere conchiglie, parlando animatamente di un mucchio di cose con lui (le loro conversazioni andavano a tempo, alternate da uno stranissimo silenzio senza imbarazzo).

Così come le risate, seguivano il ritmo dei loro silenzi.

Di certo era la giornata più strana che avesse mai vissuto da tempo, ormai (dall’epoca delle gite con mamma e papà) e portare a casa dei ricordi materiali (oltre i molti altri) era una cosa molto saggia e romantica da fare.

Ora si sentiva come una bambina, una bambina felice e appagata.

Itachi no, Itachi rimaneva uomo, uomo sublime e quasi etereo.

Desiderò toccarlo, Sakura, per rassicurarsi che fosse realmente lì, con lei, materiale, concreto, vero.

Una cosa simile l’aveva desiderata in compagnia di Sasuke, nei mesi in cui erano stati follemente assieme.

 

***

Avevano mangiato a una locanda del piccolo paese a pochi passi dalla spiaggia. Aveva offerto lui dopo molte inutili battaglie femminili.

Era tutto tranquillo e pacato, il mondo non era più quel luogo confuso e caotico. Era tutto molto un sogno.

- Uhm, sii sincera Sakura ti stai annoiando? –

Sakura non recepì subito la domanda, boccheggiò alcuni istanti prima di storcere le labbra in una smorfia e chiudere le mani a pugno lungo i fianchi fasciati dai soliti jeans.

- Sinceramente? Non mi aspetto una domanda del genere. Insomma, come fai solo a pensarlo? – questionò di getto e sentì salire su un calore strano alle guance, lo stesso che provava quando era arrabbiata. O imbarazzata. Anche il groppo alla gola era lo stesso che aveva quando arrivava l’incazzatura.

E poi era come se fosse stata delusa, delusa dalla domanda.

Per un attimo, silente, si preoccupò della sua stessa reazione.

La mente ragionava velocissima, gli occhi percorrevano il mare, la spiaggia, e spazi tutti interiori, le mani ora tastavano le tasche piene di conchiglie, nelle orecchie sibilava sempre la brezza, nelle narici profumo di salsedine e di lui.

Sensazioni definite, incancellabili.

- Ammetterai anche tu che è stata una mattinata alquanto fuori dal comune; quando mai due persone, al giorno d’oggi, passano il proprio tempo libero a guardare il mare,  parlare civilmente, raccogliere conchiglie…chi mai? – insistette sarcasticamente Itachi e socchiuse gli occhi, vagamente triste.

- Noi

Sakura sostenne lo sguardo triste di lui, un’espressione quantomai fiera dipinta sul volto arrossato dall’aria e dall’emozione.

Passarono secondi, forse dei minuti interi.

Itachi sembrava studiarla, leggerle dentro e lei faceva lo stesso; seppur apparentemente indecifrabile egli appariva remotamente triste, gli occhi sembravano pi profondi che mai e lucidi, quasi avesse pianto, ma non piangeva, era sempre un corpo marmoreo e inscalfibibile a vederlo dall’esterno.

Non v’era solo tristezza, in lui; Sakura credeva di vedere anche sentimenti diametralmente opposti quali la sorpresa e l’appagamento.

Uno strano compiacimento aveva ora sopraffatto l’iniziale vaga sorpresa.

- Lo sapevo – furono le prime parole di Itachi dopo molto silenzio.

Sakura sgranò gli occhioni, curiosa e preoccupata.

Aveva forse sbagliato tutto? Si aspettava forse lui un’altra risposta?

La mente stava per scoppiare, lasciarsi andare all’oblio, bellissimo.

Ne aveva bisogno, sentiva che lì era il luogo giusto.

Avrebbe voluto registrare quei pensieri. Erano troppo assurdi, troppo veri.

- Finora sono stata benissimo, credimi. E se non ci credi…bè, vuol dire che non potrai mai prestarmi fede veramente, starmi affianco – mormorò Sakura e gli occhi lanciarono un ultimo bagliore, la voce si spezzò e si spense, le mani si rilassarono come ogni muscolo del suo corpo, la mente…annullò ogni pensiero.

Itachi annuì e sorrise.

Curvò le labbra nel suo tipico sorriso sghembo (lei lo guardava senza battere ciglio, quasi. Lei guardava le labbra. Lei gli guardava le labbra) e le si fece più vicino.

Chinò il capo e i loro volti furono l’uno di fronte all’altro.

- Direi che è ora di uscire allo scoperto – le bisbigliò nell’orecchio, dopo averle delicatamente spostato un ciuffo di capelli.

Infine la prese per mano, come aveva fatto poche ore prima per condurla alla spiaggia, e la portò con sé.

 

***

 

Un piccolo parco un po’ lasciato andare, nel retro di una casa vecchio stile, disabitata, sul quale la luce del sole filtrava quasi magicamente dagli alti alberi.

Ecco dove l’aveva portata Itachi, spiazzandola per l’ennesima volta in un’unica giornata.

Afferrando il suo stupore lui la spinse oltre, verso il cuore del parco, tenendola a sé ogni volta che un qualche groviglio di rami rendeva difficile il percorso.

Voleva proteggerla, quantunque questo non fosse indispensabile.

A mente lucida, Sakura, avrebbe definito tutta questa voglia di proteggerla come semplice voglia di averla vicina, appresso.

Tutto a un tratto si fermarono.

Si trovavano davanti ad un albero fragile e al contempo maestoso, il tipo di albero che Sakura amava per eccellenza: il ciliegio. Ed era in fiore.

- …Dio – non riuscì a pronunciare altro.

I petali cadevano a centinaia sulle loro teste; il ciliegio aveva creato un manto delicatissimo tutto intorno. Se ne stava al centro del piccolo parco, protetto da tutti gli altri alberi.

Un ciliegio in fiore e il mare.

Un contrasto forte, assurdo.

Tutte e due le cose assieme.

Lo stupore aveva toccato il suo limite massimo, era divenuta vera e propria ammirazione.

Sakura si ritrovò a guardare Itachi senza poter fare a meno di ringraziarlo silenziosamente e senza poterne fare a meno.

Egli non la stava osservando, aveva il capo basso, lo sguardo ai piedi del ciliegio.

Sakura seguì il suo sguardo e l’attenzione cadde su un particolare.

Un piccolo folle particolare che le fece tremare le gambe.

Un minuto rosaio di boccioli di rose rosse.

- E’ qui che ho colto la rosa per te, Sakura –

Dovette appoggiarsi completamente ad Itachi per non cadere a terra, sul manto di fiori.

Vi si sarebbe appoggiata molte e molte volte, di lì ai giorni a venire.

 

Era Itachi Uchiha il misterioso ammiratore.

 

Fu incondizionatamente e pazzamente felice.

Aveva trovato quello che andava cercando.

Aveva trovato chi incoscientemente cercava da tempo.

 

Dalla improvvisa e del tutto illogica notizia per poco non si mise ad urlare, mentre abbandonato ogni pensiero, ogni limite, ogni cecità, si tuffava ad abbracciare il suo ammiratore, stringendolo con tutta la forza e la gratitudine possibile.

 

***

 

 

 

 

«Poteva essere chiunque. Anche un maniaco»

«T’ho fatta davvero preoccupare?»

«Io... no»

«Ah. In ogni caso…perdonami»

«Perdonare te? Ma neanche per sogno»

«…mh?»

«…non ce ne è bisogno, Itachi »

«Ah»

«Sto per dirti una cosa banale, ne sono consapevole. Ma voglio dirtela lo stesso»

«Dimmi»

«Vedi…hai fatto di me la donna più innamorata sulla faccia dell’Universo»

 

«….immagino che dicendoti che già sento di amarti non farei che incrementare la mia colpa»

«Esattamente»

«ora capisco perché hai detto che non potrai mai perdonarmi, Sakura. Però vedi… io ti amo già»

 

 

 

 

 

 

 

Non ci volle molto perché i suoi amici lo capissero, in primis i suoi genitori.

Lei ci arrivò qualche secondo dopo.

Si era innamorata veramente.

 

 

 

THE END

 

 

 

 

 

 

Oh.

Dopo le scuse e le spiegazioni iniziali, doverose, passiamo ai ringraziamenti.

Grazie infinite a coloro che mi hanno sempre offerto e mi offrono la loro stima, decidono di usare una piccola ma preziosa parte del loro tempo per leggere le mie storie, emozionarsi, farmi sapere che ne pensano, tenermi, un poco, nel loro cuore.

 

Spero di poter continuare a farvi emozionare, staccare un po’ dalla (pesante) realtà.

 

E grazie eep, per questo mondo e rifugio fantastico.

 

Terrastoria

 

 

   
 
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