Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: FuoriTarget    09/10/2009    5 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6



-Relazione Clandestina-






6






Quanto era stata banale quella conversazione?
Quanto era stato facile lasciarlo?
Si sentiva come un personaggio di uno di quegli stupidi telefilm sentimentali per adolescenti, come la piccola Joey Potter o la Marissa Cooper del triveneto, una povera pirla abituata a vivere sotto una campana di vetro che piange alla prima scottatura, al primo vero scontro con i suoi simili.
E non voleva essere così.
Aveva diciottanni ormai, frequentava l'ultimo anno di liceo e in meno di tre mesi si sarebbe diplomata, era tempo che anche lei imparasse a reagire e affrontare i suoi problemi. Fino ad allora la vita aveva avuto un ritmo lento cadenzato, senza infamia e senza lode, mai abbastanza lento però per fermarsi a pensare quello, lei e Edo; il suo maggior problema era stato copiare la versione di latino in tempo per la terza ora del lunedì e costruirsi una scusa plausibile per saltare le ore di ginnastica, o trovare qualcuno che la facesse entrare gratis al Berfi's il sabato sera.
Grandi quesiti esistenziali insomma...
E in tutto questo Edoardo dov'era finito?
C'era si, ma col tempo era diventato poco più di un bell'accompagnatore, erano il trofeo l'uno dell'altra da mostrare al pubblico.
Le farfalle nello stomaco erano sparite da troppo.
Si sentiva vuota, perchè almeno Marissa aveva lasciato il suo fidanzato perchè  si faceva segretamente sua madre, lei invece non aveva nemmeno un'accusa plausibile da imputargli (anzi l'idea di quella coppia le faceva accapponare la pelle); era solo caduta improvvisamente dalle nuvole in una realtà malsana e complicata che aveva costruito lei stessa.
Stupida, stupida e ingenua Alice.
Quando Edoardo tornò al tavolo tutti lo guardavano in attesa, aspettavano una rivelazione o un segnale per capire cos'era successo, ma lui non disse nulla, li squadrò dall'alto in basso tutti, nessuno escluso, poi  prese la giacca dalla sedia con irruenza e senza salutare si diresse di nuovo verso l'uscita principale.
-secondo me tira una brutta aria tra quei due!!-
Charlie fu il primo a rompere il silenzio interpretando il pensiero comune, erano ancora tutti sbalorditi dalla dipartita teatrale di Edo, imbambolati verso la porta.
-credo che lei l'abbia mollato...- Chiara sospirò convinta dopo aver incrociato per un istante lo sguardo di Laura, era tempo che tutti sapessero.
Il silenzio si allargò: Jack Charlie Paolo, il Vigna che stava pomiciando con Martina fino ad un attimo prima, Manuel e Filo, che parevano totalmente estranei alla faccenda, si voltarono verso di lei, una cosa del genere non poteva esser detta così a cuor leggero. Quella separazione avrebbe fatto il giro del locale in tre minuti e non era cosa da poco, era come dire che avrebbero tolto latino da tutti i licei del Paese: una rivelazione epica.
-cosa?- domandò Jack incredulo.
Avrebbe voluto vedere la faccia di Manuel in quel momento, ma non poteva voltarsi sarebbe stato troppo eloquente. Credeva di essere l'unico a sapere, invece ignorava il fatto che altre persone fossero al corrente del segreto della piccola Alice. Si limitò a guardare negli occhi la sua ragazza, con Lady Gaga che faceva da colonna sonora a quella condizione di stasi.
-non so dirvi altro..saranno affari loro no?- brontolò con un alzata di spalle lei, il bicchiere di coca che le copriva un sorrisetto compiaciuto.
Subito partì un chiacchiericcio corale: tutti volevano sapere, ipotizzare, dire la loro sulla coppia di amici, mentre Manuel in silenzio guardava la porta dietro cui Alice era sparita.

Nel parcheggio erano comparse le prime auto vicino all'ingresso, genitori diligenti che andavano a prendere i figli che uscivano dal locale, e due ragazzi innamorati l'avevano raggiunta e si erano seduti l'una in braccio all'altro a pochi passi da Alice.
Se ne stavano abbracciati nella penombra incuranti del resto del mondo, sentiva i sospiri e le risatine della ragazza giungere fino a lei, ed era quasi decisa a rientrare per non disturbarli quando lo vide uscire di nuovo più incazzato di prima. Le si avvicinò dapprima incerto poi sempre più veloce, prese il coraggio a due mani e con l'indice alzato sussurrò a denti stretti vicino al suo volto: -non credere che possa finire così, non ci credo che di punto in bianco tu abbia preso questa decisione! scoprirò cosa c'è sotto vedrai!!-
Non le diede nemmeno il tempo di replicare perchè se ne andò adirato verso il parcheggio senza dire altro.
Non ci poteva credere, era davvero ostinato, e lei si era sentita perfino in colpa per averlo lasciato...
E tra le risatine e i baci rumorosi della coppietta felice, prese fuori il pacchetto di sigarette. Per l'ennesima volta.

Manuel si alzò dal tavolo con la birra ancora in mano. Era inquieto, continuava a ripetersi che la storia tra Edo e Alice non era affar suo, ma qualcosa non gli tornava; erano usciti mano nella mano, poi era rientrato solo lui, adirato, mentre lei era sparita da mezzora.
Aveva provato a non pensarci: si era fatto un giro con la ragazza che il Pasini gli aveva presentato facendogli l'occhiolino, ma si era rivelata una vera chiavica, voleva trascinarselo a spasso come un bambolotto e presentarlo a tutte le sue amiche. Come un trofeo.
Non era decisamente serata per sopportare una tizia del genere, e poi era rossa pure lei. E a lui non erano mai piaciute le rosse.
-dove vai Manu?- chiese Filo vedendolo alzarsi dal tavolo all'improvviso
-a farmi un giro!- gli rispose senza voltarsi.
Chiara e Laura si guardarono complici, la bionda accavallò le gambe sotto lo sguardo preoccupato del suo fidanzato. Quando faceva quel sorrisetto compiaciuto con una della altre due del mistico trio, doveva cominciare da preoccuparsi.
Era passata un'oretta e Alice non si era vista, così Manuel decise di andare fuori, con la scusa di una sigaretta, per vedere se era ancora nei paraggi: si fermò al bar prima di uscire -Alice aveva ragione- in certi casi, un martini era proprio quel che ci voleva.
Mentre aspettava il dj dalla consolle sorrise e alzò un braccio richiamando il Vigna che scherzava là sotto con Filo, aveva messo per lui Pump it dei Black Eyed Peas. Il martini arrivò e Manuel se lo portò alle labbra osservando i suoi amici che ballavano attorno a una tipa con un vestito rosso microscopico.
Uscire per lui fu impresa facile, la maggior parte della gente là dentro sapeva chi fosse Manuel Bressan e non aveva certo voglia di attaccar briga per una gomitata accidentale. Quando raggiunse la tettoia esterna Fergie stava contando la sua strofa (e gli ricordava tremendamente la voce di Alice, dolce e diabolica al tempo stesso) ma ogni suono, per sua fortuna, venne attutito dalla porta rossa che si chiuse con un tonfo sordo alle sue spalle.
Attese di aver acceso la sigaretta prima di guardarsi attorno, ma la notò subito: seduta sul marciapiede con le ginocchia contro il petto e i capelli che le oscuravano il viso.
La osservò per qualche minuto con la sigaretta in una mano e il bicchiere nell'altra. Le tremava la mano con cui sorreggeva la sigaretta e stava certamente piangendo a giudicare dai singhiozzi che le scuotevano tutto il corpo. Aveva addosso quei jeans attillati che le fasciavano le gambe e le facevano sembrare ancora più magre, che a lui piacevano tanto, li aveva notati appena era entrata al BM, e poi quei sandali blu con il tacco alto che le distruggevano le caviglie.
-portale questo e non dirle altro!- mormorò a Jerry poco prima di rientrare lanciandole un occhiata. Quello gli rivolse uno sguardo interrogativo ma obbedì senza fare domande.
Porse al buttafuori il bicchiere e si dileguò prima che Alice potesse guardarsi intorno, la sua sigaretta a metà lanciata nell'aiuola ancora accesa.
Manuel non riusciva a spiegarselo, perchè mollarlo se poi se ne stava a piangere da sola su un marciapiedi? Magari non era stata lei, magari l'aveva mollata lui perchè gli aveva confessato di averlo tradito, o magari lei l'aveva mollato e poi se n'era pentita...
Indovinare era impossibile, e chiederlo ancora più improbabile.
Bastarono due sorsi per finire quel martini, era esattamente quello che le ci voleva per ritemprarsi e smettere di piangersi addosso. Lanciò il mozzicone lontano, verso la ghiaia del parcheggio, prese un respiro profondo riempendo tutti i polmoni fino a farsi male. Aveva deciso razionalmente di smettere di piangere per Edo, che non ne valeva la pena e che da quella sera avrebbe cominciato una nuova epoca, che si sarebbe abituata -volente o nolente- alla sua assenza.
Jerry le sorrise bonario mentre le teneva galantemente aperta la porta, Alice ricambiò titubante, e si fece avvolgere volentieri dalla ressa del venerdì sera al BM.
-love..sex...american express...- inneggiava la canzone
Pareva proprio la descrizione della sua vita, peccato che la sua fosse una Visa e che ci fosse molto più sex che love.
-tutto ok Ali?- chiese Charlie appena la vide riapparire nel gruppo
-si..si tutto bene!- rispose sorridendo al meglio delle sue qualità di attrice, il trucco ormai inesistente e la frangia un po' scomposta. Manuel non potè che guardare scettico quel sorriso tirato: che aveva pianto come una fontana era chiaro a tutti ma la sua testardaggine nel cercare di nasconderlo era sorprendente.
Dopo l'una gli amici cominciarono a sparire gradualmente, Alice era rimasta a chiacchierare al tavolo con Laura e Martina, molti erano andati a dormire, altri erano ancora mischiati alla folla danzante. Voleva andarsene a dormire, ma era obbligata a rispettare le esigenze di Martina, era quella che abitava più vicina a lei e quindi l'avrebbero riaccompagnata lei e il Vigna. Rassegnata ormai ad andare a dormire all'alba -perchè secondo le abitudini del Vigna, il sabato era facoltativo andare a scuola- afferrò la borsa dalla sedia accanto per cercare il cellulare e avvisare sua mamma del ritardo.
Ma inaspettatamente qualcuno era già corso in suo aiuto.
"vado via adesso, se vuoi un passaggio esci"
Lesse il messaggio e si fermò a riflettere, non era difficile indovinare chi l'avesse mandato, il solito numero non salvato in rubrica che finiva con 724; sfortunatamente per lui Alice non aveva nessuna intenzione di lasciarsi sedurre dai suoi baci quella sera, fortunatamente per lei, Manuel sembrava volerle offrire solo un passaggio.
Rispose al volo: "aspettami fuori"
-ragazze io vado a letto sono un po' stanca, ci vediamo domani a scuola?- raccattò tutta la sua roba velocemente infilando tutto nella borsa a casaccio per raggiungerlo il più velocemente possibile.
-con chi torni?-
Non aveva pensato a questo particolare, quindi buttò lì a Martina la prima scusa che le venne in mente. A Laura avrebbe spiegato tutto il giorno dopo.
-è venuta mia madre, le avevo mandato un messaggio prima..- si, era l'ennesima balla colossale, ma sommata a tutte le altre non era che un dettaglio insignificante.
-ok ci vediamo domattina.- Laura la salutò ondeggiando la mano a ritmo di musica con un ghigno inequivocabile stampato in volto: aveva capito tutto..
Prese la borsa e uscì consapevole che il giorno dopo avrebbe subito il suo terzo grado.
Raggiunse Manuel nel punto dove l'aspettava sempre, un vicolo un po' nascosto e lontano dal parcheggio e da altri spettatori: l'attendeva già a cavallo della moto, con il casco in testa e il motore acceso. Slacciò il suo casco appeso ad una delle maniglie laterali e infilò la giacchetta nera di raso.
-come mai vai via così presto?- chiese sistemandosi sul sedile posteriore
-sono stanco-
"e allora come mai mi hai cercata?" non poté che porsi questa domanda, senza però trovare il coraggio di parlare.
 Se era stanco come si proclamava, perchè l'aveva aspettata, le sembrava assurdo che volesse solo offrirle un passaggio, la galanteria non era certo una delle sue prerogative. Non osò chiedergli nulla. Si strinse con le braccia attorno alla sua vita con i met sferzati dal vento e la borsa a tracolla sulla schiena, appena in tempo prima che partisse sgommando.
Dopo poche curve Alice riconobbe Ponte Vittoria davanti a loro, erano fermi al semaforo, avrebbero dovuto proseguire diritto e costeggiare il fiume per arrivare a casa sua. Invece Manuel partì sgasando, e subito piegò a destra sul ponte; apparve viale della Repubblica, lo imboccarono velocemente sfilando nel viale alberato, se avessero proseguito fino alla fine potevano ancora arrivare facilmente a casa sua, ma come aveva ipotizzato la moto svoltò a destra all'ultimo incrocio verso via Ederle. A quel punto sapeva benissimo dove erano diretti, eppure non capiva cosa volesse fare.
Arrivarono sotto il palazzo, Manuel rallentò e entrò nel cortile interno, parcheggiò la sua moto nelle solita posizione vicino al portone. Aspettò che scendesse anche lei per mettere il cavalletto, poi si avvicinò all'ingresso con il casco infilato in braccio e le chiavi in mano, senza farle domande ne premurarsi di darle alcuna spiegazione.
Alice lo imitò sgusciando nell'atrio appena in tempo prima che la porta si chiudesse.
-mi vuoi dire che ci facciamo qui!?- sibilò mentre aspettavano l'ascensore
-stanotte dormi qui-
Non era una proposta o una preghiera, era un ordine.
Aveva deciso tutto lui, senza interpellarla. Lo odiava quando la trattava in quel modo, con quel tono di comando che non dava diritto di replica, la faceva incazzare da morire: poteva chiederglielo o magari solo avvertirla, invece no! Lui aveva deciso tutto da solo senza nemmeno darle il tempo di avvisare a casa.
Rimase in silenzio nell'ascensore, mentre Manuel fissava la pulsantiera assorto.
Non sembrava interessato a lei.
Frugò nella borsa ed estrasse il cellulare, sua madre l'avrebbe ammazzata di sicuro, ma almeno se l'avesse avvertita che avrebbe dormito fuori non le sarebbe venuto un infarto, così compose in fretta un messaggio per rassicurarla dicendole che avrebbe dormito da Chiara e che sarebbe andata direttamente a scuola. Le disse anche che lei e Edo si erano lasciati, giusto per trovare una scusa per essere rimasta da un'amica.
Manuel aprì il portone e accese tutte le luci.
Alice lo seguiva per la casa come un'ombra. Improvvisamente la consapevolezza di ciò che Manuel voleva da lei la bloccò sulla porta della cucina. Se l'aveva portata là non era solo per dormire, non aveva mai dormito-e-basta con lui: lo osservò inquieta vagare per la cucina, aveva lanciato il giubbotto sull'isola al centro della stanza e stava trafugando qualcosa nel frigorifero.
La cucina era immacolata, tutta in ordine senza nemmeno uno strofinaccio fuori posto, come se nessuno l'avesse mai usata. Probabilmente Manuel non aveva mai nemmeno acceso i fornelli, l'unica cosa che gli aveva visto fare era usare la macchina del caffè, non che si dovesse sforzare molto a mettere una capsula nello sportellino, però lì dentro sembrava davvero fuori posto.
Il pensiero di fare l'amore con lui in quel momento la disgustava.
Nel silenzio vennero a galla tutte le cose che erano successe quella sera: le parole di Laura e quelle di Edoardo, lo sguardo strano che le aveva lanciato Manuel quando era rientrata, così carico di dubbi, e vuoto allo stesso tempo. E sopratutto la certezza che di lì a poco Manuel avrebbe preteso la sua parte in quello strano baratto sessuale.
Come si fa poi a dire ad un uomo al quale ci si è già concesse -più di una volta e ben volentieri-, che ti ha portata a casa sua solo ed esclusivamente per quel motivo, e che è sempre così teatralmente sexy, che non te la senti di rotolarti tra le lenzuola con lui. E' un'impresa galattica.
E Manuel le passò accanto con la sua migliore espressione vacua proprio in quel momento: sulla porta poteva esserci lei, uno scoiattolo, il fantasma della sua defunta madre, un qualsiasi altro essere vivente, e lui avrebbe avuto lo stesso sguardo e la stessa attenzione per esso -o magari davanti al fantasma di sua madre si sarebbe scomposto un attimo, ma poi avrebbe ripreso la sua strada senza troppi problemi-.
Lo seguì fino in camera sconsolata senza aspettare un ordine preciso, poggiò la borsa sulla sedia e rimase in piedi incapace di reagire alla situazione. Cosa avrebbe potuto dirgli? Manuel intanto aprì l'armadio dandole le spalle, prese una maglietta grigia dei Rancid, la prima della pila, e la lanciò sul letto.
-puoi usare questa per dormire.-
Era calmo, stranamente calmo. Sembrava solo tranquillo, non aveva il solito tono incazzato e arrogante, si era rivolto a lei con naturalezza e serenità.
A quel punto qualcosa non le tornava: le aveva dato una maglietta per "dormire"? Cos'era un messaggio in codice? Oppure con "stasera dormi qui" intendeva davvero dormi qui?!??
-posso usare il bagno vero?-
Lui annuì mentre le dava le spalle piegato sul pc alla scrivania.
Velocemente imboccò la porta del bagno accanto all'armadio e se la chiuse alle spalle. Non sapeva se essere incazzata perchè Manuel continuava ad ignorarla, piangere per la fine della storia con Edo, sentirsi sollevata perchè lui non aveva manifestato intenzioni bellicose o odiare se stessa per averlo seguito in quell'appartamento.
Sospirò, scivolando con le spalle contro la porta con la maglietta dei Rancid in una mano e la borsa nell'altra.
Lo specchio sulla parete di fronte rifletteva un'immagine di se stessa mai vista: struccata, con due occhiaie da paura, la camicetta stropicciata e macchiata sul colletto di mascara e gli occhi gonfi, i capelli normalmente lisci come seta, arruffati con le punte tutte arricciate. Era tempo di darsi una ripulita.
Sentì il cellulare di Manuel suonare dietro alla porta senza però distinguere la sua voce, probabilmente era un messaggio, mollò la borsa e la maglia sul bordo del lavandino per tuffarsi alla ricerca degli asciugamani puliti.
Il bagno  era decisamente maschile, diverso dalla camera, perlomeno quello sembrava abitato. Le mattonelle azzurre e i faretti attorno allo specchio davano al tutto un atmosfera da hotel di lusso sebbene fosse poco più che uno sgabuzzino, lei aveva usato quel bagno decine di volte ma non si era mai soffermata a guardarlo come "il bagno di Manu". Tutto lì dentro parlava di lui.
L'accappatoio blu appeso dietro la porta, gli asciugamani anch'essi blu impilati ordinatamente su una mensola, spazzolino e dentifricio appoggiati davanti al lavandino, un disordine organizzato. Rasoio e schiuma relegati in un angolo del primo ripiano del mobile la fecero sorridere, Manuel odiava farsi la barba. Accanto al bidet una pila di riviste seminascosta; così ad occhio e croce non ne conosceva nessuna, era tutta roba di moto, basket e musica. Decisamente il bagno di un uomo, lei in bagno teneva Glamour, Vogue e Elle!!!
Uscì una decina di minuti dopo ripulita, con i vestiti tra le braccia e addosso quella maglietta che le copriva a malapena il sedere.
Intanto Manuel aveva spento le luci, solo quella sul comodino di destra rischiarava la stanza, e se ne stava stravaccato contro la testata del letto con una mano dietro la nuca e il portatile sulle gambe. In boxer.
Quando la vide uscire dal bagno spense il pc e lo poggiò a terra. E per la prima volta da quando era salita in moto con lui si guardarono negli occhi. Era imbarazzatissima, normalmente a quel punto gli era già saltata addosso, anzi probabilmente sarebbe stata già nuda. Aveva dormito da lui solo un paio di volte ma mai intenzionalmente, una volta si era addormentata lì perchè non aveva nessuna intenzione di guidare, l'altra era troppo ubriaca per scendere le scale da sola e Manuel...dormiva. Poggiò i vestiti sulla sedia della scrivania e si incamminò verso il letto.
La domanda era là, sulla punta della lingua: "perchè sono qui?" nonostante questo, non riusciva ad uscire, troppo codarda o troppo stanca non riuscì a fargliela e senza dir nulla si accoccolò sotto al piumone.
Il silenzio calò sulla tutta casa.
Nessuno dei due dormiva ovviamente, erano sdraiati nello stesso letto schiena contro schiena come fratello e sorella, senza toccarsi. La luce spenta nessun rumore, non lo sentiva nemmeno respirare, e il cuore che batteva nel petto come una grancassa. Cominciò a chiedersi se anche lui potesse sentirlo tanto rimbombava nel suo petto, e si sentiva un'idiota perchè aveva fatto sesso con lui tante di quelle volte e ancora le si chiudeva lo stomaco e le veniva la tachicardia solo perchè dormivano nello stesso letto. Anzi perchè dormiva nel suo letto.
E i pensieri cominciarono a vagare leggeri nel buio. Manuel in effetti non le aveva chiesto nulla, l'aveva solo accolta lì senza chiederle niente: e perchè allora non le era saltato addosso? Forse non voleva che restasse sola dopo quello che era successo. Dopo la sfuriata di Edo. Si stava preoccupando per lei? Se ne stava prendendo cura, come avrebbe fatto Jack? Aveva paura, paura di illudersi che il suo fosse solo un gioco, per cosa poi...prenderla in giro? L'aveva già fatto mille volte in fondo...Ma lo conosceva, sapeva che se l'avesse voluta in altri sensi, avrebbe già preso possesso del suo giocattolo.
Quindi davvero era diventata il suo giocattolo?
I discorsi di Laura le piombarono di nuovo addosso, proprio sul petto, dove faceva più male.
"voglio sperare ce tu non vada a letto con tutti quelli che chiami amici..." e lui era davvero solo un amico? "che diamine ti è venuto in mente? sai quello che si dice di lui.." si purtroppo lo sapeva... "ti sei presa una cotta per lui?"
Si.
Passarono i minuti e pian piano capì che si era addormentato perchè il respiro era diventato più lento e profondo. Anche lei era stanca ma non riusciva a prendere sonno. Troppi pensieri.
"dimmelo che te la fai con qualcun'altro.." non voleva che lo sapesse, avrebbe solo provocato un putiferio. Lui e Manuel avrebbero litigato, gli amici e le amiche si sarebbero schierati e alla fine, in qualunque modo, qualcuno avrebbe sofferto. Probabilmente lei e Manuel si sarebbero ritrovati tutti contro e non era assolutamente quello che voleva.
"...sei una stronza!!"
Avrebbe voluto girarsi e abbracciarlo in quel preciso istante, e magari farsi dire qualcosa di carino per tirarsi su, ma aveva paura di essere scacciata -anzi la certezza- quindi si addormentò tra pensieri infausti sulla famosa maledetta sera e ricordi nebulosi della prima volta che aveva dormito con Edo.
Potevano essere passati pochi minuti o anche sei ore, quando un movimento accanto a lei la destò, Manuel aveva mosso una gamba sotto la coperta, probabilmente nel sonno. Alice si ritrovò sveglia in quella stanza conosciuta accanto ad un uomo conosciuto, eppure si sentiva un'estranea completa in quel letto; rannicchiata nell'estremità più lontana da lui sul bordo del materasso le braccia strette al cuscino. Aspettò qualche momento, il tempo di esser certa che lui fosse almeno un po' addormentato e poi si decise, si voltò veloce e leggera e appoggiò la fronte tra le sue scapole sulla schiena nuda avvolgendolo con le braccia.
L'illusione durò pochi secondi, la pelle fresca contro la sua fronte era il lenitivo migliore per la sua mente ingarbugliata in strani pensieri, sembrava che Manuel non si fosse nemmeno accorto della sua vicinanza, respirava piano e il suo cuore batteva regolare sotto la mano di Alice.
-che fai?-
Lo credeva addormentato invece dalla voce sembrava perfettamente sveglio e inequivocabilmente scocciato. Cosa poteva rispondergli?
-ti abbraccio..- la verità pura e semplice.
-devi proprio?- le rispose senza muovere un muscolo, a quella domanda Alice si staccò all'istante e tornò dal suo lato del letto silenziosa.
Non voleva assolutamente, non doveva, non poteva: invece eccole là, le lacrime arrivarono impetuose, salivano salivano e lei non riusciva a trattenerle. Si fece piccola piccola, sempre più lontana da Manuel, e pianse. In silenzio pianse, stringendo i denti per non singhiozzare e inspirando con la bocca perchè i fazzoletti per soffiarsi il naso erano troppo distanti.
Rimasero così ancora per molto. Ognuno dal suo lato. La sentiva, eccome se la sentiva piangere, ma l'orgoglio aveva catene pesanti da spezzare, se voleva sfogarsi e piangere, a lui non doveva importare. E allora cominciò a chiedersi perchè l'avesse portata lì con se?
Pian piano il pianto si calmò e Alice era decisa ad abbandonarsi definitivamente al sonno. Aveva pensato di alzarsi e andarsene, di voltasi e schiaffeggiarlo o in alternativa urlargli contro tutto l'odio che provava per lui in quel momento, però una voce dentro se le ricordò di chi stava parlando. Manuel Bressan non era un ragazzo carino -bello si, ma non carino- non trattava bene nessuno, men che meno lei, e non era quello giusto da cui andare a frasi consolare e non doveva aspettarsi nulla di diverso da lui. La colpa era soltanto della sua ingenuità.
Poi fu lui a muoversi, proprio il lui che stava maledicendo mentalmente: si voltò prima verso di lei, e ne sentiva il respiro dietro al collo ancora distante, poi dopo qualche attimo di esitazione, con cautela l'avvolse tra le sue braccia, così rannicchiata com'era, tirandola indietro verso se la strinse contro il suo petto.
Alice non reagì, non disse nulla e nemmeno smise di piangere.
-perchè stai piangendo?-
Un sussurro, roco e tremendamente sensuale, che arrivò al suo orecchio come da un'altra dimensione, estraneo a quella stanza, a quel letto, a Manuel. Il cuore perse un battito per la sorpresa e Alice stretta in quel goffo abbraccio trasalì. Veramente si stava prendendo cura di lei?
Singhiozzò, si passò la mano sulle guance per asciugare le lacrime.
-non lo so..-
Silenzio.
Il suono strano che le giunse all'orecchio era proprio ciò che le serviva; non aveva riso e non aveva sbuffato, aveva fatto entrambe le cose producendo un buffo mix che rimbombò contro la sua nuca. Le scappò un risatina: perchè dopo tutto ciò che aveva combinato le pareva incredibile concludere la serata con una risata, eppure Manuel c'era riuscito.
Involontariamente certo, ma aveva rischiarato anche quella serata.
E lui invece era immobile, il silenzio era calato Alice aveva smesso di piangere. Solo allora osò inspirare a fondo con il volto tra i suoi capelli, e si rese conto di ciò che aveva accanto: la cosa più profumata e fragile che avesse mai stretto tra le braccia, la avvolgeva completamente col corpo e con le gambe, che ancora tremava un po'.
Inspirò di nuovo, a suo rischio e pericolo, Alice già dormiva tranquilla con le mani posate sulle sue. Sistemò meglio la testa sul cuscino perchè sapeva che lei non lo avrebbe lasciato andare facilmente ora che l'aveva abbracciata. E in fondo non gli dispiaceva più di tanto.
La strinse impercettibilmente contro di sè.
E dormirono così, tutta la notte.

Alle 7 la sveglia del cellulare di Alice suonò come ogni mattina.
Aprì gli occhi di soprassalto e allungò la mano verso il comodino, prese il Nokia ultimo modello che le aveva regalato suo padre a Natale e disattivò il suono fastidioso.
Ritornò subito tra le sua braccia, immobile per non guastare quel momento perfetto, si rannicchiò di nuovo nella stessa posizione e gli strinse le mani tra le sue. 
A quel contatto Manuel reagì mugugnando e allentando la presa delle braccia, brontolò qualcosa di incomprensibile disorientato, gli sembrava di aver dormito dieci minuti scarsi, invece era già ora di andare a scuola. Si scostò di lei dopo essersi accorto di aver dormito tutta la notte con il viso affondato sul suo collo e  con una mano massaggiò un braccio intorpidito.
-non mi va di andare a scuola- impastata dal sonno Alice tirò il piumino fin sopra la testa mentre Manuel apriva finalmente gli occhi. -voglio dormire!- continuò da sotto le coperte.
-vuoi fare fuga?- le chiese allibito. Nell'immaginario collettivo Alice era l'incarnazione dell'alunna modello: brava, rispettosa e diligente. Non l'aveva mai vista fare fuga, e non si aspettava un proposta del genere proprio nel giorno in cui tutti avrebbe scoperto della sua rottura con Edoardo. Decisamente non era una buona idea, sarebbe apparsa come una dimostrazione di debolezza.
Lei annuì vigorosamente in modo che lui la vedesse anche sotto alle coperte.
-sicura?-
A quel punto Alice riemerse con il viso dal piumone, lo osservò un po' indignata: forse non la credeva capace di marinare le lezioni? Manuel stava sdraiato a pancia insù con gli occhi chiusi e il torace scoperto.
-certo!-
Di nuovo Manuel borbottò qualcosa di incomprensibile e si riacoccolò sul fianco voltato verso di lei -senza abbracciarla-.
Alice continuò a guardarlo per qualche secondo, la mandibola rilassata e le rughe sulla fronte distese, decise di non forzarlo, di non stargli troppo addosso, l'aveva tenuta tra le braccia tutta la notte, doveva accontentarsi!! Rimasero quindi così ognuno dal suo lato, questa volta faccia a faccia.
Alle 10 passate Alice sentì dei rumori al piano di sotto, si spaventò e si avvicinò alla sua spalla scrollandolo leggermente.
-Manuel?-
-che c'è?- non sembrava affatto entusiasta di esser stato svegliato. 
-c'è qualcuno di sotto!- gli sussurrò all'orecchio
-sarà Sonia-
Sapeva che avevano una sorta di aiuto domestico, faceva tutto lei: puliva, cucinava, lavava e faceva la spesa. Si occupava di tutta la roba di Manuel, la stirava e la metteva nell'armadio. Suo padre stava all'estero per settimane e lui non sapeva provvedere a se stesso da solo.
Al piano di sotto un rumore sordo e metallico annunciò l'uscita della donna dalla casa.
-ecco, se n'è andata...- commentò innervosito.
Si voltarono l'uno verso l'altra, casualmente. E in silenzio incrociarono lo sguardo.
Dopo tutto quello che era successo quegli occhi scuri che la scrutavano senza timore la mettevano in imbarazzo.
Manuel sondò con gli occhi ogni cellula del suo viso perfetto, le labbra piene di un rosa delicato, il naso piccolo e in perfetta armonia con i lineamenti dolci del viso, e poi gli occhi, di un azzurro disarmante ridevano allegri, sarebbe potuto stare ora a guardarla. Così piccola e fragile, così buffa nei suoi lineamenti di porcellana, i capelli di un brillante color del rame, le lentiggini sul naso e sulle guance, la fronte alta e le sopracciglia sottili. Incantata da quello sguardo scuro, lasciò il piumone che teneva stretto tra le dita, gli portò una mano sulla sua testa e passò le dita tra i capelli sorridendogli dolcemente.
Quel sorriso leggero e gentile lo spiazzò.
D'istinto le prese il viso tra le mani e nascosto sotto il piumone la baciò, dolce e lieve, sfiorandola soltanto. Alice non si scostò ne tentò di approfondire il contatto, accolse il suo gesto con il cuore che aveva ripreso a martellare nel petto.
Lo aveva fatto così senza pensare Manuel, stregato dalla suo dolcezza; non la strinse per paura di romperla, così piccola e fragile, facile da rovinare.
-grazie per avermi tenuto qui stanotte-
Non rispose, alzò semplicemente le spalle e le lasciò il viso. 
Alice rimase immobile ancora un momento per imprimere nella memoria quel momento così dolce e inaspettato.
Poi -sorridendo sotto i baffi- lo seguì al piano di sotto.
Si sedette sul tavolo della cucina dietro di lui che stava armeggiando con la macchina del caffè. Alice ancora in maglietta e mutande seduta sul marmo freddo, Manuel solo in boxer, le mostrava in tutta la sua bellezza il suo sedere da statua di marmo.
-vuoi mangiare?- le chiese di spalle
-no solo caffè!- trillò allegra agitando le gambe penzolanti
-guarda che se continui a bere fumare e farti di caffè così campi poco!- le lanciò un'occhiata sbieca ghignando come un ragazzino
-...e va bene che merendine hai?-
Manuel allungò una braccio e aprì un anta bassa della cucina accanto alla sua gamba destra: -queste-
La dispensa era completamente stipata di confezioni colorate: fagottini girelle flauti tegolini, sembrava che avessero riversato là dentro un'intera scansia del supermercato, Alice balzò giù dal tavolo con uno scatto e l'espressione più sconvolta che le avesse mai visto.
-wow, ma è un sogno, questo è...è il paradiso delle merendine!- si chinò sulle ginocchia scoprendosi tutte le cosce magroline per cominciare a frugare come una forsennata. Nonostante le apparenze quella ragazza sapeva stupirlo: mangiava dolci e cioccolata in quantità industriali eppure non aveva un filo di ciccia.
-ma quanta roba c'è qui dentro Manu?- 
-io non le mangio, è Sonia continua a comprarmele..- rispose guardandola scomparire nella dispensa con entrambe le braccia e tutta la testa.
Ne studiò i movimenti, inconsapevolmente aggraziati, mentre fissava indecisa le scatole per scegliere qual'era quella con il giusto equilibrio di cioccolato pan di spagna e farcitura: bere il caffè con lui accomodata sul piano della cucina e sporcarsi gli angoli della bocca con la Kinder Delice, ovviamente aveva scelto la merendina più cioccolatosa della dispensa. Finita la colazione Alice tornò in camera per lavarsi e vestirsi mentre Manuel si piazzò sul divano a vedere la tv.
-la mia camicia è sporca, posso prendere qualcosa di tuo?- gli urlò con la testa che sbucava dalla cima della scala.
-si- brontolò con un livello di voce che usava raramente.
Quando Alice scese in salotto vestita, la squadrò interrogativo: -come ti sei conciata?-
Aveva i suo pantaloni e una camicia azzurra di Manuel stretta in vita dalla cintura di cuoi che la sera prima portava infilata nei jeans, i sandali blu di Zara in una mano e la borsa nell'altra. E sorrideva sorniona.
-è tua! hai detto che potevo prendere qualcosa da te no?!- gli disse facendo una mezza piroetta mentre sistemava il collo della camicia che su di lei si sformava.
-lo so quel che ho detto.-
La stava troppo larga e dallo spazio tra un bottone e l'altro si vedeva chiaramente il reggiseno nero, nonostante tutto Manuel non potè che convenire con lei che lui non l'aveva mai messa e che certamente la portava con molta più disinvoltura lei, di quanto non avrebbe mai potuto fare lui.
-oh non fare quella faccia...tanto non l'hai mai messa...- continuò sbuffando davanti alla sua espressione contrariata.
La ignorò e dopo un'alzata di spalle tornò a concentrarsi sulla tizia in jeans e reggiseno che ballava su Mtv. Alice mollò a terra le scarpe e la borsa e saltellò fino al divano accanto a lui e si lanciò letteralmente in ginocchio sui cuscini guadagnandosi lo sguardo più truce del suo repertorio.
-cosa facciamo stamattina?-
Manuel scrollò le spalle mentre cambiava canale passando alla paytv, non sembrava granchè intenzionato a muoversi dal divano in realtà.
-che fai di solito il sabato scusa?- tentò di smuoverlo piazzandosi quasi in braccio a lui.
-vado al campetto.-
Si rese conto immediatamente che lo sapeva benissimo, Manuel non era particolarmente assenteista, mai quanto Edoardo comunque, e non lo vedeva a scuola solo quando mancavano anche il Vigna Filo o addirittura Jack e Paolo. Il perchè lo sapevano tutti, anche i prof ormai: si trovavano a giocare al campetto tutti insieme. Il sabato pomeriggio poi era un appuntamento fisso. Alice c'era stata parecchie volte con le ragazze, o a trovare gli amici dopo lo shopping del sabato -ma in quelle occasioni Manuel era sempre troppo occupato a correre dietro al canestro per curarsi di lei-, definirlo "campo da basket" era alquanto azzardato, si trattava semplicemente una lastra di cemento in mezzo al parco con due canestri arrugginiti ai lati. Però era gratuito e abbastanza isolato da permettergli di fare tutto il casino che volevano.
-oh giusto...e allora che si fa?- brontolò scostandosi da lui per incrociare le braccia. Manuel sorrise della sua espressione imbronciata.
-andiamo al lago- le propose atono. E Alice si illuminò come una bambina felice.
















Spazio Autrice

Ehilà..
*si copre il volto con le braccia per paura di essere colpita da qualcosa di pesante*
lo so...ennesimo ritardo!!
però questo capitolo è davvero lungo e molto puccioso, quindi spero che mi perdonerete
XD

Passiamo ad argomenti seri:
visto come si è piagato il piccolo e puccioso Bressan davanti alle lacrime di Alice??!!??
eheheh
ma non poggiatevi sugli allori!!
il caro vecchio stronzo bastardo fottuto egoista tornerà alla carica molto presto!!
Spero che la storia stia piacendo anche a coloro che la leggevano una volta,
sono cambiate delle cose, però per adesso la trama è rimasta pressochè invariata..
(da notare il corsivo+grassetto+sottolineato su: per adesso)
Finale in sospeso...
sadicamente, lo so

Ho notato che chi recensiva all'inizio ora non lo fa più...
...perchè???
*si strugge in lacrime in un angolo della sua stanza*
mi auguro che non mi abbiate abbandonata ragazze..
spero di ritrovare qualche rece,
giusto per la mia autostima e per capire se la storia fa così schifo da aver fatto fuggire tutte le lettrici!

Ora rispondo alla rece:
annalisa70: la dieta è fallita, come sempre, ma gli impegni sono tanti e purtroppo a volte non ho tempo di scrivere anche se ci penso tutto il giorno, ho trovato comunque una valida soluzione, mi stampo le bozze dei capitoli e le porto sempre con me, così ogni volta che mi viene in mente qualcosa mi ci butto a capofitto...mi è capitato di scrivere pure mentre stavo in fila in macchina in tangenziale, esperienza pessima!!
Per il finale dovrai aspettare un po', anche se in realtà ho fuso molti capitoli e cancellato anche intere parti, quindi potrebbe volerci meno del previsto..
Ukyu93: grazie 1000 della rece, continua a seguire mi raccomando e grazie anche per avermi inserita nelle seguite ^^
Bellatrix_indomita: ho provato a cercare la tua rece, ma non l'ho trovata...magari EFP ha fatto qualche casino oppure tu hai pensato di recensire, poi non l'hai fatto (a me capita spessissimo...don't worry)!! Sto scrivendo una cosa unica..davvero?? che bello mi emoziona trovare certe rece e poi mi sprona un sacco a scrivere (e aggiornare in tempo), quindi spero di trovarne altre!! hihihi
Bambolotta: Aleeeeeee!!! PERDONAMI please...che ti amo te l'ho già detto che mi salvi te l'ho già detto...che mi resta...Vuoi sposarmi???
spero che il cap sia di tuo gradimento..anche se l'anteprima l'avevi già letta! il finale è un po' in sospeso, ma ciò che succederà al lago lo scoprirai la prossima volta..felice che tu abbia riavuto il pc MA giuro che smetto di aggiornare se tu non la smetti di non dormire!!! EDo è viscidissimo si, ma con questo cap ce ne siamo liberate per un po', contenta??




Prometto solennemente di impegnarmi per pubblicare il cap 7 entro il 20/10/2009




1bacio. Vale






Grazie 1000 alle 23 buon'anime che hanno aggiunto R.C. ai preferiti: 1 - Amo90 2 - Anthy  3 - BAMBOLOTTA 4 - Betty O_o 5 - bribry85  6  - Janeisa 7 - kira988 8 - kiravf 9 - lady jane 10 - LaylaFly 11 - lela98412 - lillay 13 - ozz 14 - paragni 15 - pirilla88 16 - Potter92 17 - Raffuz18 - RBAA 19 - ruby18 20 - Sbruby 21 - valespx78 22 - Veronica91 23 - xsemprenoi
e alle 17 seguite: 1 - akane_date 2 - crusade 3 - elie84 4 - Fantasy_Mary88 5 - GIUGGIOLINA1808 6 - giunigiu95  7 - Kagome 13 8 - la_regina 9 - Lemon12310 - Mirya 11 - priscy 12 - Sbruby 13 - silver_mermaid 14 - Ukyu93 15 - Vale_Tvb16 - White Frog 17 - zamby88 

 







   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: FuoriTarget